Macroeconomia Monitorare l'evolversi dei Principi Contabili (Fasb & Ias)

dagoweb

Forumer attivo
Avrei una proposta,
che ne dite di monitorare l'evolversi delle modifiche che vengono apportate ai principi contabili ?

Ritengo che sia un aspetto poco trattato (non qui sul forum di IO, ho letto diversi post in merito, solo che sono sparsi nei vari 3d) ma estremamente importante viste le ricadute di simili provvedimenti.

Giusto per ricordare un evento relativamente recente :
G20 di Londra rivoluzionario? Il piano ed i provvedimenti presi cambiano ben poco, giocando molto sulla psicologia mediatica e con pochi elementi concreti. E negli USA il FASB allenta il mark to market sui titoli tossici. (3 Aprile 2009, ore 15:30)

Si potrebbe segnalare materiale disponibile in rete e, per chi si ritiene in grado di farlo, commentare le eventuali modifiche in un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori (per esempio io :D) magari mettendo l'accento sugli effetti che potrebbero esserci (temo di chiedere un po' troppo, al massimo mi manderete a :mad: )

Qualche link di riferimento :

http://economia.tesionline.it/economia/glossario.jsp?GlossarioID=3636
FASB (Financial Accounting Standard Board)
Organismo deputato a emanare i principi contabili negli Stati Uniti. Ha sostituito dal 1973 l’AICPA (American Insitute of Certified Public Accountants). I principi emanati dal FASB sono i FAS o anche SFAS, che costituiscono i cosiddetti US GAAP (Generally Accepted Accounting Principles). Occorre precisare come business combinations ed operazioni di gestione straordinaria - ancorché presentino significative analogie, rappresentando entrambe eventi non ricorrenti nella gestione dell’impresa - non costituiscono categorie perfettamente sovrapponibili, in quanto sono differenti i criteri di individuazione di ciascuna di ciascuna di esse. Infatti, mentre nel contesto domestico le operazioni in esame sono caratterizzate dall’elemento della straordinarietà che le colloca al di fuori della ordinaria gestione aziendale, la categoria delle business combinations è caratterizzata da un criterio più ristretto che si sostanzia nella definizione contenuta nel par 4 dell’IFRS 3. Pertanto si noti come la trasformazione e la liquidazione – classificate come operazione di gestione straordinaria - non rientrano nell’ambito delle business combinations, dal momento che non determinano alcuna aggregazione tra entità differenti, comportando, invece, rispettivamente la modificazione della forma giuridica e la dismissione del complesso aziendale. Al riguardo, occorre peraltro precisare che, in osservanza di quanto disposto dal Framework IASB, l’intero corpus dei principi contabili internazionali debba trovare applicazione unicamente in ipotesi di continuità dell’attività aziendale; ciò conferma l’esclusione della liquidazione dal novero delle business combinations.
Definizione redatta da Simona Calvi
http://economia.tesionline.it/economia/glossario.jsp?GlossarioID=2399
IAS (International Accounting Standards)
Sono i nuovi principi contabili internazionali introdotti dall'Unione Europea con il regolamento comunitario 1606/2002 per la redazione dei bilanci d'esercizio e consolidato delle aziende operanti sul territorio dell' Unione Europea. L' applicazione di tali principi, divenuta obbligatoria dal 1° gennaio 2005, ha comportato una serie di differenze significative nella redazione dei bilanci, rispetto ai precedenti principi contabili nazionali.​
Definizione redatta da Maria Pia Tartarino


Un organo autonomo per la redazione di principi contabili.
Tale organo di natura privata prepara tali principi che vengono poi utilizzati dall'unione europea come standard contabili da utilizzare obbligatoriamente a partire dai bilanci 2006 e dunque pubblicati nel 2007.
I principi furono denominati con la dicitura IAS seguita dal numero e successivamente sono stati chiamati IFRS ricominciando la numerazione a seguito del cambio del board.
Gli IAS/IFRS in Italia: come ogni altro membro dell'unione europea, l'Italia ha dovuto recepire la direttiva che impone l'utilizzazione per la redazione dei bilanci consolidati, dei soggetti vigilati (banche ed assicurazioni) e per le società con titoli quotati nei mercati regolamentati (per esempio in Italia nella Borsa Italiana). Lo stato italiano inoltre ha imposto a tali soggetti anche la redazione del bilancio separato (che è l'equivalente del Bilancio d'esercizio di una società).
Inoltre anche altri soggetti possono utilizzare tali principi contabili, ma ad oggi essi sono poco utilizzati per via della forte complessità d'utilizzo e la scarsa conoscenza dell'argomento.
Fanno parte del testo di legge, oltre ai principi IAS e IFRS anche le interpretazioni ufficiali SIC.
L'unico documento escluso dal testo dei principi contabili è il Framework mentre l'unione europea si riserva la possibilità di recepire o meno alcuni principi come avviene tuttora per lo IAS 39.​
Definizione redatta da Giovanni Cantone


