l'INVASIONE dei migranti verso l'Europa

Italia 2017 dopo 10 anni di sinistra al governo


ecco come si dovrebbero trattare queste "risorse"
punto 1: rispetto per il paese che ti ospita

 
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La Chiesa si sveglia e anche il fighetta Trudeau chiude le frontiere canadesi. Ormai è troppo tardi
Di Mauro Bottarelli , il 11 agosto 2017 250 Comment

Spero che la maggioranza di voi sia in vacanza a godersi le ferie ma per chi come il sottoscritto è ancora in città, ho una domanda da rivolgere: non avete sentito, negli ultimi dieci giorni, qualcosa che si inoculava silenziosamente sottopelle? Non avete sentito un cambiamento nei toni e nell’umore, un cambiamento che è destinato a portare con sé inevitabili conseguenze negative? Magari è un’impressione solo mia ma mi pare che sia accaduto qualcosa di senza precedenti: l’italiano medio, quello che incontriamo al bar come sul tram come al mercato, si è incattivito. Ma non nella solita versione alla Alberto Sordi, tutto baldanza e spocchia ma zero sostanza, non alla Donald Trump che lancia minacce cui sa che non potrà dare un seguito: si è arrabbiato davvero. Perché blatera – sport nazionale – molto meno ma reagisce di più. Nel mezzo deserto agostano di Milano, certe presenze si fanno ancora più visibili: i questuanti davanti ai supermarket, le chiese, i luoghi affollati del turismo, sembrano quintuplicati ma alla fine sono, più o meno, sempre gli stessi.
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Indisponenti, insistenti, non raramente violenti nei toni assertivi delle richieste: bene, negli ultimi tre giorni mi è capito di sentire almeno una decina di volte italiani che a quelle “aggressioni” così sfacciate, abbiano risposto con un secco “vaffanculo, negro di merda”, senza porsi il problema che qualcuno li sentisse. E la cronaca? La ragazza di Torino cui è stato negato il posto perché fidanzata con un nigeriano, il cameriere cacciato da un pizzeria perché di colore, il ristoratore che ammette come il personale nero sia un problema per gli affari: mai in Italia si era arrivato a tanto. E non perché solo ora si sia cominciato a pensarla in quel modo ma perché l’esasperazione è tale che si è varcato il Rubicone del proverbiale paraculismo italico: la gente non ha più paura di reazioni e conseguenze a ciò che dice, è giunta a un livello di guardia tale che se ne frega. Attenti, di questo bisogna aver paura e non della disputa tutta politica sulle ONG, di fatto una prosecuzione in salsa un po’ più esotica del congresso senza fine del PD, ora in vista delle legislative del 2018.

Però anche la questione legata ai salvataggi in mare, deve fare riflettere in tal senso. Da due giorni sappiamo che il prete candidato al premio Nobel per la Pace 2015 – lo hanno dato a Obama, a questo punto a me potrebbero dare quello per la tolleranza – e amico di Laura Boldrini è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ci sta, ora l’aria è cambiata, il profumo di urne si spande rapidamente grazie al maestrale e, quindi, qualsiasi inversione a 180 gradi è legittima, con tanto di disputa sotto traccia rispetto alle mire di Marco Minniti verso Palazzo Chigi che agitano Matteo Renzi. Ovviamente i giornali meno ultras dell’immigrazione si sono lanciati sulla questione e hanno fatto bene, stante i mesi di can can della stampa globalista in senso opposto ma ritengo che sia un errore fermarsi ai fenomeni personalistici.
Essendo alle prese con un malanno fisico, ho avuto tempo (e pazienza) di vedermi tutti i talk politici ancora in onda e ieri mattina padre Mussai Zerai era ospite a La7 (ovviamente a fatto il giro delle sette chiese mediatiche, tutte pronte ad assolverlo aprioristicamente dai suoi peccati) e sapete come ha giustificato il fatto che il suo numero di cellulare comparisse pressoché ovunque nelle agende dei migranti, quasi fosse un tour operator? “I migranti detenuti in Libia lo trovavano scritto sui muri delle celle”. Come i numeri delle puttane scritti nei cessi degli autogrill. Ora capite che non vale la pena nemmeno di prenderlo in considerazione un caso simile, si è sputtanato da solo aprendo bocca.

