nagual
mondo patafisico
Cosa sta accadendo in borsa? Molti dicono che sia una fase del tutto nuova dei mercati, io ne convengo.
Riporto uno spunto del solito Bifo che ho appena letto e che mi sembra che mi abbia arrecato un sussulto maieutico.
Buon sabato e buona vita.
[....]
Zizek dice che è più facile immaginare la fine del mondo piuttosto che la fine del capitalismo. Ma per parte loro Deleuze e Guattari dicono che il rizoma non ha inizio né fine, è sempre nel mezzo.
Nella sfera metafisica dell’Essere, e nella sfera dialettica della teleologia storica, «fine» significa il superamento e l’emergere del nuovo.
Ma dal momento che abbiamo lasciato il regno della metafisica, allora non c’è più fine, solo ricombinazione dell’informazione e ricomposizione della materia.
Cerchiamo di capire la distinzione tra la fine di un corpo e la fine di una forma.
I corpi finiscono quando si decompongono; ma la materia non svanisce, non diviene nulla, soltanto si ricompone in nuove forme, in nuove configurazioni molecolari.
La forma, al contrario, esiste solo nella mente, generatore di percezione. La forma è singolare come la mente che la crea, e la proietta.
Innumerevoli mondi singolari procedono dunque dalle innumerevoli menti: incompatibili, incapaci di sintonia e reciproca comprensione, se non per un attimo: l’orgasmo, l’insurrezione.
La forma può svanire, scomparire, diventare nulla, quando la coscienza si dissolve. La coscienza in effetti è la sola condizione del nulla. Il nulla può esistere solo come divenire nulla di una coscienza, come dissoluzione e spegnimento finale di una coscienza.
Quando una forma diventa incapace di organizzare il contenuto, a quel punto il contenuto diviene caos, e la mente percepisce il caos come uno spasmo doloroso. Allora la mente proietta una nuova forma, e il mondo si può ricomporre. Ma la mente stessa si dissolve quando la materia che compone il corpo perde coerenza. Il corpo si sottrae all’annullamento perché la materia non si dissolve, si decompone ma poi si ricompone. Però è il corpo, nel decomporsi, che causa la dissoluzione della mente, e il conseguente emergere del nulla.
Non c’è altro nulla che il divenire nulla della coscienza.
Solo nella mente risiede la nullità.
Solo la dissoluzione del corpo e della mente pensante possono generare il nulla. La fine del linguaggio è il nulla, e nulla è anche la sussunzione del linguaggio da parte dell’automa che è linguaggio senza anima e senza corpo.
La sostituzione crescente del linguaggio umano da parte dell’automa rende possibile l’emergere del grande nulla come intelligenza artificiale: traduzione e sostituzione della parola che si fa mondo da parte del codice. La generazione di segni automatici il cui significato è stabilito da un codice, significazione automatica: nulla.
Il mondo non scompare quando la mia mente smette di pensarlo, perché il mondo è nulla, e continua la sua evoluzione nella dimensione della nullità (che in effetti è la “mia” nullità).
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Riporto uno spunto del solito Bifo che ho appena letto e che mi sembra che mi abbia arrecato un sussulto maieutico.
Buon sabato e buona vita.
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Zizek dice che è più facile immaginare la fine del mondo piuttosto che la fine del capitalismo. Ma per parte loro Deleuze e Guattari dicono che il rizoma non ha inizio né fine, è sempre nel mezzo.
Nella sfera metafisica dell’Essere, e nella sfera dialettica della teleologia storica, «fine» significa il superamento e l’emergere del nuovo.
Ma dal momento che abbiamo lasciato il regno della metafisica, allora non c’è più fine, solo ricombinazione dell’informazione e ricomposizione della materia.
Cerchiamo di capire la distinzione tra la fine di un corpo e la fine di una forma.
I corpi finiscono quando si decompongono; ma la materia non svanisce, non diviene nulla, soltanto si ricompone in nuove forme, in nuove configurazioni molecolari.
La forma, al contrario, esiste solo nella mente, generatore di percezione. La forma è singolare come la mente che la crea, e la proietta.
Innumerevoli mondi singolari procedono dunque dalle innumerevoli menti: incompatibili, incapaci di sintonia e reciproca comprensione, se non per un attimo: l’orgasmo, l’insurrezione.
La forma può svanire, scomparire, diventare nulla, quando la coscienza si dissolve. La coscienza in effetti è la sola condizione del nulla. Il nulla può esistere solo come divenire nulla di una coscienza, come dissoluzione e spegnimento finale di una coscienza.
Quando una forma diventa incapace di organizzare il contenuto, a quel punto il contenuto diviene caos, e la mente percepisce il caos come uno spasmo doloroso. Allora la mente proietta una nuova forma, e il mondo si può ricomporre. Ma la mente stessa si dissolve quando la materia che compone il corpo perde coerenza. Il corpo si sottrae all’annullamento perché la materia non si dissolve, si decompone ma poi si ricompone. Però è il corpo, nel decomporsi, che causa la dissoluzione della mente, e il conseguente emergere del nulla.
Non c’è altro nulla che il divenire nulla della coscienza.
Solo nella mente risiede la nullità.
Solo la dissoluzione del corpo e della mente pensante possono generare il nulla. La fine del linguaggio è il nulla, e nulla è anche la sussunzione del linguaggio da parte dell’automa che è linguaggio senza anima e senza corpo.
La sostituzione crescente del linguaggio umano da parte dell’automa rende possibile l’emergere del grande nulla come intelligenza artificiale: traduzione e sostituzione della parola che si fa mondo da parte del codice. La generazione di segni automatici il cui significato è stabilito da un codice, significazione automatica: nulla.
Il mondo non scompare quando la mia mente smette di pensarlo, perché il mondo è nulla, e continua la sua evoluzione nella dimensione della nullità (che in effetti è la “mia” nullità).
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