mamme e papà d’America hanno semplicemente venduto tutto!

tontolina

Forumer storico
Il Bl​
Il parco buoi non ci sta ad essere tosato ancora. E arriva la deflazione alimentare

Di Mauro Bottarelli , il 31 agosto 2015 - 5 commenti



Vuoi vedere che il parco buoi si è stufato di essere l’agnello sacrificale delle politiche delle Banche centrali? In effetti, dopo aver pagato il bail-out di Wall Street nel 2008, i cittadini Usa potrebbero finalmente aver capito la lezione.


Questo grafico di Credit Suisse,

sembra confermarlo, visto che nei mesi di luglio e agosto gli investitori retail sono scappati dalle equities ma non hanno dato vita alla solita rotazione verso l’obbligazionario: mamme e papà d’America hanno semplicemente venduto tutto!

Un qualcosa che non succedeva dal quarto trimestre del 2008, quando però si vendeva in clima di crollo totale, qui in parte invece si anticipa.


Stando a dati della banca svizzera al 19 agosto scorso, nel mese di luglio 6,5 miliardi di dollari sono scappati dai fondi equity, mentre 8,4 miliardi hanno detto bye bye ai bond funds. Di più, nelle prime tre settimane di agosto l’outflow è proseguito, con 1,6 miliardi fuori dai titoli e altri 8,1 fuori dal mercato obbligazionario.
D’altronde, il dato sui consumi personali della scorsa settimana ci dice qualcosa: ovvero che la crisi che governo e Wall Street negano o non vedono, è già ben presente all’interno delle famiglie statunitensi. Questi grafici,


ci mostrano come le spese personali hanno fallito di nuovo le attese e si muovono su livelli visti lo scorso gennaio, quando la Fed ci diceva che faceva troppo freddo per uscire a fare shopping, mentre il dato su base annua è su una china da pre-collasso.




Ma peggio ancora, questo grafico

plasticamente distrugge il mito del wealth effect legato ai bassi tassi di interesse, visto che con i consumi personali a luglio a quota 1,2%, la più debole dal marzo 2011, questo trend ci mostra come la politica dell’indebitamento allegro non sia funzionata negli ultimi 35 anni.
Et voilà, proprio a causa del basso dato dei consumi, il 26 agosto la Fed di Atlanta ha abbassato da 1,4% a 1,2% la previsione del Pil per il terzo trimestre di quest’anno, attraverso il suo tracciatore in tempo reale GDPNow, un livello che è oltre i due terzi al di sotto della prima revisione ufficiale della crescita del secondo trimestre.

La ragione? “Debolezza nei consumi di servizi reali a luglio, che ha abbassato la stima del modello per i consumi personali da 3,1% a 2,6% per il terzo trimestre”.

Colpa del caldo record?
O forse della disparità sempre più crescente all’interno della società statunitense, come ci mostra questo grafico.

Il quale interpreta il Consumer Comfort calcolato da Bloomberg per aree geografiche,

con il Nord-Est al massimi da 8 anni

e il Midwest ai minimi da novembre 2014?

Come dire, Wall Street e il suo indotto brindano e il granaio e cuore produttivo degli Usa piange. Fat cats and starving dogs again?
E in questo bel contesto generale, ecco che un altro effetto collaterale delle politiche da mal-investment delle Banche centrali sta palesandosi sul mercato, ovvero il fatto che l’economia mondiale stia per grippare in uno stato di saturazione globale da sovra-offerta. Un qualcosa che nessuno, forse, si attendeva che accadesse ma che ora è dimostrato da questo grafico,

il quale ci mostra come i trilioni iniettati dagli Stati non hanno suscitato l’effetto shock di defibrillazione per la domanda e il commercio globale ma hanno solo aumentato l’offerta, in un contesto di rallentamento, non ultimo cinese. Ed ecco che sul finire della scorsa settimana, l’International Grains Council ha comunicato che lo stock globale di cereali quest’anno toccherà il livello più alto da 29 anni a questa parte, 447 milioni di tonnellate metriche! Ed ecco che i futures di grano e frumento al Chicago Board of Trade stanno crollando rispettivamente del 6,2% e 17% e si preparano al terzo anno di perdite di fila, dopo la produzione record dello scorso anno, 720 milioni di tonnellate. La sola Francia, principale produttore di grano dell’Ue, nel mese di agosto ha prodotto 41 milioni di tonnellate, più dell’outlook da 40,4 preparato dal ministero dell’Agricoltura d’Oltralpe.
Ora, questi due grafici mettono la situazione in prospettiva.


