Monte dei Paschi, più gonzi abboccano alla conversione "volontaria" dei bond meno grane dovrà affrontare il governo - Il Fatto Quotidiano
Derogare alle
regole della Mifid nella speranza che
40mila “gonzi impauriti” decidano di convertire “volontariamente” i loro
bond subordinati in
azioni del Monte dei Paschi. E’ su questo punto che si gioca oggi tutto il
piano di salvataggio dell’istituto senese, il cui cda – come da attese – ha dato il via all’
aumento di capitale da 5 miliardi e alla riapertura dell’offerta di conversione delle obbligazioni al
retail in attesa delle autorizzazioni
Consob. Una vera
porcheria, perché non si capisce per quale ragione un risparmiatore che non abbia la cultura finanziaria e le caratteristiche previste per effettuare un investimento azionario (e probabilmente nemmeno quelle per acquistare bond subordinati), possa oggi essere sollecitato dalla banca a farlo con il via libera dell’autorità di controllo. Ma non è certo l’unica porcata: al termine del consiglio d’amministrazione del MontePaschi di giovedì 15 dicembre si è diffusa anche la voce, riportata da alcuni organi d’informazione, che la Consob avrebbe dato un
via libera ufficioso all’operazione, facendo
impennare il titolo in Borsa (è arrivato a guadagnare quasi il 6% a 21,229 euro per poi chiudere in rialzo del 2,99% a 20,66 euro).
In serata un portavoce della Commissione ha
smentito categoricamente quella voce, ma era ormai troppo tardi: né la banca, né la Consob si sono premurate di intervenire tempestivamente per evitare
turbative di mercato. E se la banca in fin dei conti un po’ la si può capire (le
indiscrezioni andavano a favore dell’operazione appena varata), la Consob no, dato che è appunto l’
autorità di controllo del mercato e che in questo caso le
indiscrezioni riguardavano addirittura una decisione che essa stessa doveva assumere. A ridurre così drasticamente la soglia di attenzione di chi dovrebbe vigilare su una società peraltro
quotata contribuisce probabilmente il fatto che nella
bislacca operazione di salvataggio del MontePaschi sia alla fine costretto a intervenire lo Stato con i
soldi dei contribuenti. Uno Stato peraltro già
primo azionista della banca attraverso il
Tesoro che ha fatto da
cabina di regia in questi mesi nella messa a punto del piano fallimentare firmato dai vertici dell’istituto e dagli advisor
Jp Morgan e
Mediobanca.
A dirla tutta, la conversione “volontaria” dei bond in azioni
fa molto comodo al Tesoro e al governo perché più “gonzi” abboccano minore sarà la
grana – sia politica sia finanziaria – dei risarcimenti ai risparmiatori
truffati che si dovrà affrontare con la nazionalizzazione dell’istituto. Stiamo parlando di
oltre 2 miliardi di euro e di decine di migliaia di risparmiatori cui Mps, a dispetto delle regole sulla
sollecitazione al risparmio e nel silenzio di Consob e Bankitalia, ha piazzato obbligazioni subordinate emesse per finanziare il
disastroso acquisto di Antonveneta. Convertendo volontariamente i bond, infatti, ci si assume in toto il rischio azionario e si perde contestualmente il diritto a ottenere qualsivoglia risarcimento sull’investimento pregresso in bond. Per far abboccare i gonzi del parco buoi, Mps “valorizza” i bond a premio rispetto all’attuale prezzo di mercato (mercato che su diverse emissioni è fatto dalla stessa Mps). Qual è il rischio della non adesione all’offerta di conversione volontaria? Che
con l’intervento dello Stato a sostegno della banca i bond vengano cancellati o
convertiti obbligatoriamente in azioni, a seconda delle modalità con le quali verrà effettuato l’intervento, ma si mantiene però intatto il diritto a far valere le proprie ragioni e a pretendere il risarcimento del danno. Chi sarà tanto gonzo da
abboccare?
Le nuove azioni verranno emesse a un prezzo compreso
tra i 24,9 euro e 1 euro, questa la “
forchetta” annunciata giovedì dal consiglio d’amministrazione ed è essa stessa la
presa d’atto di un fallimento, così come quando pochi mesi fa le
due ex popolari venete collocarono le loro azioni al
Fondo Atlante a 10 centesimi. L’euro indicato come prezzo minimo dal MontePaschi corrisponde in realtà a 1 centesimo, perché poche settimane fa è stato fatto un
raggruppamento di azioni nell’ordine di 1 a 100 e non certo perché il titolo si è
rivalutato in Borsa (dall’inizio dell’anno la perdita per gli azionisti è pari all’83,2%).
Intanto, sempre giovedì, si è svolta a Milano
la prima udienza del processo penale nei confronti degli ex vertici dell’istituto senese tra cui figurano Giuseppe Mussari, Antonio Vigni, Gianluca Baldassarri, Daniele Pirondini, diversi dirigenti di
Deutsche Bank e di
Nomura. Al centro del processo ci sono le operazioni sui derivati
Santorini e
Alexandria, il prestito Fresh e la
cartolarizzazione Chianti Classico. Nell’udienza preliminare si sono costituiti parte civile circa 2.500 risparmiatori, è stata accolta la richiesta del Codacons di inserire nel processo come responsabili civili la stessa Mps, Deutsche Bank e Nomura, e c’è stato anche un vero e proprio colpo di scena. Infatti
l’Adusbef ha presentato, chiedendo che venga acquisito agli atti, l’originale della delibera del 17 marzo 2008 con cui la Banca d’Italia autorizzò l’acquisto di
Antonveneta. Come ha spiegato
Elio Lannutti, portavoce dell’Adusbef, quella delibera finora inedita è la “
pistola fumante” che dimostra “le evidenti responsabilità sul crac Mps” da parte di
Bankitalia, dato che la banca senese non aveva i mezzi necessari per realizzare l’acquisizione. Per questa ragione i legali dei risparmiatori costituiti parte civile nel processo hanno chiesto l’esclusione “dalla posizione di parti civili di Bankitalia e Consob, perché
sapevano, quando autorizzarono l’acquisto di Antonveneta, che l’operazione sarebbe costata non solo 9 miliardi, ma altri 7 miliardi di interessi”. Secondo gli avvocati, “Bankitalia e Consob sapevano tutto ed è dal peccato originale dell’acquisto di Antonveneta che è derivato il disastro”.
Per quanto riguarda il via libera all’attuale operazione di salvataggio e alla conversione dei bond detenuti dal retail, poi, il
Codacons preannuncia battaglia: “Se la Consob autorizzerà la ricapitalizzazione di Mps senza prevedere
adeguate tutele per i risparmiatori sarà inevitabile un
ricorso al Tar per bloccare l’operazione”. E chissà, magari anche una richiesta di danni alla stessa autorità di controllo.
15 dicembre 2016