“Approvvigionamenti gas a rischio”
Per la prima volta, alcune capacità di riconsegna per il mercato civile non sono state prenotate. Aiget lancia l’allarme. Troppa attenzione al vincolato, mentre grossisti e trader operano in perdita
di Cecilia Gatti
Roma, 20 settembre - “Prorogare le tempistiche del conferimento di capacità al 22 settembre, probabilmente, non sarà sufficiente per risolvere il problema delle mancate prenotazioni di capacità di riconsegna (City Gate). Purtroppo, per il sistema gas italiano e per il processo di liberalizzazione avviato dal 2000, si sta verificando esattamente quello che molti, tra cui l’Aiget, avevano predetto in tempi non sospetti”.
Questo il commento di Giovanni Apa, vicepresidente responsabile Area Gas dell’Aiget, l’associazione italiana dei grossisti di energia e trader, all’indomani della pubblicazione dell’ultimo provvedimento dell’Autorità per l’Energia prima dell’avvio del nuovo anno termico (QE 18/9), a colloquio con QE sul tema dell’emergenza gas e dei contratti per il prossimo anno termico.
In più occasioni, l’Aiget ha espresso critiche rispetto alle modalità di determinazione dei prezzi di vendita ai clienti finali introdotte prima con la delibera 248/04 e poi con la 298/05, con la 63/06 ed infine con la 134/06. A fine giugno, l’associazione ha indirizzato una lettera alla Direzione Energia della Commissione europea (QE 22/6), nella quale si sosteneva che fissare dei prezzi di vendita troppo lontani, nel senso di troppo bassi, dai prezzi di acquisto di gas che si negoziano negli hub del nord Europa, oltre a distorcere la concorrenza, avrebbe potuto far mancare al bilancio energetico i volumi di gas importati come spot annuali dai nuovi operatori entranti sul mercato nazionale.
Cosa è accaduto dopo le vostre segnalazioni?
“Purtroppo non sono state ascoltate. E per tutelare giustamente, ma forse in maniera distorta, i consumatori finali dai forti aumenti del prezzo dell’energia registratasi a partire dal 2004, si è sacrificato il percorso di liberalizzazione. Introdurre regole anti-economiche nel libero mercato ha degli effetti sempre negativi; ma in questo caso gli effetti possono essere addirittura devastanti, perché mettono in gioco la sicurezza degli approvvigionamenti del paese”.
A cinque anni dal Decreto Letta, il mercato italiano del gas è riuscito, veramente, a liberalizzarsi?
“Questa eterna questione, che molti operatori si sono posti, sta purtroppo registrando la più amara delle risposte. Finalmente (ma dico allo stesso tempo purtroppo) ci si sta rendendo conto che tutto il sistema gas italiano è estremamente fragile ed interdipendente. Fissare dei prezzi troppo bassi per il mercato civile non ha avuto effetti solo su questo segmento di mercato. Anzi, ha impattato a ruota l’andamento commerciale del segmento dei termoelettrici e degli industriali. Il paradosso che ha generato questa regolamentazione è che pur essendo oggi formalmente tutti i consumatori finali sul libero mercato, una categoria protetta di essi ossia quelli “tutelati” pagheranno un prezzo del gas più basso del suo effettivo costo (una sorta di prezzo “amministrato”) ; gli altri ossia quelli che (per loro sfortuna) non sono più tutelati e che, magari, negli anni scorsi hanno beneficiato del processo di liberalizzazione (cambiando fornitore o negoziando condizioni migliori con i vecchi fornitori) avranno un aumento del prezzo di fornitura più che proporzionale rispetto l’effettivo aumento del costo del gas.”
Quindi, effetti contrari rispetto alle attese?