Sarà per questo che dopo anni di sonore prese in giro e pranzi pagati per banchieri e affini, forse il parco buoi ha deciso di non venire spellato per intero questa volta? Ciò che i governi negano, strade e negozi lo gridano: siamo di nuovo in recessione e con una bolla obbligazionaria pronta ad andare fuori controllo. Non vorrei che il mondo sviluppato stesse per andare incontro al suo giorno di ordinaria follia finanziaria. O forse sì.
Sono Mauro Bottarelli,
 
http://www.commoditiestrading.it/reserved/Riservata.aspx
http://www.commoditiestrading.it/spread-trading/Panoramica-ETF-31-Agosto-2015-3331.aspx

Panoramica ETF 31 Agosto 2015


Riccardo Zarfati | Articolo pubblicato il 31/08/2015 13:00:10


La settimana della grande paura sui mercati finisce addirittura in positivo. Un lunedì nero che porta molti indici principali in prossimità dei supporti più lontani e poi una lunga volata al rialzo che lascia nella testa degli investitori un punto interrogativo più grande del solito.

Interviene la banca Cinese con la riduzione dei tassi e contribuisce il dato del PIL americano positivo oltre le attese. La ferita inflitta ai mercati si è rapidamente rimarginata, ma ora i giochi si fanno senz’altro più difficili, in particolare per USA ed emergenti

Se è probabilmente vero che difficilmente vedremo nuovi rilevanti massimi da qui a fine anno (anche per l’Europa), è anche vero che il rimbalzo avviato questa settimana potrebbe estendersi nelle prossime. Massima attenzione alla riunione della FED del 16-17 settembre, prossimo futuro evento rilevante.



USA: il PIL americano del 2° trimestre a +3,7% su base annua, decisamente migliore del + 3,2% atteso. I prezzi fanno una veloce escursione fino in prossimità del supporto di lungo periodo (1822, minimi di ottobre scorso) per poi risalire fino in prossimità delle nuove resistenze, ora localizzabili tra 2020 e 2040. Il trend di lungo periodo non è quindi ancora formalmente invalidato (abbiamo ancora minimi crescenti), ma rimane un mercato dove le opportunità rimangono marginali rispetto al rischio.



Europa: chiusure settimanali attorno all’+1% dopo l’affondo di lunedì che aveva portato perdite fino al -8%. Dax che raggiunge l’importante supporto dinamico (la trend line rialzista di lungo periodo) per poi reagire con forza. Si chiude a metà strada tra i nuovi supporti di 9.500/9.700, e le nuove resistenze di 10.700/11.000. Probabile che ora si stabilizzi un po’, certo tra gli indici importanti è quello che ha perso di più dai massimi di Aprile, fino al 24%



Spagna che mostra un ottimo dato del PIL a +3,1% annualizzato, e all’ottavo trimestre consecutivo di crescita. Dopo la rottura del canale rialzista si arriva al test del supporto di lungo periodo, con successiva decisa reazione. Possibile che sia una ottima occasione di acquisto di medio-lungo periodo, sarà importante monitorare il comportamento nelle prossime settimane. I giochi per il futuro si fanno su questi livelli di prezzo.



