ma napoli è italia ???????

come ho letto su FB oggi
Pubblicata foto di Vendola nudo, 30 anni fa
Se chiedete a sua madre ne ha anche di più vecchie :)
 
poi non capisco che c'entra il naturismo
con il giro di escort e coca
prostituzione minorile
concussione
ma vogliamo metterlo sullo stesso piano?


bravo conte

io sono di destra fino al midollo

e becco berlusconi per un fatto di principio: non puo' prenderci tutti per il sedere e trattarci da bambini

detto questo fini che si candida da leader del centrodestra fa' piangere :


come puo' uno candidarsi a leader di centrodestra con una politica di sinistra

ecco perche' al momento mi piace solo casini

comunque conte c' è solo da sperare che berlusconi arrivera' presto a 340 deputati

se' no' questo è disposto a sfasciare anche l' italia pur di rimanere in sella
 
non ho letto da nessuna parte che berlusconi si rifiuterebbe di "firmare" :D per sciogliere le camere
tanto più che sarebbe 'na stronzata: la costituzione dice che il capo dello stato deve SENTIRE i presidenti di camera senato e consiglio
e non dà a nessuno di questi potere di veto su una decisione che spetta solo a lui :-o

insomma la solita leggenda metropolitana delle tante che spuntano come funghi su ciò che avrebbe detto o fatto berlusconi, solita disinformatzija
 
non richiesto, posto:
Art. 89.

Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.

Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

il decreto di scioglimento delle camere deve essere controfirmato dal PDCM.
 
E' la costituzione. nel dubbio meglio precisarlo.


be' bischerotto è berlusconiano ma un ingenuo rispetto a berlusconi


neanche intuisce la sua scaltrezza


infatti se' avesse letto il mio link spiegava capotosti ex vicepresidente del csm e costituzionalista

il presidente del consiglio deve controfirmare

se' si rifiuta non è valido lo scioglimento

il berlusca ha gia' messo le mani avanti da vecchia volpe qual' è

ma visto che si non si legge il link metto il copia e incolla dell' intervista :






MILANO - «Per interrompere la legislatura occorre che il presidente Napolitano consulti sia i presidenti delle Camere che il presidente del Consiglio, cioè Silvio Berlusconi». A parlare in questi termini, al telefono con Mattino5, è lo stesso presidente del Consiglio. Come dire: «Per mandarmi a casa, io devo essere d'accordo». Questo perché l'articolo 89 della Costituzione recita: «Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri». Ma per cercare di capire meglio i vari passaggi istituzionali in queste situazioni abbiamo chiesto numi al giurista Piero Alberto Capotosti. Professore ordinario di Giustizia costituzionale dell'Università La Sapienza di Roma, 69 anni, Capotosti dal 1994 al 1996 è stato vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, espressione di un'area politica vicina al Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli. Allora professore, se Berlusconi non fosse d'accordo sullo scioglimento delle Camere si va avanti?
«Fino ad ora è stato così. La dottrina considera questo atto come un atto complesso nel quale rientra sia la volontà del presidente della Repubblica che quella del presidente del Consiglio. Lo scioglimento deriva dall'accordo dei due soggetti. Mentre i presidenti delle Camere esprimono soltanto un parere non vincolante, viceversa il presidente del consiglio dei Ministri ha questa funzione importante di vincolare con la sua controfirma la scelta del Capo dello Stato».
Cioè devono arrivare ad un accordo, ad una intesa.
«Questo fino ad ora è sempre avvenuto».
Ma c'è sempre una prima volta...
«Può accadere che il presidente del consiglio dei Ministri, come avvenne con il governo Craxi quando Scalfaro sciolse le Camere, firmi di controvoglia, però deve controfirmare».
E se invece Berlusconi non controfirmasse?
«In quel caso la legislatura resterebbe in piedi e la strada, tutta teorica, potrebbe essere quella di un ricorso alla corte Costituzionale, come avvenne quando Ciampi si trovo in materia di Grazia di fronte al "no" dell'allora ministro della Giustizia. Però i tempi sarebbero lunghi».
C'è il rischio di un «corto circuito istituzionale», non crede?
«Se pensiamo alla logica del passato dal '53 ad oggi c'è sempre stata questa intesa tra presidente della Repubblica e presidente del consiglio dei Ministri in carica, quindi riferiamoci alla teoria: il presupposto per lo scioglimento anticipato delle Camere è la paralisi delle Camere stesse. Ammettendo che questa sia la situazione odierna, dire che c'è "un'emergenza "non legittimerebbe comunque il capo dello Stato a fare a meno della controfirma del presidente del consiglio dei Ministri. Questo perché i nostri costituenti (nel '47) non hanno previsto "situazioni d'emergenza". E non hanno previsto poteri eccezionali per il capo dello Stato proprio per evitare tentazioni autoritarie. In questa situazione è meglio evitare forzature».
Ma che Berlusconi parli del «suo consenso» è irrituale? Non è come mettere le mani avanti?
«È chiaro, lui mette le mani avanti perché è pronto a fare le barricate evidentemente. Così afferma "non metterò la firma"».

E nell'ipotesi che dall'esito del processo immediato nel caso Ruby arrivasse una condanna all'interdizione dai pubblici uffici e Berlusconi continuasse a rifiutarsi di controfirmare?
«In quel caso sarebbe una condanna accessoria, non definitiva... In realtà lei ha ragione nel parlare di "cortocircuito" perché fino a quando lui non si dimette o spontaneamente o perché gli viene revocata la fiducia dal Parlamento, in realtà è difficilmente... salvo forzature... il discorso diventa complicato...»
Scusi insisto. In questa doppia ipotesi assurda: cioè con una condanna all'interdizione e contemporaneamente il rifiuto a controfirmare?
«Qui però la pubblica opinione sarebbe diversamente orientata... Le confesso la mia ignoranza perché non sono un penalista. Bisogna vedere se una condanna accessoria come l'interdizione diventa esecutiva già al primo grado di giudizio o nel secondo grado. Se lo fosse nel primo grado, Berlusconi decadrebbe automaticamente».
Allora chiedo al cittadino non al giurista se questa ipotesi è poi così improbabile.
«Non mi sorprenderebbe, anzi potrebbe anche accadere in termini piuttosto rapidi».
Se si dovesse riscrivere la Costituzione contemplando tutte queste casistiche di oggi?
«Bisognerebbe prevedere dei poteri eccezionali da dare al Capo dello Stato, in situazioni particolari».
Poteri eccezionali anche con Berlusconi al Quirinale?
«Allora vede che i nostri padri Costituenti sono stati saggi? Perché hanno pensato a tutto questo già 70 anni fa. Dare dei poteri eccezionali senza sapere chi poi sarebbe stato presidente della Repubblica... Meglio stare nell'ordinarietà».
 
il giudizio immediato, che viene disposto quando la prova viene considerata evidente, prevede il salto dell'udienza preliminare (che si svolge davanti al gup) e lo svolgimento del processo. Nel caso dei reati contestati al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (concussione e prostituzione minorile) la competenza a giudicare è del tribunale collegiale, formato da tre magistrati. Il decreto di giudizio immediato contiene anche l'avviso che l'imputato può chiedere il giudizio abbreviato ovvero l'applicazione della pena su richiesta (il cosiddetto «patteggiamento»). Decorsi i termini previsti per la richiesta di giudizio abbreviato, il decreto di giudizio immediato è trasmesso con il fascicolo al giudice competente per il giudizio. Davanti al collegio i difensori potrebbero riproporre una serie di eccezioni, tra cui quella relativa alla competenza. Per la concussione è prevista una pena dai 4 ai 12 anni, per la prostituzione minorile dai 6 mesi ai 3 anni




FACILE PREVEDERE CONOSCENDO IL SOGGETTO CHE CHIEDERA' DI ESSERE GIUDICATO DAL TRIBUNALE DEI MINISTRI

ASSERENDO CHE QUANDO TELEFONO' ALLA QUESTURA DI MILANO DICENDO CHE RUBY ERA LA NIPOTE DI MUBARAK (pensa te lo ha distrutto al rais egiziano :D)

LO HA FATTO NELL' ESERCIZIO DELLE SUE FUNZIONI DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


A QUEL PUNTO L' INTERO MONDO CI RIDERA' ADDOSSO E DIVENTEREMO PEGGIO DELLA REPUBBLICA DELLE BANANE DEL CONGO :lol::lol::lol::lol:
 

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Ma sarà lì, nell'aula del processo, che anche i legali di Berlusconi potranno ora fare partire la più immediata delle battaglie, quella per far riconoscere l'incompetenza del tribunale milanese a giudicare entrambi i reati: perché, sostengono i legali, la presunta concussione è materia da tribunale dei ministri, e i rapporti con Ruby sono di competenza della Procura di Monza. Braccio di ferro fin da subito, insomma.

