l' angolo dell' ideologia by La morte

La morte

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«La rivoluzione proletaria passa anche attraverso il buco del cul.o», sosteneva Luciano Parinetto nel suo L'utopia del diavolo, uno dei testi che ravvivarono il dibattito tra marxisti italiani nei primi anni Settanta. L'affermazione suscitò reazioni stupite e indignate, a dire il vero più indignate che stupite.
Ma cosa significa «la rivoluzione proletaria passa anche per il buco del cu.lo»? Per capirlo facciamo dapprima riferimento a un altro saggio di Parinetto, Capitalismo e analità, (ora raccolto, insieme ad altri saggi del grande filosofo, prematuramente scomparso nel 2001, in Marx diversoperverso, Edizioni Unicopli). Si parte dai testi giovanili di Marx e dal corpus delle opere di Freud. Il giovane Marx e Freud concordano nell'attribuire alla formazione della fase anale (alla sua "normalizzazione" e "sublimazione") l'origine del capitale, ossia dell'attitudine alienante ad accumulare soldi e a fare di questa attitudine una forma di religione universale, la più forte religione del mondo. Differentemente da Max Weber, che in L'etica protestante e lo spirito del capitalismo vedeva l'origine del capitalismo nella «vocazione professionale e dedizione al lavoro professionale» tipiche della società calvinistica, Marx e Freud riletti da Parinetto insistono invece su un'alienazione sociale che non ha origine dalla religione ma da abitudini, cristallizzate nel tempo e disciplinate poi da leggi, che riguardano il corpo dei singoli individui. Marx (dai Manoscritti economico-filosofici del 1844): «Al posto di tutti i sensi fisici e spirituali, attraverso l'alienazione dell'individuo nel rapporto servo-padrone, il capitale ha imposto il senso dell'avere». E se il corpo è un infinito scambio (uno scambio sacro, ci ricorda Ginsberg) con l'universo, il capitale, la logica dell'avere rispetto alla visceralità osmotica dei sensi nel mondo, è chiusura e negazione, follia collettiva. Freud (da Tre saggi sulla teoria della sessualità): «Considerando l'ano, è proprio il disgusto a bollare questa meta sessuale come perversione. Ma questa ripugnanza non è diversamente significativa di quella data dalle ragazze isteriche verso il genitale maschile. Che cioè esso serve per la minzione. Nella sessualità, normalità e anormalità non sono assoluti, ma sono inestricabilmente legati a società storiche che sorgono dal loro tentativo di autoconservazione mediante la plasmazione della libido con i mezzi dell'educazione infantile, del pudore, del disgusto, della moralità e, soprattutto, dell'inibizione autoritaria».
Ma torniamo all'ano, questa volta attraverso altri due filosofi, G. Deleuze e F. Guattari, citando un passo di Capitalismo e schizofrenia: «Le nostre società moderne hanno proceduto a una vasta privatizzazione degli organi. Il primo organo privatizzato, messo fuori campo sociale, è stato l'ano. E' lui che ha dato il suo modello alla privatizzazione, nello stesso tempo in cui il denaro esprimeva il nuovo Stato borghese». Insomma, c'è, nel buco del culo o, meglio, nella sua negazione, qualcosa di fondante rispetto alla nostra società. Qualcosa di ineluttabilmente deviante rispetto a una verità umana distorta da un'altra verità, quella del capitale e ancora prima del potere.
Nell'antica Roma, era il rapporto tra padrone e schiavo a regolamentare la sessualità anale: il padrone poteva sodomizzare, lo schiavo poteva essere sodomizzato, in un irrigidimento di ruoli falsamente riferito a un modello "naturale" in cui è il rapporto di forza a determinare la liceità delle forme del piacere. Mentre nel medioevo, dove la sessualità anale è ufficialmente bandita, il suo trionfo non può che essere negativo e difatti ritorna nel Sabba, dove le streghe si riuniscono per baciare il buco del culo del diavolo, oppure nell'iconografia del male, ad esempio nelle stampe popolari dove si ritraeva una donna che, rimirandosi allo specchio, vedeva riflessa non la propria immagine ma quella del diavolo che gli mostrava il proprio ano.
A questo punto, l'affermazione iniziale di Parinetto ci appare più comprensibile. Parinetto, che scriveva dopo lo strappo del Partito comunista italiano con quello sovietico e molto dopo la denuncia dei crimini di Stalin, era andato, nella lettura di Marx, ai fondamenti di un'alienazione umana che denunciava nella società, in ogni tipo di società presente e ancora a venire, la preistoria dell'uomo. Preistoria confermata da ogni tipo di regime instaurato nel Novecento. Preistoria che si supererà soltanto nel superamento di ogni forma di alienazione storica. Di qualunque alienazione. Nell'affermazione e nel superamento della diversità. Leggiamo un altro suo passaggio: «L'omosessualità, l'analità, la danza delle streghe (con il suo poliformismo e la sua transessualità) hanno il compito di distruggere, nel vissuto, quei ruoli sessuali che sono essenzialmente funzionali alla riproduzione del capitale». Ma attenzione: «La contestazione omosessuale e femminista se, come lo è l'ateismo nei confronti di dio, non vuole essere una posizione per negazione di quel capitalismo che l'ha fatta emergere per emarginazione e stigmatizzazione, se non vuole confermare i ruoli sessuali mediante una semplice negazione di essi (ciò che si pone per negazione dipende da ciò che va negando), deve presentarsi come introduzione alla dissoluzione dei ruoli, vale a dire alla transessualità, cioè a un totalmente altro, a una radicalmente nuova posizione, sia riguardo alla normalità, sia riguardo alla diversità». Il linguaggio di stampo hegeliano, oggi piuttosto astruso, non ci proibisce di cogliere il significato di queste parole: un femminismo come pura reattività storica nei confronti del maschilismo ne crea un clone invertito, così come l'omosessualità che si pone come diversa ortodossia non mutano, nella sostanza, nulla.
Non deve esistere, insomma, normalità. E' la norma, l'alienazione. Per Parinetto, l'eterosessualità è omosessualità travestita («In questa società, il rapporto dell'uomo con la donna è un inconsapevole rapporto dell'uomo con se stesso, tanto è vero che in una simile società il travestito impersona perfettamente l'immagine che l'uomo si fa della donna»), mentre l'omosessualità militante o unidirezionale è, nella sostanza, la stessa cosa, esprimendo comunque dialettiche di potere, giochi di ruoli.
Un testo della metà del IV secolo, il copto Vangelo secondo Tommaso, fa dire a Gesù: «Quando farete in modo che due siano uno, che l'interno sia come l'esterno, e l'alto come il basso, e se voi fate del maschio e della femmina una cosa sola, affinché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, entrerete nel regno».


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