Azioni Italia Il trading secondo noi

quale missione di pace? Laggiù c’è la guerra». Parla un militare della Nato, spiegando i veri motivi dell’intervento. Ne sanno qualcosa le case farmaceutiche.
- di Giorgia Pietropaoli -
Non diremo né il suo nome né la sua nazionalità. Lo chiameremo Mr. Smith, in onore alla tradizione dell’anonimato per antonomasia. Non possiamo fare il suo nome né svelare la sua nazionalità perché Mr. Smith è un militare, che è stato in Afghanistan, sotto il comando di un team internazionale Nato. Il progetto si chiama Isaf e vuol dire “International Security Assistance Force”: lo scopo di questa missione è quello di supportare e assistere il governo e l’esercito in Afghanistan.
......

Tratto da: Gli interessi in Afghanistan: un soldato racconta | Informare per Resistere Gli interessi in Afghanistan: un soldato racconta | Informare per Resistere
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!







 
Ti è stato inviato tramite Google Reader

Caso Bersani, perquisizione della Finanza nella sede del Pd a Roma

Si sono presentati di buon mattino, tra le mani un mandato di perquisizione. Indirizzo, via Sant'Andrea delle Fratte, Roma, sede del Pd, ufficio della segreteria di Pier Luigi Bersani. Una visita per niente annunciata. Obiettivo: raccogliere informazioni nei computer in cui la Guardia di Finanza spera di trovare risposte per l'indagine che coinvolge la segretaria storica di Bersani, Zoia Veronesi, indagata per truffa aggravata, assunta dalla Regione Emilia Romagna e utilizzata dal segretario del Pd per tenere e aggiornare la sua agenda politica. Un danno alle casse pubbliche – secondo l'accusa – che supera i 140 mila euro.
"Sentivamo rumori, porte che sbattevano, c'erano estranei che entravano e uscivano", hanno raccontato ieri i dipendenti del Partito democratico. "Nell'affacciarmi ho visto delle persone che scaricavano file dai computer, cercavano documenti nei cassetti, ma allontanavano tutti", ha riferito uno dei testimoni della scena. Il pensiero è corso al caso Lusi. Ma stavolta non si tratta dell'ex eredità della Margherita. La Finanza era nella sede del Pd per indagare sul caso di Veronesi, appunto. È stato anche sentito un impiegato del Pd presente nella sede, con l'obiettivo di chiarire meglio se quanto raccontato da Zoia Veronesi in queste settimane risponda a verità. Cioè che lei lavorasse per Bersani solo nelle ore extra rispetto al lavoro.
La conferma al Fatto Quotidiano della visita in casa Pd delle Fiamme gialle è arrivata in serata da fonti vicine agli inquirenti. I finanzieri hanno perquisito nei giorni scorsi la sede distaccata della Regione a Roma e ieri, dopo aver ascoltato una serie di persone informate sui fatti, hanno deciso di andare a cercare negli uffici del partito. Non è escluso neppure che il lavoro sia terminato: i finanzieri per ora hanno copiato i dati su dischetti, ma potrebbero non bastare. Gli inquirenti sono convinti che Veronesi lavorasse solo ed esclusivamente per il segretario e che il suo incarico a Roma da parte della Regione in realtà non sia mai stato svolto. La donna, che è stata dipendente del palazzo di viale Aldo Moro a Bologna fino al 28 gennaio 2010, era stata distaccata con un provvedimento della stessa Regione a Roma, dove doveva intrattenere rapporti con le "istituzioni centrali e con il Parlamento". Ma la GdF ha appurato che non esiste traccia della sua prestazione lavorativa a favore della Regione in quel periodo, tra il 2008 e il 2009. Nei giorni scorsi, a casa sua, le è stato recapitato un invito a rendere interrogatorio con l'accusa truffa aggravata contestato a lei e
 


La storia di Arrigo Molinari, ex questore che aveva denunciato la BCE


postdateicon.png
6 novembre 2012 |
postauthoricon.png
Autore Redazione | Stampa articolo

Antonio Bacherini - www.nocensura.com

pur informandomi assiduamente sul web ormai da alcuni anni, non avevo mai sentito parlare di questa vicenda, che ha suscitato la mia curiosità, e ho pertanto fatto una ricerca.
Se non conoscete questa strana vicenda, Vi consiglio la lettura di questo articolodi studimonetari.org, che raccoglie alcuni articoli di giornale dell’epoca dei fatti. Da leggere anche il materiale pubblicato su questo forum. Per capire le iniziative che aveva assunto contro Bankitalia e la BCE leggete questo.
Di seguito un video, pubblicato su Youtube con la seguente descrizione: Quest’uomo dimenticato è stato un vero eroe, non dobbiamo permetterci di dimenticarlo….”
[ame="http://http//www.youtube.com/watch?v=GGI06KS8A5A&feature=player_embedded"]http://www.youtube.com/watch?v=GGI06KS8A5A&feature=player_embedded[/ame]
Ognuno tragga le dovute conclusioni…


 
una notizia secondo la quale vorrebbero cancellare il debito e detronizzare i banchieri .
Noi, che siamo sempre diffidenti quando si parla di questi clubs, abbiamo provato a trarre qualche conclusione per dimostrare che non è tutto oro quello che luccica. La Volpe si avvicina, ed entra, sempre con astuzia nel pollaio, ma poi sappiamo che fine fanno le galline.
esempi-di-monete-002.jpg

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo “ FMI cancella il debito e detronizza i banchieri” nel quale si sosteneva un sistema “ nuovo “ di emissione del denaro per cercare di contenere il debito pubblico, ed è singolare che oggi ci imbattiamo in un articolo, che alleghiamo, “ L’Inghilterra vuole cancellare il debito pubblico.
Ad un esame sommario si potrebbe pensare che, finalmente, vogliono mettere in piedi un sistema per ri-tornare a dare ricchezza ai popoli, ma noi non lo abbiamo letto così.
“ Il gioco di prestigio è quello di sostituire il nostro sistema di denaro creato da una banca privata – circa il 97% della massa monetaria- con un sistema di Stato che crea il suo denaro”.
Questo significa un primo benefico effetto: la fine della “ riserva frazionaria”.


