La fusione fredda è una realtà anche grazie alla ricerca italiana

Per quanto riguarda la distribuzione, “siamo in trattative con Home Depot (un distributore di prodotti per la casa con sede ad Atlanta, n.d.r.)”, rivela l’ingegnere. La Leonardo Corporation, società americana di Andrea Rossi con sede a Bedford, New Hampshire, si occuperà, invece, di comunicare le istruzioni su come installare l’E-Cat agli imprenditori, che, se vorranno, potranno richiedere l’assistenza di tecnici certificati per l’installazione.


In rete, dal week end, non mancano report entusiastici del convegno di Pordenone sull’E-Cat svoltosi venerdì. Andrea Rossi e i sui collaboratori hanno, in effetti, condito uno show denso di particolari e rivelazioni sui reattori a fusione fredda che starebbero per invadere il mercato.
Va chiarito subito, per chi avesse delle speranza in proposito, che nessuna prova del funzionamento dell’invenzione è stata fornita. Ma va precisato, anche, che tale dimostrazione non era attesa: il target dell’iniziativa era composto da persone già convinte dai precedenti test di Rossi o comunque che non mettevano in dubbio la sua onestà intellettuale.
Ma quali sono state le eccezionali rivelazioni di Rossi? Sintetizzando possiamo dire che l’ingegnere italiano e i suoi collaboratori hanno:

  • Confermato lo stato avanzatissimo dei lavori sull’E-Cat industriale da 1 MW termico. Non solo è tecnicamente già in vendita, ma le ultime grane da risolvere sarebbero di tipo burocratico. Rossi ha poi chiarito che stanno comunque continuamente lavorando sul progetto, per migliorarne le specifiche tecniche;
  • Confermato anche le prestazioni e la costituzione della stessa versione di E-Cat. Il MW termico viene raggiunto grazie al lavoro di 100 moduli (mini reattori) a fusione fredda: di essi 90 lavorano in parallelo e 10 svolgono un compito di “riserva”. Nel caso, infatti, che un modulo si fermasse, la presenza di tali moduli aggiuntivi garantirà una stabilità di produzione energetica. Il COP del macchinario ora disponibile è di “appena” 6. In realtà, è già possibile ottenere risultati migliori, ma per questioni di sicurezza il prodotto viene limitato;
  • Spiegato i dettagli tecnici delle attuali offerte. Comprando al giorno d’oggi un impianto E-Cat si potrebbe temere di aver acquistato un reattore che diverrà obsoleto in pochi anni, con un COP sensibilmente più basso dei modelli che verranno. In realtà, nel momento ciclico in cui verranno svolte sia la ricarica sia la manutenzione dell’impianto, i tecnici della Leonardo Corporation garantiranno anche un costante update tecnologico. In questo modo, chi acquistasse ora un E-Cat avrebbe nei propri stabilimenti sempre la versione più moderna ed efficace dello stesso;
  • Confermato che l’Hot Cat è ormai quasi pronto e che i test sono riusciti a stabilizzare la temperatura a 1000 gradi. In pratica sono gli stessi dati che vi avevamo già anticipato venerdì.
Inoltre, Rossi e i suoi collaboratori, oltre a mostrare uno dei “tubi magici” – il cuore del reattore – spiegando dettagliatamente misure e pesi delle varie versioni, hanno parlato un po’ delle teorie fisiche che starebbero dietro il funzionamento dell’E-Cat. Rossi ha confermato di avere una sua idea a riguardo, che non può essere rivelata nel dettaglio al momento. Inoltre, ha ribadito che a suo dire la fusione fredda fra nichel e idrogeno non è che un effetto secondario all’interno di un processo più complesso.
All’interno della chiacchierata più tecnica, però, è venuta fuori anche una considerazione pratica interessante. Il periodo di spegnimento di 4 ore si spiega grazie alla presenza di elementi leggermente radioattivi, provocata dalla stessa reazione innescata. L’attesa corrisponde al tempo di decadimento degli stessi.


Infine, uno dei protagonisti della conferenza è stato l’ing. Fulvio Fabiani, che avrebbe realizzato per la Leonardo Corporation il sistema elettronico per il controllo e la sicurezza dell’impianto e dei suoi vari moduli. La rete di controllo sarebbe allo stesso tempo efficace ed economica, garantendo quindi di non strozzare le potenzialità economiche dell’invenzione. Fabiani ha poi rivelato che inizialmente non credeva alla fusione fredda. Dopo aver lavorato, ancora scettico, alla suddetta rete, ha dovuto però concludere che, in qualche modo, l’E-Cat effettivamente funzioni.
 
