LA SPERANZA E' LA LUCE DELL'ENTUSIASMO E L'ENTUSIAMO E' L'ESSENZA DELLA VITA

DANY1969

Forumer storico
... io devo aver dimenticato di pagare le bollette :mumble:
Buona settimana a tutti:)
Il ministro francese dell'Economia: "Se il nuovo governo non rispetterà i suoi impegni sul debito, sul deficit, ma anche sul consolidamento delle banche, l'intera stabilità finanziaria della zona euro sarà minacciata":melo:
Notare che solo fino a qualche mese fa il debito pubblico italiano era stato definito sostenibile :confused:
Tutti a preoccuparsi delle banche italiche e nessuno si accorge di quella minuscola banchetta tedesca dal nome Deutsche Bank:rolleyes:

Patagonia - Cerro Torre :)
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The human side of infrastructure, alla Triennale di Milano (fino al 3 giugno) fa impressione.

Non solo per l'allestimento - gigantografie su quinte teatrali possenti, suddivise tra cinque sale e una sezione multimediale -
quanto per l'argomento della mostra: attingendo all'enorme archivio aziendale del Gruppo Salini Impregilo,
la nota azienda di costruzioni specializzata in infrastrutture complesse celebra sì la sua storia di successi,
ma anche l'epica del lavoro materiale e dell'ingegno dell'uomo.

Ci troviamo così davanti a un racconto fotografico che, dai primi del '900 in Italia e poi in anni più recenti in mezzo mondo,
Cina e Zimbabwe compresi, si muove tra cantieri, macchinari industriali, ruspe, cavi, dighe, ponti, autostrade, tunnel, ferrovie, edifici.

Comincia in b/n e procede a colori, accostando volti, mani e corpi dei tanti operai impiegati nei cantieri alle opere ciclopiche che andavano realizzando.

A celebrare l'epos delle giga-costruzioni che nascono con l'ambizione di cambiare il mondo,
Salini Impregilo ha ingaggiato fotografi come Antonio Paoletti, Guglielmo Chiolini o, tra i più efficaci degli ultimi anni,
Edoardo Montaina, che ha immortalato i lavori per l'ampliamento del canale di Panama:
con un carousel di diapositive e video (compreso uno girato da Ermanno Olmi), la «fotografia di cantiere»
ci seduce anche se siamo a digiuno di ingegneria delle costruzioni.

La mostra in Triennale è figlia di Cyclopica (Rizzoli, pagg. 192, euro 70),
un raffinato viaggio per immagini, impreziosito dai testi di Stefano Cingolani e Marina Itolli:
il volume si concentra sulla fotografia storica industriale, con particolare attenzione ai lavori
tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta realizzati da Salini Impregilo.

Viste coi nostri occhi contemporanei, le costruzioni immortalate paiono ciclopi che si nutrono di vita propria, visioni distopiche di un passato che pare ispirato dal futuro.

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Siam messi proprio bene ......però chissà se loro hanno una cartella esattoriale da pagare ???????

Roma - Qualche anno fa uno degli autori di questo articolo, in vacanza a New York,
visitò alcuni negozi di strumenti musicali e chiese di provare i migliori sax.
Tornato in Italia si vantò «di aver suonato a New York».


Ecco, pare che il professor Giuseppe Conte abbia applicato un criterio simile ai propri studi all'estero.
Solo che, invece di raccontarlo al bar, l'ha scritto nel pur nutrito curriculum.

Sta di fatto che, per quel che riguarda le esperienze all'estero, l'amministrativista avrebbe un po' arrotondato, per così dire.
E chissà che sia stata anche la decina di punti dubbi emersi nel curriculum a frenare la sua corsa verso Palazzo Chigi, ormai divenuta ardua.
In serata tra le ombre è spuntata pure una maxi cartella di Equitalia che il docente avrebbe pagato, secondo l'Espresso,
solo dopo aver subito un'ipoteca sulla propria casa romana. Infortunio purtroppo comune a molti italiani.

