"I VERBi SIGNORA MAESTRA?

Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace dei lenti buoi.

Finché ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane. Solo quando ho scoperto che la libertà della mia infanzia era un’illusione,che la vera libertà mi era già stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. Dapprima, quand’ero studente, desideravo la libertà perme solo, l’effimera libertà di stare fuori la notte, di leggere ciò che mi piaceva, di andare dove volevo.

Più tardi, a Johannesburg, quand’ero un giovane che cominciava a camminare sulle sue gambe, desideravo le fondamentali e onorevoli libertà di realizzare il mio potenziale, di guadagnarmi da vivere, di sposarmi e di avere una famiglia, la libertà di non essere ostacolato nelle mie legittime attività.

Ma poi lentamente ho capito che non solo non ero libero, ma non lo erano nemmeno i miei fratelli e sorelle; ho capito che non solo la mia libertà era frustrata, ma anche quella di tutti coloro che condividevano la mia origine. È stato allora che sono entrato nell’African National Congress, e la mia sete di libertà personale si è trasformata nella sete più grande di libertà per la mia gente. E il desiderio di riscatto della miagente – perché potesse vivere la propria vita con dignità e rispetto di sé – ha sempre animato la mia vita, ha trasformato un ragazzo impaurito in un uomo coraggioso, un avvocato rispettoso delle leggi in un ricercato,un marito devoto alla famiglia in un uomo senza casa, una persona amante della vita in un eremita.

Non sono più virtuoso e altruista di molti, ma ho scoperto che non riuscivo a godere nemmeno delle piccole e limitate libertà che mi erano concesse sapendo che la mia gente non era libera. La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti, e le catene del mio popolo erano anche le mie. È stato in quei lunghi anni di solitudine che la sete di libertà perla mia gente è diventata sete di libertà per tutto il popolo, bianco o nero che sia

Sapevo che l’oppressore era schiavo quanto l’oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell’odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L’oppressoree l’oppresso sono entrambi derubati della loro umanità. Da quando sono uscito dal carcere, è stata questa la mia missione: affrancare gli oppressi e gli oppressori. Alcuni dicono che il mio obiettivo è stato raggiunto, ma so che non è vero. La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi,il diritto di non essere oppressi.

Non abbiamo compiuto l’ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo su una strada che sarà ancora più lunga e più difficile; perché la libertà non è soltanto spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri. La nostra fede nella libertà dev’essere ancora provata. Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare.

Adesso mi sono fermato un istante per riposare, per volgere losguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare lastrada che ho percorso. Ma posso riposare solo qualche attimo, perchéassieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine.

Nelson Mandela




Vado a letto cane morto.....chiamami domani strònzo!!!;):bow:
 
Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace dei lenti buoi.

Finché ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane. Solo quando ho scoperto che la libertà della mia infanzia era un’illusione,che la vera libertà mi era già stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. Dapprima, quand’ero studente, desideravo la libertà perme solo, l’effimera libertà di stare fuori la notte, di leggere ciò che mi piaceva, di andare dove volevo.

Più tardi, a Johannesburg, quand’ero un giovane che cominciava a camminare sulle sue gambe, desideravo le fondamentali e onorevoli libertà di realizzare il mio potenziale, di guadagnarmi da vivere, di sposarmi e di avere una famiglia, la libertà di non essere ostacolato nelle mie legittime attività.

Ma poi lentamente ho capito che non solo non ero libero, ma non lo erano nemmeno i miei fratelli e sorelle; ho capito che non solo la mia libertà era frustrata, ma anche quella di tutti coloro che condividevano la mia origine. È stato allora che sono entrato nell’African National Congress, e la mia sete di libertà personale si è trasformata nella sete più grande di libertà per la mia gente. E il desiderio di riscatto della miagente – perché potesse vivere la propria vita con dignità e rispetto di sé – ha sempre animato la mia vita, ha trasformato un ragazzo impaurito in un uomo coraggioso, un avvocato rispettoso delle leggi in un ricercato,un marito devoto alla famiglia in un uomo senza casa, una persona amante della vita in un eremita.

