Corriere della Sera, quali sono le
prospettive per il
quasi primo quotidiano d’ Italia col
nuovo editore Urbano Cairo?
Se lo è chiesto
Andrea Montanari
È stata la vittoria (giovedì 21 luglio la certificazione Consob) di Urbano Cairo (e di Intesa Sanpaolo, con Banca Imi) nei confronti del cosiddetto salotto buono della finanza milanese e italiana
e di uno dei finanziere più ricchi e liquidi nel business del private equity italiano…
Per Rcs e per l’editoria italiana può essere l’alba di un nuovo giorno. Da settembre, quando Cairo prenderà possesso della società con la fusione, lo vedremo.
Ma attenzione: per Cairo la sfida non sarà facile, governare Rcs non è come gestire La7 o il Torino o una importante concessionaria di pubblicità.
Sicuramente ha vinto chi doveva vincere: per risanare un gruppo editoriale non gestito o mal gestito negli ultimi 10 anni (dalla gestione di
Antonello Perricone, per intenderci) ci vuole una cura drastica.
Un intervento che solo chi fa questo mestiere da una vita può ipotizzare.
Cairo potrebbe trovare qualche difficoltà nel rapporto con gli altri 4 soci storici di Rcs che ora sono in minoranza.
Con due di loro sicuro. Ma uno gli è sempre stato vicino e ha cercato di fare da pontiere tra le due cordate. Bonomi si ritirerà da gran signore.
Mediobanca non sarà ostile: provò già un anno fa a tastare il polso di Cairo.
Quando Bazoli cercò di portare Bonomi sotto il cappello di Intesa. Ora le parti si sono invertite. Ma Rcs fa gola a tutti. Perché c’è il Corriere della Sera.
Cairo nasce con
Silvio Berlusconi e del Cav ha preso i lati migliori: ha imparato, dal più bravo venditore di pubblicità della storia italiana, che gli spot sono l’anima del commercio e che non si butta via neppure l’osso né la buccia. Da Berlusconi ha capito il rapporto fondamentale tra carta stampata e raccolta pubblicitaria. E lo ha messo in pratica, da solo.
Ha creato un gruppo che non ha 1 euro di debito (finora, visto che ha chiesto 140 milioni a Intesa e ne userà solo 80, considerando che ha sempre 108 milioni in cassa).
E’ solido, costante, agisce in prima persona, si circonda di pochi (3) manager di fiducia, ma decide tutto lui.
Difatti, i palinsesti (ripetitivi) di La7 li presenta lui, mica il direttore della tv.
La campagna acquisti del Torino la tratteggia Petrachi ma chi decide, alla fine, è sempre e solo lui.
Quali sono i pro e i contro dell’ingresso di Cairo in Via Rizzoli e soprattutto in via Solferino?
Dalla sua, Urbano ha parecchie frecce nella faretra: e’ veloce, decisionista, conosce numeri, dati, cifre come nessun altro.
Analizza i bilanci fino all’ultima virgola: sicuramente stava valutando quelli di Rcs da almeno 5-7 anni, se non di più.
E’ un risanatore folle come dimostra La7: in un anno ha tagliato costi per oltre 100 milioni e nel 2014 l’ha riportata in utile, spegnendo pure le luci negli uffici e controllando anche il flusso della carta igienica nei servizi.
Ha idee e ogni anno lancia almeno un giornale. Testate che vendon sempre in edicola anche se ripetitive e uguali ad altre già esistenti.
E’ la sua forza: a 1 euro fa soldi in edicola e non è aggrappato alla pubblicita che su carta stampa crolla da anni.
Sbaraglia la concorrenza perché la gente non ha più voglia di spender 2,5, 3 o 4 euro per vedere foto-servizi di pseudo-vip.