Sharnin 2
Forumer storico
L'UBS perde 4 miliardi
Parola d'ordine: trasparenza. Una scelta pagante
Alfonso Tuor
L’annuncio delle perdite miliardarie di UBS non sorprende. Anzi, potrebbe essere definito «la cronaca di perdite preannunciate». Infatti da tempo si rincorrevano le voci secondo cui la grande banca svizzera era esposta sui titoli collegati con il mercato ipotecario americano e soprattutto con quelli più a rischio. Ed è anche a causa di questi insistenti rumors che le azioni di UBS sono scese da quando è scoppiata la crisi dei mutui subprime.
La decisione di UBS di fare trasparenza sulla propria situazione patrimoniale merita di essere lodata, come ha giustamente fatto ieri la borsa che ha premiato le azioni UBS. Infatti l’attuale crisi finanziaria potrà venir superata solo quando vi sarà chiarezza su chi detiene questi titoli e sull’ammontare delle perdite che ogni istituto bancario sarà costretto a doversi sobbarcare. Quindi, il passo di UBS fornisce un importante contributo per risolvere questa crisi. Inoltre i dati presentati mettono in evidenza che vi sono sì perdite miliardarie, ma anche che esse sono facilmente sopportabili da una banca con una capacità reddituale come UBS. Infatti l’istituto ribadisce che l’utile prima delle imposte dei primi nove mesi di quest’anno si aggirerà comunque attorno ai 10 miliardi di franchi.
Ma dopo aver sottolineato che la bontà della scelta di trasparenza del top management di UBS e la sostenibilità di queste perdite da parte della banca, bisogna però anche ricordare che UBS non chiuderà questa avventura nel mondo della cartolarizzazione dei mutui ipotecari americani e nel mondo della creazione dei nuovi e sempre più sofisticati strumenti della nuova ingegneria finanziaria solo con questi 4 miliardi di perdite.
I motivi sono semplici. In primo luogo, alcuni di questi strumenti continuano a vivere fino alla loro scadenza e quindi continuano a produrre guadagni o perdite. Per essere più chiari, UBS aveva già accantonato nel secondo trimestre di quest’anno 314 milioni di dollari per chiudere il suo Hedge Fund, chiamato Dillon Read Capital Management. Nonostante questi accontonamenti, nel comunicato di ieri UBS dice di aver dovuto procedere ad ulteriori ammortamenti relativi alle posizioni derivanti da questo Hedge Fund già liquidato. Vi è un secondo motivo che rende facile prevedere che vi saranno ulteriori perdite: UBS comunica di aver inserito circa 19 miliardi di dollari di titoli del mercato ipotecario a rischio statunitense nel proprio bilancio usando modelli di valutazione di Livello 3, che è una metodologia di contabilità che permette alle banche, quando alcuni titoli non hanno prezzo di mercato, di poterli contabilizzare in base a modelli matematici o a modelli sull’andamento storico. In parole semplici, questi sono titoli che non hanno più mercato e che quindi non hanno un prezzo. E`dunque probabile che su questi titoli UBS dovrà operare ulteriori accantonamenti, sebbene nel comunicato si legga che anche per queste posizioni si è già proceduto ad ammortamenti significativi. Di difficile lettura è invece l’affermazione secondo cui «UBS non è esposta in maniera significativa con i veicoli di investimento fuori bilancio («conduits»)». Questi, come è oramai noto, sono i «buchi neri» emersi durante questa crisi nei bilanci delle banche. Vi è inoltre da sottolineare che queste sono le perdite subite da UBS. Non sono invece note le perdite subite dai suoi clienti, cui molto probabilmente l’istituto ha proposto di acquistare questi titoli.
L’iniziativa di trasparenza di UBS, che dovrebbe essere ora seguita dalle altre banche, è comunque destinata ad aprire la grande questione del metodo con cui si debbono valutare (o contabilizzare) i titoli legati ai mutui subprime. UBS ha giocato la carta della massima trasparenza; il Credit Suisse ha annunciato ieri che la crisi dei mutui subprime deprimerà gli utili del terzo trimestre al massimo del 20%. Ma le altre banche, in primo luogo quelle americane, non è assolutamente chiaro quali metodi useranno. A pochi sarà infatti sfuggito che nelle scorse settimane le grandi investment bank americane hanno presentato conti in cui i segni dell’attuale crisi erano difficilmente rintracciabili. Anche se questi conti si riferivano a trimestri che chiudevano alla fine di agosto, è difficile ritenerli credibili. Quindi continuerà ad essere molto difficile leggere e soprattutto confrontare i danni provocati da quiesti crisi sui conti delle grande banche del mondo. Ma solo seguendo la strada della massima trasparenza indicata da UBS si potrà chiudere davvero la crisi che sta scuotendo l’intero sistema finanziario internazionale.
