Mps: "Converto a patto che..." (4 lettori)

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Art. 16 Valutazioni dell'Autorita' competente

1. Entro sessanta giorni dalla ricezione della richiesta di cui all'articolo 15, l'Autorita' competente comunica al Ministero e all'Emittente il fabbisogno di capitale regolamentare dell'Emittente. 2. L'Autorita' competente puo' chiedere all'Emittente chiarimenti e integrazioni ed effettuare accertamenti. In tali casi il termine di cui al comma 1 e' sospeso.

Questo è il punto cardine.

Ovvero: se le stime(e ribadisco stime) effettuate dagl esperti indipendenti etc..etc..etc..non collimano con quanto risulta all'autorità competente (Nouy e Vestager..per puntualizzare), detta autrità fa..per citare ravazzi, quel che caz.zo vuole..."frizzando" la riichiesta, modificando, accertando, litigando, imponendo(imponendo lo dico io)

Ovvero: si deve aspettare..il decreto è una lettera di intenti..niene più niente meno. La approvano, bene. Non la approvano, la riscrivono.

E' l'Europa bellezze....

:)

saluti!
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
.
Art. 17 Rispetto della disciplina in materia di aiuti di Stato 1. La richiesta di cui all'articolo 15 e' corredata della dichiarazione con cui l'Emittente assume, dal momento della domanda e fino a quando la sottoscrizione delle azioni da parte del Ministero non sia stata perfezionata, gli impegni previsti dal paragrafo 47 della comunicazione sul settore bancario della Commissione europea. 2. Fermi restando i poteri dell'Autorita' competente, la sottoscrizione puo' essere condizionata alla revoca o sostituzione dei consiglieri esecutivi e del direttore generale dell'Emittente, anche in conformita' con la disciplina dell'Unione europea sugli aiuti di Stato.



paragrafo 47:

Onde limitare l'aiuto al minimo necessario, il deflusso di fondi dovrebbe essere impedito nella fase più iniziale possibile. Di conseguenza, a partire dal momento in cui il fabbisogno di capitale è noto o avrebbe dovuto essere noto alla banca, la Commissione ritiene che la banca dovrebbe adottare tutte le misure necessarie per conservare i fondi. In particolare, a partire da tale momento, gli enti creditizi che abbiano individuato, o avrebbero dovuto individuare, un fabbisogno di capitale:

a)

non devono versare dividendi su azioni o cedole su strumenti di capitale ibridi (o altri strumenti per i quali il pagamento di cedole è discrezionale);

b)

non devono riacquistare le proprie azioni o esercitare un'opzione call su strumenti ibridi di capitale per l'intera durata del periodo di ristrutturazione senza previa approvazione da parte della Commissione;

c)

non devono riacquistare strumenti di capitale ibridi, salvo se una tale misura, eventualmente in combinazione con altre, consente all'ente creditizio di assorbire completamente la propria carenza di capitale e avviene a livelli sufficientemente vicini agli attuali livelli di mercato (18) e supera di oltre il 10 % superiore al prezzo di mercato; qualsiasi riacquisto è subordinato all'approvazione previa da parte della Commissione;

d)

non devono eseguire alcuna operazione di gestione del capitale senza previa approvazione da parte della Commissione;

e)

non devono applicare pratiche commerciali aggressive;

f)

non devono acquisire partecipazioni in alcuna impresa, sia che si tratti di un trasferimento di attivi che di azioni. Tale obbligo non riguarda: i) le acquisizioni effettuate nel corso delle attività bancarie ordinarie nella gestione di crediti esistenti nei confronti di imprese in difficoltà; ii) le acquisizioni di partecipazioni in imprese a condizione che il prezzo di acquisto corrisposto sia inferiore allo 0,01 % dell'entità dell'ultimo stato patrimoniale dell'ente creditizio in quel determinato momento e che i prezzi d'acquisto cumulativi pagati per tutte queste acquisizioni da quel momento fino alla fine del periodo di ristrutturazione siano inferiori allo 0,025 % dell'entità del suo ultimo stato patrimoniale disponibile in tale momento; iii) le acquisizioni di un'attività economica, previa approvazione della Commissione, se essa è, in circostanze eccezionali, necessaria per ripristinare la stabilità finanziaria o garantire una concorrenza efficace;

g)

devono astenersi da qualsiasi pubblicità che faccia riferimento al sostegno statale e da qualsiasi strategia commerciale aggressiva che non avrebbe luogo senza il sostegno dello Stato membro.




Capite(questo sono io)?

"Quel che caz.o vuole..."

Saluti , buon we :)
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Monte Paschi: Un governo serio mette i soldi ma poi deve fare un’inchiesta (intervista)
02/01/2017 / L. Zingales

Testo dell’intervista pubblicata su Il Giornale il 28.12.2016, a cura di Marcello Zacché.