E sarebbe un primo colpo alle banche perché gli impedirebbe di creare denaro virtuale, come fanno oggi, e sarebbero nuovamente legate al montante dei depositi per effettuare dei prestiti.
La funzione originaria delle banche create come servizio alla collettività che da una parte prendevano il risparmio privato e dall’altra concedevano prestiti a privati ed aziende per far meglio girare l’economia.
Praticamente grazie alla “ riserva frazionaria “ le banche “ emettono” una enorme quantità di moneta virtuale che è fuori da qualsiasi controllo creando le disgrazie economiche che stiamo vivendo sulla nostra pelle dal 2008 ad oggi, per il momento.
E che c’è di male in questo ? Non è in fondo quello che stiamo chiedendo da sempre?
Secondo noi no. Per un motivo semplicissimo: il FMI quando parla di Stato che crea la sua moneta, non intende, dal nostro punto di vista, l’emissione diretta della moneta sotto il controllo diretto dello Stato stesso, ma di una moneta “ nazionale” emessa da una banca, sempre in mano ai privati,l’unica autorizzata dallo Stato, che comunque rimane di proprietà della banca stessa, con tutti i problemi di signoraggio ed interessi.
Per farci comprendere meglio facciamo un esempio con il dollaro statunitense: questa moneta è emessa dalla FED e sopra c’è scritto “ Federal Reserve Note”, di conseguenza di proprietà della stessa, che è una banca privata e che applica i “diritti” di signoraggio e gli interessi. Questa moneta crea comunque debito pubblico, la sola differenza è che i titoli di debito emessi dal Tesoro USA, potrebbero tutti rimanere in casa in quanto li acquisterebbe la FED stampando altra moneta. E’ quello che sta facendo il Giappone che ha un debito pubblico pari a più del 200% del PIL.
La manovra del FMI consiste nel tenere sotto controllo l’emissione monetaria eliminando la “ riserva frazionaria”, ma la moneta sarebbe comunque nelle sue mani ed in quelle dei suoi amici in quanto emessa da banche private spacciate per banche di Stato ( come è il caso della Banca d’Italia, creduta dai più pubblica ma nella realtà privata ).
Prova ne sia che intende ancora far ricorrere gli Stati all’emissione di titoli di debito per avere il denaro per far girare l’economia.
Anziché “ rubare “ in 1.000 “ rubano” in 100.
Controllando meglio i flussi monetari e gli Stati.
Non a caso non si parla di moneta emessa direttamente sotto il controllo dello Stato che significa che le Autorità preposte dicono quanto e quando stampare moneta, sulla quale ci dovrebbe essere scritto “ biglietto di Stato a corso legale”, pertanto di proprietà popolare e non di una banca.
Con un tale sistema si eliminerebbe il debito pubblico in quanto lo Stato stampando direttamente, farebbe circolare la moneta tramite un reddito di cittadinanza, oppure tramite opere pubbliche, pagando gli stipendi delle maestranze dipendenti, ect.
Una notevole massa monetaria gli tornerebbe indietro con le tassazioni che, a questo punto, non servirebbero più, come accade oggi, per pagare gli interessi ai banchieri, ma andrebbero in un fondo dal quale lo Stato attinge ogni qual volta ha bisogno di mettere in circolo nuova moneta.
Quella piccola parte che non rientra sarebbe il debito pubblico che non rappresenta più un problema in quanto lo Stato è indebitato con se stesso.
Volete una prova ? L’Italia dal 1874 al 1975 ha stampato moneta di Stato ( vedi foto ) e nel 1940 il debito pubblico era del 20%, nel 1945, dopo 5 anni di guerra, era passato al 25%, nel 1970, dopo tutta la ricostruzione post-bellica, era nuovamente tornato al 20%. Nel 1975 lo Stato ha abdicato alla sua funzione di stampare moneta ed i “ risultati economici” li paghiamo oggi sulla nostra pelle.
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
 