Il primo «fact checking» è partito addirittura dal New York Times.
Conte dichiara di aver, dal 2008 al 2012, «soggiornato per periodi non inferiori a un mese presso la New York University, per perfezionare e aggiornare i suoi studi».
Il quotidiano ha interpellato Michelle Tsai, portavoce dell'ateneo, secondo cui «una persona con questo nome non risulta in nessuno dei nostri registri».
Il Nyt specifica che Conte potrebbe aver seguito corsi brevi, di due giorni.
O forse ha solo svolto ricerche in autonomia presso la biblioteca d'ateneo o con docenti locali.
Il professore non ha diffuso precisazioni, ma ieri pomeriggio, una manina interessata ha diffuso alcune sue email,
scambi con il bibliotecario dell'Università e con un professore della Nyu, Mark Geistfeld, che Conte avrebbe contattato per parlare del progetto di un libro.
Il docente gli risponde che lo aspetta nella sua stanza la «room 411A». Unica nota stonata, la mail è del 2014.
Che il prof sia stato così modesto da accorciare addirittura la lunghezza dei suoi prestigiosi studi all'estero?

Il problema è anche altre voci del curriculum pubblicato sul sito della Camera sembrano vacillare.
Conte sostiene di aver «soggiornato presso l'Université Sorbonne di Parigi per attività di ricerca scientifica nell'estate dell'anno 2000».
Peccato che la Sorbona non abbia una sola sede e i corsi, ed eventuali «ricerche», abbiano nomi e cognomi che lui non cita.
Conte non risulterebbe comunque né tra gli iscritti ai master né tra quelli dei ricercatori.
La Sorbona è un brand, un nome storico e accattivante, ma privo di qualunque sostanza se non debitamente contestualizzato.
Scrivere genericamente «presso la Sorbona» è un classico all'italiana.

Destino simile hanno subito anche altri periodi di studio all'estero dichiarati da Conte ma messi in dubbio dalle verifiche effettuate da varie testate italiane e non.
Come la ricerca al Girton college di Cambridge «nel settembre 2001» periodo in cui, sottolinea l'agenzia Reuters, l'ateneo inglese è chiuso per vacanza.

Anche la Duquesne University di Pittsburgh ha fatto sapere che «non è presente nell'archivio come studente dell'Università, non ha quindi mai frequentato alcun corso ufficiale».
Apre dubbi anche l'Università di Malta, dove Conte dice di aver insegnato.
Dall'ateneo si limitano a dire, al Messaggero, che potrebbe aver collaborato con la defunta Foundation for International Studies, che però, si sottolinea, è un'entità separata.

Anche gli studi giuridici «presso l'International Kultur Institut» cadono sotto i colpi di una giornalista svizzera, Joeanne Perego,
la quale spiega che la scuola citata da Conte «non esiste, esiste invece l'Internationales Kulturinstitut ed è esclusivamente una scuola di lingue che offre corsi di tedesco».

Anche alcune delle esperienze lavorative scricchiolano.
Conte dichiara di aver fondato uno studio legale nel 2002 con il professor Alpa ma lo studio, contattato dal Foglio, spiega che era solo un collaboratore.
E pure la «cooptazione presso il Social justice group», sarebbe in realtà solo una firma in calce a un manifesto di un collettivo di accademici promosso da altri.
Così pure, spiega IlPost, Conte sostiene di essere membro della Association Henri Capitant des amis de la culture juridique française,
ma non precisa che chiunque può aderire all'associazione, pagando.
Il prof infine, si qualifica come membro della Commissione cultura di Confindustria, ma in realtà il ruolo è cessato nel 2012.

Di sicuro tutto questo non sconvolgerà Luigi Di Maio che nel suo cv si dichiara «studente» nonostante abbia superato i trent'anni,
età in cui o si passa alla categoria di studioso o è meglio definirsi ripetente.
 
Non ho visto la tv. Cosa è successo di così grave ?

