LA VELOCITA' CON CUi UNA DONNA DICE: "NIENTE" E' INVERSAMENTE PROPORZIONALE (1 Viewer)

Val

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WASHINGTON - Un uomo americano di Roanoke, in Virginia, è stato messo dalla sua fidanzata nella condizione di dover scegliere tra lei e il suo cane, il piccolo beagle Molly.
Lei gli ha chiesto di darlo in adozione. E lui ha postato un annuncio su Craigslist. Il titolo è “Gratis a quelli che gli daranno una casa”, nella foto c’è il dolce cagnolino. Questo, invece, l’annuncio: “E’ una purosangue, viene da una zona ricca e abbiamo condiviso 4 anni della nostra vita. Le piace giocare, è addestrata. A volte rimane sveglia tutta la notte. Mangia solo cibo costoso, ma vi saluterà con affetto al ritorno da una dura giornata di lavoro. Se qualcuno è interessato alla mia fidanzata 30enne, egoista e cattiva, venga a prendersela. Io e il mio cane vogliamo di nuovo la casa libera”.
 

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ROMA – Il pene in erezione incastrato dentro una bottiglia di Coca cola. Così un uomo si è presentato dal medico. Non un dottore qualsiasi, ma Christian Jessen medico e conduttore del programma tv “malattie imbarazzanti”.
Il medico, prima di tutto, ha fotografato con il telefono il pene incastrato nella bottiglia. “Certo una cosa imbarazzante”, il suo commento, “ma non più dolorosa. La frattura del pene è molto peggio”.
Il Daily Star, che ha diffuso notizia e foto, non spiega come sia stato soccorso il giovane. Più chiara la “dinamica dell’incidente”: l’incauto ha messo il pene non eretto nella bottiglia e subito dopo ha avuto un’erezione. Dolorosissima e imbarazzante.
Pene in erezione incastrato in bottiglia di Coca Cola FOTO
 

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Poveri noi, finiti nelle mani di queste persone......pariolina di sinistra, cresciuta nella bambagia .....

La sera andavano all’Orso Elettrico. Era una birreria del Quartiere Flaminio. Ascoltavano Vasco Rossi e forse pensavano di essere al Roxy Bar. «Era il nostro locale di riferimento, lo hanno chiuso da qualche anno», racconta Marco Pacciotti, che all’epoca era il leaderino della Fgci al liceo classico Lucrezio Caro. Federica Mogherini, anche lei studentessa all’istituto del quartiere Parioli, era giovanissima, ma già apprezzata e con un profilo ben distinto nel gruppo dei giovani comunisti. «Se non era troppo tardi perché prima eravamo andati al cinema, dopo la birra finivamo a casa di qualcuno a giocare a Trivial Pursuit: io e Federica facevamo coppia fissa ed era difficilissimo batterci».

Walter Veltroni è uno che conosce molto bene Mogherini. Per ragioni familiari, prima ancora che coniugali, visto che Matteo Rebesani, marito del ministro, era nel suo staff di sindaco ai tempi del Campidoglio. La madre di Veltroni era infatti la migliore amica di Isa Mogherini, zia del ministro e celebre sceneggiatrice: «Una donna di cultura straordinaria – ricorda Veltroni – quando arrivava lei a casa era una festa, ci portava i nuovi libri di Rodari».

Insomma la veltroniana Mogherini si è mossa con arguzia, sposando la causa di Bersani alle primarie che lo incoronarono segretario. Al momento giusto, poi, ha riconosciuto la leadership di Renzi, venendo ampiamente ripagata.

Oggi scrive :
Ma l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, cerca parole di pacificazione, pur condannando i terroristi. "Tunisia, Kuwait, Francia - twitta la Mogherini - Europa e mondo arabo uniti come vittime e nella risposta. I terroristi ci vogliono dividere, ci uniscono". Non una parola di condanna però all'islam radicale che ha armato i jihadisti che oggi hanno gettato nel panico il mondo intero.
 

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Mauro Rocchi, un italianodisoccupato di 60 anni, deve chiedere l'elemosina di fronte ad un supermercato a Perugia.
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Ma non può. Perché un gruppo di nigeriani lo ha minacciato di "spezzargli le gambe", perché il racket dell'elemosina è roba loro.
"Questo è il nostro lavoro", hanno detto all'agronomo in cerca di lavoro e che per il momento è costretto a chiedere l'elemosina. Dopo aver lavorato in alcune aziende umbre, ha contratto una malattia alle mani e per questo è rimasto senza lavoro. Ha anche chiamato la polizia, che ha solo registrato il fatto, senza intervenire. Lui ha spiegato ai poliziotti la sua situazione: "Sono un italiano e cerco aiuto nel mio Paese dalla mia gente, se gli altri italiani hanno bisogno devono solo andare a far capire che non c'è vergogna se si ha necessità".
E poi si è scagliato contro la prepotenza dei nigeriani: "Elemosinare non può essere un lavoro - ha detto - e un supermercato non è proprietà di un elemosinante". Ora davanti al supermercato gli africani lo circondano ogni giorno, impedendogli di chiedere qualche spicciolo ai clienti del negozio.
Ora gli italiani non possono nemmeno chiedere l'elemosina nel loro Paese.
 