“Sembra quasi che si sia preferito “amministrare”, in un libero mercato, i prezzi invece che accelerare il processo di liberalizzazione tramite gli sbottigliamenti delle capacità di trasporto o la facilitazione della costruzione di nuovi rigassificatori e la conseguente spinta concorrenziale che ne sarebbe derivata. Si è deciso che il cosiddetto prezzo giusto da far pagare al mercato tutelato fosse ad un determinato livello e si è preteso (o atteso) che il fragile mercato libero italiano fosse in grado di garantire tale prezzo. Invece, il mercato (quello libero) ha fatto le proprie scelte: minori importazioni (si osservi che, per la prima volta dal 2001, le capacità di trasporto del gas che collegano il Nord Europa all’ Italia sono state aggiudicate al prezzo base d’asta e vi sono ancora oggi quantitativi molto elevati di capacità di trasporto estera non occupata) e forniture ai segmenti di mercato che possono sopportare un prezzo in linea con quelli del Nord Europa.
In questo contesto c’è la delibera dell’Autorità che proroga i termini per le prenotazione di capacità per alcune tipologie…
“Al 15 settembre alcune capacità di riconsegna per il mercato civile per l’anno termico, che inizia tra due settimane, risultavano ancora non essere prenotate, evento che mai si era verificato prima d’ora. La situazione è, evidentemente, così preoccupante da indurre l’Autorità ad emanare d’urgenza una delibera. Gas in Italia per il prossimo anno termico c’è n’è meno del previsto. Ma c’è, ancora oggi, la possibilità di portarne molto. Il vero problema è che il prezzo che può pagare il mercato per cui non sono state prenotate le capacità di riconsegna entro l’11 settembre (il mercato civile), è più basso di quello a cui gli operatori, che non hanno contratti di fornitura a lungo termine, possono oggi comprare sul mercato del Nord Europa; nessun decreto o delibera può obbligare gli operatori a lavorare in perdita. Delle due l’una quindi: o si decide che è prioritario tutelare la sicurezza degli approvvigionamenti o si insiste nel voler tutelare ad oltranza il consumatore finale dagli alti costi dell’energia, come se l’Italia fosse un’isola felice”.
La delibera 134/06 però aveva previsto incentivi per favorire il mercato spot e l’importazione.
“Non si può oggettivamente dire che gli incentivi alle importazioni nel periodo gennaio-marzo 2007, previsti dalla delibera 134/06, possano costituire la panacea di tutti i mali: sia perché non si conoscono ancora gli importi (ed anzi non potranno essere noti se non, probabilmente, a giugno 2007 data la loro formulazione che ne prevede la determinazione ex post) sia perché non si sa ancora esattamente come saranno calcolati, mancando ancora la relazione tecnica della delibera 134/06”.
Allora quali provvedimenti possono essere adottati, a fronte dell’attuale situazione del mercato?
“Occorre incentivare seriamente chi porta gas in Italia il prossimo inverno, non facendogli correre dei rischi enormi come quelli attualmente previsti dalle disposizioni d’urgenza emanate dal Mse in agosto (ad esempio, corrispettivi equiparabili ad uso di gas da riserva strategica per chi non massimizza le capacità di trasporto in entry o non ha un portafoglio clienti che includa una quota di clienti “interrompibili”) e come quelli che, molto probabilmente, entreranno in vigore in seguito alla nuova procedura d’emergenza in via di emanazione. Insistiamo: è in gioco la sicurezza degli approvvigionamenti, che dovrebbe venire prima di ogni altro obbiettivo. Creiamo le condizioni affinché le capacità di trasporto estere (come ad esempio quelle che l’operatore dominante ha anche recentemente rilasciato) si riempiano e cerchiamo di far arrivare più gas in Italia. Siamo arrivati così al limite che, molto probabilmente, si genereranno degli extra costi conseguenti a tale operazione che però non dovrebbero essere assorbiti dalla collettività ma potrebbero invece essere finanziati in maniera lungimirante dallo Stato, magari tramite la destinazione di una quota dell’ accisa sul consumo di gas, cresciuta per altro enormemente in proporzione all’aumento del prezzo del gas, ad un fondo per gli importatori che attivano contratti di importazione annuali tutelando la sicurezza degli approvvigionamenti”.