Fleursdumal
फूल की बुराई
A corredo di un grafico weekly ,un articolo della settimana scorsa di laura chiapponi di teleborsa
L'OPEC infiamma i prezzi del petrolio
(a cura di Laura Chiapponi - Teleborsa S.p.a.)
LO SCENARIO
La speculazione torna a correre sui mercati internazionali dell'energia, che hanno risposto con prontezza alle recenti dichiarazioni dell'OPEC, intenzionato ad elevare la banda di oscillazione del prezzo del greggio prodotto dai Paesi membri. Una decisione inaspettata che ha rivitalizzato i prezzi dell'oro nero, favorendo un recupero delle quotazioni attorno ai livelli segnati in corrispondenza della guerra in Iraq.
Proprio ieri il Presidente del cartello, Purnomo Yusgiantoro, ha detto che l'OPEC sta valutando se incrementare la banda di oscillazione, precedentemente fissata a 22-28 dollari al barile, per tener conto dell'inflazione e del consistente deprezzamento del dollaro americano. "Un Team per la ricerca e lo sviluppo, creato in seno all'OPEC, sta studiando una possibile nuova banda di oscillazione", ha dichiarato Yusgiantoro da Jakarta, aggiungendo che "tale range potrebbe essere elevato a 25-32 dollari al barile, in quanto l'attuale banda di oscillazione, fissata nel 2000, non è più appropriata". Più volte alcuni Paesi Membri del cartello avevano chiesto una revisione al rialzo della banda di oscillazione, che potrebbe salire a 24-30 usd , come richiesto dal Venezuela, oppure a 25-32 usd, come suggerito dalla Nigeria. In effetti, già da qualche tempo il prezzo dell'OPEC Basket, il valore di riferimento di sette diverse qualità di greggio sour prodotte dall'OPEC, oscilla ben al di sopra di tale soglia, segnando lunedì scorso un valore di 32,87 dollari al barile.
Che l'OPEC propendesse per tenere i prezzi elevati non è certo una novità, ma è la prima volta che il numero uno del cartello fa riferimento così esplicitamente alle intenzioni dei Paesi Membri. Precedentemente gli elevati prezzi raggiunti dall'oro nero erano stati giustificati facendo riferimento alla speculazione, mentre venivano proposti nuovi tagli produttivi per far fronte ad un drastico calo della domanda nel secondo trimestre dell'anno. Il secondo trimestre è iniziato e la domanda appare ancora robusta, così come i prezzi, sebbene di recente si sia vista una piccola e temporanea correzione. In proposito è interveuto nei giorni scorsi il Ministro Petrolifero del Venezuela, Rafael Ramirez, lanciando un allarme sulla produzione mondiale, la quale starebbe incontrando un eccesso di offerta pari a 1,4-1,5 milioni di barili al giorno. A dire il vero a marzo l'OPEC ha continuato a produrre ad un livello superiore ai 26 milioni di barili al giorno, nonostante all'epoca la quota ufficiale in vigore fosse di 24,5 mbg. Dal 1° aprile è entrato in vigore un taglio dell'output di 1 mln di barili, anche se gli operatori non credono sia possibile un riallineamento della produzione ad aprile che dovrebbe comunque superare il livello ufficiale di 23,5 mbg.
La giustificazione della recente politica dell'OPEC è allora da riferire proprio all'inflazione e soprattutto alla perdita di valore del dollaro, che ha deteriorato il potere d'aquisto dei Paesi Membri dell'OPEC, che chiedono ora un aumento del prezzo a 32 o addirittura a 34 dollari, assicurando che ciò non impatterà sulla crescita economica mondiale. Diverso il parere degli Stati Uniti, che più volte hanno richiamato l'attenzione sugli elevati prezzi dei prodotti energetici, lanciando un allarme sullo sviluppo dell'economia globale. Ancora una volta ieri il Presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, non ha escluso possibili "drammatici" impatti sulla crescita economica mondiale, di un aumento dei prezzi del gas e dei prodotti petroliferi. "Se elevati prezzi dovessero persistere nel lungo termine, si potrebbe registrare un profondo cambiamento nel mercato energetico statunitense ", ha dichiarato Greenspan in un intervento all'Energy Conference del Center for Strategic and International Studies. Cosa avverrà nel prossimo futuro è ancora incerto, anche per effetto delle incertezze sull'evoluzione dello scenario geopolitico internazionale, mentre sul fronte dell'offerta si guarda all'Iraq che continua ad incontrare grandi difficoltà per ripristinare la produzione perduta. Dal lato della domanda poi, i consumi di un'economia in rapodo sviluppo (in Usa ed in alcuni Paesi emergenti come la Cina) si sommano ai normali picchi stagionali, con gravi riflessi sui prezzi. Da segnalare soprattutto il recente aumento dei carburanti che hanno raggiunto nuovi massimi storici sopra i 120,7 cents al gallone, proprio all'inizio della "driving Season" che di consueto tende a far lievitare il valore delle benzine.
