L'angolo della poesia (1 Viewer)

aino-kaarina

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P.Aretino
Dubbi e Risoluzioni

(Prefazione + Dubbio e Risoluzione IX)


Prefazione

Manifico utriusque ser Agnello,
voi, qui scribere scitis quare, quiae
spesse volte fate col cervello
di Bartolo e di Baldo notomia
e le leggi passate col crivello
nella vostra bizzarra fantasia,
questi dubbi, di grazia, mi chiarite,
ch'oggi in castello han mosso una gran lite.




Dubbio IX

Livia volea saper che cosa è amore
e per questo si diè a cotanti amanti;
nacque in questa maniera un dubbio in tanti:
s'ella sol per provar commise errore?

Risoluzione IX

Non è peccato quel che per provare
si fa, nemmen si tiene che lussuria
sia, onde non dee mettersi in furia
costei, che amore volse esprimentare.
 

Fernando'S

Forumer storico
"Nel tuo sonno, al limite dei sogni,
aspetto guardando in silenzio il tuo viso,
come la stella del mattino che appare per prima
alla tua finestra.
Con i miei occhi berro' il primo sorriso
che, come un germoglio, sboccera'
sulle tue labbra semiaperte.
Il mio desiderio e' solo questo."

RABINDRANATH TAGORE
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
Charles Baudelaire - FleursDuMal


• DONNE DANNATE


Coricate sulla sabbia come armento pensoso volgono gli occhi verso l'orizzonte marino e i piedi che si cercano, le mani ravvicinate hanno dolci languori e brividi amari.

Le une, cuori innamorati di lunghe confidenze, nel folto dei boschetti sussurranti di ruscelli, vanno riandando l'amore delle timide infanzie e incidendo il legno verde dei giovani arbusti;

altre, camminano lente e gravi come suore attraverso le rocce piene di apparizioni, dove Sant'Antonio vide sorgere, come lava, i seni nudi e purpurei delle sue tentazioni;

e ve n'è che ai bagliori di resine stillanti, nel muto cavo di vecchi antri pagani, ti chiamano in soccorso delle loro febbri urlanti, o Bacco, che sai assopire gli antichi rimorsi.

Altre, il cui petto ama gli scapolari e nascondono il frustino entro le lunghe vesti, mischiano, nelle notti solitarie e nei boschi scuri, la schiuma del piacere e le lagrime degli strazi.

O vergini, o demòni, mostri, martiri, grandi spiriti spregiatori della realtà, assetate d'infinito, devote o baccanti, piene ora di gridi ora di pianti,

o voi, che la mia anima ha inseguito nel vostro inferno, sorelle, tanto più vi amo quanto più vi compiango per i vostri cupi dolori, per le vostre seti mai saziate, per le urne d'amore di cui traboccano i vostri cuori.

Femmes damnées

Comme un bétail pensif sur le sable couchées,
Elles tournent leurs yeux vers l'horizon des mers,
Et leurs pieds se cherchent et leurs mains rapprochées
Ont de douces langueurs et des frissons amers.

Les unes, coeurs épris des longues confidences,
Dans le fond des bosquets où jasent les ruisseaux,
Vont épelant l'amour des craintives enfances
Et creusent le bois vert des jeunes arbrisseaux;

D'autres, comme des soeurs, marchent lentes et graves
À travers les rochers pleins d'apparitions,
Où saint Antoine a vu surgir comme des laves
Les seins nus et pourprés de ses tentations;

II en est, aux lueurs des résines croulantes,
Qui dans le creux muet des vieux antres païens
T'appellent au secours de leurs fièvres hurlantes,
Ô Bacchus, endormeur des remords anciens!

Et d'autres, dont la gorge aime les scapulaires,
Qui, recélant un fouet sous leurs longs vêtements,
Mêlent, dans le bois sombre et les nuits solitaires,
L'écume du plaisir aux larmes des tourments.

Ô vierges, ô démons, ô monstres, ô martyres,
De la réalité grands esprits contempteurs,
Chercheuses d'infini dévotes et satyres,
Tantôt pleines de cris, tantôt pleines de pleurs,

Vous que dans votre enfer mon âme a poursuivies,
Pauvres soeurs, je vous aime autant que je vous plains,
Pour vos mornes douleurs, vos soifs inassouvies,
Et les urnes d'amour dont vos grands coeurs sont pleins
 

Ciccioargio

Nuovo forumer
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne,
ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave:
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;





suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole:

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!


Giovanni Pascoli, con la sorella Maria.

E' una di quelle poesie apparentemente "minori" di Giovanni Pascoli, ma che in realtà è l'eco fedele della profondità del suo mondo interiore, un riandare autobiografico all'infanzia ma un rivederne gli elementi e le atmosfere alla luce della propria concezione poetica ed esistenziale.

L'arrivo degli zampognari dai monti, a metà dicembre, era, e sia pure in misura minore lo è ancora, un particolarissimo annuncio sonoro dell'imminente periodo natalizio. Oggi molto meno che in passato, il suono delle "ciaramelle" accompagna nelle strade, nelle case, nelle chiese, la novena del Natale. Un suono da "organo dei poveri", che Pascoli definisce con termini quanto mai felici: "suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla..."

"Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato
nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace
è scesa a noi dal Cielo." (Dalla Liturgia)

Nel ricordo del poeta c'è certo nostalgia dell'infanzia, di quegli "anni primi", visti però adesso anche nel loro significato simbolico. A volte si vorrebbe - ma non è possibile - tornare al tempo in cui, bambini e ragazzi, si era felici o si piangeva per cose che in realtà erano "di nulla", in confronto agli eventi e problemi ben più seri dell'età matura, quando ognuno di noi viene messo personalmente di fronte "al vero", quando le domande e la ricerca di un senso del proprio vivere diventa inderogabile ed esige una altrettanto personale risposta, un confronto con la Fede ereditata dai padri, così come con le concezioni filosofiche apprese negli anni di studio, in modo particolare con quelle del determinato periodo storico in cui ci si trova a vivere.

Un "discernimento" - come direbbe S.Ignazio - che conduce ad una scelta, che ha poi ripercussioni concrete su tutta la nostra vita personale e sociale. Una volta il suono delle ciaramelle era semplicemente evocativo della grande festa imminente, ora l'età adulta lo vive con uno ben più ampio spessore, ma la suggestione "magica" che lo caratterizzava rimane immutata. Anzi, la maggiore consapevolezza della maturità la fa meglio comprendere nei suoi vari risvolti.

Quel suono evoca l'altra antica tradizione - tipicamente italiana - del Presepe, e questo a sua volta costituisce una "sacra rappresentazione" del più grande mistero cristiano, quello dell'Incarnazione del Verbo, del suo venire a noi - motivato dall'amore - "rivestito della nostra carne", con tutte le nostre fragilità e con la stessa dipendenza assoluta tipica di ogni essere umano che nasce...

I bambini osservano incantati un simile scenario, nell'età matura l'incanto può trasformarsi in vera "contemplazione", preghiera e anche... qualche lacrima, di quelle lacrime però che come dice Pascoli "sono buone", purificano l'animo e lo dispongono a un ritrovato equilibrio interiore, dono anche questo, come le ciaramelle, di quel Bambino che "regna" - in modo così contraddittorio rispetto alle nostre abituali vedute - dai nostri piccoli o grandi presepi, poveri o preziosi d'arte applicata alla Fede... Lacrime come di "nostalgia d'Assoluto"...
(Egidio Ridolfo s.j.)


:ciao:
 

superbubola

Forumer storico
ricordi lontani mi affiorano in mente,
le case ingiallite,la terra,la gente;
la viva campagna,le vigne affollate,
le nicchie dei santi,le soste obbligate;
solenni ristori gli abbeveratoi,
cavalli scalcianti,mugghiare dei buoi;
tra gli asini pigri bardati e raglianti
facevan schiamazzi bambini esultanti;
che feste,che gioie,che albori celesti,
che spiriti allegri,che odori campestri!
gli zoccoli scalzi su terre battute
formavano l'eco al latrar delle mute;
corbezzoli e rovi rasenti il cammino,
steccati di legno sfilavan pianino;
ripenso e rivedo una landa interrata,
ridotta a una sorta di strada asfaltata;
capanne di tronchi,di foglie ed arbusti
son'oggi villette da mille e piu' gusti;
la' dove regnava l'allegra bottega,
la gente novella lo sguardo non piega;
rinnega il passato,frenetica e ansante,
guidando un motore veloce e rombante;
non ce' piu' ritrovo,non c'e' piu' osteria:
che triste paesaggio!che malinconia!
il sogno e' sfumato,la gioia e' finita:
e' morto per sempre il valor della vita...
 

superbubola

Forumer storico
non voglio,

non oso dormire

in questa calda notte d'agosto.....

non voglio sprecare il mio tempo...

domani forse...

si,domani riposero'

per sognare e godere ancora

di questa infinita beatitudine.

il cielo e' maestoso,

e' infinito,

le pupille dei miei occhi si dilatano

per osservare quanto di piu' bello

e di armonioso esiste.

ora amo la vita...

questa e' la pace tanto sofferta,

tanto cercata.

voglio vivere ancora tante notti d'agosto,

voglio inebriarmi di tanto celestiale dono,

per gridare,

quando il sole splendera'

piu' alto che mai:


"amo la vita"
 

carrodano

Forumer storico
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un'anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma...


(Eugenio Montale, Ossi di seppia)

è quella del topic
me ne sono accorto dopo
 

superbubola

Forumer storico
deserto,oasi senza palme,
arida distesa di sabbia dal sole arroventata,
in trepidante attesa del vento
rinfrescante della notte.

le dune si sovrastano,si fondono,
si moltiplicano,si sgretolano,
rinascono,vacillano come onde del mare
in balia dell'uragano.


...cosi' e' del cuore il tormento che spazza,
travolge la serenita' dell'anima e illude,
distrugge,annienta,ma la speranza e' vita,
non muore...non deve morire!
 

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