 
magari iniziativa un pochino tardiva ... ormai la trasparenza nei dati è defunta da un pezzo (il mio avatar lo testimonia :) )
cos'altro potrebbero inventarsi ? credo si siano oltrepassati tutti i limiti della decenza ... ad esempio solo la fine del mark to market ha comportato per Wells Fargo circa 5 miliardi di utili inesistenti derivanti dalla rivalutazione delle porcherie che si ritrovano, o vogliamo parlare degli utili teoricamente possibili (praticamente impossibili ma iscrivibili in bilancio) ricomprando i propri bond a meno del prezzo di emissione ?

io posso solo consigliare di evitare di perdere tempo a leggere i media che riportano il consuntivo, che dicono la tal banca ha riportato utili in crescita formidabile, ecc. ecc. e cercare in Rete chi scava ... volendo lo si trova
 
magari iniziativa un pochino tardiva ... ormai la trasparenza nei dati è defunta da un pezzo (il mio avatar lo testimonia :) )
cos'altro potrebbero inventarsi ? credo si siano oltrepassati tutti i limiti della decenza ... ad esempio solo la fine del mark to market ha comportato per Wells Fargo circa 5 miliardi di utili inesistenti derivanti dalla rivalutazione delle porcherie che si ritrovano, o vogliamo parlare degli utili teoricamente possibili (praticamente impossibili ma iscrivibili in bilancio) ricomprando i propri bond a meno del prezzo di emissione ?

io posso solo consigliare di evitare di perdere tempo a leggere i media che riportano il consuntivo, che dicono la tal banca ha riportato utili in crescita formidabile, ecc. ecc. e cercare in Rete chi scava ... volendo lo si trova

proprio oggi ho visto che Telco porta a bilancio le azioni Telecom a 2,2 euro.
(doppio delle attuali quotazioni).

Venerdì 31 Luglio 2009, 12:14
Telecom Italia appesantisce i conti di Telco - Il Messaggero

Visita il sito di Finanza.com
Telecom Italia (Milano: TIT.MI - notizie) appesantisce i conti della cassaforte controllante Telco, che conferma per un altro triennio il consiglio e il presidente Aldo Minucci. Lo scrive Il Messaggero di oggi, che riporta che ieri a Milano l'assemblea dei soci del veicolo controllato da Telefonica (Madrid:

BTEF.MC - notizie) , Generali, Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) , Intesa SanPaolo (Milano: ISP.MI - notizie) , Sintonia-Benetton (Milano: BEN.MI - notizie) , che ha in pancia il 24,5% di Telecom, avrebbe approvato il bilancio 2008-2009 chiuso con una perdita di esercizio di 1,661 miliardi a causa soprattutto delle rettifiche effettuate sulla partecipazione nel gruppo delle tlc. Il valore di carico dei titoli, scrive sempre il quotidiano, sarebbe stato portato da 2,695 a 2,2 euro sulla base della perizia predisposta da Lazard. Per assorbire le perdite il capitale sociale è stato ridotto da 4,849 a 3,588 miliardi.
 
ah ecco ... dalla 'concorrenza' l'argomento è stato immagino ampiamente trattato :)

ciao Iuessei1981 ... ben ritrovato
 
ah ecco ... dalla 'concorrenza' l'argomento è stato immagino ampiamente trattato :)

ciao Iuessei1981 ... ben ritrovato

ciao stock
ben ritrovato anche a te.

Dal tuo avatar vedo che c'hai messo già una pietra sopra. Io speravo che queste turbolenze avrebbero portato i controllori sulla retta via, ma purtroppo ho notato che ganno dato ancora più libertà alla fantasia dei "ragionieri". :wall:
 
Cerco di spiegare meglio la mia idea.

Esiste una correlazione tra le modifiche apportate ai principi contabili e la situazione economico-finanziaria del momento ?

