L’attuale crisi europea è certamente il frutto di una serie di scelte errate sin dalla creazione dell’Euro. Attualmente stiamo pagando lo scotto dovuto piú al passato che ad una situazione contingente.
Se dovessimo disegnare l’attuale scenario, i piú metterebbero i paesi del Centro, Germania in testa, tra i virtuosi e la Periferia, i cosiddetti Piigs, tra i bocciati. Certo, la discrasia tra le due aree a livello macroeconomico è tangibile. I Piigs, per le piú disparate cause, tra cui mala gestione delle finanze pubbliche, classe politica corrotta e inadatta e perdita di competitività della moneta, dovuta al regime di cambi fissi, soffrono una crisi-paese senza precedenti. Tutti sull’orlo del default e con alte percentuali di debito sul Pil detenuto da terzi fuori confine. Saremmo quindi spinti ad asserire questo:” Euro: un successo per il Centro, una disfatta per la Periferia”. Insomma, le pagelle vedono la Germania prima della classe e la Grecia pluri- bocciata. Non v’è dubbio che il confronto tra i due Stati a livello economico/finanziario sia impietoso.
Eppure, contrariamente a quanto si possa pensare, anche la Germania ha qualche gatta da pelare. Perchè ha mostrato fino ad oggi immobilismo nelle sue decisioni? È di ieri l’ennesimo “nein” di Angelina; “senza controllo non si muove un Euro, Esfm bloccato fino a settembre ed emnesima trepidazione da parte dei bisognosi, tra cui l’Italia. È noto a tutti, risultati alla mano che parlano di crescita economica e disoccupazione sotto il 7%, che i teutonici abbiano saputo sfruttare questa situazione La Germania presta soldi a tassi piú elevati di quelli a cui compra, reperisce denaro sul mercato al tasso piú basso di tutti (è il titolo risk free), chiede e impone rigore, manda i suoi emissari e dettare le manovre di politica economica (Atene in primis). Dimostra peró tanta paura. Perchè? La moneta unica, grazie al sistema di cambi fissi, è stato un propulsore che le ha ridato competitività, portando la bilancia dei pagamenti in attivo del 25,6%, grazie al fatto che abbia legato le mani ai piú deboli,e anche incapaci, che non hanno piú potuto effettuare svalutazioni tecniche ad hoc; vi ricordate cosa accadde in Italia nei primi anni ’90? Questo ha avuto un prezzo: il suo sistema bancario si è accollato, per mantenere il regime sopra descritto, dei rischi ingenti a cui cerca di ovviare ora con la sua posizione dominante. Tra il 2000 e il 2007, contrariamente al trattato di Maastricht, ha incrementato il suo rapporto deficit-pil di 6,1 punti percentuali (dal 59,1% al 65,2%).
L’esposizione al rischio ha fatto sí che tra il 2008 e il 2011 le sue banche abbiano chiesto aiuti di Stato per 620,3 Mld di Euro, di cui utilizzati 252,6. I soldi prestati, ad esempio ad Atene, costano al lavoratore tedesco 7 anni del suo stipendio. Il tanto vituperato sistema bancario italiano, eccezion fatta per Mps, ha chiesto 20 Mld di aiuto, utilizzandone 4,1. Ecco perchè la Germania è indifferente alla macelleria sociale greca e le sue banche vorrebbero uscire dal sistema Euro.
Vediamo di seguito gli aiuti ricevuti dai Paesi europei durante la crisi.
(fonte:Milano Finanza)
Discorso contrario ai tedeschi per i non virtuosi, Grecia in testa, frutto di una classe politica insipiente e inadatta, di corruzione ed evasione fiscale. Mentre gli ellenici, negli anni d’oro del boom olimpico, crescevano al ritmo del 5%, il blocco dei tassi di cambio ha fatto sí che il disavanzo nella bilancia dei pagamenti sia cresciuto sino ad arrivare al 66,7% del Pil. Le banche elleniche hanno ottenuto tra il 2008 e il 2011 aiuti per 108,5 Mld di Euro, di cui utilizzati 38,8 Mld. Possiamo andare avanti parlando della Francia, il cui rapporto debito/Pil è aumentato del 6,9% e le cui banche hanno chiesto aiuti per 351,1 Mld di Euro di cui 116, 4 già utilizzati. Oppure la Spagna che, mentre registrava un progresso incredibile sotto Aznar, portava la sua bilancia dei pagamenti in negativo per il 46,2% del Pil. La condizione delle sue banche è tristemente nota.
L’Europa non ha mai visto con l’Euro una vera e propria unione monetaria, oltre che politica. Prova lampante è la Bce con le mani legate in termini di polita monetaria: puó contenere l’inflazione ma non puó effettuare manovre espansionistiche come, ad esempio, il quantitative easing; questo non per scelta ma per statuto. La verità è che l’Euro è nato da una cozzaglia di stati troppo eterogenei per formazione politica, modus operando, interessi e bilancio statale.
Tutti hanno chiuso gli occhi per lunghi anni. Crescita e unione, questo ero lo slogan, ma ora il sistema è imploso. Fine dei giochi, siamo alla resa dei conti. Annunci e proclami hanno sui mercati l’effetto di un giorno; sono buone occasioni per i trader. Il trend peró è certamente discendente e questo la dice lunga sulla metastasi ormai avanzata