M5S a rischio scissione: Toninelli probabile capogruppo al Senato per frenare la fronda

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M5S a rischio scissione: Toninelli probabile capogruppo al Senato per frenare la fronda
L’idea per depotenziare Renzi: un gruppo autonomo dove potrebbero confluire i fedelissimi di Alessandro Di Battista e i critici verso Luigi Di Maio. Ma i vertici lavorano per l’unità
di Manuela Perrone

https://www.ilsole24ore.com/art/m5s...elli-capogruppo-frenare-fronda-senato-ACXYKMm

Ci sono i contrari all’intesa col Pd, capitanati dal senatore Gianluigi Paragone e vicini ad Alessandro Di Battista.
Ci sono gli ex “dimaiani” delusi perché non riconfermati al Governo, come Danilo Toninelli, Barbara Lezzi e Giulia Grillo.
Ci sono i “fichiani” rimasti a bocca asciutta nel valzer delle nomine nel sottogoverno, come Luigi Gallo.

Nel M5S il malessere cresce e assomiglia a un prisma con tante facce, dal futuro ancora incerto.

L’ipotesi di una scissione a Palazzo Madama rimbalza nei corridoi e nelle commissioni. Sarebbero circa 25 i senatori disposti a seguire Paragone nel caso decidesse di creare un gruppo autonomo rispetto al Movimento: una sorta di argine critico da destra, modello Renzi col Pd. Ed è proprio contro il leader di Italia Viva che negli ultimi giorni il più filoleghista dei senatori pentastellati ha indirizzato i suoi strali. «Nella prossima legge di stabilità chiederò di abbandonare la riforma di Renzi sulle bollette e tornare al sistema di prima: meno consumi e meno paghi», ha attaccato Paragone in Tv. Di Battista, in precedenza, aveva messo in guardia i suoi proprio dall’ex premier, avvertendo: «Non vi fidate del Pd derenzizzato, Renzi ci ha lasciato dentro decine di pali». Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex ministra del Sud, Barbara Lezzi, che prima ha criticato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora per aver benedetto l’accordo tra pentastellati e dem in Umbria e poi ha precisato: «Gli iscritti a Rousseau non hanno votato per un Governo con dentro anche Leu e Renzi. Non è un dettaglio trascurabile».

Al Senato, dove i numeri della maggioranza sono sul filo, i mal di pancia preoccupano. Martedì 24 settembre alle 13.30 è in programma un’assemblea del gruppo, nella quale si tenterà di convergere intorno a una soluzione che possa sminare il terreno: la candidatura di Toninelli a capogruppo (al posto di Stefano Patuanelli, passato al timone del ministero dello Sviluppo economico), nonostante nelle scorse settimane fossero circolati altri nomi, come quelli di Gianluca Perilli, vicecapogruppo vicario che ha partecipato al tavolo delle trattative con il Pd, e di Ettore Licheri. L’ex ministro delle Infrastrutture, attaccato da destra e da sinistra anche per la sua posizione No Tav, è stato elevato ad esempio di coerenza proprio da Di Battista. E potrebbe essere sostenuto anche da Paola Taverna, che non ha mai nascosto le sue perplessità sull’alleanza con il Pd.

Alla Camera la situazione è più fluida, non c’è una fronda a destra strutturata come al Senato. I malumori contro le scelte di Di Maio e dei vertici, ritenute premianti verso fedelissimi e “trombati”, corrono però in maniera trasversale. L’ex ministra della Salute, Giulia Grillo, che ha perso la guida della Sanità concessa a Leu, ha condiviso le parole di Di Battista contro il Pd. Ma la sinistra che gravita intorno al presidente della Camera, Roberto Fico, non perde occasione per affondare il colpo proprio contro Di Battista. «Non abbiamo bisogno di parolai», ha scritto il presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Gallo, in un post su Facebook. Anche lui, però, fa parte della pattuglia di chi non è stato promosso sottosegretario.

23 settembre 2019
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che dire.... un bel casino
 
come dicono quelli del M5S? non esiste piu' destra e sinistra:
Di Maio = DC
Di Battista = comunisti

a me sembra che si stanno preparando tutti per le elezioni e considerando che PD e M5S sono finiti politicamente nascono i nuovi partiti eversivi contro gli interessi nazionali
Renzi con Italia Viva
M5S con Di Battista e qualche altro nome di partito a caso che non vuol dire nulla
e nuovi partiti di stampo sinistro che nascono come funghi per raccattare il voto di protesta e annichilirlo

per conto mio rimane solo Salvini unico con minimo di coerenza che ha fatto quello che ha promesso alle elezioni e si e' fatto sentire in europa
 
Scissione M5S, Casaleggio sul Corriere conferma Di Maio
@neXt quotidiano | 28 Settembre 2019