Green


Fusione fredda, un passo avanti e due indietro


Lunedì, 22 ottobre 2012 - 12:44:00
Un passo avanti e due indietro: sembra questa la chiave di lettura degli ultimi avvenimenti sul fronte della Fusione Fredda/LENR.

Cominciamo dal passo avanti, l’importante articolo teorico di Maiani Ruocco e coll. sulla teoria di Widom Srivastava Larsen. Finalmente si apre un grande dibattito teorico che è essenziale per avanzare sulle applicazioni industriali oramai prossime tra l’altro al mercato. Lo speaker del Gruppo Antonello Polosa racconta a Wired.it, ripreso da Galileo e Green Style:

“Gli errori che abbiamo individuato sono di vario genere”, continua Polosa. “Ce ne sono alcuni abbastanza grossolani, legati alle conversioni tra unità di misura, e altri molto più sottili, relativi all'interpretazione delle forze nucleari in gioco. Ciononostante, sono convinto della buona fede degli autori: purtroppo, come capita spesso nella scienza, hanno commesso degli errori. Se i calcoli fossero stati giusti, avremmo fatto un grande passo avanti verso la fusione fredda, ma sfortunatamente non è così”.

Galileo riferisce quindi che: “L'articolo contesta i risultati di alcuni lavori precedenti (li trovate qui, qui e qui), i cui autori mostravano come gli elettroni degli atomi di idrogeno intrappolati nel palladio avessero una certa probabilità di arrivare molto vicino ai protoni del nucleo e colpirli. A questo punto, i protoni si sarebbero convertiti in neutroni lenti e avrebbero innescato una reazione a catena, fondendosi con il litio 366 e rilasciando una grande quantità di energia.

Srivastava, Widom e Larsen (questi gli autori degli articoli contestati), hanno presentato il loro lavoro in parecchie conferenze internazionali, riscuotendo un discreto successo, finché non si sono imbattuti nei fisici dell'Infn, che, notando una serie di anomalie, hanno ripetuto i calcoli e smascherato gli errori.

“Quelli di Srivastava, Widom e Larsen sono una serie di argomenti che, separatamente, sono plausibili” dice ancora Polosa. Ma il problema infatti appare proprio l’insieme dei fenomeni, i cosiddetti fenomeni collettivi nucleari che avevano portato Giuliano Preparata allo sviluppo del Path Integral e all’adozione della Coherent Quantum Electrodynamics per interpretare i fenomeni coerenti nucleari (vedi Rapporto 41 delle’ENEA) e anche i fenomeni collettivi nella materia vivente che manifesta livelli di ordine superiori inconcepibili con una visione esclusivamente parcellare (ne parlerò stasera alle 21.30 su richiesta della direzione in una conferenza al Karafuur Resort di Zanzibar www.karafuuhotel.com , per raccontare meglio alcuni risultati della farmacolettrodinamica nel trattamento di ustioni estese da esposizione solare, su cui Giuliano Preparata diede un contributo decisivo nella definizione e nella comprensione dei meccanismi elettroquantistici dei farmaci nella sua ultima conferenza a fine secolo scorso sul ruolo della QED in medicina.

Appare ancora oggi questo il punto chiave nella interpretazione dei fenomeni nucleari oggetto della contesa teorica, e in questo senso la risposta di Widom Srivastava e Larsen pubblicata anche questa su ARVIX, sembra mostrare una capacità di leggere i fenomeni collettivi nucleari utile a interpretare ciò che accade nei laboratori dove scrive Repubblica Addio a Martin Fleischmann fu il padre della fusione fredda - Repubblica.it , ben 17.000 repliche sperimentali di Fusione Fredda sono riuscite negli ultimi ventanni.

Del passo avanti sulla teoria abbiamo detto sopra, DEI DUE PASSI INDIETRO segnialiamo come scrive Green Style Fusione fredda, ricercatori italiani scoprono errori nelle ricerche - Energia, Nucleare - GreenStyle

“E se questo riguarda il lavoro di Srivastava, Widom e Larsen, su quello di Rossi e Focardi i fisici hanno poco da dire. Lo stesso Polosa infatti nota la differenza di approccio fra i tre studi presi in esame e quelli che starebbero dietro l’E-Cat: Pons, Fleischmann, Rossi e Foccardi avevano ben poco di scientifico, o quantomeno non hanno saputo dimostrare alla comunità la reale efficacia delle loro scoperte. In questo caso, siamo davanti a un lavoro molto più dignitoso dal punto di vista della fisica.

