il comune di milano della MORATTA: è pazzesco (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
I parassiti si sono fatti la Stasi
Maurizio Blondet
26/05/2007
Un lettore ci segnala che il nostro sito è stato oscurato dai computer del Comune di Milano, dove lavorano 17 mila dipendenti.
Il filtro lì usato è della Astaro, ditta tedesca.
Chi cerca di cliccare effedieffe si vede rifiutare il sito con l’avviso: «Category political Extreme hate discrimination».
Ossia: «categoria politica, estremo odio, discriminazione».
C’è qui uno scandalo (anzi due: il primo è che il Comune di Milano abbia 17 mila addetti; è ormai la più grande azienda della città, s’intende dopo la Regione), ed è il fatto che in Italia esiste - come si vede - la censura contro la libertà di pensiero e d’opinione.
E la cosa peggiore è che questa censura non è «istituzionale», come avveniva nei regimi totalitari comunisti, i quali almeno non proclamavano il rispetto della libertà d’opinione e di stampa.
La nostra censura è surrettizia, segreta, non dichiarata e «privata».
Perciò, è tanto più insindacabile.
Lo scrittore del mondo comunista poteva sperare di aggirare i censori della Stasi o della Securitate con accorti giri di parole, imparando a scrivere «tra le righe».
Nell’URSS, era persino possibile, se si era iscritti all’Unione degli Scrittori, discutere coi censori di Stato, togliere una riga qua e un paragrafo là e strappare il diritto alla pubblicazione.
Nella libera Milano del libero Comune della libera Moratti, questo genere di difesa condizionata e, ammessa persino nei totalitarismi, non è possibile.
Il filtro acquistato è una mannaia definitiva, automatica.
Basta aver scritto qualche parola-chiave di troppo, e via con l’oscuramento censorio.
Magari perfino all’insaputa del Comune stesso: semplicemente, la Astaro (Astaroth, nome di un vecchio demonio) ha scelto essa stessa le parole da vietare nel suo filtro, di sua insindacabile e incontrollabile iniziativa.
Inutile eccepire con argomenti, adducendo la complessità dei temi che pubblichiamo nel sito.
Il filtro giudica quale pensiero è pericoloso per voi.
Quali idee non dovete conoscere, voi eterni minorenni.
E la motivazione prodotta a macchina- «Estremo odio, discriminazione» - è in sé una calunnia, o almeno una diffamazione.



Che facciamo, intentiamo causa al software Astaroth?
Alla vispa Moratti?
Anzitutto, il Comune risponderebbe che nei suoi computer mette i filtri che gli pare: come probabilmente ha filtri che vietano ai dipendenti di perdere tempo a giocare a Tetris in linea o a guardare video porno (speriamo), così può escludere Blondet come e quanto gli pare.
A parte che non abbiamo i mezzi per aprire una causa in nome della libertà d’espressione - soprattutto dal momento che decine di enti pubblici e banche (banche, ricordate!) ci hanno «oscurato» con la loro censura privata - la causa avrebbe un esito più che incerto: per definizione le nostre idee e informazioni sono «politicamente incorrette», polemiche, anti-parassiti pubblici, e i giudici sono politicamente corretti, anzi in certo senso (totalitario) i custodi del politicamente corretto.
Ma ciò non basta ancora.
A diminuire la possibilità di una vittoria in tribunale contro Astaroth- Moratti per calunnia, scopro ora (dal sito «scandaloitaliano.wordpress.com») come l’amministrazione pubblica (ossia i parassiti dei contribuenti) intende il rapporto coi cittadini.
E’ accaduto che 1.500 cittadini italiani, per lo più gente del web e multimedia, il 2 aprile 2007, hanno spedito una lettera al primo ministro Prodi, al vice Rutelli e al ministro Nicolais (il supposto ministro della «Riforma e Innovazione», sic) in cui si chiedeva di sapere chi aveva fatto, e con quale concorso e gara, il portale Italia.it, quel portale del turismo commissionato dallo Stato e costato una serqua di quattrini pubblici.
Diceva la lettera: «L’importanza delle somme pubbliche impegnate al fine della realizzazione del portale in questione e la pochezza del risultato finale giustificano, a nostro fine, un interesse collettivo alla massima trasparenza: ogni cittadino, riteniamo, deve poter essere messo in condizione di accedere alla documentazione in questione senza defatiganti istanze di carattere personale».
Il 22 maggio è arrivata la risposta da Palazzo Chigi.
La lettera è postata sul sito.
Vi si dice che hanno chiesto il parere ad una «Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi sulla trasparenza dell’attività della Pubblica Amministrazione», di cui ignoravamo (anche voi?) l’esistenza, ma che risulta insediata in via della Mercede 9, e che probabilmente ci costa un occhio in gettoni di presenza e stipendi del personale.
Tale dottor Stancanelli, capo di gabinetto di Nicolais (chissà quanto ci costa, a noi contribuenti?), ha chiesto il parere alla suddetta commissione, con una lettera che allega e in cui suggerisce di fatto di dare risposta negativa: infatti il costoso Stancanelli ricorda alla costosissima commissione che l’accesso ai documenti della PA (pubblica amministrazione) richiede che vi sia «un nesso giuridicamente rilevante» tra l’oggetto dell’accesso e «i fini contenuti nello statuto dell’ente richiedente».
Ma ovviamente i 1.500 cittadini non sono «un ente», e nemmeno hanno «uno statuto»…
Difatti, alla fine è arrivata la risposta a Stancanelli, che l’ha burocraticamente girata ai richiedenti (chissà quanto s’è stancato).
Rifiuto, naturalmente.
Ma la motivazione è la cosa più bella ed istruttiva: leggetela, è sul sito.



