LA SPERANZA E' LA LUCE DELL'ENTUSIASMO E L'ENTUSIAMO E' L'ESSENZA DELLA VITA

Ennesimo episodio di violenza sui treni.
Due controllori delle Ferrovie dello Stato sono stati picchiati da due africani ai quali avevano semplicemente chiesto di mostrare un regolare biglietto.

Il fatto è accaduto presso la stazione ferroviaria di Quarto d’Altino, in provincia di Venezia, attorno alle 11 del mattino.
Qui, due africani di 25 anni hanno ripetutamente ignorato le richieste di mostrare il documento di viaggio
e sono stati allora bloccati dai due ispettori Fs, che si sono posti innanzi alle porte del convoglio per impedir loro di entrare nel vagone, richiamando l'attenzione anche del capotreno.

Si è acceso un parapiglia: i due africani hanno iniziato a spintonare e insultare gli operatori delle Ferrovie, prendendoli addirittura per il collo: entrambi rimarranno feriti, seppur lievemente.

“Ti ammazzo, lascia stare mio amico”.
 
A mettere in salvo la donna sono state le sue grida di aiuto che hanno fatto accorrere alcuni passanti.

Se non fossero intervenuti, il senegalese l'avrebbe brutalmente stuprata all'interno di un condominio del quartiere Nomentano.
Ha, comunque, fatto in tempo trascinare la 40enne per alcuni mentri e palpeggiarla nelle partiti intime.
Lo stupratore africano è un ventenne. In Italia non doveva più starci perché, come fa sapere il Messaggero,
alle spalle ha "un decreto di espulsione inottemperato e, soprattutto, precedenti per violenza sessuale".

"Mi palpeggiava, cercava di spogliarmi...".
È stato a quel punto che la donna ha iniziato a urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
L'immigrato le stava infilando le mani ovunque, dopo averla afferrata per strada e trascinata nell'androne di un palazzo.
La vittima stava passando di là per andare, come fa ogni giorno, nel bar in cui lavora.
Le urla hanno attirato un passante che ha tempestivamente messo in fuga il senegalese.
Tutto quel trambusto ha attirato anche l'attenzione di una condomina che si è subito attaccata al telefono per chiamare la polizia.
 
"Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati
- ha sbottato Salvini - e noi dovremmo scegliere un ministro dell'Economia che vada bene a loro? No, grazie".

Stando a quanto si apprende sarebbero costanti i contatti con Di Maio, che appoggia la battaglia su Savona.

"Il presidente della Repubblica ha tutto il diritto di voler concordare alcuni ministri con il presidente del Consiglio incaricato
ma porre veti sul ministro dell'Economia, malgrado il curriculum eccellente che vanta il dottor Savona lo trovo, da cittadino, assolutamente inaccettabile".
 
Questo, dovrebbe stare in galera,
invece ce lo ritroviamo a fare la predica. Lui...la predica ......
Lui......evasore fiscale......Lui che risiede in Svizzera......ma va a

"È un ideologo antitedesco, tutti dicono che è anti euro, no lui è antitedesco -
ha, quindi, sentenziato De Benedetti - e con una simile posizione non può fare il ministro dell'Economia".

Nel suo intervento l'Ingegnere se l'è presa con i libri di Savona:
"Uno che parte della triplice alleanza dell'Ottocento per arrivare alla moneta unica
e dice che i tedeschi ci hanno sempre messo sotto e quindi bisogna ribellarsi ai tedeschi,
è chiaro che "non può fare il ministro dell'Economia".
 
Può darsi si apra un crepaccio, ma se non proviamo non lo sapremo mai.
A me non piace vivere nel piattume.

Di Battista va oltre, ricordando al capo dello Stato di

«aver accettato Alfano come ministro degli Esteri senza batter ciglio

ma si oppone a un uomo di grande valore come Savona. Solo per le sue opinioni critiche su questa Europa».
 
A Mattarella spetta la nomina dei ministri che andranno a comporre il governo.

Mancano ancora i tasselli più importanti: Economia, Interni, Lavoro.

La questione, però, in questo esecutivo gialloverde, è quanto del colore politico possa dipendere dalle ingerenze di Mattarella.
L'architettura costituzionale disciplina il potere di nomina (articolo 92) e il voto di fiducia (articolo 94).

Secondo il primo, la nomina dei ministri è prerogativa del Capo dello Stato «su proposta del Presidente del Consiglio»

mentre in base all'articolo 94 il presidente del Consiglio si assume la responsabilità del governo di fronte alle Camere, che gli votano la fiducia.

Ma il problema della fiducia si pone soltanto dopo che i ministri sono stati nominati e quindi il Consiglio dei ministri costituito.

In effetti, la Costituzione inquadra il capo dello Stato in una «fisarmonica»:
i suoi poteri si allargano e si riducono a seconda delle esigenze.
Ma proprio in virtù di questa prassi, quello della nomina dei ministri da parte del capo dello Stato
non è solo un atto formale perché, ove sussistano valide ragioni, il Quirinale potrebbe rifiutare di dare il proprio beneplacito.

In questo senso andrebbe letta la preoccupazione del Colle e la contrarietà
in merito alla proposta leghista di Paolo Savona come ministro dell'Economia.

