No. È dedicata alla mamma gravemente malata.
Troppo facile
Il bello è che ognuno la può interpretare come vuole e dedicarla a chi vuole
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Gran parte del fascino di questo brano immortale è senza dubbio nel testo. Che a una prima lettura può sembrare semplicemente una sorta di lettera dedicata a una persona amata (ma generica), persona bisognosa di una guarigione miracolosa. In molti però hanno pensato che La cura fosse in realtà dedicata da Battiato a sua madre, all’epoca malata di Alzheimer.
Inoltre, usando solo una volta la parola amore, è stata anche interpretata come una sorta di preghiera al contrario: con Dio che si rivolge all’uomo, considerandolo «un essere speciale» di cui si prenderà cura.
Franco Battiato, dal canto suo, non ha mai spiegato cosa volesse intendere, né ha contribuito a chiarire i dubbi il filosofo Manlio Sgalambro. «Io ho iniziato la prima parte e lui ha fatto la seconda», rivelò il musicista, senza specificare chi dei due avesse scritto cosa.
Nel documentario 33 giri, Italian Masters Carlo Guaitoli – pianista e direttore d’orchestra di Battiato – ha però svelato parte del mistero. Dicendo che di La cura un giorno ritrovò per casa la prima incisione, scoprendo che nella parte finale il testo si rivolgeva all’altra persona.
«Supererai le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farmi invecchiare», e ancora «perché sei un essere speciale e tu avrai cura di me». Facendo così propendere per la lettura che vuole la canzone come un dialogo fra uomo e Dio.
Le due parti del testo sono state poi invertite da Battiato. Insomma, il maestro, almeno all’inizio, esprimeva un desiderio opposto rispetto a quello della versione definitiva della canzone.