La riporto: dice che «il generico e indistinto interesse di ogni cittadino al buon andamento dell’azione amministrativa» non è «una posizione giuridicamente tutelata».
Ossia: i cittadini in quanto tali, in quanto italiani comuni, non hanno diritto di sapere né di esercitare un controllo critico sulla «PA», e se la PA si è dotata di un portale miserevole e costosissimo per gara pubblica, o per assegnazione privata a qualche amico.
Più in generale, i documenti della PA sono segreti.
A meno che non li chieda un ente preposto al «buon andamento» - immagino la Corte dei Conti.
Di fatto, la pubblica amministrazione è un sistema occulto, occultato all’opinione pubblica per proprio decreto.
Com’è segreta la Commissione ignota e strapagata.
Concludono gli estensori del sito: «Quando versate le tasse, ricordatevi che di quei soldi non saprete più nulla: ed è inutile che cerchiate di farlo, perchè non siete giuridicamente tutelati. Lavorate, e zitti».
Ed hanno ragione.
Ora, se la posizione del contribuente che vuol sapere cosa fa l’apparato pubblico «non è giuridicamente tutelata», figurarsi se si può fare una causa alla Moratti per la violazione della libertà d’opinione e per la censura automatica e diffamatoria.
Semplicemente, non siamo giuridicamente tutelati, in quanto cittadini «indistinti e generici».
Fossimo un «ente» con «statuto» adeguato, magari: per esempio una lobby, o la Protezione Animali.
I cani sono più giuridicamente tutelati che i cittadini pensanti.
Viviamo dunque in uno Stato totalitario, ancorchè più ridicolo che pericoloso (per ora).



