fo64
Forumer storico
Comunque la pensiate, provate a leggere quello che ha detto ieri sera Enzo Biagi in risposta a quanto dichiarato del nostro Presidente del Consiglio in quel di Sofia... e leggete anche il commento che Giuliano Ferrara scrive oggi sul Foglio.
Un saluto a tutti
Fo64
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Tv: Biagi dedica "Il Fatto" a sé stesso
"Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto.
Dopo 814 trasmissioni non è il caso di commemorarsi.
Eventualmente è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare al prezzo di certi patteggiamenti".
Enzo Biagi si è rivolto così stasera al pubblico di Raiuno, dopo aver dato conto della parole usate da Silvio Berlusconi sul
suo conto e su Michele Santoro.
"Da Sofia, il presidente del consiglio non trova di meglio che segnalare tre biechi individui - ha detto Biagi - Michele Santoro, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi" che "dovrebbero togliere il disturbo".
"Signor presidente Berlusconi, dia disposizione di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho per me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri".
"Sono ancora convinto - ha proseguito il giornalista - che in questa nostra
Repubblica ci sia spazio per la libertà di stampa. E ci sia perfino in questa azienda, che essendo proprio di tutti come lei dice, chi vorrà far sentire tutte le opinioni. Perchè questo, signor presidente, è il principio della democrazia. Sta scritto, dia un'occhiata, nella Costituzione".
Biagi ha citato anche il Watergate: "In America, ne avrà sentito parlare,
Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca per un'operazione chiamata
Watergate, condotta da giovani cronisti alle dipendenze di quel grande e libero editore che era la signora Catherine Graham, propietaria della Washington Post".
Poi è tornato a Viale Mazzini: "La nostra, tra l'altro, viene presentata come tv di Stato anche se qualcuno tende a farla di governo. Ma è il pubblico che giudica. Nove volte su dieci, controllare, 'Il Fatto' è la
trasmissione più vista della Rai. Lavoro qui dal 1961 e sono affezionato a questa azienda. Le voglio bene. Ed è la prima volta che un presidente del Consiglio decide il palinsesto, cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati. L'idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, quale del resto lei è, che da statista".
"Signor presidente Berlusconi - ha concluso Biagi - non tocca a lei licenziarmi. Credo che qualcuno mi accuserà di uso personale del mio programma che del resto faccio da non ma in questo caso per raccontare una
storia che va aldilà della mia trascurabile persona e che coinvolge un problema fondamentale quello della libertà di espressione".
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Il commento di Ferrara
''Con le dichiarazioni di ieri – è scritto fra l’altro nell’editoriale de Il Foglio - Berlusconi ha mostrato un tratto di insofferenza e di intolleranza che non corrisponde alla sua storia di editore e al suo profilo personale, e che rischia seriamente di compromettere la sua carriera politica.
Si può avere ragione degli altri, e cancellare una postazione nemica dalla quale arrivano colpi bassi fra gli applausi prevedibili delle tifoserie, ma per nessun motivo si possono travolgere le regole del gioco. Un premier ha diritto di criticare i giornalisti, ma non di comportarsi nei loro confronti come un padrone o di adottare toni correzionali".
Un saluto a tutti
Fo64
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Tv: Biagi dedica "Il Fatto" a sé stesso
"Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto.
Dopo 814 trasmissioni non è il caso di commemorarsi.
Eventualmente è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare al prezzo di certi patteggiamenti".
Enzo Biagi si è rivolto così stasera al pubblico di Raiuno, dopo aver dato conto della parole usate da Silvio Berlusconi sul
suo conto e su Michele Santoro.
"Da Sofia, il presidente del consiglio non trova di meglio che segnalare tre biechi individui - ha detto Biagi - Michele Santoro, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi" che "dovrebbero togliere il disturbo".
"Signor presidente Berlusconi, dia disposizione di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho per me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri".
"Sono ancora convinto - ha proseguito il giornalista - che in questa nostra
Repubblica ci sia spazio per la libertà di stampa. E ci sia perfino in questa azienda, che essendo proprio di tutti come lei dice, chi vorrà far sentire tutte le opinioni. Perchè questo, signor presidente, è il principio della democrazia. Sta scritto, dia un'occhiata, nella Costituzione".
Biagi ha citato anche il Watergate: "In America, ne avrà sentito parlare,
Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca per un'operazione chiamata
Watergate, condotta da giovani cronisti alle dipendenze di quel grande e libero editore che era la signora Catherine Graham, propietaria della Washington Post".
Poi è tornato a Viale Mazzini: "La nostra, tra l'altro, viene presentata come tv di Stato anche se qualcuno tende a farla di governo. Ma è il pubblico che giudica. Nove volte su dieci, controllare, 'Il Fatto' è la
trasmissione più vista della Rai. Lavoro qui dal 1961 e sono affezionato a questa azienda. Le voglio bene. Ed è la prima volta che un presidente del Consiglio decide il palinsesto, cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati. L'idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, quale del resto lei è, che da statista".
"Signor presidente Berlusconi - ha concluso Biagi - non tocca a lei licenziarmi. Credo che qualcuno mi accuserà di uso personale del mio programma che del resto faccio da non ma in questo caso per raccontare una
storia che va aldilà della mia trascurabile persona e che coinvolge un problema fondamentale quello della libertà di espressione".
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Il commento di Ferrara
''Con le dichiarazioni di ieri – è scritto fra l’altro nell’editoriale de Il Foglio - Berlusconi ha mostrato un tratto di insofferenza e di intolleranza che non corrisponde alla sua storia di editore e al suo profilo personale, e che rischia seriamente di compromettere la sua carriera politica.
Si può avere ragione degli altri, e cancellare una postazione nemica dalla quale arrivano colpi bassi fra gli applausi prevedibili delle tifoserie, ma per nessun motivo si possono travolgere le regole del gioco. Un premier ha diritto di criticare i giornalisti, ma non di comportarsi nei loro confronti come un padrone o di adottare toni correzionali".