Val
Torniamo alla LIRA
Continua la lotta intestina
Da parte della proprietà dell’Unità, al 50 per cento di proprietà dell’editore Matteo Fago, si annunciano azioni legali contro Il Fatto.
«È del tutto inaccettabile il titolo che fate “L’Unità da Gramsci a Lavitola” perché non esiste alcuna ipotesi di un passaggio del controllo della società a Lavitola o ad altri. Per vostra informazione né l’Unità né il sottoscritto hanno mai avuto a che fare con Valter Lavitola come da voi insinuato. Vi diffido pertanto dal fare ulteriori accostamenti, seppur indiretti, tra la mia persona e vicende che sono a me del tutto estranee, riservandomi di procedere per le vie legali per tutelare la mia onorabilità per quanto da voi pubblicato».
Non meno dura la smentita dell’amministratore della società editrice, la Nie, Fabrizio Meli.
«È l’ennesima provocazione del Fatto Quotidiano, interessato non certo alla purezza dell’azionariato de l’Unità bensì a portare discredito a un giornale concorrente. Operazione tanto più odiosa in quanto portata avanti da quanti con ruoli diversi, direttore, vicedirettore, editorialisti vari e manager, hanno lavorato per anni proprio per l’Unità, percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati e questo quando i tanto - dal Fatto stesso oggi vituperati - contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali” e conclude, “[e'] opportuno ricordare che gli stessi Antonio Padellaro [...] e l’ex senatore Furio Colombo sono ancora oggi presenti con una quota nell’azionariato» del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Insomma, una resa dei conti, che non vede fine.
Da parte della proprietà dell’Unità, al 50 per cento di proprietà dell’editore Matteo Fago, si annunciano azioni legali contro Il Fatto.
«È del tutto inaccettabile il titolo che fate “L’Unità da Gramsci a Lavitola” perché non esiste alcuna ipotesi di un passaggio del controllo della società a Lavitola o ad altri. Per vostra informazione né l’Unità né il sottoscritto hanno mai avuto a che fare con Valter Lavitola come da voi insinuato. Vi diffido pertanto dal fare ulteriori accostamenti, seppur indiretti, tra la mia persona e vicende che sono a me del tutto estranee, riservandomi di procedere per le vie legali per tutelare la mia onorabilità per quanto da voi pubblicato».
Non meno dura la smentita dell’amministratore della società editrice, la Nie, Fabrizio Meli.
«È l’ennesima provocazione del Fatto Quotidiano, interessato non certo alla purezza dell’azionariato de l’Unità bensì a portare discredito a un giornale concorrente. Operazione tanto più odiosa in quanto portata avanti da quanti con ruoli diversi, direttore, vicedirettore, editorialisti vari e manager, hanno lavorato per anni proprio per l’Unità, percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati e questo quando i tanto - dal Fatto stesso oggi vituperati - contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali” e conclude, “[e'] opportuno ricordare che gli stessi Antonio Padellaro [...] e l’ex senatore Furio Colombo sono ancora oggi presenti con una quota nell’azionariato» del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Insomma, una resa dei conti, che non vede fine.