Se ancora non ne siete convinti, vi consiglio di leggere ciò che ha scoperto un sito serio e influente, tenuto da Marco Marsili, «La Voce d’Italia»: «In Rai sarebbe attivo un ‘organo esecutivo sicurezza’ (OES), alle dirette dipendenze del ministero delle Comunicazioni, con il compito di ‘vagliare’ le notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla ‘Voce’, farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti - tra cui alcuni caporedattori - che avrebbero il potere di autorizzare il ‘Nulla osta di sicurezza’ (NOS) sulla divulgazione di notizie sulle reti della TV pubblica.
La rivelazione dell’esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in RAI, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza (ANS), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita -, dal cui Organo centrale di sicurezza (OCS) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini».
«L’ANS è alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, al quale, secondo la legge numero 801 del 24 ottobre 1977 sull’Istituzione ed ordinamento dei servizi per l’informazione e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato, è demandato il potere di decidere la secretazione delle informazioni. La materia è stata poi ulteriormente regolata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 febbraio 2006 contenente le ‘Norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate’ (Berlusconi lo aveva usato per ‘coprire’ l’abuso edilizio di villa Certosa in Sardegna). Tuttavia, il regolamento attuativo emanato da Palazzo Chigi è stato classificato come ‘riservatissimo’, e, quindi, occultato all’opinione pubblica. La scoperta ha lasciato stupefatti anche gli uomini del reparto Informazione e sicurezza del Centro intelligence interforze dello Stato Maggiore della Difesa, che partecipavano all’incontro: persino i militari ne erano all’oscuro».
Dunque c’è alla RAI un comitato segreto, una Stasi all’amatriciana composta anche da giornalisti, che censura le notizie dei colleghi prima che vengano diffuse, ovviamente all’insaputa dei colleghi. All’insaputa persino degli alti gradi militari, i soli che avrebbero un diritto legittimo al segreto in uno Stato fondato sulla libertà.
La «base giuridica» di questo organo segreto pare essere il Regio Decreto numero 1161 dell’11 luglio 1941: decreto emanato in tempo di guerra e di fascismo, inteso al segreto militare, mai abrogato ma invece continuamente aggiornato fino a comprendere praticamente «tutte» le informazioni di contenuto politico e amministrativo.
Ed ora ghiottamente applicato a suo favore dal governo della sedicente «sinistra» (ah, i bei vecchi tempi!), come prima dal governo della cosiddetta «destra anticomunista».
Il fascismo sarà anche il male assoluto, ma non muore mai: lo tengono in vita gli antifascisti, i suoi metodi fanno troppo comodo.

Conclusione: «La ‘Voce’ ha tentato inutilmente di ottenere un commento da parte del ministro delle Comunicazioni e dal presidente della Commissione parlamentare di vigilanza RAI, l’ex ministro Mario Landolfi, mentre alla RAI ‘non risulterebbe’ una simile struttura. La scoperta di un centro preposto alla ‘censura’ delle notizie da parte dell’emittente pubblica - se confermata - apre scenari inquietanti».
Ovvio.
Una struttura segreta «non risulta».
E poi che diritto ha il Marsili di sapere?
E’ un cittadino «generico e indistinto».
Come noi.
Come voi.
Siamo tutti nelle loro mani.
Soggetti alle loro censure insindacabili.
Nelle mani di Astaroth.

Maurizio Blondet

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2016&parametro=
 

carlodabs

Nuovo forumer
Per me sarebbe pezzesco il contrario,...

I DIPENDENTI PUBBLICI, NELLE ORE DI UFFICIO DEVONO LAVORARE..

e sarebbe ora,

quindi dovrebbero potersi collegare solo con siti inerenti il loro lavoro..


.. poi a casa propria ognuno pyuo collegarsi con i siti che vuole..e , tra l"altro paga lui..
non il contribunte..

non avertene a male tontolina..
 

AnkleJoint

Forumer attivo
carlodabs ha scritto:
Per me sarebbe pezzesco il contrario,...

I DIPENDENTI PUBBLICI, NELLE ORE DI UFFICIO DEVONO LAVORARE..

e sarebbe ora,

quindi dovrebbero potersi collegare solo con siti inerenti il loro lavoro..


.. poi a casa propria ognuno pyuo collegarsi con i siti che vuole..e , tra l"altro paga lui..
non il contribunte..

non avertene a male tontolina..
TUTTI i dipendenti, non solo quelli pubblici nelle ore di ufficio devono lavorare...

Ricordo con divertimento quando in una azienda fu installato fresco fresco il firewall aziendale, e qualcuno ando' a chiedere al responsabile di togliere il sito del CorriereDellaSera dalla lista nera... :D

comunque per me la cosa piu' pazzesca non e' che qualcuno pensi che in orario di lavoro si debba navigare su internet liberamente, ma e' che ancora c'e' qualcuno che spreca tempo prezioso della nostra breve vita terrena a leggere cio' che scrive Maurizio Blondet :lol:
 

aleggia

Forumer attivo
comunque per me la cosa piu' pazzesca non e' che qualcuno pensi che in orario di lavoro si debba navigare su internet liberamente, ma e' che ancora c'e' qualcuno che spreca tempo prezioso della nostra breve vita terrena a leggere cio' che scrive Maurizio Blondet :lol:[/quote]

a me sembra sia più assurdo che si contina ad elargire fondi pubblici a tutti i giornali
di partito e non.
 

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