Così dopo la sottolineatura degli errori teorici con la matità rossa, arriva la matita blù per sottolineare che “Pons, Fleischmann, Rossi e Foccardi avevano ben poco di scientifico”. Sulla base di quali parametri Polosa e c. facciano tali dichiarazioni non è dato di sapere. Anzi qualcosa abbiamo appreso dai Mille non garibaldini che avevano scritto al ministro per combattere contro gli studi inutili "Basta soldi agli studi inutili" scienziati anti-fusione fredda - Repubblica.it


Apprendiamo con imbarazzo che la “lotta continua”, caseggiato per caseggiato e all’INIRM i ricercatori si rifiutano di lavorare con il Presidente dell’Ente prof. Alberto Carpinteri. Record olimpionico — Ulisse C’è di che andare poco fieri nel bailamme italiano. Vorrei solo comunicare che a breve Maiani Ruocco e colleghi dovrebbero avere tra le mani un articolo teorico di quelli che gradiscono che dimostrerebbe che i fenomeni piezonucleari sono plausibili in teoria e i dati
sperimentali sembrano fondati e logici e forse sono un avamzamento teorico e sperimentale importante per la scienza di base e perchè no applicata.

Nel frattempo godiamoci la risposta di Widom Srivastava e Larsen a Maiani Ruocco e c. che farà piacere a quanti vogliono che la scienza tra una scintilla e l’altra vada avanti per il bene dell’Umanità.

Non si tratta di “sconfessare chi li sconfessa” come chiede Green Style: Fusione fredda, ricercatori italiani scoprono errori nelle ricerche - Energia, Nucleare - GreenStyle nelle conclusioni della sua nota ma di lavorare tutti insieme per lo sviluppo della conoscenza nei meandri nucleari della materia …anche vivente… please

Da Zanzibar

Vincenzo Valenzi
 
Fusione fredda. Si parlava di febbraio/marzo per le certificazioni e quindi per l’installazione del primo E-cat ad alta temperatura, ma ora Andrea Rossi sembra tornare sui suoi passi, parlando di uno slittamento verso il mese di aprile. Il problema, a quanto pare, sarebbero le certificazioni, che stentano ad arrivare. Così come il documento firmato da terze parti, che sarà pubblicato indipendentemente dai risultati, ma che ancora non risulta emesso.


“Stiamo lavorando duramente per le consegne degli Hot E-cat e sulle loro certificazioni di sicurezza – scrive Rossi sul suo blog - Come sapete, su di loro è in corso una convalida indipendente di terze parti che recentemente è stata prolungata con ulteriori test. Penso che la pubblicazione dei risultati sarà effettuata a marzo, dopo la fine delle prove. Voglio nuovamente ricordare che i tempi di lavoro delle terze parti e le loro pubblicazione non dipendono dalla mia volontà. A marzo saranno emesse anche le certificazioni di sicurezza (anche queste in corso). La consegna del primo impianto dovrebbe essere effettuata tra marzo e aprile”.

Al di là del documento firmato dalle terze parti, l’impianto non potrà essere chiaramente installato senza le certificazioni, il cui ritardo giustifica il prolungarsi dell’attesa. Molti dubbi affiorano su questo delay, ma Rossi mostra sicurezza, e non dubita dei risultati.

Intanto i concorrenti o presunti tali dell’inventore italiano proseguono il loro lavoro, a volte criticati dallo stesso Rossi, come nel caso di Francesco Piantelli, altre volte in modo del tutto indipendente, come sembra procedere Francesco Celani, i cui esperimenti sono recentemente stati replicati dai ricercatori Paul e Ryan Hunt nell’ambito del Martin Fleischmann Memorial Project, ripresi e trasmessi durante il telegiornale delle 20 dalla Lakeland Public Television del Minnesota (Usa).

Diverso approccio, quindi, quello di Celani, che non solo replica pubblicamente i suoi esperimenti, ma consente anche ad altri ricercatori di utilizzare i suoi dati ed eventualmente di modificare dettagli delle procedura, con un meccanismo open source. Quale dei due modi di procedere sia migliore non sta di certo a noi giudicarlo. Al futuro, speriamo prossimo, l’ardua sentenza.