Parola d'ordine: trasparenza. Una scelta pagante
Alfonso Tuor
L’annuncio delle perdite miliardarie di UBS non sorprende. Anzi, potrebbe essere definito «la cronaca di perdite preannunciate». Infatti da tempo si rincorrevano le voci secondo cui la grande banca svizzera era esposta sui titoli collegati con il mercato ipotecario americano e soprattutto con quelli più a rischio. Ed è anche a causa di questi insistenti rumors che le azioni di UBS sono scese da quando è scoppiata la crisi dei mutui subprime.
La decisione di UBS di fare trasparenza sulla propria situazione patrimoniale merita di essere lodata, come ha giustamente fatto ieri la borsa che ha premiato le azioni UBS. Infatti l’attuale crisi finanziaria potrà venir superata solo quando vi sarà chiarezza su chi detiene questi titoli e sull’ammontare delle perdite che ogni istituto bancario sarà costretto a doversi sobbarcare. Quindi, il passo di UBS fornisce un importante contributo per risolvere questa crisi. Inoltre i dati presentati mettono in evidenza che vi sono sì perdite miliardarie, ma anche che esse sono facilmente sopportabili da una banca con una capacità reddituale come UBS. Infatti l’istituto ribadisce che l’utile prima delle imposte dei primi nove mesi di quest’anno si aggirerà comunque attorno ai 10 miliardi di franchi.
Ma dopo aver sottolineato che la bontà della scelta di trasparenza del top management di UBS e la sostenibilità di queste perdite da parte della banca, bisogna però anche ricordare che UBS non chiuderà questa avventura nel mondo della cartolarizzazione dei mutui ipotecari americani e nel mondo della creazione dei nuovi e sempre più sofisticati strumenti della nuova ingegneria finanziaria solo con questi 4 miliardi di perdite.
I motivi sono semplici. In primo luogo, alcuni di questi strumenti continuano a vivere fino alla loro scadenza e quindi continuano a produrre guadagni o perdite. Per essere più chiari, UBS aveva già accantonato nel secondo trimestre di quest’anno 314 milioni di dollari per chiudere il suo Hedge Fund, chiamato Dillon Read Capital Management. Nonostante questi accontonamenti, nel comunicato di ieri UBS dice di aver dovuto procedere ad ulteriori ammortamenti relativi alle posizioni derivanti da questo Hedge Fund già liquidato. Vi è un secondo motivo che rende facile prevedere che vi saranno ulteriori perdite: UBS comunica di aver inserito circa 19 miliardi di dollari di titoli del mercato ipotecario a rischio statunitense nel proprio bilancio usando modelli di valutazione di Livello 3, che è una metodologia di contabilità che permette alle banche, quando alcuni titoli non hanno prezzo di mercato, di poterli contabilizzare in base a modelli matematici o a modelli sull’andamento storico. In parole semplici, questi sono titoli che non hanno più mercato e che quindi non hanno un prezzo. E`dunque probabile che su questi titoli UBS dovrà operare ulteriori accantonamenti, sebbene nel comunicato si legga che anche per queste posizioni si è già proceduto ad ammortamenti significativi. Di difficile lettura è invece l’affermazione secondo cui «UBS non è esposta in maniera significativa con i veicoli di investimento fuori bilancio («conduits»)». Questi, come è oramai noto, sono i «buchi neri» emersi durante questa crisi nei bilanci delle banche. Vi è inoltre da sottolineare che queste sono le perdite subite da UBS. Non sono invece note le perdite subite dai suoi clienti, cui molto probabilmente l’istituto ha proposto di acquistare questi titoli.
L’iniziativa di trasparenza di UBS, che dovrebbe essere ora seguita dalle altre banche, è comunque destinata ad aprire la grande questione del metodo con cui si debbono valutare (o contabilizzare) i titoli legati ai mutui subprime. UBS ha giocato la carta della massima trasparenza; il Credit Suisse ha annunciato ieri che la crisi dei mutui subprime deprimerà gli utili del terzo trimestre al massimo del 20%. Ma le altre banche, in primo luogo quelle americane, non è assolutamente chiaro quali metodi useranno. A pochi sarà infatti sfuggito che nelle scorse settimane le grandi investment bank americane hanno presentato conti in cui i segni dell’attuale crisi erano difficilmente rintracciabili. Anche se questi conti si riferivano a trimestri che chiudevano alla fine di agosto, è difficile ritenerli credibili. Quindi continuerà ad essere molto difficile leggere e soprattutto confrontare i danni provocati da quiesti crisi sui conti delle grande banche del mondo. Ma solo seguendo la strada della massima trasparenza indicata da UBS si potrà chiudere davvero la crisi che sta scuotendo l’intero sistema finanziario internazionale.