Le immagini, specialmente la "signora" si commentano da sole.
Vita difficile per i commercianti torinesi che, nonostante
le proteste in corso, in questi giorni hanno cercato di tenere aperti i negozi.
Minacce, intimidazioni e insulti da parte dei manifestanti, che spesso si sono fatti prendere la mano.
Come testimonia il
video pubblicato ieri da Repubblica: l'episodio risale al primo pomeriggio di lunedì, nella centralissima via Garibaldi, a poca distanza da piazza Castello.
Le immagini parlano da sè, ma l'HuffPost ha raggiunto Alessandro, uno dei due store manager (il ragazzo rasato sulla destra dello schermo) del negozio di abbigliamento.
Come si sono svolti i fatti?
"Quando il corteo si è sciolto, un gruppetto di persone assortite è entrato nel nostro negozio urlando e intimando a tutti di uscire. Ho cercato di calmarli, dicendo che avrei chiuso e chiedendo che mi dessero il tempo di far uscire i clienti. Ho tirato giù mezza serranda per far capire che li avrei accontentati, anche se malvolentieri. Abbiamo messo in sicurezza il personale e fatto uscire la clientela. Il mio collega Luca (è il ragazzo con i pantaloni gialli) è rimasto fuori. Allora ho fatto il giro dal portone del cortile per non lasciarlo da solo.
Si è trattato solo di qualche parola (non si sentono neanche tutte). Il problema è che loro sostenevano dei diritti sacrosanti, le loro motivazioni non le discuto assolutamente, però per difenderle hanno calpestato quello che, secondo me, è un diritto più importante: la libertà di scelta. Il nostro è solo uno dei tanti episodi. Abbiamo negozi anche nei centri commerciali e lì sono avvenuti fatti ancora più gravi di quello che è successo a noi. In alcuni casi hanno addirittura malmenato e minacciato in malo modo le commesse".
Perché avevate deciso di tenere aperto?
"Non eravamo i due o tre crumiri isolati. C'erano tanti altri negozi aperti come noi. E l'abbiamo fatto non perché non fossimo a favore dei motivi che hanno portato alla manifestazione. Però, essendo in un Paese democratico, abbiamo ritenuto che restare aperti fosse un nostro diritto. Oltretutto siamo un'attività nuova, abbiamo inaugurato solo sabato scorso. Nella maggior parte dei casi, i negozi chiusi lo hanno fatto non tanto per aderire allo sciopero, ma per il terrore e le minacce che avevano subito nei giorni precedenti. Quello è stato un motivo in più per il quale abbiamo deciso di restare aperti. Non ci sembrava il modo di fare. Poi, come si vede nel video, abbiamo deciso lo stesso di abbassare la serranda, ma soprattutto per l'incolumità dei clienti e delle commesse. Come puoi vedere, noi, comunque, eravamo abbastanza calmi, non avevamo proprio voglia di chiudere".
Dopo quell'episodio se ne sono verificati altri?
"Martedì e oggi siamo comunque rimasti aperti. Ieri abbiamo abbassato di nuovo le serrande solo per una quindicina di minuti mentre passava un corteo che urlava di chiudere. In quel momento lo staff era di sole donne, quindi hanno chiuso ancora prima che arrivassero. Ma poi hanno rialzato le serrande. Oggi la situazione in via Garibaldi è decisamente più tranquilla, ma i colleghi nei centri commerciali mi dicono che stanno avendo ancora grossi problemi per raggiungere i posti di lavoro".