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Questi esempi sono solo una filuzza di paglia nel marasma della opere incompiute o sotto-utilizzate od abbandonate d'Italia.

Grandi eventi, grandi sprechi. Sembra essere questo il motto delle (dis)organizzazioni delle manifestazioni internazionali nel Bel Paese.
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Nell’immaginario collettivo, quando si parla di sprechi dello Stato e malagestione dei grandi eventi, il richiamo immediato rimane quello dei Mondiali di calcio del 1990, la madre degli scandali. Era il 1984 quando la Fifa assegnò all'Italia l'organizzazione del campionato mondiale e già allora si poteva immaginare che le cose si sarebbero messe male: il costo preventivato era di 7.230 miliardi di lire, di cui più di 6.000 provenienti dalle casse statali, (ovvero quasi 7 miliardi e mezzo di euro con la rivalutazione di oggi). Già così la spesa sarebbe stata superiore a quella sostenuta in Sudafrica per i mondiali del 2010, invece l’incremento dei costi fu addirittura dell’84 per cento.
 

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A ricordare quel fallimento gestionale rimangono oggi diversi "mostri" a cielo aperto sparsi per tutto lo Stivale, opere pubbliche costruite e mai utilizzate: dalla stazione ferroviaria di Farneto a Roma, ora occupata da Casapound, fino ai tre ponti a Napoli chiusi dal giorno successivo alla fine dell'evento sportivo, passando per i maxi parcheggi di Palermo aperti - udite udite - a mondiale terminato e oggi sotto-utilizzati. E poi ci sono tutte le opere già demolite, come l'Hotel Lambro di Milano, l'Air Terminal di Roma, lo stesso Delle Alpi di Torino, che ha sempre causato polemiche per i seri problemi di progettazione. Ma "Italia '90" non è l'unico caso di disastro gestionale alla nostra maniera. Pare che ogni qual volta ottenga un riconoscimento sulla fiducia, l’Italia riesca a fallire.
 

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Anche il Terzo Millennio ci offre fulgidi esempi di dubbie doti manageriali: è del 2006 la costruzione del villaggio olimpico di Torino realizzato in occasione delle Olimpiadi invernali. A marzo di quell’anno chiude il sipario della kermesse e l’intera struttura cade nel degrado, fino a trasformarsi in abitazione occupata abusivamente. Nel 2009 ci si riprova con i Mondiali di nuoto a Roma. Risultato? La "Città dello Sport" a Tor Vergata (purtroppo ben visibile dal casello di Roma Sud) è una enorme e vergognosa opera incompiuta. Si sarebbe dovuta comporre di un palasport con 8mila posti, un edificio pallanuoto con 4mila posti, una piscina olimpionica esterna con tribune fisse per 3mila posti e una pista di atletica, ma è rimasta soltanto sede di spaccio e terra di clochard. Nello stesso anno si svolgono in Italia anche i Giochi del Mediterraneo, con sede a Pescara. Non soltanto risultarono 37 milioni di euro di buco nel bilancio, ma - tanto per cambiare - di tutte le strutture costruite nel capoluogo abruzzese per l’evento non si hanno notizie di riutilizzo.
 

Val

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Eccolo lo specchio di un Paese che fa ridere il mondo non appena si affaccia ad esso, che non riesce a trarre benefici economici né d’immagine da kermesse internazionali, che consuma fiumi di denaro pubblico per costruire cattedrali nel deserto, ruderi e mostri architettonici. Opere obbrobriose che non servono nemmeno da monito, come dimostra il recente annuncio del Presidente del Consiglio Renzi: l’Italia si è candidata ufficialmente ad ospitare le Olimpiadi del 2024. E chissà, magari anche Expo 2015 verrà annoverato nei libri di storia, ma come emblema 3.0 dello spreco in salsa italiana. Per il verdetto finale dovremo aspettare solo qualche mese.
 

Val

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Adesso iniziano a dirci "cosa dobbiamo o non dobbiamo fare".

Ma chi sono questi ???????

"Basta programmi e quiz in prima serata con vallette seminude. È una questione di rispetto del corpo della donna.
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Per un fatto culturale, noi pensiamo che la strumentalizzazione del corpo della donna sia una cosa che aggiunge qualcosa a un programma tv". Lo ha detto Izzeddin Elzir, presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia, intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio su YouTube.
 

Val

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Da ora in poi vallette e ballerine con il velo.........PIRLA

Guarda invece come tratti le donne tu, sottomettendole alle tue volontà, senza libertà di esprimersi, per voi sono buone solo per una cosa .......

"Il rispetto per la donna - continua Elzir - non deve essere interpretato come una cosa arretrata. Questo continuo nudismo non è una forma di libertà. Non credo che le ragazze che vanno in video seminude siano libere, ma sono costrette: le prendono a lavorare solo perché si presentano in questo modo qui. Se si rivestissero credo che non le farebbero lavorare". "Il mio appello a tutti è di considerare la libertà come un dono, come una forma di buongusto. Credo che le donne che vanno in video debbano farlo per le cose che fanno, perché lavorano, si sono affermate, con una professione o per la loro cultura. È più rispettoso un velo che un corpo seminudo in prima serata", ha concluso.
 

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