l'INVASIONE dei migranti verso l'Europa

europa anno 2100 dopo una immigrazione di 400milioni di africani i pochi bianchi nativi sono confinati in riserve come gli indiani d'america oggi
Reverse apartheid servizio euronews

 
troppo pochi soldi, il posto e' troppo isolato, ci sentiamo in prigione
"non ne possiamo piu'"

domanda ma te l'ha detto il dottore di andare in Italia?

 
Importiamo delinquenti ed esportiamo talenti, medaglia d’oro al Carabiniere che ha sparato e ucciso un delinquente
Il manager Uber confessa "Inventata a Milano l'app che blocca i vigili"

La Costituzione parla chiaro: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Dobbiamo sostenere, proteggere e tutelare la nostra nazione, senza se e senza ma. Questo va fatto sia in qualità di liberi cittadini, ma sopratutto deve essere fatto da chi indossa la divisa.
A Monte San Giusto, provincia di Macerata, un appuntato dell’Arma dei Carabinieri ha sparato a Klodjan Hysa, 35enne albanese, criminale capace, solamente, di rubate un auto a Terni e cercare “di investire due carabinieri in borghese, impegnati in alcuni controlli per alcuni furti in zona”, secondo quanto riporta Fanpage. Dopo due giorni di coma l’immigrato è morto. Non ne sentiremo la mancanza.
L’ennesimo esempio che ci mostra quanto l’immigrazione, la globalizzazione e le frontiere aperte, seppur in questo caso parliamo di una vecchia colonia italiana, siano dannose.
Importiamo delinquenti. Esportiamo talenti. Un’amara realtà.

Disperati da tutto il globo sbarcano sulla terra ferma tricolore in cerca di prede.
Abbiamo vestito il ruolo di vittime sacrificali, mentre gli stranieri, lupi nell’animo, si mascherano da agnelli. Sembra di sfogliare le prime pagine del libro Il campo dei Santi, scritto da Jean Raspail nel lontano 1973. Un romanzo distopico, realizzato in tempi non sospetti, che ci porta, ben prima di Buzzi ed annessi, alle pendici del business dell’immigrazione.
“Il tempo dei mille anni giunge alla fine. Ecco, escono le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, il cui numero eguaglia la sabbia del mare. Esse partiranno in spedizione sulla faccia della terra, assalteranno il campo dei Santi e la Città diletta”. Libera citazione de L’Apocalisse 20, 7-9. Profonda lama nella tenera carne del buonismo.

Potrebbe finire tutto qui. Una causa genera sempre un effetto. Un ladro che trova un integerrimo uomo in divisa. Una canaglia che incontra un esecutore della legge sulla sua strada. La giustizia che si compie. Invece no. “Nel frattempo, l’appuntato di 45 anni, originario di Bari, nei confronti del quale l’ipotesi di reato è cambiato da lesioni colpose gravissime per eccesso di legittima difesa a omicidio colposo per eccesso di legittima difesa, è stato ascoltato in tribunale a Macerata”. Ancora una volta citiamo le penne di Fanpage. Quelle di Saverio Tommasi per intenderci.
Eccesso. Omicidio colposo. Stiamo parlando di un Carabiniere che ha colpito per fermare un criminale.
Non ci sono sfumature, c’è il bianco ed il nero.
C’è il bianco della luce che parla di lealtà davanti alla rettitudine contro il nero della vergogna. I buonismi da ventre molle vogliono crocifiggere chi si batte ogni giorno per far rispettare la legge, questi uomini e queste donne sono complici di Klodjan Hysa. Sono complici del decadimento e del degrado che spadroneggia nelle nostre città.