La cosa seria, molto seria, invece è questa:
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ovvero, la Conferenza episcopale italiana che dice chiaro e tondo alle ONG che devono rispettare le leggi e, di fatto, firmare il codice Minniti, rifuggendo ogni possibile relazione opaca con gli scafisti. Notare le sfumature: “Il Secolo XIX” spara la notizia in apertura per quella che è, avendo un forte bacino di lettori in quella Ventimiglia tramutata in una sorta di Calais, “Avvenire”, ovvero proprio il quotidiano dei vescovi dà il messaggio ma mettendo in chiaro che si sta contestualmente dalla parte dei migranti e invece due dei principali media globalisti declassano, stranamente, la notizia. Il primo nascondendola nel catenaccio di un reportage dalla Libia, il secondo mettendola a centro pagina. Sintomo, questo, che è una notizia. Anche perché la CEI è la stessa organizzazione che non più tardi di un mese fa, per bocca di monsignor Nunzio Galantino, sparò a palle incatenate contro Matteo Renzi e il suo “aiutiamoli a casa loro”, ribadendo la necessità di accogliere tutti e difendendo a spada tratta le ONG.

Come mai questo cambio di lettura? Da parte della Chiesa, poi, non certo un organismo aperto al riformismo. Per la ragione di cui vi ho parlato prima: il Vaticano, non a caso sopravvissuto a tutto finora, ha fiutato l’aria e deve avervi sentito quell’odio che ho percepito anch’io. Un tempo la Chiesa era il termometro e il timoniere occulto del Paese, perché aveva gli oratori e in generale la vita di parrocchia: nemmeno la Stasi poteva godere di un controllo sociale e dei mutamenti di quel genere. Era l’ISTAT, la DOXA e la DIGOS insieme. Poi quel livello di capillarità e simbiosi con la società è calato decisamente di intensità e ha preso forma uno scollamento sempre più forte, figlio anche della diaspora democristiana post-Tangentopoli.
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Ma, al netto della secolarizzazione della società, la Chiesa resta ancora un misuratore: soprattutto perché gestisce opere di carità, mense, refettori, dormitori, un’intera struttura di assistenza che – ovviamente . in questo periodo ha operato sul fronte dell’emergenza migranti. E qui sta la gravità della faccenda: da quel mondo – volontario, operoso, aperto, accogliente – deve essere arrivato un seppur garbato “adesso basta”. Esattamente come è accaduto alla mensa della Caritas di Ventimiglia, nata per dare un massimo di 200 pasti al giorni e, nell’ultimo periodo, costretta a viaggiare al ritmo di oltre 600, spesso tra le lamentele per il menù. Due settimane fa, la decisione: si chiude. E quante Caritas di Ventimiglia avranno fatto arrivare la loro voce tra le mura vaticane? Quelle persone sono le stesse che fuori dai bar e dai mercati reagiscono senza più freni, né censure all’ennesimo mendicante: è l’Italia.

Ma non solo. Ricordate Justin Trudeau, il Big Jim dei buoni sentimenti che invitava tutti ad andare in Canada per sfuggire al razzismo del neo-eletto Donald Trump? Bene, è bastata la minaccia di quest’ultimo di togliere lo status di rifugiato temporaneo a 60mila haitiani presenti sul territorio statunitense, perché il Quebec diventasse meta privilegiata di immigrazione: 3.350 di loro sono già stati registrati su suolo canadese ma il flusso sta diventando tale – non solo da parte di cittadini di Haiti – che il campione dell’accoglienza di Ottawa lo scorso weekend ha inviato l’esercito a presidiare un remoto passaggio tra Quebec e la parte settentrionale dello Stato di New York, da dove solo domenica scorsa sono passate 400 persone.
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Ho detto 400, non i 12mila in un weekend arrivati in Italia un mese fa: detto fatto, esercito schierato. Tutti solidali con il welfare degli altri, vero Trudeau? Anche perché, sull’onda della demagogia, il governo canadese ha fatto entrare nel suo territorio migliaia di siriani negli ultimi mesi, facendo salire non poco la rabbia dei cittadini e scendere contestualmente il supporto alla leadership di Trudeau: la verità è sempre testarda. E se questo video:
UN GOMMONE PIENO DI MIGRANTI SBARCA SU UNA SPIAGGIA DI TURISTI IN SPAGNA