</SPAN></DIV>



Sia chiaro, la buffonata si intitola “Fine dell’euro”, perché prima o dopo questo odioso spettacolo finirà, ma non sappiamo ancora quando: fra un anno? Due anni? Fra dieci, trenta, cinquanta atti? Chissà. Purtroppo questa strana e grottesca rappresentazione si concluderà soltanto quando qualcuno tra il pubblico pagante avrà la forza di accendere la luce in sala e di risvegliare tutti gli altri dal torpore, potendo infine ammirare lo scenario raccapricciante da cui erano circondati: solo allora infatti si accorgeranno che da anni a loro insaputa una torma di uomini viscidi e impomatati stava strisciando senza sosta fra una fila e l’altra della platea per depredarli: a qualcuno aveva già tolto le scarpe, a qualcun altro il portafoglio, la giacca ad un uomo anziano, la borsa ad una donna. Questa è l’eurozona, bellezza! Sconvolti da questa scoperta, i visi pallidi, stralunati e imbambolati degli spettatori si guarderanno in faccia come se si fossero alla fine liberati da un sortilegio, un incantesimo che gli impediva di capire cosa stava accadendo attorno a loro, chi stava manovrando le marionette sul palco, come è iniziata questa truffa, questa razzia furibonda. Solo a quel punto si farà la conta dei danni di questa guerra silenziosa e subdola alla nostra pace, che da più di trenta anni sta devastando il vecchio continente. Ognuno chiederà al vicino cosa gli hanno portato via: “a me la casa, a me l’azienda, a me il negozio, a me il lavoro, a me la libertà di informazione, a me la dignità, a me il diritto ad avere un futuro”. E i popoli dovranno ripartire da zero, con una nuova ricostruzione degli stati e delle carte costituzionali, una fase del tutto simile a ciò che normalmente avviene dopo una guerra. Purtroppo però è ancora presto anche solo per immaginare questo momento liberatorio, e ci troviamo nel bel mezzo della tragicommedia, con le luci dei riflettori che abbagliano gli occhi, e il buio impenetrabile della sala che ci confonde, ci spaventa. Dicevamo della Grecia, già la Grecia.





Qualcuno avrà già capito che è arrivato il momento per dare un’altra bella tosatura alle pecore greche. Mercoledì prossimo 7 novembre il parlamento greco voterà per approvare l’ennesimo pacchetto di misure di austerità da €13,5 miliardi in 2 anni (di cui €9,2 miliardi nel solo 2013), mentre quasi in contemporanea a Bruxelles, l’Eurogruppo guidato dalla iena Junker si riunirà per avallare un altro piano di salvataggio da €31,5 miliardi per prolungare ancorail fallimento, l’agonia, lo stillicidio del popolo greco. Di questi €31,5 miliardi sappiamo già che ben €12,5 miliardi ritorneranno subito nelle tasche della trojka UE, BCE, FMI per il pagamento degli interessi sul credito pregresso, mentre il resto servirà per rifinanziare il deficit pubblico della Grecia, che a dispetto del 3,8% stimato ad inizio ottobre ha già raggiunto oggi il 4,5% del PIL. Quindi, come abbiamo già detto altre volte, non un centesimo di questi soldi prestati alla Grecia andranno a finanziare qualche serio programma di rilancio economico del paese: qui è evidente che nessuno vuole aiutare nessuno, ma solo razziare, frodare, depredare. Questi soldi prestati dalla trojka servono soltanto a mantenere artificialmente in vita un paese già fallito e intanto che si prosegue nella sceneggiata, i criminali che hanno indebitato la Grecia con fiumi di liquidità negli scorsi anni cercano di prendersi quanti più beni reali, patrimoni, diritti possono arraffare. Solo mercoledì scorso 31 ottobre il governo del codardo Samaras è riuscito a fare approvare in parlamento una legge, espressamente richiesta dai creditori internazionali, che apre la strada al piano di privatizzazioni dei servizi pubblici (tutti, acqua, energia, trasporti etc), abolendo di fatto la norma che obbligava il governo a detenere una quota di partecipazione in una serie di ex compagnie statali.




Tuttavia, proprio in quella occasione, sono stati avvertiti i primi scricchiolii nella maggioranza del governo Samaras, che formalmente può contare su 176 deputati. La legge sulle privatizzazioni è stata infatti approvata con una maggioranza risicata di 148 voti favorevoli rispetto a 139 contrari, ovvero è venuto meno l’appoggio di ben 28 deputati, appartenenti soprattutto al partito di Sinistra Democratica (terza forza all’interno della coalizione di governo, dopo Nuova Democrazia e il Pasok), che non hanno fatto mistero di non gradire più la linea del rigore e dell’austerità perché penalizza soltanto i lavoratori dipendenti e i pensionati (ma dai! Se ne sono accorti solo adesso?!). Fra l’altro la maggioranza continua a perdere pezzi non solo dal fronte di Sinistra Democratica, ma anche del Pasok, dato che alcuni di questi oppositori interni hanno espressamente formalizzato il loro passaggio al gruppo degli indipendenti in parlamento. Una personalità importante e autorevole del partito del Pasok, l’ex-ministro della Sanità, ha dichiarato le seguenti parole di sdegno e disapprovazione, che pesano come macigni sulla tenuta di un partito che un tempo era di sinistra e oggi ha perso del tutto la sua identità per inseguire e tutelare gli interessi dei banchieri e degli eurocrati: “Il governo ha scelto di proseguire in quelle riforme che hanno avuto conseguenze drammatiche sulla società. Un partito progressista, storico, radicale, si è trasformato in una piccola filiale del centro-destra, dopo aver adottato valori neo-liberali".




