Credo che questa storia rappresenti bene la situazione del Nordest: le origini, la nascita, il lavoro, il nero, la delega e il miracolo, la delocalizzazione. Una mentalità.
Ora pero' s'avanzano i cinesi e probabilmente fanno lo stesso (a salari minori). Anche loro lavorano nei sottoscala e si reggono sulla "famiglia".
"Pagavo gli straordinari in nero ma dovevo salvare l’azienda"
L’industriale vicentino Mastrotto sotto accusa: me lo chiedevano gli operai
FABIO POLETTI
INVIATO AD ARZIGNANO (VICENZA)
Pagavo gli straordinari in nero, era l’unico modo per salvare la mia azienda». Un industriale vicentino getta la maschera e spiega come si diventa evasore fiscale.
Nella zona dove vive è difficile non vederle. Dovunque ti giri tra Arzignano, Tezze, Trissino, in lungo e in largo sugli stradoni della Val di Chiampo, le modernissime fabbriche tutto acciaio e cemento della Mastrotto Group spuntano come funghi. L’1% della lavorazione mondiale della pelle passa di qui, in questo sogno realizzato mezzo secolo fa da Arciso Mastrotto, il patriarca a capo di una dinastia guidata ora dai figli Bruno, Santo e dall’altra parte Rino, da qualche anno divisi da beghe famigliari ma unitissimi nel mettere benzina nera che più nera non si può nella locomotiva sempre più arrugginita del Nord Est. Un sogno diventato un incubo per la Guardia di finanza che prima ha messo sotto inchiesta i fratelli Bruno e Santo Mastrotto - 800 operai tutti in nero, 1 miliardo e 300 milioni di evasione fiscale contestata poi ha passato ai raggi X pure le aziende del fratello Rino - 174 operai pagati fuori busta, 100 mila euro al mese di nero - e la storia non cambia. «Non dico più niente, non dico più niente, ostrega...», sbraita al telefonino in dialetto stretto Santo Mastrotto.
Signor Santo Mastrotto, guardi che così rischia di passare alla Storia come il principe degli evasori fiscali e di questi tempi non è bellissimo...
«Noi che abbiamo iniziato dal niente... Cinquantatre anni fa lavoravo ancora nei campi, mi sono rimasti i calli alle mani... Io mio padre e i miei fratelli abbiamo iniziato da zero. Adesso siamo solo delusi, arrabbiati, stanchi, non pensavo mai nella vita che mi potesse accadere qualcosa del genere. Questo è il giorno più brutto della mia vita».
Capitano queste cose quando non si pagano mai le tasse...
«Abbiamo sbagliato, vogliamo chiarire, se c’è da pagare paghiamo ma non ci meritiamo tutto quello che ci stanno facendo passare. Io vorrei che si guardasse anche alle cose buone che abbiamo fatto con le nostre aziende. In cinquantatre anni siamo partiti dai campi e adesso diamo lavoro a migliaia di persone in mezzo mondo. In Brasile, in Indonesia, il marchio Mastrotto è ovunque ed è leader riconosciuto nella lavorazione della pelle...».
Di là dell’oceano non si sa, ma qui gli operai li pagavate in nero. Vero?
«Ma lo sa che i miei operai mi dicevano:"Va bene, vengo a lavorare di sabato, ma mi paghi fuori busta". Lo sa che erano loro che volevano essere pagati in nero? Cosa dovevamo fare? C’erano le consegne da rispettare... Noi abbiamo sbagliato ma non siamo i soli. Siamo tutti nella stessa barca ma adesso ce l’hanno tutti solo con noi».
Chi ce l’ha con voi?
«Abbiamo tutti contro, la Chiesa, gli industriali, i sindacati. Sembra che siamo i soli che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. E invece noi abbiamo sempre creduto solo nell’azienda. Salvare l’azienda è la cosa più importante. Se non fossimo persone responsabili, se non credessimo nel nostro lavoro, se non avessimo la responsabilità di migliaia di operai con le loro famiglie, mi verrebbe da dire che chiudo tutto, vendo le aziende e me ne vado».
Così è comodo però... Non si pagano le tasse, i capitali vanno all’estero, i dipendenti si tengono in nero, quando il lavoro cala c’è la cassa integrazione...
«Vogliamo chiarire tutto. Siamo disponibili a chiarire tutto. Anche la Guardia di finanza riconosce la nostra disponibilità a collaborare. Se ci sono stati comportamenti non corretti e non in regola con la legge siamo pronti a correggerli. Le cifre di cui veniamo accusati sono gonfiate. Vengono moltiplicate anno per anno ma sono sempre quelle. I nostri operai sono tutti assunti, qualche irregolarità c’è stata solo con gli straordinari. Nessuno però ci faccia passare come gli unici evasori di questo Paese. Noi siamo gente che lavora e non ha mai avuto niente di niente da nessuno. Nè quando andava bene nè con la crisi. Siamo soli e ci difendiamo da soli con il lavoro».
Il governo - Berlusconi, Bossi, Tremonti - stanno cercando di mettere in piedi una manovra economica per salvare il Paese. Però chiedono che ognuno faccia la sua parte. Gli imprenditori devono pagare le tasse. Giusto no?
«Quelli lì sono dei disperati che non sanno nemmeno da che parte cominciare. Ma io come imprenditore sono più disperato di loro. Solo che io sono responsabile delle mie fabbriche, dei miei operai e delle loro famiglie. Se cinquantatre anni fa avessi saputo che sarebbe finita così non avrei nemmeno iniziato. Invece ci siamo dati da fare perchè credevamo nel nostro lavoro. Non ci aspettavamo di essere ringraziati ma nemmeno di essere trattati così. Sbattuti in prima pagina su tutti i giornali... Lei per chi ha detto che scrive?».
La Stampa, perchè?.
«La Stampa cos’è? E’ un giornale di destra o di sinistra? Guardi lasci perdere, tanto destra e sinistra è tutto uguale allo stesso modo. Oggi non c’è più niente di buono».