ci mostra fin dove siamo arrivati, con una barca di migranti che arriva su una spiaggia affollata di turisti vicino a Cadice, in Spagna, sono le immagini arrivate sempre nei giorni scorsi dall’enclave di Ceuta a farci riflettere. E aver paura. La rabbia, l’essere pronti a tutto, i fisici mediamente da guerrieri di quegli uomini (alla faccia di fame, carestie e guerre) ci dicono che l’invasione non è in atto, è in parte già avvenuta. Operativa. In ogni quartiere in cui non si è più liberi di circolare tranquilli, un pezzo di sovranità è stata ceduta. E, spesso, non a singoli sbandati o selvaggi ma a gang organizzate, perché in giorni in cui il concetto di mafia è tornato a far parlare di sé in Puglia, occorre sapere che quella nigeriana è una mafia spietata e potentissima. Casualmente, l’etnia più sbarcata in Italia è proprio quella nigeriana: circa 19mila unità, al 90% abbondante di uomini sotto i 30 anni, grossi come armadi dell’Ikea.

Tutti potenziali camerieri, scaricatori, operai e falegnami pronti a pagarci le pensioni, come vorrebbe quella sublime testa di cazzo di Tito Boeri? E’ tardi, ci siamo svegliati tardi. La Chiesa per prima, visto che la sua influenza sui governi è ancora tale da aver potuto rimettere la barra dritta mesi fa, invece di predicare accoglienza pelosa e suicida.
Cosa dicevano i migranti che hanno accerchiato i militari a Napoli? “Andate via, l’Italia è nostra adesso”. Un po’ azzardato, forse ma non manca molto, non è distante dalla realtà. Guardate gli occhi, le braccia e la smorfia tra il folle e l’allucinato di chi assaltava Ceuta: fra non molto, saranno le nostre città ad averci a che fare. L’italiano che ha imparato, suo malgrado e giocoforza, a odiare, saprà anche combattere, contro chi lo fa da una vita e non ha nulla da perdere? Perché non fatevi illusioni, finirà male.

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La Chiesa si sveglia e anche il fighetta Trudeau chiude le frontiere canadesi. Ormai è troppo tardi - Rischio Calcolato
 
Migranti, le rivelazioni di una gola profonda: "Mai salvato gente in pericolo, è un business a chi arriva prima"
La rivelazione shock a Quotidiano Nazionale di un addetto alla sicurezza, che vuole rimanere anonimo, impiegato su una nave di Save the Children: "I rapporti tra scafisti e molte organizzazioni sono evidenti"

"Ho visto pochi migranti in pericolo di vita, non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo in mare: sembrava più una gara a chi arrivava prima". Ha gli effetti di una bomba l'intervista rilasciata a Quotidiano Nazionale Qn da un addetto alla sicurezza impiegato su Vos Hestia, una nave di Save the Children, che vuole mantenere l'anonimato. "Una volta abbiamo preso un battello con gente in buone condizioni -racconta. - A dieci minuti dalla costa libica, non in alto mare. Sono evidenti i rapporti tra scafisti e molte organizzazioni. Non importa a nessuno dei migranti, è un business".

Migranti, le rivelazioni di una gola profonda: "Mai salvato gente in pericolo, è un business a chi arriva prima" - Tgcom24


Io vorrei capire: il ministero dell'Interno quanti soldi ha dato a Save the Chldren? A bordo mi hanno detto che sono operazioni da mezzo milione al mese, 6 milioni l'anno". "Dei migranti, alle Ong, non gliene frega un cavolo - sostiene -, è solamente un business del momento".
 
