la crisi in Germania

tontolina

Forumer storico

Lo tsunami di insolvenze in Germania: crollo strutturale in corso​

da Zerohedge
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lo-tsunami-di-insolvenze-in-germania)

La Germania è investita da un'ondata di insolvenze. Ora, nel terzo anno di una prolungata recessione, la situazione economica è più allarmante rispetto alla crisi finanziaria del 2009.

La spirale di morte delle imprese tedesche ha raggiunto proporzioni drammatiche. Secondo il Leibniz Institute for Economic Research di Halle (IWH), il secondo trimestre del 2025 ha fatto registrare il numero più alto di insolvenze tra società di persone e società di capitali degli ultimi 20 anni.
Nonostante un leggero calo a giugno, la tendenza persiste: la sostanza economica della Germania si sta erodendo e, con essa, la nazione sta silenziosamente dicendo addio alla sua prosperità.
Nel complesso, nel secondo trimestre sono state registrate 4.524 insolvenze aziendali, con un aumento del 7% rispetto al primo trimestre del 2025.

Gli economisti citano non solo la recessione in corso, ma anche una correzione di mercato attesa da tempo, dopo anni di tassi di interesse bassissimi imposti dalla Banca Centrale Europea. Come afferma Steffen Müller, responsabile della ricerca sull'insolvenza presso l'IWH: “Per molti anni i tassi di interesse estremamente bassi hanno impedito i fallimenti e, durante la pandemia, gli aiuti di Stato hanno mantenuto in vita aziende già deboli”. Ora il mercato sta reclamando il suo potere di pulizia.

Evitare l'analisi della causa principale
Ma questa rottura strutturale si scontra con un vuoto nella politica economica.


Sebbene l'analisi dell'IWH eviti di affrontare le debolezze strutturali più profonde e i danni politici autoinflitti, questi rimangono i fattori decisivi alla base dell'isolamento economico della Germania. Gli elevati costi energetici, l'eccessiva regolamentazione e la pressione fiscale – per gli standard internazionali – stanno spingendo le aziende al fallimento o alla fuga all'estero. I lavoratori ne stanno ora risentendo sempre di più.

Secondo la società di consulenza Ernst & Young, nel 2025 saranno probabilmente tagliati oltre 100.000 posti di lavoro, soprattutto nel settore industriale, la principale vittima della crisi energetica e normativa. Dal periodo pre-COVID l'industria tedesca ha perso circa il 10% del suo volume di produzione. Considerato isolatamente, il settore è finito più in una depressione che in una recessione. Nelle condizioni attuali, un ritorno a un percorso di crescita sostenibile è improbabile.

Estinzione di massa delle aziende tedesche
Solo a giugno gli economisti dell'IWH hanno contato 1.420 fallimenti aziendali, in calo del 4% rispetto a maggio, ma i confronti su base annua rivelano l'intera portata della crisi: un aumento del 23% rispetto a giugno 2024. Le cifre sono anche superiori, di oltre il 50%, rispetto alla media pre-lockdown. Particolarmente degno di nota: in stati economicamente forti come la Baviera e l'Assia, le insolvenze sono aumentate in modo sproporzionato, rispettivamente dell'80% e del 79%.
Anche il settore edile, duramente colpito, sta soffrendo. Un tempo elemento stabilizzante nel 2020-21, l'attività edilizia è crollata sin dal 2022. La produzione edilizia reale è diminuita del 4% nel 2024, con un ulteriore calo previsto del 2,5-3% per il 2025. Nel complesso il volume reale delle costruzioni nel 2025 sarà inferiore del 10-12% rispetto ai livelli del 2019.

False speranze di salvataggio
Il governo tedesco prevede un piano di stimolo economico da €847 miliardi, finanziato tramite debito, nell'arco di quattro anni, destinato principalmente al potenziamento delle infrastrutture e dell'apparato militare.
Tuttavia la maggior parte dei fondi sarà probabilmente destinata a colmare le lacune del sistema previdenziale tedesco, ormai in piena emorragia.

Solo nel 2025 si prevede un deficit previdenziale di almeno €140 miliardi. Il governo federale deve colmare questa lacuna per evitare un aumento vertiginoso dei costi secondari. In caso contrario gli ambiziosi piani di investimento dell'amministrazione Merz crolleranno.

La Germania è diventata un caso socioeconomico problematico e i suoi leader si aggrappano all'ormai sorpassato copione keynesiano.
Si prevede che la spesa pubblica, finanziata attraverso il debito e sostenuta dalla soppressione dei tassi d'interesse da parte della BCE, darà una spinta all'economia.
Ma questo non accadrà. Solo il mercato può allocare in modo efficiente il capitale scarso verso usi produttivi che creino prosperità. Berlino ancora deve comprendere questa realtà.
Il recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea costerà alla Germania circa €6,5 miliardi in dazi solo nel primo anno, ma ben più dannoso sarà l'esodo delle aziende che trasferiscono le proprie attività negli Stati Uniti per evitare i dazi, a meno che il sistema tariffario tedesco non cambi.

L'ondata di debiti del governo Merz potrebbe ritardare brevemente l'ondata di insolvenze inondando i mercati di capitale artificiale, ma questo non farà che rinviare l'inevitabile resa dei conti: un'epurazione delle aziende zombi che prosperavano grazie al credito a basso costo o ai sussidi del Green Deal europeo.

Stato ipertrofico, ideologia verde
A poche settimane dall'insediamento di Friedrich Merz come cancelliere, una cosa è chiara: non si tornerà a una politica economica basata sul mercato. Merz si è rivelato un sostenitore del big government, dell'interventismo e dell'ortodossia della trasformazione verde.

La Germania detiene ancora il peso politico necessario per far fallire il programma di trasformazione di Bruxelles e forzare un ritorno alla razionalità economica. Tuttavia, finora, la rapida deindustrializzazione del Paese e la prolungata recessione non hanno innescato una rivalutazione critica del suo percorso politico.

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: Francesco Simoncelli's Freedonia
 

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