Zingales: “Ok all’azionista pubblico che ha l’obbligo di pretendere chiarezza sul Monte e informare subito i contribuenti”

Lo Stato entra in Mps. È un bene o un male? «Data l’attuale situazione è un male necessario», risponde Luigi Zingales, economista italiano tra i più ascoltati al mondo, professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business.
Di formazione liberale, in questa intervista al Giornale Zingales spiega gli errori, ma anche le opportunità dell’intervento pubblico nelle banche. «È un po’ come quelle medicine che non vorresti mai prendere, fino a quando le devi assumere in tutta fretta. Così questa decisione è arrivata troppo tardi e con troppo poco».

Troppo tardi?
«Che il Monte Paschi non sarebbe riuscito a raccogliere cinque miliardi si sapeva già da luglio. Ma si è cercato di fare un’operazione di mercato, che in realtà era drogata».

Perché drogata?
«Perché, da qual che ho letto, era guidata dal governo, che lavorava dietro le quinte. Era un’operazione importante per l’esecutivo guidato da Renzi, che a fronte dell’intervento del Qatar prometteva contropartite. Niente a che vedere con il mercato quindi. Allora sarebbe stato meglio un intervento trasparente del governo, con dichiarati limiti e responsabilità. Invece si è buttato via tempo prezioso, la gente ha perso fiducia, e ora si rischia che i soldi non bastino, come abbiamo visto già ieri».

Troppo poco?
«Io spero che cinque miliardi, già saliti a quasi nove, siano sufficienti, ma non sono sicuro. È in corso un’analisi puntuale sui crediti di Mps da parte della Bce ed è difficile escludere il rischio reale di altre sofferenze. Allora non basteranno né 5, né 9. D’altra parte abbiamo appena visto succedere qualcosa del genere nelle banche venete, che stanno per essere di nuovo ricapitalizzate. Quindi, invece che rincorrere questi numeri, in situazioni di crisi si fa una cosa diversa: si entra con una cifra talmente grossa da eliminare ogni rischio di ulteriori difficoltà. Il sistema gira pagina e inizia a guardare il mondo in maniera differente. E quello che è successo in Usa nel 2009, o in Spagna 2012, o in Svezia nel 1992: è così che si risponde alle crisi finanziarie».

Ci sono stime serie sul buco delle banche italiane?
«Ci sono e sono abbastanza semplici da fare. Unicredit ha appena varato un’operazione che valuta i suoi non performing loans 25 centesimi per ogni euro. Se si applicasse questa valutazione all’intero sistema bancario si otterrebbe un buco di oltre 50 miliardi. L’ordine di grandezza è questo, il 2,5% del Pil».

Dovremmo fare nuovo debito per il 2,5% del Pil? Non arriverebbe la Troika?
«Non abbiamo bisogno di attingere ai fondi europei. Possiamo emettere nuovo debito e credo che sarebbe una buona scelta. Vorrei ricordare che lo abbiamo già fatto per aiutare sia la Grecia, sia la Spagna: allora perché non lo possiamo fare per noi. Poi, se lo facciamo bene, questi non sono miliardi di spesa, ma di investimenti. Infatti, negli Usa e in Svezia, con i salvataggi lo Stato ci ha guadagnato. La probabilità che questo avvenga anche in Italia mi pare bassa, ma stabilire il principio sarebbe importante».

Come si è arrivati fin qui, senza accorgersi prima dei reali guai delle banche?
«Nell’ultimo anno c’è stata una combinazione di fattori. Intanto non c’era abbastanza coscienza della gravità del fenomeno, almeno da parte del premier. Poi, da marzo in avanti, c’è stato il tema referendum, che ha congelato ogni scelta impopolare. Infine ha avuto un ruolo il problema delle responsabilità di questa situazione».

Vale a dire?
«L’investimento di denaro pubblico nelle banche, o in Mps in particolare, implica senz’altro un’inchiesta su cosa è successo. Come ho già scritto, una volta che lo Stato è socio, un governo serio non può esimersi dal fare un’indagine: bisogna saper guardare anche indietro. E se non lo fai commetti un errore politico enorme: favorisci l’arrivo a Palazzo Chigi del primo governo del Movimento 5 Stelle».

Propone una Commissione d’inchiesta parlamentare?
«Sarebbe l’ideale. Ma si può fare anche una cosa diversa: il governo può nominare una commissione di esperti che abbia accesso pieno ai dati di Mps e che faccia un’analisi profonda per dire quanta parte del buco è dovuta alla crisi, quanta alla cattiva gestione e quanta a errori di natura politica o peggio. L’esecutivo lo potrà fare in quanto azionista della società. Per poi riferire gli esiti a tutto il Paese».

Siamo in questa situazione per la direttiva europea sul «bail in»: governo e Bankitalia dovevano opporsi? Potevano fare di più?
«Per rispondere serve un distinguo su due temi: il primo è la responsabilità di come le banche si sono finanziate tramite la propria clientela retail. Non è un fenomeno nuovo, va avanti da decenni in Italia. E la cosa ironica è che è sempre stato visto come un punto di forza. La Banca d’Italia ha sostenuto per anni che il sistema bancario italiano era più solido perché non si finanziava con i fondi internazionali, bensì presso la clientela. Era la prova che le nostre istituzioni avevano più a cuore la stabilità del sistema che la tutela del risparmio. Ad esempio, la vendita di due miliardi di obbligazioni subordinate Mps alle famiglie non è anomalo, ma strutturale, tanto che il taglio minimo era stato ridotto apposta a soli mille euro. In queste condizioni il meccanismo del bail in, che segue una logica corretta, in Italia è diventato perverso. Sarebbe stato corretto solo se gli investitori in subordinate fossero stati i fondi, viceversa per l’Italia era una follia. Da quando questa proposta è venuta fuori, nel 2014, Bankitalia e governo avrebbero dovuto fare fuoco e fiamme per imporre correzioni per le subordinate. Il governatore lo aveva capito e a suo modo ha protestato, ma non abbastanza. Nel governo di allora c’era il ministro Saccomanni al Tesoro: difficile immaginare che non potesse fare di più».

E il secondo aspetto?
«Bisogna chiedersi da dove vengono tutti questi crediti deteriorati. In Banca d’Italia dicono che è tutta colpa della crisi. Che di certo ha avuto un peso importante: sono sparite un quarto delle imprese, ovvio che c’è una valanga di perdite. Ma i crediti deteriorati sono circa il 25% del totale degli impieghi: se calcoliamo che le famiglie pagano, la quota relativa alle imprese è molto elevata: significa che c’è stata una politica del credito quanto meno non intelligente. E molti prestiti dati agli amici. Basta guardare quanti soldi Intesa ha dato a Zaleski, per esempio. O le operazioni baciate delle banche popolari. Allora, se è vero che le frodi sono difficili da vedere per un ispettore, è anche vero che di tante altre situazioni si sapeva. Le conoscevo io che vivo negli Usa. Un’inchiesta dovrebbe darci queste risposte: ci sono state eccezioni che confermano la regola, o erano una prassi diffusa?».

Ma come risparmiatori, siamo o non siamo tutelati dalle Authority?
«La domanda è sacrosanta e una commissione è necessaria proprio per questo, per capire in che misura i maggiori dissesti bancari emersi in questi mesi potevano essere previsti dalla Vigilanza. La realtà è che oggi non lo sappiamo. Ma in futuro vorremmo poterlo sapere».

Quella Commissione d’inchiesta di cui si parla troppo poco
Il 30 Dicembre 2016, sempre su Il Giornale, Marcello Zacché ha ripreso la mia proposta sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul sistema bancario Italiano. Qui il link all’articolo: http://www.ilgiornale.it/news/politica/commissione-dinchiesta-cui-si-parla-troppo-poco-1346884.html
 

blackmac

Forumer storico
intanto a ferrara..carife

L’incontro tra i lavoratori si svolto dalle prime ore del pomeriggio di mercoledì 4 gennaio negli spazi di Ferrara Fiere, alla presenza dei rappresentanti sindacali firmatari dell’accordo. Il piano prevede l’esubero volontario? di 300-350 dipendenti (su 850 totali), dirigenti compresi da raggiungere attraverso diversi strumenti
Carife, i dipendenti approvano l’accordo sugli esuberi
 

warren baffo

Forumer storico
Purtroppo di una cosa semplice si vogliono vedere i mostri. Il decreto può piacere o meno ma è chiarissimo

Subordinati MPS

IL FRESH ==> convertito a 18, chi lo ha, lo ha

Punto. Il resto delle cose che scrivono esperti (o sedicenti tali), aspiranti biscazzieri e roberti carlini suineschi sono sciocchezze.

Buonasera Sandrino,
le sarei grato (ma anche gli altri) di una opinione sui fresh:
quello indicato in decreto a 18 è l'emissione 2003 XS0180906439; un'emissione più vecchia e piccola mentre il fresh del 2008 da 1 mld. (isin XS0357998268) non è citato. Ha qualche informazione riguardo quest'ultimo titolo, almeno sulle probabili intenzioni nel caso il progetto prosegua?

ovviamente sono gradite opinioni anche di altri compreso il padrone di casa
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Aumentano i crediti deteriorati nelle banche italiane. Siamo a 199.1 miliardi a novembre dai 198.6 di ottobre. Su che per gennaio si rompe la resistenza dei 200 miliardi..yahooo!
 

acinorev

Forumer attivo
MPS può lanciare immediatamente il suo primo bond per € 1,5-2,0 mld, previsto nei prossimi. Li inseriranno anche questi nell'8% dei creditori della banca che parteciperanno al bail in, considerato che è ancora tutto in ballo? Ma sono robe da matti o da ubriachi?
 

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