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L'andamento dei tassi di interesse e, in una certa misura di riflesso, del dollaro USA; minaccia di imporre un duro prezzo da pagare alla prima economia al mondo. Prima la crescita finora incontrollata dei prezzi al consumo, poi la lievitazione della componente reale del costo del denaro, hanno indotto una crescita dei tassi di interesse che per la prima volta nella storia ha prodotto un formale bear market del mercato obbligazionario, se applicassimo il metro del -20% dai massimi.
Nel frattempo il dollaro, beneficiando di flussi internazionali orientatisi verso gli Stati Uniti per disparati motivi, ha conosciuto un apprezzamento che l'ha condotto ai livelli più elevati degli ultimi vent'anni.
Sarebbe irrealistico escludere che questa manovra a tenaglia risultasse priva di effetti deleteri per l'economia americana.
Specie alla luce dell'entità del tightening di fatto prodotto. Come suggerisce la figura in alto, il combinato disposto dei due fattori ci conduce al 99esimo percentile delle rilevazioni storiche. Soltanto ad inizio degli anni Ottanta si manifestò qualcosa di simile: l'economia veniva da una prima, troppo breve recessione. Sarebbe seguita un'ulteriore e più duratura contrazione dell'economia americana.
Che la storia si ripeta? difficile dirlo. Di sicuro la lettura dell'ISM Index, ancora orgogliosamente superiore all'asticella dei 50 punti, appare mestamente destinata ad ulteriore ridimensionamento nei mesi a venire. Il rallentamento del primo semestre non risulterà isolato, e dopo il rimbalzo congiunturale del quarto in corso, l'economia americana appare destinata a subire ulteriori, fatali pressioni verso il basso .