Fusione fredda: l?Hot E-cat è in ritardo, intanto Celani va in TV - NextMe
 
Energia: fusione a freddo sbarca negli Usa

di: Sofia Basso Pubblicato il 20 maggio 2013| Ora 11:16


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Assegnata dall'ufficio brevetti licenza a un progetto di reazione nucleare per "generazione di particelle". La teoria di Focardi e Rossi al primo riconoscimento ufficiale.


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I fisici Rossi e Focardi con alle loro spalle un apparato sperimentale per la fusione nucleare a freddo.


ROMA (WSI) - Ha dovuto cambiare nome, come i testimoni scomodi. Ma dopo 24 anni di ignominia, la fusione fredda ha ottenuto il suo primo riconoscimento ufficiale dal governo americano: il 16 aprile l’ufficio brevetti Usa ha assegnato agli «Stati Uniti d’America rappresentati dal segretario della Marina militare» una licenza dal titolo "Sistema e metodo per generare particelle".

Nel testo pubblicato non si usa mai la controversa dicitura di fusione fredda, né il più moderno acronimo Lenr (Reazioni nucleari a bassa energia). Ma che si tratti del procedimento annunciato al mondo nel marzo 1989, e subito screditato, lo conferma a left il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia: «Il brevetto presentato nel 2007 e oggi appena accettato si riferisce al noto problema della fusione fredda», risponde l'ex presidente dell'Enea. Rubbia, però, interrompe la corrispondenza email quando gli chiediamo esplicitamente se questo passaggio formale significhi che la fusione fredda funzioni. Gli interessi in gioco, del resto, rimangono altissimi.

Se, come sostenuto dai chimici Martin Fleischmann e Stanley Pons, il fenomeno della fusione dei nuclei di deuterio col conseguente rilascio di grandi quantità di calore avvenisse effettivamente anche a temperatura ambiente (e non solo a quelle estreme del Sole o delle centrali atomiche), il mondo sarebbe di fronte a una fonte di energia pulita, a basso costo e illimitata. E risolverebbe definitivamente il problema del rifornimento energetico e dell'effetto serra.

Ovviamente una simile rivoluzione farebbe saltare gli attuali equilibri geopolitici, visto che i Paesi produttori di petrolio perderebbero il loro primato. L'enorme posta in gioco e la concorrenza della fusione calda per i finanziamenti sono i primi indiziati per il muro che la comunità scientifica alzò già poche settimane dopo l'annuncio dei due scienziati dell'università dello Utah. Emblematico l'articolo di Nature intitolato "Addio (senza rimpianti) alla fusione fredda".

Era il marzo 1990 e la prestigiosa rivista liquidava la «pretesa» di Fleischmann e Pons come «nota a piè di pagina» e paragonava gli studi sulla fusione fredda alla «ricerca della Pietra filosofale, perseguita alla faccia dei ripetuti fallimenti». La confusione suscitata dai due chimici, rincarava la rivista, «ha portato discredito alla comunità scientifica» perché «ha dato licenza alla magia». Già da mesi, comunque, gli epiteti si sprecavano: chimera, bufala, parascienza. Oggi quella "magia" si è aggiudicata addirittura il timbro del governo americano. «È singolare che l'ufficio brevetti degli Stati Uniti abbia accettato di brevettare un dispositivo che fa reazioni nucleari a temperatura ambiente. Sino ad adesso questa possibilità era sempre stata negata con ignominia», commenta Antonella De Ninno, ricercatrice dell'Enea e coautrice del famoso Rapporto 41 , il documento che nel 2002 risolveva la questione della scarsa riproducibilità della fusione fredda. La relazione, però, rimase in un cassetto e l'Enea bloccò i finanziamenti al gruppo. Anche lei è sicura che il lavoro della Marina a stelle e strisce sia collegato alle rivelazioni del 1989: «Il brevetto non parla esplicitamente di produzione di energia ma di particelle. Qualunque fisico, però, sa che l'unico modo per produrre particelle è la reazione nucleare».

