Molecular Medicine (MLM) Molmed (14 lettori)

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cloca

voglia di pedalare
Altrettanto, qui non so i gradi, ma la tenperatura non è di certo primaverile.


ho dovuto indossare piumino in casa e cappello di lana , ora ho messo a cuocere un minestrone così si scalda un po' la casa e poi il mio stomaco , sto leggendo " la forza della ragione " .., sul divano e mi sono ghiacciato .
 

cappuccettoverde

Nuovo forumer
ho dovuto indossare piumino in casa e cappello di lana , ora ho messo a cuocere un minestrone così si scalda un po' la casa e poi il mio stomaco , sto leggendo " la forza della ragione " .., sul divano e mi sono ghiacciato .

:ola: bello, anche "la Rabbia e l'orgoglio" sempre di Oriana, io ho iniziato da poco "Islam siamo in guerra" di Magdi Cristiano Allam.... sempre per restare nell'argomento.... e poi se Molmed dovesse esplodere, magari sarebbe bello volare ad ovest nel mar dei Caraibi, lontano dai taglia gole...
 

Reato

In molle carne vermes nascuntur
:ola: bello, anche "la Rabbia e l'orgoglio" sempre di Oriana, io ho iniziato da poco "Islam siamo in guerra" di Magdi Cristiano Allam.... sempre per restare nell'argomento.... e poi se Molmed dovesse esplodere, magari sarebbe bello volare ad ovest nel mar dei Caraibi, lontano dai taglia gole...
L'esplosione di molmed scalderebbe sicuramente:d:, per adesso mi scaldo potando quattro cipressi che ho nel giardino:devil:
 

cloca

voglia di pedalare
:ola: bello, anche "la Rabbia e l'orgoglio" sempre di Oriana, io ho iniziato da poco "Islam siamo in guerra" di Magdi Cristiano Allam.... sempre per restare nell'argomento.... e poi se Molmed dovesse esplodere, magari sarebbe bello volare ad ovest nel mar dei Caraibi, lontano dai taglia gole...

sempre pronto a lasciare questo paese , ci provai anche 25 anni fa ma la mia ex non volle , volevo riprovarci 10 anni fa ma intervenne la malattia a mia madre e tuttora sono quì a fare il badante......... , poi c'è l'infermiera che deve lavorare ha 32 anni di contributi. San Bordignon aiutaci tu :jack:
 

brizzo65

Nuovo forumer
ve la butto li
celleho colpa del tuo amichetto milanese da anni, titolo depresso da sempre, opato però da gente che di solito non butta i soldi
forse questa notizia può scaldarlo da 3 sedute salicchia

Eccolo. dal Sole 24 ore di oggi.

Saluti

A Ferrara decolla l’agricoltura 4.0
Il top della tecnologia per coltivare gli oltre 5mila ettari di Bonifiche Ferraresi

