Continuato a rifletterci su. Sai che ti dico, Lory, anche a costo di smentirmi da solo? Ma quando sono esistite queste avanguardie?Si parla del secondo Ottocento e del 900. Prima poteva esserci un innovatore, tipo Caravaggio o Giorgione. Ma non si vedevano "cenacoli d'avanguardia". Ovvero, esistevano anche, ma in altri ambiti. La Camerata dei Bardi, da cui nacque l'opera in senso moderno. Alcuni cenacoli letterari, tipo il Dolce stil novo (semplifico un po') hanno pure avuto funzioni simili. Con la filosofia risaliamo ai portici di Atene, e ad una certa concorrenza tra scuole di pensiero, che però erano vere e proprie scuole da cui qualcuno traeva sostentamento.
Ora, mi viene il dubbio che queste consorterie d'avanguardia sian potute sorgere allorché il "prodotto" avesse bisogno di essere proposto su un mercato e, per avere successo, dovesse risultare dotato di certe caratteristiche: e quale caratteristica più accattivante che l'aggettivo "nuovo"? Nuovo, cioè diverso da quanto già domina il mercato. Diverso in che? Beh, allora vieni a vedere
Perché, se sono gli acquirenti a promuovere il mercato (nobili, potenti e religiosi come committenti di tele e statue), l'originalità e la stranezza rischiano di essere inutili o anche controproducenti, dannose. Ma se il mercato dipende dall'offerta, occorre farsi notare. Le caratteristiche delle avanguardie non sono poi così diverse da quelle che la moderna pubblicità esalta: nuovo, più (qualcosa, qualsiasi cosa, più bianco, più veloce, più grande ...), diverso, geniale, risolutivo ecc. Persino scandaloso. Sono categorie imperanti fin nel campo dell'offerta politica (ma abbiamo ormai imparato che di nuovo là c'è soprattutto la fregatura).
Vista così, l'avanguardia appare solo come la forma in cui il progresso dell'arte si traveste per vendersi in una società, o in un mercato, dove occorra pubblicizzarsi secondo certi criteri funzionanti meglio di altri. In questo maestri addirittura spudorati furono i futuristi. Il cui esempio è paradigmatico. Non mancarono loro, infatti, esigenze culturali ed espressive anche forti. Il gruppo si formò, ecc. ecc. Però capirono da subito di doversi pubblicizzare facendo scandalo, cercando la notorietà ecc. Nel loro gruppo c'era ancora sostanza. In quelli che seguirono - intendo soprattutto dopo la metà secolo, perché surrealisti e CoBrA avevano ancora molta sostanza - la parte pubblicitaria prese sempre più vigore, anche con forme camaleontiche, ma inesorabilmente diminuì in media lo spessore culturale soggiacente.
Io ammetto che la forma pubblicitaria alla fine potrebbe essere abbastanza estranea alla profondità del messaggio di un'avanguardia. Non do per scontato che più chiasso significhi meno qualità. Dico solo che negli ultimi 50 anni questo mi pare sia avvenuto quasi sempre, e forse non è più tempo di avanguardie, perché anche le forme del mercato sono abbastanza cambiate.
Poi, se cento anni fa un Klimt o un Sartorio guardavano ai musicisti Wagner Mahler e Strauss, oggi i loro discendenti pare guardino a Pink Floyd, U2 o in seguito altra roba rock che non conosco né voglio conoscere, ma comunque dallo spessore culturale nullo, qualche corrispondenza nell'abbassamento di livello ci sarà, no? Lo stesso periodo anni 60 tanto caro a Miles mica guardava a, che so, Villa Lobos o Pendereski: i riferimenti erano un po' più bassi, via!
Insomma l'artista maledetto non è che una controimmagine di una borghesia che trova i massimi valori nel denaro o nel potere; l'avanguardia fumosa e chiassosa ha quasi la stessa funzione nei confronti di un corrispondente mercato. In due parole: se la produzione d'arte non interessasse più nessuno, nemmeno ci sarebbe chi si lancia nel vuoto (o finge di lanciarsi) per farsi notare. Di tutto ciò non è il caso di avere nostalgia, sono forme legate ad altre forme.