Lo ZiOLLY è andato a Lourdes....e qui serve il Sole!!!!

bilancia commerciale squallida
disoccupazione migliore delle attese
per quello che servono adesso i dati, il problema adesso è la francia

Comunque l'Italia è il paese europeo più solidale. La speculazione:
- attacca la grecia..... e noi scendiamo
- attacca l'irlanda ..... e noi scendiamo
- attacca il Portogallo. e noi scendiamo
- attacca l'Italia ........e noi scendiamo
- "dowgranda" gli usa ..e noi scendiamo
- attacca la Francia ....e noi scendiamo
non c'è che dire coerenti e solidali :-o:wall::wall::wall::wall::wall::help:
 
postalo se puoi, qui al norde il messenger non arriva

Oggii, un’altra botta clamorosa sulle Borse europee. Milano ha perso il 6,6%, ma sia Francoforte sia Parigi sia Madrid hanno perso ben oltre il 5%. Da inizio settimana, sui mercati finanziari europei si è spezzato l’incantesimo che vedeva i cali concentrati soprattutto sulle piazze eurodeboli. Da inizio anno, alla chiusura di venerdì scorso l’indice italiano FTSE MIB perdeva il 20%, ma il Dax30 di Francoforte solo il 9%, e il Cac40 di Parigi il 14%. Dopo l’abbassamento del rating al debito pubblico americano lo scorso fine settimana, i mercati europei hanno solo tirato un momentaneo sospiro di sollievo alla notizia che le banche centrali, FED e BCE d’accordo, avrebbero preso a comprare i titoli del proprio debito pubblico per sostenerne i corsi. Ma subito dopo, come puntualmente avevamo avvisato i lettori domenica stessa, ecco che i mercati hanno ripreso o a picchiare. E questa volta la novità è che non fanno sconti a nessuno, tedeschi e francesi in testa, oltre naturalmente a Wall Street, che inanella ribassi simili solo a quelli del 2008, subito successivi al crac di Lehman Brothers. Purtroppo, era una facile profezia. Perché a spingere con questa forza al ribasso i mercati – spesso verso quotazioni che da tempo non hanno alcun riscontro nei fondamentali di banche e società quotate, che vedono la propria capitalizzazione scendere verso abissi del tutto ingiustificati – è la forza congiunta di tre fenomeni oggettivi, la cui importanza è tale da suopravanzare le legittime proteste di chi vede il proprio valore depresso a frazioni dei mezzi propri scritti nei libri patrimoniali. Il primo di questi fenomeni è la radice stessa della crisi nata nell’estate del 2007 ed esplosa nell’autunno 2008, e ha a che vedere con il modello di intermediazione finanziaria praticato globalmente. La crisi è nata perché per una ventina d’anni tecniche e prodotti finanziari sempre più raffinati hanno sostenuto l’eccesso di debiti privati del mondo anglosassone abbattendo il rischio di solvibilità dell’emittente indebitato e quello patrimoniale del prenditore-creditore, sostituendolo con rating finanziari elevati dell’intermediario che rivendeva tranche di debiti rendendo impossibile capire che che cosa davvero si trattasse. E riassicurandosi a propria volta attraverso prodotti finanziari derivati trattatiu fuori dai mercati regolamentati. Esplosa la crisi, si è detto per un bel po’ che occorreva rivedere dalle fondamenta quel modello, e scrivere regole comuni tra America, Europa e Asia, volte a impedire che il sistema bancario si paralizzasse, nell’incertezza ciascuno di che cosa avesse in pancia l’altro. Quella riscrittura di regole non è in realtà mai avvenuta. Non è un caso che misuriamo la rischiosità del debito pubblico dei diversi Paesi europei non pesando gli attivi patrimoniali che garantiscono il pagamento dei debiti -nel caso dell’Italia l’attivo pubblico supera larghissimamente la consistenza pur ingentissima del debito – bensì attraverso l’andamento di un contratto derivato di riassicurazione, il Sovereign Credit Default Swap. E la finanza continua allegramente a realizzare i più dei propri proventi con tecniche de tutto analoghe a quelle che ci hanno regalato la crisi. I prodotti derivati valgono da soli almeno sette o otto volte il Pil mondiale, si calcola. E l’idea che comunque le banche vengono salvate dagli Stati, la via che è stata seguita per quelle “troppo grandi per fallire”, ha finito per incoraggiare l’azzardo morale invece di sradicarlo. L’Europa ha una responsabilità pesante: occorreva incalzare molto di più l’America, che è all’origine del problema, sfidndo l’Amministrazione Obama a essere molto meno “catturata” dai grandi istituti finanziari americani, che restano leader mondiali. Il secondo enorme problema è invece l’esplosione del debito pubblico. Un’esplosione che è avvenuta tanto sulla riva europea dell’Atlantico, quanto su quella americana. La politica ha risposto a una crisi assai diversa da quella del 1929 – quella una crisi di liquidità monetaria , questa una crisi di solvibilità fiduciaria – con le armi apprese negli anni Trenta, cioè facendo vertiginosamente salire spese e debiti pubblici. Obama ha portatop la finanza pubblica stastunitnse su tracciati che sono nel prossimo quindicennio incompatibili con la pressione fiscale a cui l’America è abituata. In Europa, i deficit sono esplosi quasi dovunque. Noi e i tedeschi abbiamo fatto eccezione, ma il guaio italiano era pre esistente, il debito pubblico era già altissimo, e in queste condizioni di pressione fiscale già elevatissima non riusciamo a crescere più. La frustata all’America con la perdita della sua tripla A a garanzia del debito ha svelato che il re è nudo. E il problema non è solo di medio periodo, perché automaticamente i mercati mandano al ribasso tutte le banche che sono piene di titoli pubblici europei e americani. Se l’America perde la tripla A è ragionevole che lo stesso debba presto avvenire alla Francia, ed ecco perché ieri Societé Generale ha perso a Parigi fino al 20% e Sarkozy ha dovuto precipitosamente interrompere le proprie vacanze. Il terzo problema, infine, è il rallentamento della ripresa mondiale, in corso dall’inizio dell’anno e in via purtroppo di rafforzamento. L’America stenta e torna a riaffacciarsi l’incubo recessione perché bisognerà incidere il coltello in migliaia di miliardi di dollari di trasferimenti pubblici. La Cina deve ricalibrare la sua crescita al 10% annuo per evitare surriscaldamenti del suo credito interno e del sistema bancario. L’Europa da 20 mesi non decidendo un meccanismo comune di sicurezza ha approfondito il divario tra chi cresce di più e chi quasi zero, col risultato che oggi anche il campione tedesco vede diminuire il tasso di crescita del suo export. Certo, non siamo morti dal 2008 a oggi, e anche oggi non siamo a rischio di sopravvivenza. Ma queste tre grossi problemi sono uno spietato atto d’accusa che i mercati muovono alla grande politica mondiale. Per questo, ai lettori bisogna dire la verità. La tempesta non è finita. E ai politici bisogna chiedere regole nuove per i mercati finanziari, molto meno debito pubblico, e capacità di saper incidere nei troppi miliardi di spesa pubblica che con la crescita non c’entrano niente, invece di pensare a nuove tasse correnti o patrimoniali