Si prepara un braccio di ferro tra accusa e difesa - Interni - ilGiornale.it del 15-02-2011




ORMAI E' SPACCIATO A QUESTO PUNTO SARA' ABBANDONATO ANCHE DALLA LEGA

E' COME 30 aprile 1945


VITTORIA:up:
 
Gelli: «Berlusconi? Un debole
E Fini è un uomo senza carattere»


L’ex venerabile indica Andreotti come referente dell'Anello un’organizzazione simile a un servizio segreto parallelo

INTERVISTA al settimanale Oggi
Gelli: «Berlusconi? Un debole
E Fini è un uomo senza carattere»
L’ex venerabile indica Andreotti come referente dell'Anello un’organizzazione simile a un servizio segreto parallelo
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Licio Gelli in una foto d'archivio (Corsera)
MILANO
- «Giulio Andreotti sarebbe stato il vero “padrone” della Loggia P2? Per carità... io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello». L’Anello? «Sì, ma ne parleremo la prossima volta». Con poche parole, clamorose, l’ex venerabile Licio Gelli individua per la prima volta nel senatore Andreotti il referente di un’organizzazione quasi sconosciuta, un sorta di servizio segreto parallelo e clandestino che possibile anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile.
LA STORIA - Il settimanale Oggi, che pubblica l’intervista a Gelli nel numero in edicola da mercoledì 16 febbraio (anche su www.oggi.it) ha chiesto un commento ad Andreotti, che ha immediatamente fatto sapere di non voler commentare. «L’Anello (o, più propriamente, il cosiddetto «Noto Servizio»)», spiega su Oggi lo storico Aldo Giannuli, già consulente della Commissione Stragi «fu un servizio segreto parallelo e clandestino, scoperto solo di recente nel corso della nuova inchiesta sulla strage di Brescia. Fondato nel 1944 dal generale Roatta per i «lavori sporchi» che non dovevano coinvolgere direttamente uomini dei servizi, subì diverse trasformazioni, scissioni e nuove entrare, per sciogliersi definitivamente intorno al 1990-91. La storia di questo servizio si incrocia con molte delle vicende più oscure della storia del nostro paese: da piazza Fontana al caso Moro al caso Cirillo. Il termine Anello non compare in alcun atto ma è citato da alcuni appartenenti all’organizzazione che si attribuiscono il ruolo di anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile».
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«RIFAREI LA P2» - Nell’intervista a Oggi, Gelli dice anche che «se avessi vent’anni di meno mobiliterei il popolo, bloccherei ferrovie e autostrade per protestare contro l’ingerenza dell’Europa. Per bloccare chi vieta di esporre il Crocifisso negli edifici pubblici». Sulla P2 dice: «La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire». L’ex venerabile dà giudizi su Berlusconi («La sua politica non mi piace. Si è dimostrato un debole, ha paura della minoranza e non fa valere il potere che il popolo gli ha dato. Oggi il Paese è in una fase di stallo. Molto pericolosa. Berlusconi è stato troppo goliardico, avrebbe dovuto dedicare più tempo ad altri incontri, ad altre cene») e su Fini.«È un uomo senza carattere». Alla domanda se ci siano suoi documenti segreti, magari all’estero, Gelli risponde sibillino: «Non me lo ricordo... I servizi segreti italiani hanno pagato per avere un mio archivio, falso, nascosto a Montevideo. 400 milioni di vecchie lire. Una valigia piena di cartacce, giornali, inutili fogli». E nega «nel modo più assoluto» di conservare dossier su personaggi politici.
 