Trento. Dalle immagini del Var, alle figure barbine il passo è breve, brevissimo. La furbata nel ciclismo è dura a morire.

Non ce la fanno proprio i corridori, nemmeno nell'era della telemetria e delle telecamere che riprendono le corse integrali, a crescere.
A fare un salto culturale. Pur sapendo che da quest'anno il ciclismo, come il calcio, utilizza anche lui il Var, i corridori proseguono imperterriti a fare i loro giochetti di prestigio.

Ma cosa è successo ieri al Giro d'Italia?

Pochi minuti dopo la conclusione della tappa, vinta dall'australiano ex primatista dell'ora Rohan Dennis,
che ha preceduto di 14 Tony Martin e di 22 Tom Dumoulin che non è riuscito a guadagnare più di tanto a Simon Yates,
ha iniziato a circolare insistentemente la notizia che il collegio di giuria presieduto dall'americano Randall Shafer,
stesse valutando alcune situazioni anche con l'ausilio della VAR, per la prima volta nella storia utilizzata in un Grande Giro.

Poco dopo le 18 arriva la comunicazione ufficiale: la Giuria ha deciso di penalizzare per scia Fabio Aru (20 secondi),
i suoi compagni di squadra Valerio Conti e Diego Ulissi (2 minuti). Sanzionati anche altri tre atleti: Pedersen, Cavagna e Hermans (30 secondi).

La cosa può far sorridere, ma è certamente imbarazzante, per la modalità, e anche per chi ha cercato di fare il furbo.

Non Yates, non Dumoulin, nemmeno Pozzovivo o Froome, ma corridori fuori classifica, che in questa tappa non erano chiamati a dimostrare alcunché.
Un classico vizietto, sbugiardato da Gianluca Crocetti, 48 anni toscano di Pontremoli, giudice internazionale Uci dal 2004,
che ha tenuto a battesimo il Var nel ciclismo alla Sanremo e l'organizzazione mondiale del ciclismo l'ha confermato qui al Giro d'Italia.

È lui l'uomo che guarda e scruta dal motorhome in zona arrivo, vicino alla regia Rai, e segue la corsa con l'ausilio di immagini
che arrivano direttamente dall'elicottero, dalle motociclette o dalle telecamere fisse.

Un sistema che è stato utilizzato anche nelle classiche monumento (Sanremo, Fiandre, Roubaix e Liegi, ndr).
Di professione assicuratore, Crocetti è stato scelto tra i 18 giudici Uci italiani: già presidente di giuria all'Amstel e alla Freccia Vallone,
ha fatto parte del collegio all'Olimpiade di Rio, ai Mondiali, al Giro e al Tour, e nelle grandi classiche.

«Io segnalo tutte le anomalie ci ha spiegato Crocetti -, poi la decisione spetta sempre solo e soltanto al collegio di giuria e al suo presidente, che nel ciclismo è a tutti gli effetti l'arbitro».
 
No ragazzo mio, così non si fa.....non pensare di essere figo. Questo è spregio agli Italiani.

Le mani in tasca, come uno sfaccendato, giacca sbottonata e sguardo assente.
Alle sgrammaticature istituzionali dei grillini non ci si abitua mai.

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Ma stavolta il presidente della Camera Roberto Fico - già nel tritacarne per il caso della colf in nero scoperchiato dalle Iene - si è superato.

Non bastava l'oltraggio al picchetto d'onore del Quirinale all'inizio del suo mandato,
quando Fico è sfilato di fronte al presentat'arm con la giacca sbottonata e un giaccone sportivo.

«Un errore di inesperienza», fu all'unisono il solito triste mantra grillino.

Stesso identico copione dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
durante le prime consultazioni, quando Fico si presentò con la giacca aperta mentre i corazzieri in alta uniforme lo salutavano militarmente.

Errare è umano, perseverare evidentemente è grillino.

Eppure stavolta Fico l'ha fatta grossa: durante l'inno di Mameli in memoria del giudice Giovanni Falcone
è rimasto fermo con le mani in tasca (e la solita giacca aperta...)
 