Una semplice constatazione della realtà dei fatti, un’ammissione di sconfitta e di snaturamento che potrebbe essere utilizzata anche per descrivere il trasformismo di tutti i partiti storici della sinistra riformista europea, dal PD di Bersani e D’Alema, ai socialdemocratici tedeschi, ai socialisti francesi e spagnoli, fino ai laburisti inglesi. Una svendita massiccia dei valori del lavoro, della solidarietà sociale, della politica economica equilibrata e sostenibile in cambio dei dogmi del neoliberismo, della globalizzazione, delle oligarchie finanziarie che stanno devastando l’Europa e il mondo intero. Un vile arretramento che può essere giustificato soltanto in un’ottica di difesa ad oltranza del proprio tornaconto personale, della propria carriera, dei propri patrimoni a scapito delle rivendicazioni e ragioni degli elettori che ingenuamente li hanno delegati a loro rappresentanti. Detto più brevemente in altre parole: questi politicanti che indegnamente si richiamano ai valori della sinistra sono soltanto dei mercenari, dei buffoni appunto e nulla di più. E la gente che affolla le piazze e protesta per le strade di Atene sta cominciando a riaprire gli occhi su tutti gli errori di valutazione commessi in passato e sulla fiducia troppo ciecamente concessa a personaggi infami e balordi che meriterebbero soltanto la fustigazione in pubblica piazza.




Sintomatico da questo punto di vista, il distacco e la frattura sempre più insanabile dai partiti della pseudo-sinistra greca dei sindacati più importanti del paese, che proprio per i giorni di martedì e mercoledì, in concomitanza con il voto in parlamento dei provvedimenti del governo, hanno indetto uno sciopero generale di 48 ore. La nazione è in subbuglio e in fermento e non poteva essere diversamente, perché è chiaro ormai a tutti che la strategia cieca e predatoria dell’austerità sia stata un fallimento su tutta la linea. La Grecia sta continuando a sprofondare e non potrà riprendersi mai, a meno di non dipendere per sempre dai piani di salvataggio della trojka e di piegarsi a tutte le loro richieste. Se lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha ammesso pubblicamente in un suo documento ufficiale di avere commesso degli errori nel calcolo degli effetti dei tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse sulla crescita economica, significa che ormai soltanto i fanatici alla Monti, Samaras, Merkel e i loro fedeli seguaci nei giornali e nei partiti parlamentari, possono proseguire dritti su questo percorso che porta al baratro e alla recessione. Se guardiamo il grafico sotto, possiamo vedere come a partire dall’inizio della crisi greca nel maggio del 2010 fino all’ultima stima di ottobre 2012, tutte le previsioni fatte dal FMI sull’andamento del rapporto debito pubblico/PIL siano state tutte sbagliate per difetto, fino a portare all’attuale dato per il 2012 del 189,1%, ovvero quasi 10 punti percentuali in più rispetto al 179,3% di inizio ottobre. Con il raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità del 120% che si è spostato progressivamente dall’iniziale 2019, fino a data da destinarsi, ben oltre il 2030.








Ma qual è la causa di tutti questi errori del FMI? Semplice, i funzionari e gli analisti del FMI facevano tutte le loro stime sugli effetti delle misure di austerità basandosi su un errato valore del moltiplicatore fiscale nell’eurozona, che come appunto ammesso dai loro stessi analisti non oscilla intorno allo 0,5, ma è molto superiore, variando su una banda che va dallo 0,9 al 1,7. Ciò significa che per ogni intervento esogeno del governo (in questo caso taglio della spesa pubblica o aumento delle tasse) di 100 gli effetti endogeni di caduta netta del PIL non erano solo di 50, ma ben più alti, da 90 a 170. Partendo da questi calcoli sbagliati, a cascata sballavano anche tutte le altre stime, perché essendo il valore del debito pubblico/PIL un rapporto, se il denominatore si riduce più di quanto previsto è evidente che l’intero rapporto tenderà ad aumentare più rapidamente e non a diminuire. Se consideriamo poi che fino ad oggi il valore assoluto del debito pubblico non si è ridotto molto, passando da €355 miliardi nel 2011 ai €300 miliardi attuali, soltanto in virtù del taglio nominale (haircut) del valore dei titoli effettuato durante la fase di rinegoziazione del debito con il settore privato (PSI, Private Sector Involvement), possiamo capire bene per quale motivo la situazione in Grecia non può che peggiorare. Ormai di questi €300 miliardi, solo €63 miliardi sono in mano al settore privato, €12 miliardi sono in possesso delle banche centrali europee e il resto invece è a carico dei creditori istituzionali dell’UE e del FMI. Vorranno quindi tali creditori istituzionali procedere ad un altro haircut per venire incontro alle esigenze di ripresa della Grecia?




A quanto pare no. Il FMI ha già fatto sapere che non intende subire tagli del suo credito, mentre malgrado alcune aperture dei tecnocrati dell’UE (ci mancherebbe, mica pagano loro), quasi tutti i governanti nazionali potrebbero trovarsi in difficoltà a spiegare ai loro cittadini che dovranno essere loro a pagare i buchi di bilancio provocati dalle perdite subite sulle quote di partecipazione ai fondi di salvataggio europei (prima EFSF, ora MES, Meccanismo Europeo di Stabilità). E pensiamo soprattutto alla Germania, che è il maggiore contributore a questi fondi, ma anche a Francia, Italia, Spagna. Siccome i governi nazionali reperiscono materialmente le risorse da destinare ai fondi collocando principalmente nuovi titoli di stato, quindi indebitandosi, se i percettori degli aiuti (finora la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo) non ripagheranno l’intero capitale più gli interessi, gli stati nazionali saranno costretti a chiedere ai cittadini, ai lavoratori, ai contribuenti di fare ulteriori sacrifici per coprire gli sconti, gli haircut, concessi alla Grecia. Se gli italiani possono pure essere disposti a sobbarcarsi questo impegno, visto che non hanno capito ancora nulla della micidiale macchina europea del debito in cui sono incastrati preferendo dare la colpa delle loro disgrazie alla casta, alla corruzione, all’evasione fiscale, sarà molto più difficile convincere i tedeschi a pagare di tasca loro per venire incontro alle inadempienze degli “spendaccioni” greci. E la Merkel sa benissimo che su questo punto deve agire con molto tatto con i propri elettori, dato che a gennaio ci saranno le votazioni regionali in Sassonia e a settembre si terranno invece le elezioni politiche nazionali.