MASCHI, GIOVANI, IGNORANTI E PAZZI: IL RAPPORTO CHE AZZERA LE BALLE SUGLI IMMIGRATI

di Adriano Scianca

Roma, 27 giu – Sono maschi, sono giovani, non hanno istruzione ma, in compenso, hanno un sacco di problemi mentali. L’identikit degli immigrati ospitati a spese dello Stato italiano è impietoso, ma non arriva da qualche sito populista, bensì dal nuovo “Atlante Sprar 2016”. Tale sigla, come noto, sta per “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”. Una rete che nel 2003 contava su 1.365 posti dislocati sul territorio nazionale, mentre lo scorso anno ha accolto 34.039 persone. Nel 2016, infatti, solo il 9,6% di loro ha ottenuto lo status di rifugiato. Per il resto, il 47,3% degli accolti è richiedente protezione internazionale, il 28,3% è invece titolare di protezione umanitaria, il 14,8% di protezione sussidiaria. Tutte formule che implicano situazioni di rischio molto più vaghe rispetto a quella del rifugiato che “scappa dalla guerra”.

Vediamo poi la mitologia delle “donne e bambini” da soccorrere: ebbene, l’86,6% degli accolti è di genere maschile. Spicca, per presenze femminili, il solo gruppo nigeriano, anche se il rapporto si guarda bene dal dire che si tratta di schiave destinate al mondo della prostituzione, soggiogate da una vera e propria mafia che fa uso anche di riti vudù per abbrutire le sue vittime. Per quanto riguarda l’età degli stranieri accolti, la componente maggiormente rappresentata è quella della fascia d’età che va dai 18 ai 25 anni (46,5%); diminuisce quella immediatamente successiva, che comprende le persone fra i 26 e i 30 anni che si attesta al 22,1%. E i “minori non accompagnati”? Il 47% di loro, al momento della rilevazione, era già neo maggiorenne. Il 44,6% dei minori è invece compreso nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, il 7,3% tra i 14 e i 15 anni mentre i più piccoli, tra 0 e 13 anni, sono poco più dell’1%. Eccoli, quindi, i “bambini” da salvare.

Va sottolineato anche che l’84,4% degli ospiti è stato accolto singolarmente, solo il 15,6% fa parte di un nucleo familiare. Circa il livello di istruzione delle “risorse”, il 62% degli immigrati degli Sprar ha un titolo di studio corrispondente alla scuola primaria (elementari e medie), il 19% è in possesso di diploma di scuola secondaria, solo il 7% di titolo di studio universitario, mentre il 12% non ha proprio alcuna istruzione. Quanto ai Paesi di provenienza, al primo posto ritroviamo la Nigeria con il 16,4%, al secondo posto il Gambia (con il 12,9%). Al terzo posto troviamo il Pakistan con l’11,7%, mentre il Mali mantiene la quarta posizione con il 9,3%; a queste nazionalità seguono l’Afghanistan con l’8,7% e il Senegal con il 6,3%. Seguono poi, tutte al di sotto del 4%, Somalia, Costa d’Avorio, Ghana e Bangladesh. Nel 2016, tra le prime 10 nazionalità presenti, figura la Costa d’Avorio (con il 3,4%). Aumenta anche la quota di coloro che hanno “caratteristiche di vulnerabilità”, dato al quanto bizzarro per una categoria che viene continuamente presentata sotto l’aspetto della “risorsa”: si tratta addirittura del 22%. L’8,3% comprende persone disabili, con disagio mentale o con necessità di assistenza domiciliare, sanitaria specialistica e prolungata. Le segnalazioni di casi di vulnerabilità psichica per l’anno 2016 sono aumentate del 33% rispetto al 2015. Sono questi quelli che dovrebbero “pagarci le pensioni”?


Maschi, giovani, ignoranti e pazzi: il rapporto che azzera le balle sugli immigrati
Nell'Atlante Sprar 2016 l'identikit degli immigrati ospitati all'interno dei centri…
ilprimatonazionale.it
 
Napoli... Milano.... i problemi si ripetono uguali ugiali

7 agosto 2017
Napoli, immigrati circondano soldati: un fermo
Nuove immagini dello scontro fra soldati dell'operazione "Strade sicure" e immigrati nel quartiere Vasto a Napoli, vicino la stazione centrale. Dopo il video della camionetta dell’esercito accerchiata da un gruppo di migranti a due passi dalla stazione centrale di Napoli sulla pagina Facebook del comitato Vasto viene postato un filmato ripreso con un cellulare con l'arrivo di Polizia, Finanza e Carabinieri. Gli agenti, arrivati con numerose pattuglie, cercano di fare un cordone e di riportare la calma. C'è anche il 118 che porta via l'uomo che all'inizio del primo video pubblicato era a terra fermato dai militari.
Napoli, immigrati circondano soldati: un fermo