Il problema ? LA FAMIGLIA

Non educa più i valori che stanno alla base del vivere in società. Vivere civile.
Non esiste più il RISPETTO. L'EDUCAZIONE.

Un “deprecabile episodio” – per usare le parole del sindaco Dante De Capitani – quello accaduto ieri mattina a Pescate,
dove un genitore avrebbe pesantemente redarguito a parole il volontario dello scuolabus perché aveva richiamato all’ordine il figlio,
un bambino della Primaria, resosi autore di alcuni gesti di maleducazione a danno del mezzo di trasporto.

Un fatto che ha suscitato non poca indignazione, lasciando peraltro il pensionato “molto provato”.

“Non ho assistito personalmente alla scena” ha commentato il primo cittadino
“pertanto ho già richiesto un rapporto scritto al nostro autista, l’unico testimone, al di là dei bambini, della scena.
Abbiamo uno scuolabus nuovo di zecca, per il quale abbiamo speso più di 70.000 euro,
e nessuno si deve permettere di rovinarlo sporcandolo con i pennarelli, attaccando le gomme da masticare sugli schienali
o anche semplicemente appoggiando i piedi sui sedili.
Capisco perfettamente che i bambini siano vivaci e che talvolta possano utilizzare il tempo sul pullman
come “valvola di sfogo” dopo le ore trascorse sui banchi di scuola, ma a tutto c’è un limite.

E, soprattutto, se un volontario 70enne – impegnato a titolo gratuito – ritiene opportuno rimproverare un alunno
per un comportamento poco consono ha tutto il diritto e il dovere di farlo, senza il timore di doversi “scontrare”
con i genitori che anzi, al contrario, dovrebbero agire allo stesso modo.


È una questione di educazione, che dovrebbe essere impartita dalle famiglie, prima ancora che dalla scuola”.

Ormai l’anno è praticamente finito, ma – assicura De Capitani – dal prossimo settembre vigerà un regime di tolleranza zero.
“Chiunque si comporterà male sullo scuolabus, non solo nei confronti dei conducenti ma anche dei compagni,
sarà immediatamente allontanato e i genitori provvederanno al trasporto con mezzi propri.

Utilizzare il pulmino non è un obbligo, ma una possibilità che il Comune offre ai cittadini,
che hanno quindi il compito di mostrarsi rispettosi verso persone e beni a disposizione di tutti”.
 
Una storia inverosimile. Non so quanti di Voi la pensano così, ma qualcosa deve essere cambiato.

Lo avevano catturato, non senza difficoltà, solo ieri.
Il nigeriano si era opposto con tutte le forze, usando un cartello stradale e una spranga come armi.

E pensare che solo poco prima aveva colpito con un pugno un carabiniere, svenuto poi a terra e curato in ospedale (con 25 giorni di prognosi).

Bene: stamattina Godsent Harmony, 20 anni, è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione ma è stato subito rimesso in libertà.

E visto che è un richiedente asilo non potrà essere espulso.

Si conclude così una vicenda iniziata nella tarda mattinata di ieri.
Quando Godsent Harmony, ospite in un centro di accoglienza e ora a Frosinone,
è andato all'ufficio postale di via delle Fosse Ardeatine per prelevare del denaro.
Il giovane non è però riuscito a ottenere il denaro, visto che il conto risultava vuoto.
Harmony se l'è prea allora con gli impiegati della Poste e con il direttore, che hanno richiesto l'intervento dei carabinieri.
Arrivata sul posto, la pattuglia ha provato a calmare le acque e a placare il migrante. Senza successo.
Improvvisamente il nigeriano ha sferrato un pugno all'orecchio di Michele De Filippo, facendolo cadere a terra, svenuto.
Non contento, il migrante si è allontanato di qualche passo e ha raccolto una spranga di ferro con cui ha cercato di colpire il militare a terra e il collega.
 

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