LE CARTE

"Io e il Cavaliere: quella sera
gli dissi che ero minorenne"


Ruby è stata ad Arcore quindici notti in settantasette giorni: la prima volta il 14 febbraio, l'ultima il 2 maggio 2010. Il presidente del consiglio le ha offerto un appartamento nella Dimora Olgettina. In quell'occasione ha rivelato la sua minore età. La preoccupazione del premier di cancellare ogni traccia del suo legame con la minorenne è stata la ragione dell'intervento in questura


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C'E' un segreto in quest'indagine. È stato ben conservato per sette mesi, custodito come una pepita d'oro. Il segreto è in tre frasi del doppio verbale d'interrogatorio di Ruby, 3 agosto 2010. Sono poche parole, pochi ricordi e risolvono con una determinante testimonianza diretta le tre questioni decisive dell'affaire: Silvio Berlusconi ha mai chiesto a Ruby di fare sesso? Due. Berlusconi sapeva che la ragazza, nella primavera del 2010, non ha ancora compiuto diciotto anni? Tre. Come nasce - e da chi - la bubbola della "nipote di Mubarak".

Ascoltiamo Ruby. Si deve tornare alla sera del 14 febbraio, giusto un anno fa. È la prima volta, dice Ruby, che incontra il capo del governo. "... Berlusconi mi prese da parte e mi condusse in una stanza dove restammo soli. Mi disse che la mia vita sarebbe cambiata e, anche se non ha mai parlato esplicitamente di rapporti sessuali, non è stato difficile per me capire che mi proponeva di fare sesso con lui". L'uomo ha 74 anni. È solo nella stanza con la ragazza. Ruby non dice di essere stata toccata. Ruby ricorda soltanto le promesse di quell'uomo immensamente ricco: "La mia vita sarebbe cambiata...". Perché non avrebbe dovuto crederci? Finalmente, pensa la ragazza.

È scappata di casa per inseguire il sogno di un'altra vita e la pazza, disperata convinzione di sconfiggere il destino già scritto in Italia per una marocchina figlia di un venditore ambulante. È fuggita da una, due comunità. Ha ballato
la danza del ventre, qui e là. È diventata cubista in disco pub lungo i viali che portano in periferia. Si è prostituita. Ha rubato. Ha creduto nelle parole di Emilio Fede che l'ha ammirata in un concorso di bellezza e convinta al viaggio verso Milano. Non ha alcun dubbio che "Emilio" l'aiuterà. Non è stato già un aiuto averla indicata a Lele Mora che l'ha accettata nella sua squadra? Non gli deve un grazie ora che, nel giorno di San Valentino, l'ha condotta ad Arcore?

Quando, la notte del 14 febbraio, Ruby entra in quella stanza da sola con il presidente del Consiglio ("un ufficio", ricorda lei), il cielo è a portata di mano, ogni pena è finita, il passato sta per essere cancellato. L'uomo di 74 anni, quella notte, non promette soltanto. Dimostra di voler fare sul serio, davvero avrebbe fatto la fortuna di quella ragazza. Ascoltiamo Ruby: "Berlusconi mi consegnò una busta con 50mila euro..." e la ragazza non aveva mai visto tanti soldi e tutti insieme.

I ricordi di Ruby sono decisivi per il processo (e anche per un giudizio extraprocessuale, politico). Fin dalla prima volta che l'incontra dunque, Berlusconi chiede a Ruby sesso, parla di sesso e nient'altro che di sesso. Si dice disponibile a pagare. Molto, tantissimo.

Quante volte l'uomo di 74 anni e la minorenne s'incontrano? Il 3 agosto 2010, la ragazza racconta ai pubblici ministeri la sua versione dei fatti: in larga parte sincera, ma con qualche omissione, qualche fanfaronata, qualche parola di troppo o di troppo poco. I pubblici ministeri "tracciano" il suo telefono e scoprono che Ruby non è stata ad Arcore tre volte, come dice, "per una cena", o "per una notte". È stata a Villa San Martino ininterrottamente dal 24 al 26 aprile 2010, per dire. Silvio Berlusconi, quel giorno, è stato alla Scala con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e si è detto "radioso". Poi raggiunge Vladimir Putin e l'accompagna ad Arcore. Il giorno dopo, conferenza stampa a Villa Gernetto, ma ritorno a Villa San Martino. Ad Arcore chi c'era? Ancora la giovane ed entusiasta Ruby, la quale "notte e giorno era presente", come hanno stabilito i tecnici che analizzano il traffico telefonico per conto della Procura. C'era anche a Pasqua e Pasquetta, c'era il Primo Maggio, quattro settimane prima di quella notte in cui, accusata di furto da un'amica ballerina, finisce in questura, in via Fatebenefratelli: è la notte in cui Silvio Berlusconi telefona, spiegando che avevano a che fare non con una "scappata di casa", ma con la "nipote di Mubarak".

