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Caso Bersani, perquisizione della Finanza nella sede del Pd a Roma
Si sono presentati di buon mattino, tra le mani un mandato di
perquisizione. Indirizzo, via Sant'Andrea delle Fratte, Roma, sede del
Pd, ufficio della segreteria di
Pier Luigi Bersani. Una visita per niente annunciata. Obiettivo: raccogliere informazioni nei computer in cui la Guardia di Finanza spera di trovare risposte per
l'indagine che coinvolge la segretaria storica di Bersani, Zoia Veronesi, indagata per truffa aggravata, assunta dalla Regione Emilia Romagna e utilizzata dal
segretario del Pd per tenere e aggiornare la sua agenda politica. Un danno alle casse pubbliche – secondo l'accusa – che supera i 140 mila euro.
"Sentivamo rumori, porte che sbattevano, c'erano estranei che entravano e uscivano", hanno raccontato ieri i dipendenti del Partito democratico. "Nell'affacciarmi ho visto delle persone che scaricavano file dai computer, cercavano documenti nei cassetti, ma allontanavano tutti", ha riferito uno dei testimoni della scena. Il pensiero è corso al caso
Lusi. Ma stavolta non si tratta dell'ex eredità della Margherita. La Finanza era nella sede del Pd per indagare sul caso di Veronesi, appunto. È stato anche sentito un impiegato del Pd presente nella sede, con l'obiettivo di chiarire meglio se quanto raccontato da Zoia Veronesi in queste settimane risponda a verità. Cioè che lei lavorasse per Bersani solo nelle ore extra rispetto al lavoro.
La conferma al
Fatto Quotidiano della visita in casa Pd delle Fiamme gialle è arrivata in serata da fonti vicine agli inquirenti. I finanzieri hanno perquisito nei giorni scorsi la sede distaccata della Regione a Roma e ieri, dopo aver ascoltato una serie di persone informate sui fatti, hanno deciso di andare a cercare negli uffici del partito. Non è escluso neppure che il lavoro sia terminato: i finanzieri per ora hanno copiato i dati su dischetti, ma potrebbero non bastare. Gli inquirenti sono convinti che Veronesi lavorasse solo ed esclusivamente per il segretario e che il suo
incarico a Roma da parte della Regione in realtà non sia mai stato svolto. La donna, che è stata dipendente del palazzo di viale Aldo Moro a Bologna fino al 28 gennaio 2010, era stata distaccata con un provvedimento della stessa Regione a Roma, dove doveva intrattenere rapporti con le "istituzioni centrali e con il Parlamento". Ma la GdF ha appurato che non esiste traccia della sua
prestazione lavorativa a favore della Regione in quel periodo, tra il 2008 e il 2009. Nei giorni scorsi, a casa sua, le è stato recapitato un invito a rendere interrogatorio con l'accusa truffa aggravata contestato a lei e