i nostri politici invece ... :wall:
 
ci sono i sales managers che da qualche giorno sui listini delle compagnie svizzere per l'export in euro e dollari scrivono:



prodotto xxx prezzo in usd e € = ma fate un po' come càzzzo vi pare......:D:D:D:D
 
Aspetta .. hai visto che la bns ha aumentato il fondo da 80 a 120 mld di chf per calmare il cambio .. falli spendere un po .. tempo una settimana e li finiscono ....:D:wall::wall:



una settimana così e il mio cippettino mi paga le ferie.......:up::up:
 

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tanto adesso aprono i mentecatti e vendono usd a profusione contro tutto......:rolleyes::D:D

anche contro la pizza di fango del camerun......:D:D
 
e va bene visto che insistete .. a ferragosto vi ospito tutti .. PAGO IO....:D:D


Milano-«Andiamo a mangiare tutti lì?». L'«onorevole» menù spopola su Internet. Che i pranzi dei nostri politici facessero invidia, come costo s'intende, alle mense francescane si sapeva da tempo. Eppure fa una certa impressione vedere stampati nero su bianco, anzi blu su giallo, gli euro che i senatori (ma anche i giornalisti parlamentari) sono «costretti» a sborsare al ristorante di Palazzo Madama. Qualche esempio? Un piatto di spaghetti alle alici: 1 euro e 60 centesimi. Avete ancora fame? E allora buttatevi sul fresco pesce spada alla griglia, tanto bastano solo tre (3!) euro e 55. La realtà di lusso, simile situazione anche a Montecitorio, è stata svelata dal deputato dell'Idv Carlo Monai, attraverso il settimanale l'Espresso.

I COMMENTI - Ora però ci pensa la Rete a scherzarci sopra: «Un po' troppo caro per le mie tasche...». I commenti ironici e gli sfottò si sprecano: «Chissà se ai peones come me è possibile abbonarsi. Tre persone con meno di € 100 mensili mangiano ben serviti! Se po’ fa!». In tempo di nuove misure economiche e di sacrifici per tutti c'è chi invoca la mannaia e chi fa notare che «ad integrare la differenza ovviamente ci pensano le tasse dei cittadini».

E non manca chi vuole investigare: «Lo scandalo sarà conoscere l'integrazione a carico del Senato. Chi è a conoscenza dei prezzi, li pubblichi ed allora potremo veramente indignarci!». E chi non accetta il confronto: «Per un panino, una bottiglietta d'acqua e un caffè non spendo mai meno di 6 euro. Ma un po' di vergogna non l'avete?».

La Rete, con il suo carattere irriverente e dissacratorio, ha fatto centro ancora una volta. Quella carta, in pochi minuti, è diventata cento, mille, diecimila menù. E replicato impietosamente a futura memoria. Portandosi un dubbio perenne: «Ma non sarà troppo pagare 52 centesimi per pane e servizio di camerieri in livrea?».
 

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