Secondo alcuni testimoni sarebbe "uno spacciatore ubriaco". Ma le forze dell'ordine stanno verificando la sua posizione. L'ambulanza si allontana a sirene spiegate, seguita dalla camionetta dell'esercito tra i fischi dei migranti che sono diventati sempre di più e non lasciano la strada. (cristina zagaria)
Brescia come Milano e Napoli?

«Stazione, sicurezza su un binario morto»

I bivacchi di extracomunitari fuori dalla stazione di Brescia sono ancora un problema irrisolto La Polizia presidia da mesi il piazzale della stazione di Brescia


Brescia come Milano, con la sicurezza delle stazioni finita su un binario morto. Così dopo l’ultimo blitz messo a segno dai Carabinieri in zona, l’assessore alla sicurezza della regione Lombardia, la bresciana Simona Bordonali, ha chiesto che «l’ordine» sia mantenuto pianificando operazioni quotidiane sul modello di quanto sta avvenendo nel capoluogo milanese.

«Regione Lombardia lo dice da tempo: questi interventi - ha evidenziato la Bordonali - vanno estesi anche ad altre realtà, penso per esempio alla stazione di Brescia. Ormai una immigrazione senza limiti sta generando insicurezza reale e percepita. Bisogna lanciare un messaggio di legalità, ristabilendo un principio sacrosanto: chi si trova sul nostro territorio in stato di clandestinità deve essere rimpatriato all'istante». Come dire che l’unica soluzione per cancellare la delinquenza dalla stazione di Brescia è l’uso della tolleranza zero.
«È tempo che in città che lo Stato torni a fare lo Stato - ha proseguito l’assessore -. A Milano si è svolta la terza operazione in pochi mesi ed ora mi auguro che tocchi alla zona della stazione di Brescia. Del resto un’immigrazione senza controllo sta generando problemi su tutto il territorio. Due sabati fa proprio la stazione è stato teatro dell’ennesima feroce rissa tra immigrati ed episodi di questo tipo sono il peggior biglietto da visita possibile per la nostra città. I blitz delle Forze dell’ordine, per riportare ordine e pulizia in uno dei luoghi più frequentati dell’intera regione, serviranno a far sentire lo Stato più vicino ai bresciani».

E’ DA MESI CHE l’assessore regionale chiede interventi nella zona della stazione, richiamando ai suoi doveri anche il sindaco piddino Emilio Del Bono. «Serve sicurezza e decoro per il vivere urbano - ha proseguito la Bordonali -. Cosa che la sinistra non è in grado di fare. Del Bono ha chiuso il distaccamento di polizia locale e gli agenti ormai hanno il mandato di fare sopratutto multe. È la linea del centro sinistra. Questa città ha bisogno di una ripulita che parta dalle aree lasciate in mano agli spacciatori come i parchi e appunto la stazione». [email protected]

Giuseppe Spatola
 
Livorno piazza Cavour 12 agosto 2017
Chiara Bosi
Chiara Bosi

Condividete tutti!! Questo è successo ieri sera in piazza Cavour. Me lo ha inviato il mio amico che abita propio in piazza. Dice di aver visto Arabi, pakistani che si ammazzavano !!! Ascoltate il video e sentite la parlata. volano bottiglie per la strada e spaccano macchine. Vi dico che a metà filmato ci sono scene agghiaccianti. Se qualcuno ha trovato qualche danno alle macchine o ha trovato il proprio negozio pieno di sangue, sa questo filmato potrete sporgere denuncia. Sono allibita schifata e terrorizzata da l'idea che i nostri figli cresceranno in un mondo di merda e pericolosissimo!!!!! Questa è piazza Cavour la sera (Livorno)
chi ha pensato di venire nella bella Italia per creare disagi, degrado e sangue. Sappia che non si vuole! E che a breve ci rivolteremo perché di fare del bene a chi non se lo merita ci siamo rotti il cazzo!!!! Ora basta l
 

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