La bilancia della stima.

melodia ha scritto:
genesta, probabilmente avresti desiderato comunicare altro
(e lo so che il pc non aiuta quanto una bella chiacchierata a quattr'occhi)
ma quando t'ho sùbito dopo lasciato il post sulla mia non spiccata capacità
nell'uso della vanga e dell'aratro
, intendevo parafrasarti e fare ironia
proprio su questa tua frase, diciamo, infelice.

volevo in pratica comunicare che incapaci di fare il lavoro degli altri,
lo siamo tutti... perchè, appunto, dovremmo prima impararlo.
ma asserire che a priori, i contadini, non abbiano le capacità per imparare il lavoro
da ufficio... non è corretto. perchè allora anch'io potrei non essere dotata di pollice verde,
e quindi, un contadino può ritenermi incapace intellettivamente o dura di comprendonio, che dir si voglia.



scappo :)

Anche tu travisi.

E osi parlare a me di correttezza?
 
melodia ha scritto:
non è così! chiedo solo che si resti in topic! tu sei libero di dire che
il lavoro d'ufficio è maggiormente stimabile di quello di un contadino... e non ti curar, dopo che l'hai fatto, di me!
...che valgo quanto una carta di pepe ;) (poi vi spiego cosa significa in barese hihihi)

Allora riportami la frase in cui io ho detto che il lavoro d'ufficio è maggiormente stimabile di quello di un contadino.
 
genesta ha scritto:
Anche tu travisi.

E osi parlare a me di correttezza?

genesta, siamo in due qui ad aver trovato la frase poco felice,
relativamente a quel termine. la travisatrice era una... ora son diventate due.
dovessimo diventarne dieci, faccio un esempio... saremmo tutti travisatori, giusto?

non è forse il caso, lo dico anche a te (ma vedo che la cosa càpita spesso, qui)
di assumersi le responsabilità di quanto si scrive ed aggiungere
ai post oltre ad un "a parere mio" in più, anche un "devo essermi spiegato male"?!?
giusto per correttezza e per chiarire meglio quanto si espone, in tutta naturalezza.

perchè dopotutto non ho ancora letto da parte tua una migliore giustificazione
per quel termine e quella frase; solo polemica. e a me la polemica non interessa.


quindi se vogliamo andare avanti, facciamolo in modo costruttivo.
 
Quella frase poco felice te la sei inventata. Il fatto che anche la tua amica ripete la stessa cosa non avvalora una menzogna.

Ti ho chiesto di riportarmela e tu non lo fai, chiaramente, perche' non la trovi.

Ti faccio osservare che la polemica l'hai fatta tu con un attacco diretto alla mia osservazione pacata sul quesito che tu ponevi e che era:

messi sulla bilancia

1] una persona che lavora i campi tutto il giorno grondando sudore
2] una persona che occupa un ufficio pubblico cazzeggiando tutto il giorno

e tenendo conto che entrambe sono (dentro) due belle persone...
...meritano entrambe pari grado di stima?


Che poi e' diventata:

ovvero: tenendo conto che A e B sono delle buonissime persone interiormente
e tenendo conto che A e B hanno scelto consapevolmente il proprio lavoro (quindi tenendo fuori soddisfazioni/frustrazioni da esso causati),


Come se la scelta consapevole fosse un optional poco importante. Ed invece cambia completamente il senso del quesito.

E' questa la tua correttezza?

Ma che razza di persona sei?

Tu non cerchi costruttivita'.

Tu, e quell'altra Tastego non e' da meno, parti da un preconcetto nei miei confronti, dettato da una antipatia indefinita sempre nei miei confronti.

Dopodiche' leggi frettolosamente e svogliatamente il mio scritto e lo interpreti secondo quel preconcetto.

Cosi' parti da presupposti sbagliati per approdare a conclusioni assurde.

Poi, per avvalorare tali conclusioni metti in "bocca" al sottoscritto frasi che non ha mai detto e che ben si guarda, per propria indole, dal formulare.

Alla fine, messa alle strette chiudi la conversazione vaneggiando e mettendo a nudo i tuoi preconcetti.

Infine ti dilegui - come in ogni nostra conversazione -

Non e' da meno tashego che cosi' conclude:

Probabilmente hai ragione. Quando un'opinione ingiusta sfiora l'uomo intelligente, vivace e gentile seduto davanti a me in questo momento, a cui devo la vita e tutto quello che di buono essa mi ha dato, la rabbia mi acceca e divento irrazionale e molto cattiva. Meglio che vada avanti qualcun altro a sviscerare l'interessante argomento.
Buona serata.


Alla quale rispondo che si, probabilmente. Perche', probabilmente, io utilizzo quello strumento che chiamasi cervello, del quale invece tu ti lasci utilizzare.

In realta' i tuoi scritti sono un insulto alla mia intelligenza.

Entrambi mi avete attaccato direttamente e scorrettamente ed e' un comportamento che non permetto a nessuno.

Capita a tutti di avere degli abbagli ed io per primo mi sono scusato con coloro dei quali ho male interpretato i pensieri.

Se vuoi un dialogo costruttivo, inizia a scusarti per aver travisato e per aver insistito su quella travisazione, altrimenti evita, d'ora in avanti, anche soltanto di rivolgermi la parola.
 
dò pari dignità ad entrambe le persone,sia il contadino sia a colui KE LAVORA sul pc...
provo a pensare:se oggi pom esco e conosco 1 ragazzo,cambia qualkosa se mi dice ke fa il contadino o lavora in ufficio?la mia risposta è no.... :) e lo tratterei con la dignità ke si merita nei miei confronti indipendentemente dal lavoro ke fa.. :up:
anzi,penso di essermi comportato così sempre in questi anni..
 
Questo thread intellettual-agriculturale dormiva da oltre quattro anni.
La primavera s'avvicina. E' tempo di risvegliarlo.



Wiwa melodia (e ovviamente wiwa Tasthego, wiwa Argema e gli altri nobili partecipanti).




Secondo me, la materia analizzata IQT si fonderebbe a meraviglia, per certi aspetti, con il thread sulla piramide di Maslow.
Solo che quello l'ho aperto su un altro forum :(.
E adesso?
 
Ah, si parlava di me e non lo sapevo :D

sull'argomento si potrebbe dire di tutto o troncarlo in breve. Le persone e il lavoro hanno pari dignità, almeno così dovrebbe essere.

Poi ci sono luoghi comuni e tendenze per cui in base al periodo storico alcune mansioni godono di maggior o minor stima. Negl'anni 70 il ragioniere negl'anni 80 i tecnici nei 90 i venditori nel 2000 i web master.

Mi vien da aggiungere che il lavoro che svogiamo col tempo inevitabilmente condiziona il nostro modo di pensare e di essere anche in cose non inerenti al lavoro.
E' da qui che nascon poi le differenze vere fra i lavoratori.
 

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