Italia: cresce la fiducia dei consumatori, scende quella degli operatori economici. Il quadro generale rimane piuttosto stagnante a livello macro, ancora lontano dalla vivacità della Spagna. Quadro grafico simile a molti altri, con prezzi in reazione da un forte livello di supporto. Non da escludere un pattern simile a quello visto lo scorso ottobre, con prezzi che dopo il primo affondo hanno avuto due mesi di stabilizzazione prima di ripartire. Ad ottobre c’era da difendere quota 18.000, ora bisogna digerire quota 20.000, nuovo rilevante supporto. Se questo scenario ha un senso, l’attuale primo rimbalzo non dovrebbe estendersi molto sopra 22.800/23.000. Italia che rimane tra gli indici meglio impostati tecnicamente



Asia: il governo cinese interviene con taglio dei tassi e con regole meno stringenti sulle riserve bancarie. Indice di Shangai che reagisce dai minimi ben sotto i 3000 punti ma chiude comunque in forte negatività (-7,8%). Sulla tenuta dei minimi settimanali possibili rimbalzi anche corposi (anche fino a 4100/4200 nelle prossime settimane), ma chiaramente rimane in questa fase un indice molto rischioso.



Indonesia che perde oltre il 20% dai sui recenti massimi storici e caduta che si arresta sul precedente rilevante minimo. Gli asiatici periferici (Vietnam, Thailandia, Malesia) sono quelli che hanno più sofferto in questa fase: in caso di proseguimento del rialzo, sono quelli che verosimilmente ne beneficeranno maggiormente.



Latin america: nel complesso Brasile e Messico mostrano le reazioni più convincenti (circa +3%), anche grazie al forte rimbalzo del petrolio. Nuovi minimi di periodo e poi reazione per il Brasile, come per il Messico che affonda sotto i precedenti minimi di dicembre 2014 per poi recuperare. Analogamente al mercato Usa cui è fortemente correlato (siamo sui massimi storici), ora più rischi che grandi opportunità per l’indice IPC messicano. In caso di ulteriori rialzi, quota 45.000 piuttosto ostica da superare



Metalli: metalli industriali (Rame, Nickel, Zinco) tutti a nuovi minimi e poi rimbalzo. Possibile una estensione del rimbalzo in un trend che rimane ribassista. Oro (e Argento) invece in deciso calo con il primo che non intacca il primo livello di resistenza dinamico, lasciando ancora aperte le possibilità di ulteriore debolezza. Certo non aver approfittato del lunedì nero per le borse lascia più di un dubbio sulla valenza di bene -rifugio



Agricoli: Zucchero protagonista della settimana con un +5% dopo nuovi minimi a 7 anni. Non è cambiato lo scenario fondamentale che vede ancora un certo surplus di offerta, ma il rimbalzo potrebbe proseguire. Oscillatore RSI in divergenza rialzista a supporto di uno scenario di rimbalzo (almeno per il momento) che vede il suo primo livello di resistenza a 12 e poi eventualmente a 12.66, ovviamente sulla tenuta dei nuovi minimi.



Debole il Caffè in settimana, ma “tiene” in chiusura il supporto evidenziato di 123,7. Quadro sempre dubbio, ma con maggiori probabilità di escursioni rialziste nel breve.



Energia: dati di scorte settimanali molto inferiori alle attese ed il dato del PIL Usa fanno scattare le ricoperture (cioè chiusura delle posizioni ribassiste, di fatto acquisti) per il Petrolio, che mette a segno una settimana a doppia cifra dopo i fortissimi cali e nuovi minimi a 38 USD. Ora forte resistenza a 50/52, che nel breve dovrebbe contenere ulteriori rialzi. Supporti di lungo periodo che passano sempre in area 34-35, poco sotto i minimi settimanali. Livelli molto ampi in percentuale, obbligati in caso di forti fluttuazioni.



Eur-Usd: a quanto pare l’Euro è diventato una valuta rifugio in caso di turbolenze sui mercati. Da tenere a mente per il futuro. Ritraccia con violenza sul dato del PIL Usa, dopo aver fatto un nuovo massimo di periodo a 1,17 nel lunedì degli affondi degli indici. Chiude a 1,1180, di fatto rientrando nella fascia nota fascia di oscillazione visibile ora tra 1,08 ed 1,15, che conferma la sua valenza di resistenza. Di fatto siamo sempre in laterale, ragionevole aspettarsi forte impatto dalla riunione FED.



Riccardo Zarfati
www.onehourtrading.it
[email protected]





- See more at: Panoramica ETF 31 Agosto 2015 - Materie Prime - Commoditiestrading
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto