L'angolo della poesia

Nessuna paura
che mi calpestino.
Calpestata, l'erba
diventa un sentiero.

(Blaga Dimitrova)

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L’alba si è fatta
profumo di rose.
Rosa di maggio,
abbarbicata sul muro vetusto;
affresco di vita
corroso dagli scherni del tempo.
Tappeto di petali bianchi
sul selciato di dolci primavere.
Fra gli agrumi imbiancati dai fiori,
mano nella mano di mio padre,
stretta, stretta,
al richiamo del cuore di mamma,
ansioso, protettivo.
Diventeranno frutti copiosi,
allieteranno tavole imbandite
tra gli amici dell’allegria,
svaniti nei rivoli
del più salubre inganno.
In fondo, oltre la siepe,
scorgere i ceppi temprati dagli anni;
offrono ancora nuova vegetazione,
nuove foglie, tenere e indifese,
al soffio di vento.

Alda Merini
 
Vuoi che rimaniamo buoni amici.
Come posso capirlo?
Che mani fuse fino al dolore
ora si sfiorino appena?

Sguardi che assetati si bevevano al fondo
accennino soltanto un saluto?
Labbra senza pietà ardenti
si scambino semplici frasi?

No, non siamo buoni amici.
Non può esistere un mezzo-amore.
Eravamo i più uniti… Per questo, da ora
nel mondo saremo i più estranei.

(Blaga Dimitrova)

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“Ciao, oscurità, vecchia amica
sono qui per parlarti di nuovo
perché una visione arrivando dolcemente
ha lasciato i suoi semi mentre dormivo
e la visione
che si è fissata nella mia mente
rimane ancora
dentro il suono del silenzio…”
In sogni senza riposo io camminai da solo
in strade strette acciottolate
nell’alone di luce di un lampione
sentii il mio colletto freddo ed umido
quando i miei occhi furono abbagliati
dal lampo di una luce al neon
che spezzò la notte

e intaccò il suono del silenzio.
E nella luce fredda io vidi

diecimila persone, forse più.
Persone che parlavano senza dire nulla
persone che ascoltavano senza capire
persone che scrivevano canzoni che le voci non potevano cantare assieme
e nessuno osava
disturbare il suono del silenzio.
Pazzi” dissi io “voi non sapete

che il silenzio cresce come un cancro”
“Ascoltate le parole che io posso insegnarvi.
Prendete le mie braccia così che possa raggiungervi.”
Ma le mie parole cadevano come gocce di pioggia silenziose,
e ne usciva l’eco dai pozzi del silenzio.
E la gente si inginocchiava e pregava
al dio neon che aveva creato.
E l’insegna lampeggiava il suo messaggio
con le parole che lo formavano.
E il messaggio era: “Le parole dei profeti
sono scritte sui muri della metropolitana
e negli androni dei palazzi,
e diventano sussurro nel suono del silenzio.
P. Simon
 
Polvere
le gambe semi aperte
i polpacci che sussultano
il rumore sordo
accompagnato dalle braccia
e quell'inclinarsi del busto
sul dondolare dei fianchi
e l'inevitabile ritmo
che ti prende e scorre
e tu sbatti e sbatti
lo straccio della
polvere.

(Antonio Nazzaro)

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Di notte le ciliege sono più succose
di quelle raccolte a mezzogiorno…
Nella ciliegia raccolta di notte,
maturata dalla rugiada estiva
c’è il succo della pura delizia.
Fresca, scura, dolce e profumata di cielo.
Robert Graves
 
Notte, l’amata.
Notte, quando le parole svaniscono e le cose prendono vita. Quando la distruttiva analisi del giorno è conclusa e quanto è veramente importante diviene nuovamente intero e risuona.
Quando l’uomo ricuce il suo Sé frammentato e cresce con la calma dell’albero.
Antoine de Saint-Exupery
 
Non è vero che mi manchi. È solo
una bugia. L’alfabeto
delle cose sa mentire bene.
La verità è un’altra.
Tu aggiungi (calore
alle coperte, aria
alle stanze, chiavi
alle porte, pioggia
ai vetri). Sì, tu aggiungi.
Anche quando non ci sei.

Rodolfo Cernilogar
 
Faccio la prova del dolore. Come il medico punge un arto per verificare se è insensibile, così io pungo la memoria. Prima che moriamo, può darsi che muoia il dolore. Se così fosse, questo sarebbe da raccontare, ma a chi? Qui nessuno, se non quelli che moriranno con me, parla la mia lingua. Faccio la prova del dolore e penso agli addii, ciascuno fu diverso. Alla fine ci
riconoscevamo dalla coscienza che si trattava di un addio.
Talora alzavamo solo lievemente la mano. Talora ci abbracciavamo. Noi, Enea ed io, non ci siamno più toccati.
Per un tempo infinito, mi sembra, fermò sopra di me quegli occhi, nel cui dolore non riuscii a discendere.

Cassandra, Christa Wolf
 

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