Petrolio aggiorna i nuovi record:
prezzi sopra i 44$ al barile
A far lievitare le quotazioni, nelle contrattazioni elettroniche pre-mercato, il nuovo attentato in Iraq e l'annuncio dell'Opec di non aumentare la produzione per raffreddare i prezzi del greggio.
Milano. Non si ferma il rally del prezzo del greggio. Sul circuito elettronico del Nymex, il Wti ha superato per la prima volta i 44 dollari al barile, toccando un picco di 44,24 $ dollari al barile, e vale adesso 44,07 con un rialzo dello 0,57%. La corsa del greggio è alimentata dal basso livello delle scorte e dagli attacchi alle infrastrutture petrolifere irachene e saudite. L'allarme è arrivato questa mattina, alla notizia di un grave attacco al principale oleodotto che collega i centri petroliferi di Kirkuk al porto turco di Ceyhan ha interrotto le esportazioni attraverso l'Iraq settentrionale. Su questi due fattori s'innesta poi l'impossibilità per l'Opec di aumentare a breve la capacità produttiva mentre, per l'autunnno, secondo le stime dell'Agenzia internazionale dell'Energia, i consumi petroliferi dovrebbero salire di 2 milioni di barili al giorno. Il presidente dell'Opec, Purnomo Yusgiantaro, ha fatto sapere che i paesi del cartello, nell'immediato, non sono disponibili ad aumentare la produzione. "I prezzi sono folli, ma - spiega Purnomo - non ci saranno rifornimenti aggiuntivi". Anche il ministro del petrolio dell'Arabia Saudita, Ali al Naimi, assicura che il suo paese, l'unico in grado di aumentare ulteriormente la produzione in caso di emergenza, non assicurerà per ora incrementi aggiuntivi. La minore disponibilità di greggio causata anche dal boom economico della Cina non appare al momento contrastabile con aumenti della produzione petrolifera non-Opec che ha già raggiunto il 100%, mentre i ricchi giacimenti dell'Africa occidentale e del Mar caspio sono ancora in fase di esplorazione.
Il prezzo dell'oro nero nel corso della giornata di ieri aveva ripiegato dopo essersi spinto a 43,92 dollari al barile, vale a dire il 34% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, grazie alle decisioni del Governo russo che danno un pò d'ossigeno alla Yukos. Stessa musica a Londra, dove il Brent è cresciuto fino a 39,90 dollari, avvicinandosi così pericolosamente al record storico dell'ottobre 1990 (toccato in occasione dell'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq), pari a 40,95 dollari al barile. A spingere i prezzi sono state dunque in primo luogo le rinnovate minacce da parte del terrorismo internazionale, che questa volta prendono di mira le istituzioni finanziarie statunitensi e che hanno fatto salire il grado di allerta. Secondo gli operatori, infatti, l'ipotesi attentato si fa sentire pesantemente su un mercato già provato dai possibili scioperi e sabotaggi alle infrastrutture petrolifere del Medio Oriente. Oltre che le incertezze derivanti dal possibile blocco delle esportazioni della Yukos.
Ieri, tuttavia, proprio le notizie riguardanti il colosso petrolifero russo hanno consentito al prezzo di scendere fino a 43,27 dollari a New York per poi assestarsi intorno a quota 43,40. Il titolo della compagnia petrolifera in crisi ha infatti guadagnato il 19% in Borsa dopo l'annuncio ufficiale del Governo che consentirà alla Yukos di saldare il suo colossale debito con il fisco (pari a 3,4 miliardi di dollari) in un periodo più lungo dei due mesi inizialmente previsti. La sensibilità del mercato rispetto a questa vicenda è fortissima, anche perchè difficilmente un taglio degli approvvigionamenti da parte della Yukos potrebbe essere compensato dall'Opec, che produce già a pieno ritmo: il 1 agosto, come previsto, è aumentata di 500mila barili al giorno la produzione giornaliera del Cartello, passata a 26 milioni di barili al giorno.
Secondo alcuni analisti, tuttavia, il lieve ripiegamento del pomeriggio di ieri non deve destare facili illusioni: "Si tratta - afferma Bruce Evers della banca Investec - di semplici prese dui beneficio e di una piccola correzione tecnica. I corsi del petrolio restano incredibilmente elevati dalla pubblicazione dei dati sulle scorte americane mercoledì scorso, che indicano una domanda molto forte".
(3 agosto 2004)