credo che IW sia l'unica banca italiana che paghi la liquidità sul CC banking decentemente... ma in futuro non sarà più singola
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Banche, almeno fino al 2009 addio crescita utili a doppia cifra
di Francesco Di Marco 12 novembre 2007
Sono finiti gli anni dei progressi a doppia cifra per le banche italiane e il futuro non si preannuncia facile, almeno sino al 2009. Intanto, a fine anno, l'utile netto del settore dovrebbe aumentare di appena lo 0,2 per cento. Questa la stima contenuta nel rapporto previsionale sui bilanci bancari, diffuso da Prometeia. L'associazione, tra le maggiori società italiane di consulenza e ricerca economica e finanziaria, immagina un futuro prossimo in cui ci saranno meno mutui e più credito al consumo nel mix degli impieghi alle famiglie.
Di fondo, si intravede nel prossimo triennio un marcato rallentamento della crescita del risultato di gestione degli istituti (+5,6% medio atteso nel triennio 2007-2009 rispetto al +12% del 2004-2006). Attesa anche un'interruzione della tendenza alla crescita del Roe delle banche, stimato al 9,9% nel 2007 dopo l'11,6% nel 2006 e «con effetti di contenimento anche nel 2008». Solo nel 2009 si dovrebbe assistere a una crescita degli utili che riporterà il Roe al 9,8 per cento.
In futuro, osservano da Prometeia, per le banche conterà sempre più la capacità di aumentare le quantità in un contesto di riduzione dei margini. E la banca dovrà far ricorso meno alla leva e alla finanza e più all'intermediazione: un effetto neanche troppo indiretto del panico provocato in estate dai mutui subprime. Alla luce di questa osservazione, assumono ancora più senso le aggregazioni bancarie degli ultimo anno e mezzo, cui si è aggiunta, da ultima, Mps dopo Intesa-Sanpaolo e Unicredit-Capitalia. Che devono produrre, sempre più in fretta, vantaggi nella crescita delle masse e nella riduzione dei costi grazie alle economie di scala.
Il rapporto fotografa un settore sempre più alle prese con l'aumento dei costi di finanziamento (per effetto dell'aumento dei tassi sul mercato interbancario, quello in cui le banche si prestano soldi tra loro) e allo stesso tempo incalzato dalle pressioni concorrenziali e normative, Mifid in primis. Per citare un solo ma eclatante esempio, Prometeia stima che l'abolizione della commissione di massimo scoperto prevista dal Ddl sulle liberalizzazioni avrebbe un impatto negativo dell'ordine dei 3 miliardi sul margine di interesse (ricavi da raccolta più ricavi da impieghi) delle banche italiane, che potrebbero tuttavia attuare manovre compensative per recuperare circa 1,8 miliardi. Ma il deficit sarebbe sempre superiore al miliardo.
Se è vero che gli istituti italiani non sconteranno poi troppo l'onda lunga della "tempesta subprime", strumenti nei confronti dei quali erano poco esposti, la generale crisi di liquidità sui mercati interbancari innescata dai mutui a rischio e la maggior concorrenza a livello nazionale (per effetto delle liberalizzazioni) e comunitario (per effetto dell'applicazione della direttiva Ue sui mercati finanziari, la cosiddetta Mifid) sono destinate a modificare fortemente lo scenario italiano sino al 2009. Perché un'eredità la crisi dell'ultima estate l'ha comunque lasciata dappertutto: l'aumento del rischio.
Dopo anni in cui l'elevata concorrenza nel settore ha indotto gli istituti a ‘raschiare il fondo del barile' per reperire liquidità, nei prossimi anni le banche saranno costrette a finanziarsi pagando interessi più alti, con conseguenze sui bilanci. Se i banchieri storcono la bocca, le famiglie italiane possono sorridere, visto che dovrebbero sperimentare un aumento dei tassi attivi loro concessi su certificati di deposito e obbligazioni bancarie. C'è tuttavia molta strada da fare su questo fronte, visto che le banche italiane, osserva Chiara Fornasari di Prometeia, «pagano la raccolta dalla clientela meno della media europea». Ma, allo stesso tempo, per il mondo del credito i costi della raccolta e degli impieghi sono destinati a salire, con effetto immediato sulla dinamica degli impieghi, specialmente quelli verso le famiglie: dal +7,5% di crescita 2007 Prometeia prevede un +6,9% di fine 2008.
L'indebolimento del mercato immobiliare e il rialzo dei tassi comporterà il rallentamento dei mutui a lungo termine. Lo sviluppo di nuove strategie distributive si concretizzerà in una più intensa crescita del credito al consumo: è atteso un incremento più marcato dei prestiti personali rispetto ai finanziamenti finalizzati all'acquisto di beni.
E le imprese? La domanda di finanziamenti attesa nel 2008 e, soprattutto, nel 2009 si dovrebbe mantenere su buoni livelli, anche se la debole crescita attesa in Italia nel 2008 (Bruxelles stima +1,4%) avrà un impatto sulla domanda di capitali da parte del mondo produttivo. Che, tuttavia, dovrebbe garantire una crescita comunque vivace dei finanziamenti (+8,6% e +8,7% nei prossimi anni) anche se lontana dai tassi 2006 (12,8%) e 2007 (11,5%). Un ruolo importante lo avranno anche le strategie di ristrutturazione societaria, che spingeranno le aziende a chiedere fondi al sistema bancario per aumentare la propria dimensione e/o acquisire una dimensione sempre più internazionale.