“Sono qui in seguito al grave, drammatico episodio accaduto venerdì. L’Arma è vicina ai suoi uomini, che sono come figli, non li lasciamo mai soli. Pagheremo l’assistenza legale del Carabiniere coinvolto. Ho incontrato l’appuntato, è sereno, come chi sa di avere la coscienza a posto e di aver fatto il proprio dovere. La sua è stata una reazione a un’azione. Non può sentirsi in colpa per quanto accaduto. Ho sentito parlare di encomi, ma questo non è tempo di medaglie, non è il momento di fare valutazioni. Pensiamo a gestire il presente. Riponiamo piena fiducia nella magistratura”. Così, in conferenza stampa, il generale dei Carabinieri, Salvatore Favarolo si è espresso. Non sono d’accordo solo su di un punto, sulla medaglia. A questo agente va dato un premio, un’onorificenza da appuntarsi sul petto. Tutti devono vedere quello che è riuscito a fare quest’uomo in divisa. Ha fermato un delinquente. Ha fermato un pericolo per la nostra comunità, per la nostra gente. Ha sgravato la società di un peso. Certo i piedi vanno tenuti a terra, le indagini devono essere fatte in maniera scrupolosa, non si è mai troppo cauti, ma non possiamo continuare a vivere così. Non possiamo proprio.

“La giustizia non è equità, è vendetta e castigo”. Questo scriveva Eugène Ionesco, provate a spiegarlo ai boldriniani, ai renziani e ai cervellotici ragionieri da salotto televisivo. Quelli che la vita di un essere umano non si tocca, ma poi si strappa le vesti davanti alla triste tragedia del povero Dj Fabo. La feccia è feccia. Bisogna gridare basta con le vene sul collo, perché qui nessuno ci ascolta ed allora la nostra rappresaglia cadrà su di voi come l’inverno dopo l’estate. Gelida e glaciale. Siamo l’ostacolo davanti al decadimento, la volontà può essere quella di gettare a terra le armi, voltarci dall’altra parte e scappare. Ma per noi non sarà mai così, con la bava alla bocca difenderemo questo lembo di terra proprio come l’appuntato marchigiano. Saremo il sogno dei virtuosi e l’incubo dei traditori. Tremano i polsi agli infami, bramiamo di riprendere tra le mani le redini dell’Italia. Coraggio. Solo questo ci porterà verso i bagliori della rivalsa, ma dobbiamo tramandarlo ai nostri figli. Sangue che pulsa nelle vene, sangue che rischiara l’orizzonte.

Torniamo al Carabiniere. Chi delinque deve sapere, senza mezzi termini, che può rimanerci secco. A terra con il cranio forato da un proiettile. All’appuntato va tutta la mia vicinanza, oltre a lui il mio coro vuole arrivare a tutte le Forze dell’Ordine. Uomini che ogni giorno, per uno stipendio da fame, rischiano la loro vita per salvaguardare gli italiani perbene. Si sacrificano per noi. Onore anche al generale che subito ha preso le difese del suo sottoposto, l’attaccamento ai suoi uomini è stato lodevole. Chi comanda deve sostenere i propri inferiori, che 24 ore su 24, scendono in strada per rendere questo Paese un luogo più sicuro. www.ilgiornale.it www.ilfattoquotidiano.it
 
Le bidonville del degrado
Domenica 5 marzo 2017 – Sant’Adriano (compleanno di Marco, mio nipote) – a casa, in Calabria



E quando mai, questo schifo in Italia?

Ho cinquantacinque anni e questo orrore non me lo ricordo in nessun angolo del mio adorato Paese. Ho visto e visitato quartieri poveri di grandi città, paesini poveri, piccole frazioni povere, case povere. Anche i miei Nonni non navigavano nell’oro. Ma erano Signori, vestiti di Dignità regale. Anzi, Divina.

Il degrado, arrivato coi canotti, è sotto gli occhi di tutti. Dal Friuli al Piemonte, dalla Lombardia alla Sicilia. Gigantesche baraccopoli costruite con la merda delle città: vecchie lamiere, cartoni, teli di plastica arrangiati qui e là, cartelloni stradali, paletti di legno marcio, ferro arrugginito, plastica. Bombole di gas allacciate a tubi putridi e cucinotti da campo usati in maniera bestiale. Fuochi accesi con radici di alberi ancora vivi. Il puzzo vomitevole di tonnellate di spazzatura abbandonata fin davanti “la porta” della baracca. Nessun cesso. Latrine ricavate alla bell’e meglio un po’ ovunque.

Droga, prostituzione, malaffare, stupri e incesti. Maltrattamenti alle donne, ai bambini, ai deboli, ai Cristiani.



Caporalato feroce e sanguinario. Bianco e nero. Schiavismo turpe. Bianco e nero. Terrorismo e malavita. Bianchi e neri.

E, dunque, che cazzo li facciamo entrare a fare? Non cambiamo loro la vita: li degradiamo anche di più di quanto non lo siano già nella loro terra. E, peraltro, per arrivare a questo schifo, devono pure subire anni di vessazioni, violenze, stupri e sfruttamento nei campi di concentramento dei mafiosi libici. Poi, sbarcati in Italia (con o senza le connivenze di quei malandrini travestiti da angeli), li lasciamo in mano agli sfruttatori, che li fanno vivere peggio dei negri nelle piantagioni di cotone.



Sfido qualunque papa, qualunque re, a venire a dire che non sia così, a negare l’evidenza! Sono pronto ad accompagnarli – magari a calci – in qualche bidonville della Piana di Gioia Tauro che conosco e che, in compagnia di buoni e generosi amici, ho pure cercato di bonificare, materialmente e moralmente. Toccheranno con mano il letame. E poi sarò curioso di sentire le dichiarazioni preconfezionate sulla necessità di accogliere, di ospitare, di “integrare” (o lasciarsi integrare).

L’accoglienza E’ FALLITA! Ha creato solo odio (nostro e loro), razzismo (più loro che nostro), paura (più nostra che loro), arroganza (tutta loro), rivalsa (nostra), senza risolvere nemmeno un problema.

L’unica risposta è quella che, secondo me, si dovrebbe attuare in tempi brevissimi: riaccompagnarli a casa. Mantenendo un numero controllato di stranieri VERAMENTE in pericolo e qualcuno che si regolarizzi con un lavoro onesto e giustamente retribuito.

O interveniamo drasticamente sul numero di irregolari, anonimi, sconosciuti, oppure non mancherà molto tempo che la gente, esausta ed esasperata, si rivolterà. E sarà, sì, tragedia!



I roghi nelle bidonville sono segnali precisi di un odio che monta. Fra loro. Fra noi. Fra loro e noi. Sono muri, quelli che si materializzano fra le fiamme; nei pregiudizi che cominciano a prendere il posto dei troppo repentini abbracci pseudofraterni; fra le famiglie che sono costrette a convivere nei condomini e che hanno capito che integrazione forzata dell’Italia alle loro pretese religiose, sociali, culturali e satana sa quanto altro, NON E’ POSSIBILE.

La misura è quasi colma: o i governi intervengono, oppure l’Occidente della Gente mostrerà prestissimo il braccio forte.

Questa sensazione aleggia nell’aria.
Dal ghiaccio della Scandinavia, al mare caldo della Grecia e della Sicilia, fino all’aspro orizzonte della Calabria, della Sardegna, della Puglia…
Non è piacevole.
Ma alla rabbia che lievita ci stiamo facendo l’abitudine.

Meglio sarebbe trovare al più presto il coraggio della soluzione più attesa e più giusta. L’orso polare morirebbe nella savana e l’elefante morirebbe fra i ghiacciai.
Così noi umani: c’è una terra per ogni popolo, un popolo per ogni terra. Il resto è invasione o deportazione.

Fra me e me.

Le bidonville del degrado –
 
l'europa chiude i rubinetti per gli immigrati? nessun problema
REDDITO DI INCLUSIONE APPROVATO GRAZIE AL M5S

Per beneficiare della misura occorrerà un "requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell'ordinamento dell'Unione europea". La misura è, infatti, destinata anche alle persone che non hanno cittadinanza italiana, in rispetto alle norme dell'Unione europea. Non potranno, invece, usufruire della "reddito di inclusione" gli italiani residenti in pianta stabile all'estero.

quando essere italiani non e' una priorita'
Via libera al dl povertà: arriva il "reddito di inclusione"
 

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