Tutti in fondo sanno che se crolla la Grecia ci saranno ripercussioni per la tenuta dell’intera eurozona, ma nessuno può garantire fino ad oggi che la Grecia non crollerà, perché deve fare i conti con la sua situazione interna. Il progetto europeo dei banchieri e dei politicanti collusi è più fragile di quanto possa sembrare e può andare in fumo più in fretta di quanto si è portati a credere. E faranno praticamente tutto da soli, scannandosi uno con l’altro per non perdere i loro posti di prestigio e di potere. Certo se ci saranno delle azioni coordinate dal basso, delle contestazioni popolari diffuse il processo di frantumazione potrebbe essere ancora più rapido, soprattutto se invece di inneggiare vagamente al lavoro, ai diritti, alla crescita le rivendicazioni vadano a impattare direttamente contro il muro che impedisce ai lavoratori di difendere i loro diritti e ai paesi di ricominciare a riprogrammare una qualsiasi, striminzita prospettiva di crescita economica: la moneta unica, l’euro. Lo strumento attraverso il quale ci stanno torturando e rincretinendo da anni. Qualunque cosa dica la propaganda di regime, la Grecia, così come la Spagna o l’Italia, potrebbe rinfocolare una minima speranza di rinascita soltanto ritornando alla propria moneta nazionale, alla dracma, che gli consentirebbe finalmente di svalutare e di rilanciare le esportazioni e il tessuto produttivo interno. Ma siccome i greci, gli italiani, gli spagnoli subiscono le pressioni psicologiche della classe dirigente, che malgrado le evidenze empiriche a loro contrarie, continua a fare previsioni apocalittiche e quanto mai surreali sui danni collaterali della svalutazione e dell’inflazione, questi popoli continueranno ad essere vessati, torturati, oppressi fin quando non si ribelleranno in massa e non riprenderanno in mano la conduzione politica dei rispettivi stati, con una nuova classe dirigente meno corrotta, incompetente, mercenaria.




Ovviamente esiste un altro elemento che in qualsiasi momento potrebbe cambiare le carte in tavola, almeno temporaneamente: la BCE. Se la BCE per esempio decidesse di comprare in una sola operazione tutto il debito pubblico greco da €300 miliardi (ricordiamo che con le due operazioni LTRO, la banca centrale europea ha dato €1000 miliardi alle banche, senza subire alcun tracollo visto che i soldi li crea dal nulla con un semplice clic su un computer), concedendo al governo greco una maggiore dilazione del rimborso e un’eventuale taglio del valore nominale, la Grecia potrebbe quantomeno riprendere a respirare, ad alleggerire la tensione e ad evitare la caduta in picchiata dei risparmi dei cittadini, dei consumi, degli investimenti. Ma sappiamo che una simile normalissima operazione di politica monetaria e fiscale, adottata in tutti i paesi del mondo, dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, al Giappone, contrasta con i principi predatori con cui sono stati scritti i trattati europei e lo stesso statuto della banca centrale. La Germania non accetterebbe mai un cambio di paradigma così repentino della struttura europeista, sia perché si porterebbe in casa (la BCE è soltanto un corollario della banca centrale tedesca Bundesbank, la quale possiede la maggiore quota di partecipazione al capitale sociale della prima) tutti i problemi dei paesi della periferia, sia perché i tedeschi vivono ancora sotto l’incubo dell’inflazione dovuto all’eccesso di monetizzazione dei deficit pubblici (solo loro nel mondo non hanno ancora capito che l’assurda teoria monetarista dell’inflazione non funziona) e hanno paura di svalutare così gli enormi crediti accumulati in questi anni. Eppure proprio l’aumento dell’inflazione in Germania, praticata soprattutto con politiche salariali finalmente espansive ed in linea con la crescita economica tedesca degli ultimi anni, potrebbe essere un fattore in grado di far recuperare rapidamente competitività agli stessi paesi della periferia, che lentamente potrebbero rimborsare i loro debiti con la BCE.




Quindi non è più un mistero che il tappo alla ripresa economica in Europa è rappresentato soprattutto dalla Germania e se la stessa Merkel ha annunciato che la crisi europea potrebbe durare ancora per altri cinque anni, significa che i tedeschi non hanno alcuna intenzione di deviare dalla loro linea suicida, che presto o tardi coinvolgerà anche l’economia tedesca che proprio sulle esportazioni nell’eurozona ha generato la maggior parte dei surplus commerciali. A quanto pare la proposta di nominare un super-commissario europeo che si occupi di revisionare i bilanci dei singoli stati e garantire i fondi per il rimborso dei debiti con l’UE non era solo una provocazione, ma il modus operandi con cui si intende far evolvere il progetto totalitario europeista: non una normale unione di trasferimento tra stati democratici, ma una gabbia repressiva in cui chi sbaglia (a spendere i soldi che un tempo erano di sua proprietà e oggi devono essere presi in prestito dalle banche) viene severamente punito e chi vuole uscire viene messo con le spalle al muro e minacciato da tutte le grandi corporazioni finanziarie internazionali.




