giuseppe.d'orta
Forumer storico
Nell'editoriale precedente, prima di conoscere i provvedimenti del "Bersani 2" sulle liberalizzazioni, abbiamo formulato la speranza che il "lenzuolo" di Bersani non venisse presto ripiegato e messo nel cassetto.
A giudicare dai primi movimenti delle forze politiche (comprese quelle di maggioranza) la "Bersani 2" rischia seriamente di fare la fine della "Bersani 1".
Sembra che le reali liberalizzazioni, in questo Paese, siano chimere impossibili.
I provvedimenti varati dal Governo circa quindici giorni fa, almeno per quanto riguarda il settore bancario, sono già piuttosto modesti. Apprezzabili, indubbiamente, ma modesti.
Come è noto, la parte immediatamente in vigore, cioè quella contenuta nel decreto legge, riguarda i mutui e prevede la possibilità da parte del debitore di chiudere un mutuo e aprirne un altro con un diverso istituto di credito (tecnicamente si parla di surrogazione del creditore) abolendo i lacci e lacciuoli che precedentemente ostacolavano questa pratica.
Già si parla di emendamenti per limitare l'effetto di questi provvedimenti solo per i mutui a tasso variabile...
Giustamente, il presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera, Daniele Capezzone, sta cercando di puntare i piedi per evitare che passino gli oltre cento emendamenti che tentano di annacquare il già insipido brodino.
Sempre giorni fa, il Governo ha deliberato anche la proposta (che dovrà essere approvata dal Parlamento) di eliminare le odiosissime commissioni di massimo scoperto. Si tratta, indubbiamente, di una cosa molto positiva, se il Governo riuscirà a portarla a casa. Quello che preoccupa, però, è l'assenza di provvedimenti incisivi in materia di intermediazione finanziaria, ovvero quella parte del settore bancario che più facilmente potrebbe beneficiare di una ventata di liberalizzazioni.
La cosiddetta industria della gestione del risparmio è, di fatto, strangolata dalla morsa delle Banche che la controlla al 95%.
Le banche vedono il settore dell'intermediazione finanziaria come una sorta di mucca da mungere.
Non vi è alcun incentivo a proporre strumenti innovativi e realmente utili al risparmiatore.
Controllando la distribuzione dei prodotti, di fatto, le Banche hanno totalmente ingessato il settore.
Solo fatti esterni, come lo sviluppo degli ETF, di tanto in tanto, riescono a dare qualche spallata al sistema.
Basterebbero pochi provvedimenti, a costo zero, per far risparmiare agli italiani alcune migliaia di milioni di euro all'anno:
1) abolizione dei costi di trasferimento dei titoli
2) possibilità di sottoscrivere qualunque prodotto finanziario armonizzato presso qualunque intermediario autorizzato
3) riduzione dei vincoli patrimoniali per costituire una SGR (mantenendo, ovviamente, la divisione patrimoniale che garantisce i clienti).
Peccato che Bersani si sia dimenticato perfino di inserire il primo – e più semplice - provvedimento, in qualche modo già annunciato e non varato.
A giudicare dai primi movimenti delle forze politiche (comprese quelle di maggioranza) la "Bersani 2" rischia seriamente di fare la fine della "Bersani 1".
Sembra che le reali liberalizzazioni, in questo Paese, siano chimere impossibili.
I provvedimenti varati dal Governo circa quindici giorni fa, almeno per quanto riguarda il settore bancario, sono già piuttosto modesti. Apprezzabili, indubbiamente, ma modesti.
Come è noto, la parte immediatamente in vigore, cioè quella contenuta nel decreto legge, riguarda i mutui e prevede la possibilità da parte del debitore di chiudere un mutuo e aprirne un altro con un diverso istituto di credito (tecnicamente si parla di surrogazione del creditore) abolendo i lacci e lacciuoli che precedentemente ostacolavano questa pratica.
Già si parla di emendamenti per limitare l'effetto di questi provvedimenti solo per i mutui a tasso variabile...
Giustamente, il presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera, Daniele Capezzone, sta cercando di puntare i piedi per evitare che passino gli oltre cento emendamenti che tentano di annacquare il già insipido brodino.
Sempre giorni fa, il Governo ha deliberato anche la proposta (che dovrà essere approvata dal Parlamento) di eliminare le odiosissime commissioni di massimo scoperto. Si tratta, indubbiamente, di una cosa molto positiva, se il Governo riuscirà a portarla a casa. Quello che preoccupa, però, è l'assenza di provvedimenti incisivi in materia di intermediazione finanziaria, ovvero quella parte del settore bancario che più facilmente potrebbe beneficiare di una ventata di liberalizzazioni.
La cosiddetta industria della gestione del risparmio è, di fatto, strangolata dalla morsa delle Banche che la controlla al 95%.
Le banche vedono il settore dell'intermediazione finanziaria come una sorta di mucca da mungere.
Non vi è alcun incentivo a proporre strumenti innovativi e realmente utili al risparmiatore.
Controllando la distribuzione dei prodotti, di fatto, le Banche hanno totalmente ingessato il settore.
Solo fatti esterni, come lo sviluppo degli ETF, di tanto in tanto, riescono a dare qualche spallata al sistema.
Basterebbero pochi provvedimenti, a costo zero, per far risparmiare agli italiani alcune migliaia di milioni di euro all'anno:
1) abolizione dei costi di trasferimento dei titoli
2) possibilità di sottoscrivere qualunque prodotto finanziario armonizzato presso qualunque intermediario autorizzato
3) riduzione dei vincoli patrimoniali per costituire una SGR (mantenendo, ovviamente, la divisione patrimoniale che garantisce i clienti).
Peccato che Bersani si sia dimenticato perfino di inserire il primo – e più semplice - provvedimento, in qualche modo già annunciato e non varato.