Tra il 14 febbraio e il due di maggio, Ruby è ad Arcore il 14 (domenica), il 20 (sabato), il 21 (domenica), il 27 (sabato), il 28 (domenica) febbraio 2010. E ancora, il 9 (martedì) marzo 2010 ; il 4 (domenica), il 5 (lunedì), il 24 (sabato), 25 (domenica - Festa della Liberazione), 26 (lunedì) aprile 2010. A maggio, il 1 maggio (sabato - Festa del lavoro) e il due (domenica). Quindici notti. In settantasette giorni, si contano sessantasette contatti telefonici. Quasi uno al giorno.

La costante frequentazione nella primavera non scioglie l'altro decisivo quesito processuale: Berlusconi sapeva degli anni di Ruby? Era consapevole della sua minore età?

Ancora una volta ascoltiamo la novità di Ruby: "Fino a quel momento, la sera del 14 febbraio, Berlusconi sa che ho 24 anni. La volta successiva, mi ricordo era in marzo, l'autista di Emilio Fede viene a prendermi in via Settala, dove abitavo allora. Torno ad Arcore e là, parlando con le altre ragazze invitate, vengo a sapere che chi stava con lui, con Silvio, poteva avere la casa gratis. Alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati". Parliamo della Dimora Olgettina, dove vivono Marysthell, Barbara, Iris, Imma e le altre. Ruby conosce quelle vite. Sa come possono essere comode e lussuose.

Fermiamoci un attimo: una casa, a Milano 2, gratis, per cinque anni. Per Ruby è più di un sogno, è una vittoria contro il destino di una "scappata da casa", da Letojanni provincia di Messina. La proposta non è il primo passo verso il successo. È il successo, il primo di un rosario di successi. Ruby pende dalle labbra di Berlusconi, che fa la sua mossa. Quella sera le parla della possibilità di una sistemazione. Di un appartamento lì all'Olgettina. Finalmente da sola, finalmente autonoma, in un appartamento tutto suo. Ruby è incredula davanti a tanta fortuna. Sa che la casa dimostra che è entrata nel "cerchio stretto" delle favorite del Sultano. C'è un solo pensiero che disturba quella felicità. Ora lo ricorda ai pubblici ministeri che la interrogano: "A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti". Berlusconi non fa una piega, a quanto pare. Non si stupisce. E lancia l'idea che ora lo danna come imputato di concussione. Le suggerisce: "Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione". È allora il Cavaliere a inventarsi la fanfaluca che, con impudenza, evoca oggi in Parlamento per salvarsi dal processo milanese.

Siamo ad agosto e pubblici ministeri più avventurosi avrebbero cominciato ad indagare il presidente del Consiglio. Alla Procura di Milano, al contrario, appare urgente rintracciare conferme al racconto della minorenne prima di muovere verso Silvio Berlusconi. Ruby mente? E in che cosa mente?

Le indagini in via preliminare hanno da accertare se davvero Ruby conosce il Cavaliere; se davvero è stata ad Arcore con lui; se davvero le ragazze che dice di aver incontrato a Villa San Martino frequentano abitualmente le feste e le cene del premier; se davvero esiste un "qualcosa" chiamato bunga bunga, sino a quel momento, un assoluto inedito. Ognuno di questi passaggi trova più di un riscontro nei documenti acustici raccolti e anche in testimonianze dirette: tre ragazze - M. T., amica di Nicole Minetti, Maria Magdoum e la giovane Natascia, amica di Aris Espinoza, una delle più assidue frequentatrici a pagamento del premier - descrivono alla stessa maniera la cerimonia erotica, la sala sotterranea, le scene, i balletti, il premier che tocca, le ragazze che ballano sempre più scollacciate davanti a lui. È quello che Ruby chiama nell'interrogatorio "il rito dell'harem".

