alingtonsky
Forumer storico
New York | 9 gennaio 2009
piano anti crisi insufficiente
"La prescrizione del sig. Obama non è adeguata alla sua diagnosi". A bocciare il piano anti crisi illustrato ieri dal presidente eletto è il Nobel per l'Economia Pual Krugman, dalle colonne del New York Times, che oggi dà ampio spazio alle perplessità e allo scetticismo dell'ala 'liberal' del Partito democratico in Senato sulla manovra da 770 miliardi di dollari: troppo pochi, e troppo sbilanciati sui tagli alle tasse rispetto agli investimenti pubblici. L'ex candidato alla Casa Bianca John F. Kerry, ad esempio, contesta gli sgravi fiscali per gli imprenditori che assumono: non sono 3mila dollari - accusa - a orientare le scelte dei businessmen.
La penna rossa di Krugman
La critica più netta e decisa, tuttavia, al piano Obama arriva da Krugman.
"Il programma economico che (Obama) sta offrendo non è forte quanto le sue parole sulla minaccia economica. Infatti, è largamente al di sotto di quanto è necessario. Consideriamo quanto è grande l'economia degli USA. Con una domanda sufficiente alla sua capacità produttiva, l' America produrrebbe più di 30 trilioni di dollari di beni e di servizi nel corso dei prossimi due anni. Ma con il crollo sia dei consumi che degli investimenti, un enorme gap (differenza, ndr.) sta aprendosi fra che cosa l'economia americana può produrre e che cosa è capace di vendere. Ed il programma di Obama non è in nessun capitolo abbastanza grande per colmare questo "gap dell'output". All'inizio di questa settimana, l'Ufficio Finanze del Congresso ha pubblicato la sua ultima analisi con previsioni e prospettive congiunturali. I dati dicono che senza un programma di stimolo dell'economia, il tasso di disoccupazione aumenterebbe ad oltre il 9% entro l'inizio del 2010 e rimarrebbe alto negli anni a venire. Per quanto questa proiezione sia torva, è in realtà ottimista rispetto ad alcune previsioni indipendenti. Obama stesso dice che senza un programma di stimolo, il tasso di disoccupazione potrebbe entrare in doppia cifra".
"Anche i dati del Congresso, tuttavia, indicano che 'la produzione nel corso dei due prossimi anni sarà in media 6.8% sotto il suo potenziale'. Ciò si traduce in $2.1 trilioni di produzione persa. 'La nostra economia potrebbe perdere 1 trilione di sollari rispetto al suo potenziale", ha dichiarato Obama ieri. Bene, ha minimizzato il quadro. Per colnmare un divario di più di $2 trilioni - forse anche molto di più, se le proiezioni dell'ufficio delle Finanze del Congresso risultano troppo ottimiste - Obama offre un programma da $775 miliardi. Non è abbastanza".
Dalla quantità, alla qualità
Krugman contesta ad Obama la scelta di intervenire sulla leva fiscale con sgravi per il 95% degli Americani, a scapito di una maggiore spesa pubblica. "Ora, lo stimolo fiscale può a volte avere un effetto moltiplicatore - ammette Krugman - Oltre che gli effetti diretti per esempio dell'investimento in infrastrutture, ci può essere un effetto indiretto ulteriore in quanto più alti redditi conducono a più alte spese in consumi. Le stime suggeriscono che un dollaro della spesa pubblica alzi il Pil intorno a $1.50. Ma soltanto il 605 del programma di Obama consiste in spesa pubblica. Il resto sono riduzioni di imposta - e molti economisti sono scettici circa quanto queste riduzioni di imposta, particolarmente le riduzioni delle imposte per il commercio, realmente possano amplificare la spesa".
....
http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsid=90368
piano anti crisi insufficiente
"La prescrizione del sig. Obama non è adeguata alla sua diagnosi". A bocciare il piano anti crisi illustrato ieri dal presidente eletto è il Nobel per l'Economia Pual Krugman, dalle colonne del New York Times, che oggi dà ampio spazio alle perplessità e allo scetticismo dell'ala 'liberal' del Partito democratico in Senato sulla manovra da 770 miliardi di dollari: troppo pochi, e troppo sbilanciati sui tagli alle tasse rispetto agli investimenti pubblici. L'ex candidato alla Casa Bianca John F. Kerry, ad esempio, contesta gli sgravi fiscali per gli imprenditori che assumono: non sono 3mila dollari - accusa - a orientare le scelte dei businessmen.
La penna rossa di Krugman
La critica più netta e decisa, tuttavia, al piano Obama arriva da Krugman.
"Il programma economico che (Obama) sta offrendo non è forte quanto le sue parole sulla minaccia economica. Infatti, è largamente al di sotto di quanto è necessario. Consideriamo quanto è grande l'economia degli USA. Con una domanda sufficiente alla sua capacità produttiva, l' America produrrebbe più di 30 trilioni di dollari di beni e di servizi nel corso dei prossimi due anni. Ma con il crollo sia dei consumi che degli investimenti, un enorme gap (differenza, ndr.) sta aprendosi fra che cosa l'economia americana può produrre e che cosa è capace di vendere. Ed il programma di Obama non è in nessun capitolo abbastanza grande per colmare questo "gap dell'output". All'inizio di questa settimana, l'Ufficio Finanze del Congresso ha pubblicato la sua ultima analisi con previsioni e prospettive congiunturali. I dati dicono che senza un programma di stimolo dell'economia, il tasso di disoccupazione aumenterebbe ad oltre il 9% entro l'inizio del 2010 e rimarrebbe alto negli anni a venire. Per quanto questa proiezione sia torva, è in realtà ottimista rispetto ad alcune previsioni indipendenti. Obama stesso dice che senza un programma di stimolo, il tasso di disoccupazione potrebbe entrare in doppia cifra".
"Anche i dati del Congresso, tuttavia, indicano che 'la produzione nel corso dei due prossimi anni sarà in media 6.8% sotto il suo potenziale'. Ciò si traduce in $2.1 trilioni di produzione persa. 'La nostra economia potrebbe perdere 1 trilione di sollari rispetto al suo potenziale", ha dichiarato Obama ieri. Bene, ha minimizzato il quadro. Per colnmare un divario di più di $2 trilioni - forse anche molto di più, se le proiezioni dell'ufficio delle Finanze del Congresso risultano troppo ottimiste - Obama offre un programma da $775 miliardi. Non è abbastanza".
Dalla quantità, alla qualità
Krugman contesta ad Obama la scelta di intervenire sulla leva fiscale con sgravi per il 95% degli Americani, a scapito di una maggiore spesa pubblica. "Ora, lo stimolo fiscale può a volte avere un effetto moltiplicatore - ammette Krugman - Oltre che gli effetti diretti per esempio dell'investimento in infrastrutture, ci può essere un effetto indiretto ulteriore in quanto più alti redditi conducono a più alte spese in consumi. Le stime suggeriscono che un dollaro della spesa pubblica alzi il Pil intorno a $1.50. Ma soltanto il 605 del programma di Obama consiste in spesa pubblica. Il resto sono riduzioni di imposta - e molti economisti sono scettici circa quanto queste riduzioni di imposta, particolarmente le riduzioni delle imposte per il commercio, realmente possano amplificare la spesa".
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http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsid=90368