La strategia seguita dunque è esattamente opposta a quella auspicabile: una maggiore cessione di sovranità ad entità sovranazionali e indipendenti mai democraticamente elette, al posto di un recupero di sovranità monetaria, economica, politica a livello europeo o nazionale. E la BCE non solo appoggia questa impostazione, ma rimane sempre il perno su cui ruota l’infernale macchina di tortura finanziaria, che ricalca in termini moderni e tecnologici i diabolici e raffinati strumenti di sevizia inventati dai dogmatici religiosi dell’Inquisizione. Mentre a quei tempi di oscurantismo e declino i dogmi a cui si appellavano i carnefici erano la trinità, la verginità della Madonna, la consustanziazione del Cristo, oggi i criminali europeisti invocano con la stessa cieca abnegazione concetti astrusi come l’austerità espansiva, il pareggio di bilancio, i vincoli di debito pubblico, l’inflazione. E il libero mercato e la concorrenza competitiva in qualsiasi campo della vita umana come soluzione ad ogni male terreno. E’ cosa molto difficile far ragionare gli uomini, ma cosa assai più difficile è aprire gli occhi a chi è animato da una fede dogmatica. E Galileo, Giordano Bruno, Tommaso Campanella ne sanno qualcosa e potrebbero insegnarci molte cose sul modo più corretto di combattere e di affrontare il dogmatismo, il fanatismo. Serve una determinazione, un coraggio, una forza, una fiducia che supera di molte volte la loro stessa ostinazione cieca.




Non dobbiamo quindi stupirci delle ultime dichiarazioni del governatore della BCE Mario Draghi che in perfetta sintonia con i suoi compari di casta nei giorni scorsi ha detto: “Sostengo esplicitamente la proposta del super-commissario e sarebbe intelligente se i governi la esaminassero attentamente. Di una cosa sono sicuro, se vogliamo ristabilire la fiducia nell'eurozona, i paesi devono cedere a livello europeo una parte della loro sovranità”. Rincarando poi la dose per i duri di comprendonio: “Molti governi non hanno ancora capito di aver perso la loro sovranità nazionale da molto tempo perché si sono pesantemente indebitati e sono alla mercé dei mercati finanziari”. Evento questo che ribadiamo ancora per i più distratti non è mai avvenuto nei paesi che hanno mantenuto intatta la loro piena sovranità monetaria. In fondo rendere schiavi i popoli dai mercati finanziari era l’obiettivo ultimo dei tecnocrati europeisti e bisogna dare atto a questi criminali di avere raggiunto in un modo o nell’altro il loro scopo. Per quanto poi riguarda l’intervento della BCE nel mercato secondario attraverso il programma di acquisto illimitato di titoli di stato OMT (Outright Monetary Transactions), Draghi ha aggiunto: “Acquisteremo bond solo di quei paesi che accettano rigide condizioni e verificheremo esattamente se le condizioni sono state rispettate. Ovviamente, se un paese non rispetta gli accordi, non riattiveremo il programma. Abbiamo annunciato che le operazioni verranno sospese, non appena il paese in questione verrà sottoposto ad un controllo”. C’è bisogno di aggiungere altro? No. Solo l’indignazione e la rabbia di chi ancora crede che un paese democratico non possa essere trattato così da un ente privatistico, autonomo e indipendente come la BCE: “Io ti do i soldi che un tempo erano tuoi, solo se tu mi assicuri che riuscirai a prelevare questi soldi dal tuo popolo, a svendere i loro diritti e le loro tutele, a privarti del tuo patrimonio reale e del tuo territorio per darlo in pasto a quattro farabutti a capo di multinazionali e corporazioni finanziarie”.




Questa è l’eurozona, bellezza! Lo spettacolo che tanto ti assopisce, spaventa e diverte tradotto in sintesi ti sta dicendo sempre le stesse cose da anni: “tu cittadino non sei niente, vali meno di uno schiavo e la tue belle carte costituzionali democratiche sono solo vecchi ruderi ottocenteschi. Adesso ci siamo noi tecnocrati, faccendieri, affaristi, magnati della finanza che comandiamo, dettiamo le regole, imponiamo accordi e punizioni e tu ti devi solamente adeguare e velocemente anche. Popolo sovrano dei miei stivali, questo è Imperialismo, Assolutismo, Dittatura monocratica di altissimo livello. Fra non molto anche la Cina dovrà venire in Europa a prendere lezioni di Tecnocrazia Totalitaria”. Eppure, seguendo forse l’esempio di ammissione di colpevolezza del FMI che crea sempre tanto disorientamento e confusione nel pubblico, è la stessa BCE a ricordarci quasi beffardamente in un suo documento ufficiale che il moltiplicatore fiscale in Europa è molto alto e renderebbe conveniente soprattutto adesso un’azione espansiva di aumento della spesa pubblica. Come spiegato egregiamente dall’economista Gustavo Piga nel suo blog, il maggiore effetto positivo del moltiplicatore fiscale sul PIL sia nel breve che nel lungo periodo si ricaverebbe da iniziative pubbliche di spesa corrente per beni e servizi, mentre più bassi sono gli stimoli alla crescita forniti dalla spesa pubblica per investimenti oppure dalla riduzione delle tasse dirette o indirette sui consumi (vedi tabella sotto). E qui stiamo parlando sempre di azioni singole e isolate, immaginate quindi cosa succederebbe con una manovra coordinata su queste quattro componenti di politica fiscale, concertata magari a livello europeo, con un piano di riduzione progressiva della disoccupazione: sicuramente, nell’immediato, avremmo la fine della recessione e nel futuro la progettazione di una nuova struttura economica e politica europea, che passi anche per un recupero pieno della sovranità monetaria e per una maggiore opera di contrasto agli squilibri macroeconomici interni all’Europa. Una vera democrazia, insomma. Un sogno.