Jolanda di Savoia
È la prima volta che in Italia si concretizza l’unione tra un importante impegno finanziario e l’attività agricola. Un progetto nel quale i molti numeri sono da primato. Ma non potrebbe essere altrimenti, visto che si tratta della più grande azienda per superficie agricola utilizzata: 5.509 ettari, la maggioranza dei quali riuniti in un corpo unico. L’obiettivo: realizzare il maggiore efficientamento possibile del capitale fondiario, valorizzando al massimo produzioni agricole e utilizzando tutto ciò che la tecnologia oggi mette a disposizione, a cominciare dal satellite per arrivare a software studiati apposta. Su questo si basa il progetto agricolo e industriale messo a punto da Federico Vecchioni, oggi amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi Holding, imprenditore agricolo a sua volta e già presidente di Confagricoltura.
Un passo indietro è necessario. Bonifiche Ferraresi è l’unica società agricola quotata alla Borsa di Milano fin dal 1947. Fino a poco meno di tre anni fa era di proprietà della Banca d’Italia. Sulla scia della dismissione del cespite agricolo (un’azienda a Jolanda di Savoia, nel Ferrarese, un’altra più piccola nella piana di Cortona, nell’Aretino), Vecchioni ha raccolto un pool di investitori istituzionali, industriali e bancari per rilevare con un’Opa Bonifiche Ferraresi: dell’elenco soci fanno parte l’Ing. Carlo De Benedetti, Sergio Dompè (pharma biotech), Cariplo, Cassa di Lucca, gruppo Farchioni (olio), Cremonini (carne), Sis (sementi), Bios Line (cosmesi e officinali), i Consorzi agrari italiani, Popolare di Cortona, Ocrim (molini). L’idea: creare un polo agricolo e industriale unico sia in Italia che in Europa. Con numerose filiere produttive - dal riso agli ortaggi, al pomodoro; dalla frutta all’olio alla carne - gestite totalmente in forma manageriale. Un’azienda dove la tecnologia è applicata per razionalizzare lavorazioni, impiego di concimi e prodotti fitosanitari, per ridurre il consumo di acqua - nonostante il Po a due passi è un importante fornitore irriguo - per preservare il suolo e per valorizzare al massimo il capitale investito. E soprattutto - a differenza di altri modelli imprenditoriali agricoli - per lasciare all’agricoltura una quota significativa di quel valore aggiunto che oggi il coltivatore o l’allevatore perdono lungo le catene della filiera. Bonifiche produrrà e venderà direttamente alla grande distribuzione e alle industrie di trasformazione e, a breve, svilupperà un proprio marchio commerciale. Con questo tipo di “agricoltura 4.0” si prevede di raggiungere una marginalità di oltre il 24 per cento. Il progetto si articola tra gli anni 2015/2019 e conta su investimenti complessivi di 32 milioni, messi a disposizione dei soci con un aumento di capitale chiuso nel dicembre scorso. Differenti e articolate le linee di intervento, dai lavori di campagna a quelli edilizi (solo a Jolanda di Savoia ci sono 138 immobili di pertinenza, mentre a Cortona ci sono 15 tipiche “Leopoldine”); dalla costruzione delle nuove stalle per il programma zootecnico alla realizzazione di un campus universitario e di ricerca.
Perchè Bonifiche Ferraresi non sarà solo coltivazione e trasformazione dei prodotti, ma diventerà anche un grande centro di sperimentazione e innovazione con aule didattiche, laboratori, un’aula magna da 260 posti e circa 50 posti letto per ospitare studenti e ricercatori. Cento ettari dell’azienda saranno dedicati alle prove in campo di nuove varietà di cereali, orticole, oleaginose. I Consorzi agrari faranno da veicolo per l’agricoltore italiano di tutte le novità tecniche che usciranno da Bonifiche.
Il polo dell’innovazione è in costruzione a Jolanda di Savoia, accanto a quello che sarà a maggio un altro gioiello del complesso agricolo: il centro italiano di John Deere, colosso statunitense della meccanica agricola. La società americana è diventata partner industriale di Bonifiche, fornendo oltre venti innovative macchine operatrici - la consegna avverrà il 6 maggio prossimo con una cerimonia alla presenza del ministro Maurizio Martina - che saranno gestite da un software messo a punto sulle esigenze di Bonifiche. Gli oltre cinquemila ettari coltivati sono stati geodifferenziati con il satellite e mappati secondo le caratteristiche morfologiche. In questo modo la seminatrice o la macchina per i trattamenti saprà esattamente quanta quantità di prodotto rilasciare in quella determinata porzione di terreno. Le previsioni indicano un risparmio del 30% sull’impiego di mezzi tecnici.
Altra operazione già portata a termine è il controllo delle acque con un esteso drenaggio a Jolanda di Savoia (solo eliminando i fossi sono stati recuperati 50 ettari di terreno) e la costruzione di una imponente rete irrigua a Cortona. Questo consentirà un migliore utilizzo dell’acqua, un forte innalzamento dei valori fondiari, la possibilità di fare più di un raccolto per anno.
A Jolanda è in funzione un sistema di irrigazione “ranger” più grande d’Italia: con una campata lunga oltre un chilometro, in un solo passaggio bagna 180 ettari. Sempre sul fronte agricolo, Bonifiche diventerà il primo player italiano nella coltivazione e poi nella prima lavorazione di piante officinali a cui saranno dedicati 480 ettari. A Cortona, oltre alle erbe officinali, saranno anche messi a coltivazione 172 ettari di ulivo, mentre nel Ferrarese è in fase di costruzione un impianto per la perlatura dell’orzo e un altro per la lavorazione del riso.
Infine il capitolo zootecnico. A Jolanda di Savoia da novembre comincerà l’allevamento di cinquemila capi da carne (ottomila considerando il ristallo) di razza Limousine e Chevrolet, mentre a Cortona sarà rivalorizzata la razza locale maremmana. Tutta la componente zootecnica è made in Italy al cento per cento e i prodotti per alimentare il bestiame arriveranno da circa 1.700 ettari dedicati. «È un progetto unico nel suo genere - dice Vecchioni - che punta a generare valore per gli azionisti, ma anche ricadute di innovazione e tecnologia per tutta l’agricoltura italiana».
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