Non sono più virtuoso e altruista di molti, ma ho scoperto che non riuscivo a godere nemmeno delle piccole e limitate libertà che mi erano concesse sapendo che la mia gente non era libera. La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti, e le catene del mio popolo erano anche le mie. È stato in quei lunghi anni di solitudine che la sete di libertà perla mia gente è diventata sete di libertà per tutto il popolo, bianco o nero che sia

Sapevo che l’oppressore era schiavo quanto l’oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell’odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L’oppressoree l’oppresso sono entrambi derubati della loro umanità. Da quando sono uscito dal carcere, è stata questa la mia missione: affrancare gli oppressi e gli oppressori. Alcuni dicono che il mio obiettivo è stato raggiunto, ma so che non è vero. La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi,il diritto di non essere oppressi.

Non abbiamo compiuto l’ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo su una strada che sarà ancora più lunga e più difficile; perché la libertà non è soltanto spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri. La nostra fede nella libertà dev’essere ancora provata. Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare.

Adesso mi sono fermato un istante per riposare, per volgere losguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare lastrada che ho percorso. Ma posso riposare solo qualche attimo, perchéassieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine.

Nelson Mandela

Semplicemente perfetta :bow::bow::bow:

da appendere in ogni angolo delle strade del mondo :bow::bow::bow:
 
Sil, dai, sei caduto in una vasca di mozzarelle ? :D.

O si fanno discorsi seri o si dicono baggianate.
Alla giullare, giusto per non nascondersi dietro ad un dito.

La parola "democrazia" ha un suo significato ben preciso.
Essendo nato negli anni '50 ho una vaga idea di cos'erano altre ideologie.

Per la mia mentalità, prima vengono le regole, poi il rispetto delle regole.
 
:mumble::mumble: Mi sa che ha già messo un piede in fallo, vediamo se recupera......

La Geloni inizia, così, una puntigliosa ricostruzione della "carriera" politica della Madia: "Quando Veltroni ti ha scelto come capolista nella circoscrizione Lazio 1 frequentavil'Arel di Enrico Letta.

Sei partita "veltroniana" (lo so, va così, ti mettono sempre un'etichetta), ti sei detta estimatrice di D'Alema, hai votato alle primarie per Bersani.

Qualcuno mi dice di averti visto a qualche riunione dei Giovani Turchi ma leggo che oggi tu neghi di aver partecipato mai a riunioni di corrente. Non saprei, perché nemmeno io ci sono mai stata.

Dopo le elezioni, hai dapprima capeggiato la rivolta contro Marini al Quirinale, rivolta che - io e molti altri siamo convinti - ha portato dritti alla fine della segreteria Bersani e delle residue speranze di evitare le larghe intese, poi hai frequentato riunioni romane di civatiani in cui hai detto che il Pd romano era in mano a una mafia".

E prosegue: "Successivamente, hai sostenuto per la segreteria di Roma Lionello Cosentino, un segretario contro il quale io non ho niente anche se ne ho votato un altro, ma che era sostenuto da tutto l'establishment del Pd romano".

E chiude in modo perfido: "Infine, sei andata alla Leopolda e ti sei detta renziana".

Arriva, così, la domanda:
"Non ritieni per caso di dovermi spiegare qualcosa? Perché io, ecco, tecnicamente, sarei una tua elettrice: quindi tu, come dire, dovresti rappresentarmi. E onestamente mi stai rendendo molto difficile sentirmi rappresentata da te. Ora non dico che dovresti fare quello che ti dico io, tu sei la dirigente e io col mio voto ti ho dato una delega, e fra l'altro te l'ho data senza chiederti di che corrente eri. Ma siamo sicuri che il tuo modo di esercitarla rappresenti il cambiamento che il popolo delle primarie chiede al Pd?".

:clap::clap:
 

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