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Che settimana sarebbe se passasse senza un’intervista o un articolo di Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera a o su Davide Casaleggio? Diciamolo, non sarebbe una bella settimana. Il 17 settembre scorso c’era l’assoluta necessità, dalle parti di via Solferino, di farsi spiegare la democrazia digitale da un rappresentante di quel partito che ha avuto qualche problemuccio in tribunale con quella attualmente in vigore nel nostro paese (antichiiii!). Oggi, dopo l’annuncio di un discorso di Casaleggio all’ONU, Davide, fa sapere Buzzi, era contrario al governo con il PD (da quando lo ha detto Di Battista c’è un po’ una corsa a dirlo, forse in realtà Zingaretti ha fatto tutto da solo e li ha costretti – oppure li ha costretti Grillo?) ma conferma la leadership di Di Maio:

Parlando di governo, lei si era espresso per il voto. Ha cambiato idea? Che prospettive ha questo esecutivo?
«Come ho detto in passato l’auspicio è che la forza politica con la quale il Movimento collabora attualmente si dimostri più affidabile della precedente. Al Movimento interessa avere la possibilità di lavorare per attuare il programma che è stato presentato e risolvere i problemi dei cittadini».

Ha fatto parte di un tavolo decisionale durante la crisi: il canale rimarrà aperto?
«Nel Movimento collaboriamo tutti costantemente».

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Che ha detto a Di Maio? Serve un altro leader?
«Luigi è il capo politico del Movimento ed è stato confermato pochi mesi fa dalla stragrande maggioranza dei nostri iscritti con un voto online su Rousseau, così come è stata approvata la sua proposta di costituire un team del futuro. Stiamo ultimando i dettagli per far partire il processo con cui tutti potranno proporre il proprio progetto e candidarsi per far parte di questo team».

Si parla di scissioni, i senatori hanno chiesto cambiamenti. Non teme altri addii o addirittura una implosione del Movimento?
«Mi piacerebbe che qualcuno contasse gli articoli scritti sulla base di voci di discussioni e scissioni interne al Movimento dal 2013 ad oggi. Credo che avrebbe un bel da fare».
 
Si fa il suo partito

Luigi Di Maio, una "cosa" nuova: verso la scissione M5s, il report che ha innescato il capo politico
31 Ottobre 2019


Lo scenario è di quelli clamorosi. Si parla del M5s e di Luigi Di Maio, della crisi di consenso che travolge ormai da ben più di un anno il Movimento. Il sospetto è che la crisi grillina sia legata alla natura stessa del partito: dopo la contaminazione con altri partiti potrebbe essere iniziato un processo irreversibile. Dubbi che tormentano Di Maio, il quale - rivela Il Corriere della Sera - già la scorsa estate aveva esaminato una ricerca internazionale che indicava, in prospettiva, il M5s al 10% e con un trend ulteriormente negativo. E quanto sta accadendo sembra confermare in toto quella ricerca.


Leggi anche: Retroscena: Casalino vuole far fuori Di Maio con Giuseppe Conte

Inevitabile, dunque, che Di Maio lavori per scongiurare la "fine". Ma in che modo? È qui che sta la notizia, la bomba sganciata dal Corriere della Sera: potrebbe farlo con un nuovo progetto che potrebbe entrare in contrasto con la linea di Beppe Grillo e Davide Casaleggio (i quali, rivela un articolo de La Stampa, la scorsa estate furono a un passo dal rimuovere Di Maio dal ruolo di capo politico). E di questo progetto, Di Maio ne parla da tempo con una task force di fedelissimi.

Un progetto che Giggino ha in una certa misura anticipato quando ha detto che "noi saremo l'ago della bilancia per i governi dei prossimi quindici anni". Parlava del M5s o di una "cosa" nuova? Ovvero di quel progetto che, in caso di frizioni coi vertici, potrebbe trasformarsi in un nuovo soggetto politico - chiamiamolo pure partito - in contrasto con la linea rappresentata nel M5s e in Parlamento da Roberto Fico? Scissione, insomma.

E l'ombra della scissione spiega in modo chiaro perché Di Maio non accetti l'alleanza strutturale con il Pd (l'obiettivo a cui tende Grillo), e perché ambisca ad andare da solo alle Regionali: "L'obiettivo - spiega il Corsera - è drenare quanto più possibile del voto identitario ed evitare di restare incastrato in una nuova formula del centrosinistra, di cui non sarebbe che una costola".

E per inciso, anche Matteo Salvini scommette sulla scissione del M5s. Anche perché i problemi tra Di Maio e Giuseppe Conte sono sempre più evidenti, e proprio l'avvocato del "popolo o presunto tale sarebbe" l'indiziato numero uno per la successione al ruolo di capo politico. Sia Casaleggio sia Grillo vorrebbero proprio Conte.
E se secondo il Corsera il governo reggerà a prescindere dall'esito delle regionali in Emilia Romagna e Calabria, il redde rationem potrebbe arrivare con quelle di primavera. Un altro tonfo potrebbe spingere Di Maio a rompere gli indugi e dar vita a quel progetto un poco nebuloso che starebbe studiando con i suoi fedelissimi.
 

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