Alcune possibilità di applicazioni del procedimento brevettato sono esplicitate nel testo, come «il trattamento del cancro, la bonifica dei rifiuti nucleari e la creazione di materiali strategici». Ma ovviamente tra i possibili sviluppi ci sono anche le armi di nuova generazione. «I militari hanno sempre avuto grande interesse per dispositivi che producono energia che siano trasportabili, compatti, silenziosi e non intercettabili dal nemico», sottolinea la De Ninno. Non si sa se i tempi lunghi della concessione del brevetto, richiesto nel settembre 2007 e reso pubblico il mese scorso, siano dovuti al procedimento di verifica o se la Marina americana abbia preferito sfruttare la possibilità di tenerlo secretato. In ogni caso, la pubblicazione è avvenuta alcuni mesi dopo la morte di Fleischmann. «È un passaggio notevolissimo. Quando lavorammo noi su quel tema ci fu impedito di brevettare e di pubblicare. Non so se si scelse di non procedere in quel settore perché si pensò che fosse troppo rischioso, nel senso che non ci hanno creduto, oppure perché si è valutato che non fosse il momento giusto o il posto giusto per fare certe cose», continua la de Ninno. La formalizzazione americana «dimostra che la maturazione degli eventi è localizzata geograficamente lontana dall'Italia», chiosa con una punta di amarezza.

Quindi, conclude la ricercatrice, «non solo la fusione fredda non era una bufala, ma a distanza di anni le cose sono andate avanti al punto tale che l'ufficio brevetti americano concede un brevetto per un dispositivo che produce energia nucleare a bassa temperatura». Di un fatto dal forte significato politico parla anche Francesco Celani, fisico dell'Infn che sta dimostrando con un approccio open source la realtà della fusione fredda. «È la prima volta che il governo americano tramite il Dipartimento della Difesa reclama la proprietà intellettuale e scientifica di un brevetto sulla fusione fredda. Di fatto l'amministrazione statunitense dice che il fenomeno esiste e che loro ne sono proprietari. Prima avevano sempre rifiutato di mettere un timbro ufficiale come governo. È un cambiamento di atteggiamento: sono abbastanza convinti che la cosa abbia una sua solidità scientifica tale da metterci la faccia».

Anche se tecnologicamente vecchio, secondo Celani, il lavoro brevettato è interessante dal punto di vista scientifico perché dimostra che «c'è una leggera emissione di particelle nucleari alfa che non si giustificano se non presupponendo un nuovo tipo di fisica». Si potrà mai passare dalle sperimentazioni di laboratorio all'applicazione pratica? «Adesso la possibilità c'è», risponde Celani. Impossibile invece ottenere informazioni dal Pentagono. Dopo una richiesta all'ufficio stampa, abbiamo ricevuto una telefonata da una funzionaria del dipartimento della Difesa che ci chiedeva dettagli su left e su come eravamo venuti a conoscenza del brevetto. Malgrado le tante email che sancivano la presa in carico della nostra domanda, tutte con l'acronimo Lenr come soggetto, nel giro di una settimana non abbiamo avuto alcuna risposta. Bocche cucite, insomma, sulle ragioni che hanno portato la Marina a stelle e strisce a registrare un esperimento di fusione fredda.

Titolare del brevetto è anche la Jwk international corporation, un'azienda con sede in Virginia che si occupa di supporto tecnologico e gestionale per strutture governative negli Usa e all'estero. Oltre a lavorare con il governo americano, tra i suoi clienti la Jwk conta anche Egitto, Corea, Cina e Micronesia. Gli autori del brevetto sono gli scienziati che da anni lavorano sul fenomeno nei laboratori di ricerca della Marina nell'installazione militare di San Diego. Malgrado i silenzi e le omissioni, infatti, la ricerca sulla fusione fredda non si è mai interrotta.

In particolare è stata perseguita dal Giappone, che l'ha sostenuta soprattutto a livello accademico e industriale, con aziende come la Toyota, e da altri Paesi asiatici. Anche l'Europa non ha mai gettato completamente la spugna, compresa l'Italia malgrado gli ostacoli. Ovviamente il mondo militare non ha mai smesso di investire sul fenomeno. I brevetti, però, sinora erano stati tutti privati. Seppure in sordina, la presa di posizione del Pentagono rappresenta quindi una svolta importante. Sicuramente una bella vittoria, seppur postuma, per Fleischmann. Anche se non si parla ancora di riabilitazione. A Galileo, comunque, è andata peggio.

UN VIDEO SUL PRIMO APPARATO SPERIMENTALE DI FUSIONE A FREDDO:



Il contenuto di questo articolo, pubblicato da L'Unità - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
 
a bologna un collega che aveva assistito alle dimostrazioni di Rossi e Focardi mi disse che nessuno sapeva perchè...ma funzionava.
...per questa roba serve tempo, un sacco di tempo
 

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