Ma pur sapendo che questa sia la soluzione a tutti i problemi dell’economia europea, i tecnocrati e i politicanti continuano ad andare in direzione opposta perché arrivati a tale grado di schiavizzazione e distruzione della coesione sociale sarebbe un vero peccato per loro tornare indietro. Essere riusciti nel giro di trenta anni a rendere inerme, lobotomizzata e impotente un’intera popolazione formata da 500 milioni di persone è un risultato non da poco, che non può essere archiviato proprio adesso che è arrivato il momento di riscuotere il bottino. Se i tecnocrati cedono proprio ora qualcosa sul versante della spesa pubblica sociale, della lotta alla disoccupazione, della riduzione delle tasse, dei diritti democratici, potrebbero non avere più presa sul lato del controllo mentale, della riscossione fisica dei beni reali, dell’iniqua redistribuzione delle ricchezze e delle risorse. Questo per loro è il momento di aumentare la pressione, il rigore, l’inflessibilità e il fatto che certe dichiarazioni spesso paradossali e assurde che solo una decina di anni fa avrebbero creato indignazione e rabbia nell’opinione pubblica vengano assorbite e digerite tutto sommato pacificamente dalla gente, è il chiaro segnale che possono continuare indisturbati ad andare avanti. Il semaforo è verde, l’assenza di una vera reazione dal basso concede ancora spazio per tutte le loro operazioni predatorie e le violente rappresaglie contro ciò che rimane della democrazia.




Se rileggiamo con attenzione le ultime uscite quasi al limite dell’aperta sfida e dell’affronto del viscido Monti possiamo ricavare un esemplare estratto riassuntivo della mentalità dei tecnocrati:La pozione è certamente amara, ma deve essere somministrata per il bene del Paese e delle generazioni future”. Puro dogmatismo: nessuno è mai riuscito a dimostrare con i fatti che la riduzione del debito pubblico comporti dei vantaggi nel lungo termine all’economia o incoraggi gli operatori ad investire in un dato paese, mentre è vero il contrario, ovvero un debito pubblico alto non deprime affatto l’economia e non scoraggia gli operatori finanziari. “Le riforme strutturali devono continuare”. E perché? Chi lo ha ordinato, il dottore, l’esorcista, Torquemada o chi altro? Cosa intende poi Monti per “riforme strutturali”? Le svalutazioni salariali e la cancellazione delle tutele sindacali dei lavoratori? Le privatizzazioni? Lo smantellamento dei servizi pubblici, dello stato sociale e assistenziale? E quale sarebbe il vantaggio concreto per la gente di approvare queste riforme? Ridurre i posti letto in un ospedale è davvero una conquista di civiltà di cui andare orgogliosi? Ancora una volta siamo nel campo del dogmatismo fideistico, fanatico e bigotto, che non consente nemmeno lo straccio di possibilità per iniziare un dibattito sereno, pacato e razionale sugli argomenti di discussione. Con un muro non puoi discutere, ma puoi soltanto andarci a sbattere o prenderlo a martellate. “Queste regole non sono assurde. E sono state decise dai capi di Stato e di governo dell'Unione”. Ah, ecco, ora sono più tranquillo. Se queste regole sono state decise da altri personaggi squallidi e viscidi come Monti allora possiamo essere certi che siano giuste, correte e finalizzate al nostro bene. Che stupido sono stato a dubitarne ancora. Capite quindi il motivo per cui se non ci ribelliamo adesso, questi pazzi scatenati e invasati ci distruggeranno? Malgrado tutti i numeri e i fatti siano palesemente contro di loro, questi scriteriati continuano ad andare avanti come schiacciasassi e a sguazzare nell’illogicità.




