baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Se sei d'accordo con me, anche parzialmente, comincerei a chiedermi dove ho sbagliatoGino, con una battuta: messa così direi che è non corretto dire che "le avanguardie non sono morte" bensì che "le avanguardie non sono mai nate".
A parte gli scherzi hai scritto qualcosa di molto interessante sul quale è corretto interrogarsi, ovvero (per come l'ho afferrata io): cos'è veramente una avanguardia? E la tua risposta motivata mi pare: un concetto del passato superato dai tempi e senza una sua valenza nella contemporaneità.
![Ghhhhhhh :-D :-D](/images/smilies/biglaugh.gif)
Scherzi a parte, sì, potremmo dire che è uno dei molti modi in cui i produttori d'arte possono rivolgersi al mercato. Se il mercato è Stalin, si lascerà perdere ogni spinta rivoluzionaria propria, ogni avanguardismo, e si esalteranno operai e contadini col viso rivolto al futuro facendosi valere come professori d'accademia o artisti ufficiali del partito. Se il mercato è un magma sordo e carico di ignoranze, ci si presenterà come "stranezza", ma fino a un certo punto, tanto per attirare l'attenzione (su un noto 3d di un forum alternativo a questo, vi sono artisti che presentano sé stessi: uno ha mostrato una variante dei bagni misteriosi di de Chirico chiamandoli I Bagni Inquietanti, cioè strano quel tanto che basta per attirare l'attenzione, ma per il resto con un linguaggio assolutamente tradizionale, dunque rassicurante). Se il mercato sembra un Moloch imperforabile può andare bene anche la faccenda delle avanguardie, sapendo però che spesso l'azione estetica teorica può sopravanzare quella artistica, come nel quadrato nero di Malevitch.
Insomma, il formarsi di "avanguardie" sarebbe solo una scelta in certo senso quasi automatica proponibile di fronte a determinate situazioni del "mercato" Non è che le avanguardie non siano mai nate. Ci fu un momento nel quale funzionavano, e questo momento magari un giorno tornerà. Ora appaiono inutili. Basti pensare che l'ultima nata, la Transavanguardia, fu piuttosto un'operazione a posteriori fatta per sostenere una pittura che si presentava proprio come una non-avanguardia. In certo senso prima rispetto al gruppone, sì, ma nel tornare a casa
![Sono un dritto :d: :d:](/images/smilies/073.gif)
Ciò però porta a sottolineare un ulteriore aspetto delle avanguardie come comunemente intese, e cioè il fatto che con un nome unico, una etichetta, si ottiene di moltiplicare la forza delle singole proposte artistiche, facendo in modo che quella dell'uno sia ulteriormente illuminata dal riflesso di quelle degli altri. In tutto ciò vi è anche un agire pedagogico, perché si creano presupposti per comprendere un linguaggio nuovo attraverso quelli di altri. Ciò fu appunto valido anche per la Transavanguardia, ma nel momento in cui (qui sta il punto) le istituzioni stesse si aprono (calano ogni braca) a qualunque tipo di novità in quanto tale, ecco che di etichette rinforzanti, come di azioni eclatanti, non vi è più bisogno.
In sintesi, il non-mercato delle Biennali & C. rifornisce poi il mercato dei quattrini, invertendo l'ordine storico, e forse naturale, delle cose. In certo senso
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![Depressione :depresso: :depresso:](/images/smilies/depressed.gif)