Dal '68 ad oggi sembra che nulla sia cambiato.....abbiamo sempre dei radical-chic
PIEZZ’ ‘E CORE
“
Mamma, io esco a fare la rivoluzione!!”
“
Va bene, ma hai messo la maglia di lana?”
Pensate sia un dialogo surreale? Non lo è.
Nei giorni in cui in Italia scoppia la polemica per la figlia del ministro Padoan a capo dei cortei di clandestini
e in America
i nipotini di Soros mettono a ferro e fuoco Università e quartieri, picchiando, distruggendo e impedendo ai “fascisti trumpisti”
di parlare “per difendere la democrazia” da un Presidente eletto democraticamente,
in Germania
il settimanale Bild pubblica i dati di una ricerca realizzata dal BfV (l’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione)
uno degli organi dell’intelligence tedesca.
La ricerca riguarda i reati a sfondo politico commessi a Berlino nel periodo 2009-2013,
città dove la violenza politica negli ultimi anni è salita vertiginosamente; in tutto 1523 reati,
la maggior parte dei quali compiuti dall’estrema sinistra.
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IDENTIKIT DEL BAMBOCCIONE ANTIFASCISTA
“
Papà scusa, mi dai la paghetta che devo comprarmi una molotov?”
“
Tieni ma non spenderti tutto come tuo solito!”.
La ricerca del BfV traccia un identikit socio-antropologico dell’estremista di sinistra colpevole di reati politici
;
e
il dato più eclatante (e più divertente) è che il 92% di loro vive ancora con mamma e papà.
Si, avete capito bene: i campioni della rivoluzione, gli eroici antifascisti, i nuovi partigiani rimangono inguaribili mammoni.
Sembrano cattivi, spietati, ideologicamente motivati, ma
sotto le loro tute nere, i cappucci e la kefiah, batte “nu piezz’ ‘e core”;
perché loro, tra un sampietrino e una spranga, uno slogan e una bandiera rossa, non schiodano dall’uscio domestico e si divertono a fare la rivoluzione con i soldi di papà.
Predicano di abbattere le frontiere delle nazioni (retaggi borghesi e imperialisti) per accogliere immigrati e clandestini ma si tengono bene alzate quelle di casa propria.
Secondo la ricerca, l’identikit del bamboccione antifascista germanico colpevole di reati politici è questo:
maschio (84%), di età compresa tra i 18 e 29 anni (72%), studente o disoccupato (uno su tre), con istruzione bassa (34% scuola media, 29% diploma).
I reati commessi dal bamboccione antifascista sono violenza, aggressione, incendio doloso, resistenza a Pubblico ufficiale; più raro il tentato omicidio.
Il suo obiettivo sono per lo più persone fisiche (60%), prevalentemente poliziotti ma anche un 15% di avversari di destra.
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FIGHETTI O BAMBOCCIONI
“Mamma esco, vado a spaccare la testa ad un nemico del proletariato”
“Va bene, ma ricordati di prendere il latte quando rientri, sennò domani niente colazione!”
Il bamboccione antifascista è una figura ancora più ridicola del radical-chic; è la sua involuzione antropologica.
È il prodotto narrativo di una società che trasferisce la noia nella politica.
Il bamboccione è carico di odio per il mondo perché incolpa il mondo del proprio fallimento;
è un walking dead che si muove in gruppo perché da solo non ha alcuna consapevolezza di sé:
in pratica è solo un nickname.
Se il fighetto radical chic è un dandy ideologico, ricco, ipocrita e cattivo che copre con l’odio ideologico il senso di colpa per il suo benessere
(di cui spesso non ha alcun merito), il bamboccione antifascista è il sottoprodotto di una modernità neanche liquida ma liquefatta.
Mamma e papà non rappresentano il valore della famiglia, il legame fondante di un ordine naturale, ma solo l’area di parcheggio tra la Play Station e la rivoluzione.
Tra il bamboccione di Berlino, lo studentello intollerante dell’Università liberal americana,
il “rivoluzionario al cachemire” del Mamiani e la figlia di un ministro che guida i cortei di clandestini, si trova le stesse ridicola contraddizione:
“Ci chiamano banditi, ci chiamano teppisti, ieri partigiani, oggi antifascisti”........... E figli di papà…