Non poteva ovviamente mancare la chiusura autoritaria e totalitaria: “Non dobbiamo avvelenare lo spirito europeo. Sono convinto che avere un’Europa che funziona è il primo contrafforte contro derive nazionali imprevedibili. L'Italia ha bisogno di un’Europa dotata di una certa autorità e non ho interesse, in quanto presidente del Consiglio, ad indebolirla”. E infatti siamo noi, le persone comuni, la gente, i popoli che dobbiamo impegnarci per indebolire voi tecnocrati folli e psicologicamente deviati che ormai vi sentite i padroni della nostra vita e dei nostri destini. E per fortuna qualche timida reazione comincia ad arrivare alla spicciolata, non solo da parte della gente, ma anche di ciò che rimane delle vecchie istituzioni democratiche umiliate e mortificate dello stato: la scorsa settimana la Corte dei Conti della Grecia ha ritenuto “incostituzionale” la riforma delle pensioni che prevede l'innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni e riduce del 5-10% i trattamenti pensionistici. Secondo la Corte il nuovo taglio delle pensioni (il quinto in due anni) viola alcune fondamentali norme costituzionali, quali la dignità individuale e l'uguaglianza davanti alla legge. Le pensioni greche sono già state ridotte del 25% da quando il paese ha ottenuto i primi aiuti di salvataggio e per il 2013 sono previsti oltre 4 miliardi di nuovi tagli ai pensionati. Il parere della Corte dei Conti purtroppo non è vincolante, ma secondo gli esperti, potrebbe creare altri ostacoli all’approvazione della legge di austerità e fornire la base per ricorsi da parte dei cittadini contro la nuova riforma pensionistica anche qualora venisse approvata in parlamento. Speriamo solo che questi esperti abbiano ragione, perché la questione è dirimente per capire quale sarà il prossimo futuro dell’Europa: un esercito di schiavi, poveri, derelitti o un gruppo coeso, organizzato, determinato di ribelli per la democrazia, la difesa dei diritti umani e delle libertà individuali.




E se non si risveglieranno gli europei, possiamo sempre nutrire la speranza che saranno i dati di fatto, i numeri, i cambiamenti reali a risvegliare dal torpore gli europei. Nessuno auspica il male degli altri, ci mancherebbe, ma sappiamo bene che ciò che accadrà in futuro in Europa dipende principalmente da ciò che accade oggi in Germania. L’indice PMI (Purchasing Managers Index) è un indicatore composito dell’attività manifatturiera di un paese e tiene conto dei nuovi ordini, della produzione, dell’occupazione, consegne e scorte nel settore: un valore inferiore a 50 indica una contrazione, un valore superiore a 50 un’espansione. Se guardiamo il grafico sotto possiamo vedere che per quanto riguarda la Germania l’indice PMI è in deciso calo dal picco raggiunto nel 2011, attestandosi oggi intorno a 46 punti (quindi in chiara tendenza contrattiva) e rimanendo perfettamente in linea con l’altro indice manifatturiero calcolato dalla Bundesbank. Vuoi vedere quindi che saranno proprio i tedeschi a muoversi per primi quando la loro economia si impantanerà definitivamente? Quanto può durare ancora il doppio gioco della Merkel e della classe dirigente tedesca? L’austerità da imporre agli altri paesi e l’espansione interna del settore industriale si basava sul fatto che le esportazioni continuassero a crescere indefinitamente, ma adesso che il determinante settore manifatturiero comincia a mostrare i primi cedimenti, cosa succederà al tessuto sociale e industriale della Germania? Anche i tedeschi accetteranno senza battere ciglio la balla dell’austerità espansiva come unico viatico per la ripresa? Oppure scenderanno in strada a protestare come fanno già gli spagnoli e i greci?










Questi sono gli interrogativi più ingombranti e imbarazzanti che circolano adesso per l’Europa. Per il resto, accomodiamoci pure sulle nostre poltrone per assistere all’ennesimo stupro istituzionale e finanziario della Grecia, che verrà consumato mercoledì prossimo nei teatri di Atene e Bruxelles. Non si prevedono purtroppo sorprese o colpi di scena, a meno che la reazione del popolo non sia così veemente da fermare i lavori del parlamento. I buffoni scalpitano. Samaras il codardo e Junker la iena non vedono l’ora di fregare un’altra volta il popolo greco. Poi con ogni probabilità l’opera buffa si sposterà di nuovo a Madrid e Roma, per riprendere il suo normale giro a tappe. E già a Parigi e Berlino stanno cominciando i preparativi per montare le sceneggiature e gli allestimenti e continuare anche lì la farsa grottesca, con tanto di falsi proclami e insensate promesse. La Merkel ha previsto che questa ridicola rappresentazione durerà ancora per cinque anni. Noi nel nostro piccolo speriamo invece che la sceneggiata possa concludersi molto prima e continuiamo a premere quanti più interruttori possibile per accendere le luci giuste in platea.





Quando ci sarà finalmente chiarezza e piena consapevolezza su ciò che è accaduto in questi ultimi trenta anni in Europa, la cosa più divertente non sarà tanto vedere l’esercito di personaggi viscidi e indecenti che ci hanno impunemente frodato, dato che ormai li abbiamo sgamati da tempo, ma guardare le facce di chi davvero credeva che queste persone insulse fossero oneste, competenti, autorevoli e alacremente impegnate a lavorare per il nostro benessere e la nostra serenità. La Storia a quel punto dovrà essere riscritta e qualcuno dovrà rendere pubblicamente conto e ragione delle sue colpe e delle sue malefatte. Prevediamo che ci sarà un gran viavai di voli aerei e fughe precipitose in luoghi esotici, ma la Storia non da scampo e li inseguirà anche lì. E detto tra noi, per me calerà veramente il sipario sull’opera più buffa e drammaticamente rivoltante ideata da un manipolo di farabutti, soltanto quando vedrò il sedicente professore, il mortadella Prodi, insieme ai suoi compari D’Alema, Veltroni, Monti, Ciampi, Napolitano, Bersani, Casini, scappare con la coda fra le gambe dal suolo italico. Ecco, quello è per me il finale più bello che ad oggi riesco ad immaginare. Voi ne avrete sicuramente altri, ma ne possiamo parlare.




</DIV>Pubblicato da PIERO VALERIO a 16:36
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Back
Alto