TOBIN TAX. La più clamorosa, sul tavolo in Europa da tempo, agognata da anni da buona parte della sinistra è più popolare delle tasse proposta, la Tobin tax. Un bollo dello 0,05% su tutte le operazioni di compravendita di titoli azionari e derivati che dovrebbe partire da gennaio prossimo. E’ sufficiente che l’azione sia di imprese italiane o che lo sia la residenza dell’operatore. Si salvano i titoli di Stato e – sembrerebbe – in generale le obbligazioni. L’importo del bollo è diviso tra compratore e venditore. Immaginando un piccolissimo trader, di quelli fai da te, e ipotizzando che sposti ogni giorno centomila euro per fare tra acquisti e vendite di titoli, ogni volta che farà click lascerà un pegno di 25 euro. Dieci operazioni al giorno? Duecentocinquanta euro. Considerando, che i volumi trattati dai professionisti della finanza sono decisamente maggiori sembra un vero duro colpo alla speculazione. Magari tardivo, visto che c’è rimasto poco su cui scommettere, ma secondo gli operatori, può fruttare anche 1 miliardo di euro all’anno.