Se è vero che Mattarella è estraneo al rapporto di fiducia Camere-Governo,
con la motivazione di evitare elementi di euroscetticismo all'interno del nuovo esecutivo,
potrebbe comunque intervenire sulla nomina di Savona. E anche rifiutarla.
 
La domanda è semplice: può Mattarella imporre un veto definitivo sul professore anti euro in via XX Settembre?

Le risposte sono molteplici e in queste ore costituzionalisti (e non) stanno dicendo la loro.
La Carta, infatti, parla chiaro: al Capo dello Stato spetta il compito di affidare l'incarico di presidente del Consiglio
a chi può trovare una maggioranza in Parlamento e poi di "nominare", su indicazione del premier, i singoli ministri.

Detta così sembra facile. Il problema, però, è un altro: cosa intendevano i padri costituenti con "nominare"?
Chi è che decide? Il Presidente della Repubblica oppure il primo ministro (e i partiti che lo sostengono)?

Ebbene, in queste ore sta avendo discreto successo tra i supporter leghisti
la fotografia della pagina di un libro di testo di diritto costituzionale in cui la risposta alla domanda è semplice:

il potere di nomina è solo formale, non effettivo.

"Il Presidente della Repubblica - si legge nel testo - ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del presidente del Consiglio,
mentre non ne ha alcuno nella scelta dei ministri, formalmente demandata al presidente del Consiglio".

Calderoli ci tiene a ricordare cosa diceva "l'illustre costituzionalista Costantino Mortati,
uno dei padri della nostra Costituzione, uno che la nostra Costituzione l'ha scritta".

Ebbene, "nel suo 'Istituzioni di diritto pubblico, ed. 1975, a pagina 568 scrive che :

'la proposta dei ministri (fatta dal premier, ndr) deve ritenersi strettamente vincolante pel capo dello Stato'.

Impossibile uscirne, dunque

. "È bene ricordare che su quel testo si sono formati i migliori giuristi italiani - conclude Calderoli -
Chi sa parli. Chi non sa taccia. O meglio ancora studi".
 
Giusto per dare un'idea.
Nel "Principi di Diritto Pubblico" - G.Treves - Utet
a pag. 138 si parla delle "funzioni di competenza presidenziale".

3 punti
a ) Nomina del Presidente del Consiglio Art. 97
Nominando il presidente del Consiglio, il quale ha una sua politica, il capo dello Stato
segna anche la futura politica governativa. Ciò non significa però che egli la faccia propria.

b) Scioglimento delle Camere oanche diuna sola di esse.

c) Nominare i enatori a vita art. 59, Convocare le Camere art. 62, Autorizzare la
presentazione di disegni di legge art.87, Promulgare le Leggi art. 74, Messaggi alle Camere art. 87
Indire i referendum art. 75 e 138, Nomina di 5 giudici costituzionale art. 135

Nel paragrafo successivo- pag. 143 - vengono elencate "altre funzioni".
.......nei riguardi del potere esecutivo, nominando i ministri .........

"nominando". Qui sta il punto. Nomina, non approvazione.
 
In "L' Ordinamento Repubblicano" di F.Benvenuti - Libreria Universitaria

Pag. 271 - Funzioni politiche del Presidente della Repubblica
Si fa cenno : autorizzazione alla presentazione alle Camere dei disegni di legge
di iniziativa del Governo, promulgazioni delle Leggi, Ratifica dei trattati internazionali,
Scioglimento delle Camere o anche di una sola di esse.
In materia penale : la grazia.

A pag. 93 si fa esplicito riferimento :
Esso appare privo di propria soggettività, esprimendo una volontà che non è mai
volontà personale, ma è sempre riconducibile ad un momento soggettivo estrraneo alla
persona del Presidente della Repubblica.

A pag. 96 tra le altre spettanze, si legge :

Partecipa poi all'esercizio delle funzioni spettanti al potere esecutivo in quanto nomina
il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questi, i ministri..............

Nulla di più, nulla di meno.
 
No ragazzo mio, così non si fa.....non pensare di essere figo. Questo è spregio agli Italiani.

Le mani in tasca, come uno sfaccendato, giacca sbottonata e sguardo assente.
Alle sgrammaticature istituzionali dei grillini non ci si abitua mai.

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Ma stavolta il presidente della Camera Roberto Fico - già nel tritacarne per il caso della colf in nero scoperchiato dalle Iene - si è superato.

Non bastava l'oltraggio al picchetto d'onore del Quirinale all'inizio del suo mandato,
quando Fico è sfilato di fronte al presentat'arm con la giacca sbottonata e un giaccone sportivo.

«Un errore di inesperienza», fu all'unisono il solito triste mantra grillino.

Stesso identico copione dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
durante le prime consultazioni, quando Fico si presentò con la giacca aperta mentre i corazzieri in alta uniforme lo salutavano militarmente.

Errare è umano, perseverare evidentemente è grillino.

Eppure stavolta Fico l'ha fatta grossa: durante l'inno di Mameli in memoria del giudice Giovanni Falcone
è rimasto fermo con le mani in tasca (e la solita giacca aperta...)


Ma stavolta il presidente della Camera Roberto Fico "Fa veramente schifo".
 

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