Io credo di si', ritengo che la modifica delle regole sia un ulteriore mezzo di cui dispongono le varie autorita' per governare l'andamento dell'economia, non meno importante dei tassi di interesse ed altri strumenti piu' classici.

Naturalmente si ragionerebbe in termini teorici, visto che le stesse autorita' che fanno le regole e dovrebbero farle rispettare tendono a "dimenticarsele" :wall:

Ben vengano contributi provenienti dalla cosidetta controinformazione (tanto cara a stockuccio :)) se servono a capire meglio determinati provvedimenti presi dagli enti regolatori.
 
fonte : http://blog.vita.it/cassandra/tag/fasb/

E’ bastato il solo primo trimestre 2009 per veder di nuovo saltare tappi di champagne nelle sale dei consigli di amministrazione dei colossi americani del credito.
E noi che credevamo che le banche USA di questi tempi fossero quasi degli zombie, tenuti su solo da robuste iniezioni di danaro pubblico provenienti dal Governo Federale…
Un miracolo? No. Le ragioni sono molto più terrene, per non dire “terra-terra”.
Si tratta semplicemente del risultato di un’azione lobbistica dell’American Bankers Association (l’equivalente americano della nostra ABI) – spalleggiata dal Congresso – nei confronti del FASB (Financial Accounting Standard Board), l’autorità che definisce i criteri con cui vanno redatti i bilanci delle imprese d’oltreoceano.
Il FASB ha deciso in aprile che le imprese americane potevano contabilizzare in bilancio i loro titoli tossici ancora in portafoglio non all’attuale prezzo di mercato (in gergo “mark to market”), bensì ad un valore discrezionale, riferito per lo più al prezzo che tali titoli avevano al momento dell’acquisto (costo storico).
Cosa comporta questa decisione?
Supponiamo che le banche abbiano in pancia dei titoli che avevano acquistato prima della crisi ad un prezzo pari a 100.
Mettiamo che dopo l’esplosione della bolla dei mutui subprime, il valore di mercato di quei titoli sia crollato a 10. Ma è molto più realistico ipotizzare un valore tendente allo zero.
In realtà, dicono alcuni economisti – sulla base delle cui affermazioni la lobby bancaria ha potuto scatenare il proprio pressing sul FASB – quei titoli non valgono solo 10, perché il mercato finanziario è sotto shock e li sta probabilmente sottostimando. Quindi non sarebbe giusto rappresentare in bilancio il valore “mark to market”, perché prima o poi tornerà il sereno, il prezzo di quei titoli risalirà e deprezzarli oggi sarebbe un modo per amplificare la portata della crisi.
“Da una crisi di liquidità - hanno detto economisti liberisti di grido come Luigi Zingales – si passerebbe ad una crisi di insolvenza, con conseguenze pesanti per tutto il sistema”.
Assumiamo che questa spiegazione stia in piedi.
Qual è allora il valore ragionevole a cui vanno stimati gli asset tossici: 20, 30, forse 50?
Di certo non 100, perché le insolvenze sui mutui (a cui quei titoli sono collegati) ci sono state realmente e non si tratta solo di un effetto puramente psicologico che falsa i razionali del mercato.
Invece il FASB ha dato via libera al passaggio dal “mark to market” a quello che alcuni analisti, commentatori ed economisti hanno ironicamente definito “mark to fantasy”.
Oltretutto è stato consentito non solo di sopravvalutare, fin quasi al valore originario, poste dell’attivo dal valore reale quasi azzerato, ma anche di iscrivere a bilancio a valori inferiori i debiti obbligazionari, visto che in periodo di crisi il prezzo delle obbligazioni scende.
Più attivo, meno passivo: fantasia (contabile) al potere, insomma.
E vai col liscio…
JP Morgan ha chiuso la prima trimestrale 2009 con profitti pari a 2,14 miliardi di dollari e un andamento “molto al di sopra delle attese” è stato registrato anche per Citigroup e Bank of America.
Fuochi d’artificio inoltre per il risultato dei primi tre mesi dell’anno di Wells Fargo: 3,05 miliardi di dollari di utile, tutti dovuti al passaggio dal “mark to market” (in presenza del quale la banca Usa avrebbe chiuso il trimestre a -2 miliardi) al “mark to fantasy” (che ha consentito di rivalutare gli asset tossici di ben 5 miliardi!).
Ma non è tutto. Incoraggiati dal clima permissivista in materia contabile, alcune di queste banche hanno dato vita ad acrobazie rendicontative al limite del ridicolo.
Goldman Sachs, approfittando di un cambio di orizzonte temporale della propria reportistica, ha omesso di inserire negli ultimi due rendiconti trimestrali il risultato dell’intero mese di dicembre 2008, che si era chiuso con una perdita di 780 milioni.
JPMorgan e Wells Fargo hanno fatto la pensata di annunciare i propri utili “prima delle tasse e degli accantonamenti”, un indicatore inusuale, mai divulgato prima e non previsto dai principi contabili. Ma vuoi mettere poter presentare al mercato degli utili polposi, liberi dall’appesantimento di importanti accantonamenti che, in un anno di forti turbolenze sui mercati, rappresentano la più importante “polizza assicurativa” che le banche si sono create in caso di perdite sui propri titoli in portafoglio?
Altro caso poco edificante è quello, già citato in uno dei miei post precedenti, di Deutsche Bank che a fine dicembre 2008 ha fatto emergere una riduzione della leva finanziaria da 69 a 28 semplicemente passando dall’utilizzo dei criteri contabili europei, con cui è redatto il resto del bilancio, ai criteri contabili d’oltreoceano.
Ora, se negli USA sperano di ricreare fiducia nei mercati ricorrendo a trucchi contabili e stravolgendo le più elementari regole della trasparenza, crea un certo motivo di allarme il fatto che il nostro ministro Tremonti stia fremendo per importare anche in Europa questa davvero poco commendevole pratica.
Proprio lui infatti si è messo alla testa dell’Ecofin (il consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze dei paesi membri dell’UE) per “raccomandare” allo IASB - (International Accounting Standard Board), l’equivalente del FASB per l’Europa – un equivalente allentamento delle regole contabili, affinchè le imprese del nostro continente possano mettere a frutto la propria “creatività”.
Tremonti sostiene che questo allineamento tra regole contabili americane ed europee è assolutamente imprescindibile per non creare una situazione di svantaggio competitivo ai danni delle imprese finanziarie e creditizie del vecchio continente.
Per metterci alle spalle la crisi, insomma, Tremonti ritiene doveroso fare di tutto per non fiaccare quella decisiva leva di competitività internazionale delle nostre imprese rappresentata dalla prerogativa di poter “ritoccare” i bilanci.
Altro che Global Legal Standard…
Per adesso lo IASB, pur sottoposto a fortissime pressioni politiche, sta tenendo duro e si è limitato a lanciare sul proprio sito una “Request for Information” aperta a tutti gli operatori del settore per raccogliere pareri sull’introduzione di alcune modifiche alle regole di contabilizzazione degli asset finanziari. In autunno, poi, valuterà il da farsi.
Nel frattempo non sarebbe male se anche in Italia si aprisse un dibattito (cosa ha da dire il mondo della CSR, ad esempio, di fronte a questa prospettiva di annacquamento dei bilanci?) e si delineassero chiare prese di posizione.
Sino ad ora le uniche critiche all’intento manifestato da Tremonti sono giunte da alcuni economisti liberisti (sic!), che – con apprezzabile onestà intellettuale - considerano l’affondo Tremonti-Ecofin un insulto alle regole del corretto e trasparente funzionamento dei mercati (cito tra gli altri Alberto Bisin, professore di economia alla New York University, su “La Stampa” del 22 aprile scorso) ed un ostacolo alla ricostruzione della fiducia tra gli operatori.
Risulterebbe apprezzabile, a questo punto, un cenno di vita anche da parte di cultori e practitioner dei bilanci sociali, ambientali, di sostenibilità, che inneggiano alla più completa trasparenza delle rendicontazioni, che non si perdono una “release” degli standard GBS, GRI, AA1000 et similia e ai quali forse qualcuno dovrebbe spiegare che la qualità delle informazioni rese agli stakeholder si costruisce - prima ancora che evidenziando il numero di ore di formazione erogate ai dipendenti o l’indice di customer satisfaction – garantendo ai pubblici dell’impresa la correttezza e la limpidità del bilancio economico-finanziario.
Quando quest’ultima prerogativa viene messa fortemente in discussione, restare inerzialmente a disquisire di rendicontazione etica nel proprio guscio virtuale - senza dar cenno di aver compreso, o di essere interessati ad affrontare, ciò che sta succedendo in quello reale – è a mio avviso un segnale molto chiaro di quanto poco incida (e abbia voglia di incidere) il “movimento della CSR” sulla gestione fattuale del business.
 

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