Il quadro indiziario s'è fatto a questo punto più preciso, addirittura nel dettaglio. Il 6 ottobre, i pubblici ministeri afferrano la prova evidente che li convincerà di essere sulla buona strada: Ruby viene interrogata da un emissario di Berlusconi, alla presenza di Lele Mora e di un avvocato, che le chiedono di ripetere quel che ha raccontato un paio di mesi prima in procura. Vogliono sapere tutto, anche quello che Ruby preferirebbe tacere. "Le scene hard con il pr...", come riferisce al telefono, Luca Risso, l'attuale fidanzato di Ruby. Si può qui lasciar perdere quel che appare chiaro ai pubblici ministeri. Berlusconi sa delle indagini, sta tentando di mettere riparo alla catastrofe che lo minaccia e i detective devono affrettarsi per evitare l'inquinamento di prove e testimonianze. Qui interessa dire altro. La preoccupazione del premier di cancellare ogni traccia del suo legame con la minorenne è stata anche la ragione del suo malaccorto intervento, la notte del 27 maggio, alle 23.45, sul capo di gabinetto della questura milanese. È l'episodio chiave della partita giuridica.

Lo affronta il giudice delle indagini preliminari Cristina Di Censo. Deve decidere se Milano è competente e se la procura ha raccolto prove così evidenti da rendere inutile l'udienza preliminare e legittimo un processo con rito immediato. La telefonata in questura risolve il caso. Berlusconi non chiama nelle sue funzioni di presidente del Consiglio, perché il capo del governo non è funzionalmente sovra-ordinato al capo di gabinetto di una questura, come lo sarebbe il ministro dell'Interno. Il Cavaliere mette sul tavolo, quella notte, la sua qualità di pubblico ufficiale; la sua influenza e non la sua funzione; il suo peso e la sua forza e non i suoi compiti istituzionali.

Questa differenza "radica", come si dice, la competenza nella procura territoriale e non presso il tribunale dei ministri, come sarebbe avvenuto se avesse speso la sua funzione. La "balla della nipote di Mubarak", come dice il questore dell'epoca, non cambia di una virgola la prospettiva. Come nulla cambia che gli atti sessuali con una prostituta minorenne siano stati compiuti ad Arcore, perché il reato più grave - la concussione - "attrae" come una calamita il reato minore, in questo caso la frequentazione con la diciassettenne Ruby in "un contesto" sessualmente molto equivoco, che però ha dei punti fermi. Il giudice li elenca in quindici pagine di "fatti storici" e accertati, o detto in altro modo, di prove evidenti. Da quei verbali di Ruby se n'è fatta di strada e solo a dicembre (21) Berlusconi è iscritto nel registro degli indagati. Quel che sa, quel che ha fatto, prima e dopo il 27 maggio è sufficientemente dimostrato. Intorno a lui Lele Mora, Emilio Fede e la consigliere regionale Minetti organizzano a Milano un vivamaria di ragazze, e per dirla con Nicole ci sono "zoccole" e "ragazze venute dalle favelas" e "zingare". Qui interessano le "zoccole" perché sono loro ad annunciare il reato. Per Lele, Emilio e Nicole, perché il capo del governo è soltanto l'"utilizzatore finale", e sin qui estraneo a ogni contestazione penale. È la "zoccola" minorenne che mette nei guai il presidente del Consiglio. O meglio, se ha ragione Ruby, il capo del governo si mette nei guai da solo. È vero, il 14 febbraio pensa che Ruby abbia 24 anni e le promette mari e monti.

Sconveniente forse per chi ha liberamente scelto di assumere responsabilità pubbliche e dovrebbe per precetto costituzionale svolgere i suoi doveri con dignità e onore, ma in ogni caso non un reato. Il pasticciaccio che rovina Berlusconi si consuma a marzo, quando vuole consegnare un appartamento alla ragazza. In quell'occasione, la ragazza gli racconta la verità e dunque Berlusconi conosce la realtà dell'anagrafe, ma non si arresta. Vuole Ruby accanto a sé e la consapevolezza della minore età della ragazza non ferma il suo desiderio. Ruby ne è così consapevole che si vanta del capriccio che sollecita in quell'uomo di 74 anni: "Quell'altra, Noemi, è la pupilla, io sono il culo". Il Cavaliere sembra trovare le ragioni della prudenza soltanto dopo l'agitata notte del 27 maggio.
Non vedrà mai più, per quel che se ne sa oggi, Ruby. Si sentiranno soltanto al telefono. E Ruby mette a verbale l'ultima frase di Silvio Berlusconi: "Ci potremo rivedere una volta che hai compiuto la maggiore età".
(16 febbraio 2011)
 

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