L'OPEC infiamma i prezzi del petrolio
(a cura di Laura Chiapponi - Teleborsa S.p.a.)
LO SCENARIO
La speculazione torna a correre sui mercati internazionali dell'energia, che hanno risposto con prontezza alle recenti dichiarazioni dell'OPEC, intenzionato ad elevare la banda di oscillazione del prezzo del greggio prodotto dai Paesi membri. Una decisione inaspettata che ha rivitalizzato i prezzi dell'oro nero, favorendo un recupero delle quotazioni attorno ai livelli segnati in corrispondenza della guerra in Iraq.
Proprio ieri il Presidente del cartello, Purnomo Yusgiantoro, ha detto che l'OPEC sta valutando se incrementare la banda di oscillazione, precedentemente fissata a 22-28 dollari al barile, per tener conto dell'inflazione e del consistente deprezzamento del dollaro americano. "Un Team per la ricerca e lo sviluppo, creato in seno all'OPEC, sta studiando una possibile nuova banda di oscillazione", ha dichiarato Yusgiantoro da Jakarta, aggiungendo che "tale range potrebbe essere elevato a 25-32 dollari al barile, in quanto l'attuale banda di oscillazione, fissata nel 2000, non è più appropriata". Più volte alcuni Paesi Membri del cartello avevano chiesto una revisione al rialzo della banda di oscillazione, che potrebbe salire a 24-30 usd , come richiesto dal Venezuela, oppure a 25-32 usd, come suggerito dalla Nigeria. In effetti, già da qualche tempo il prezzo dell'OPEC Basket, il valore di riferimento di sette diverse qualità di greggio sour prodotte dall'OPEC, oscilla ben al di sopra di tale soglia, segnando lunedì scorso un valore di 32,87 dollari al barile.
Che l'OPEC propendesse per tenere i prezzi elevati non è certo una novità, ma è la prima volta che il numero uno del cartello fa riferimento così esplicitamente alle intenzioni dei Paesi Membri. Precedentemente gli elevati prezzi raggiunti dall'oro nero erano stati giustificati facendo riferimento alla speculazione, mentre venivano proposti nuovi tagli produttivi per far fronte ad un drastico calo della domanda nel secondo trimestre dell'anno. Il secondo trimestre è iniziato e la domanda appare ancora robusta, così come i prezzi, sebbene di recente si sia vista una piccola e temporanea correzione. In proposito è interveuto nei giorni scorsi il Ministro Petrolifero del Venezuela, Rafael Ramirez, lanciando un allarme sulla produzione mondiale, la quale starebbe incontrando un eccesso di offerta pari a 1,4-1,5 milioni di barili al giorno. A dire il vero a marzo l'OPEC ha continuato a produrre ad un livello superiore ai 26 milioni di barili al giorno, nonostante all'epoca la quota ufficiale in vigore fosse di 24,5 mbg. Dal 1° aprile è entrato in vigore un taglio dell'output di 1 mln di barili, anche se gli operatori non credono sia possibile un riallineamento della produzione ad aprile che dovrebbe comunque superare il livello ufficiale di 23,5 mbg.
La giustificazione della recente politica dell'OPEC è allora da riferire proprio all'inflazione e soprattutto alla perdita di valore del dollaro, che ha deteriorato il potere d'aquisto dei Paesi Membri dell'OPEC, che chiedono ora un aumento del prezzo a 32 o addirittura a 34 dollari, assicurando che ciò non impatterà sulla crescita economica mondiale. Diverso il parere degli Stati Uniti, che più volte hanno richiamato l'attenzione sugli elevati prezzi dei prodotti energetici, lanciando un allarme sullo sviluppo dell'economia globale. Ancora una volta ieri il Presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, non ha escluso possibili "drammatici" impatti sulla crescita economica mondiale, di un aumento dei prezzi del gas e dei prodotti petroliferi. "Se elevati prezzi dovessero persistere nel lungo termine, si potrebbe registrare un profondo cambiamento nel mercato energetico statunitense ", ha dichiarato Greenspan in un intervento all'Energy Conference del Center for Strategic and International Studies. Cosa avverrà nel prossimo futuro è ancora incerto, anche per effetto delle incertezze sull'evoluzione dello scenario geopolitico internazionale, mentre sul fronte dell'offerta si guarda all'Iraq che continua ad incontrare grandi difficoltà per ripristinare la produzione perduta. Dal lato della domanda poi, i consumi di un'economia in rapodo sviluppo (in Usa ed in alcuni Paesi emergenti come la Cina) si sommano ai normali picchi stagionali, con gravi riflessi sui prezzi. Da segnalare soprattutto il recente aumento dei carburanti che hanno raggiunto nuovi massimi storici sopra i 120,7 cents al gallone, proprio all'inizio della "driving Season" che di consueto tende a far lievitare il valore delle benzine.