Mah, ho il dubbio che il futuro non sarà proprio roseo ......ed Expo si avvicina.
Poi, però, secondo Bergman, il Daesh ha fatto
due errori decisivi, esagerando proprio sul terreno della barbarie a fin di marketing politico-militare. Il primo è stato il
massacro degli Yazidi, che ha “svegliato” dal sonno le Nazioni Unite e la Nato. Il secondo è stato ed è ancora quello delle decapitazioni trasformate in
videoclip per il grande pubblico. Quello che non era riuscito all’esercito siriano uccidendo 200 mila persone, è riuscito al boia britannico “Jihadi John” e al suo coltello: provocare un intervento militare degli Usa e dei suoi alleati.
E qui l’handicap del Daesh è la sua articolazione in
truppe regolari, che li rende estremamente vulnerabile in un confronto in campo aperto contro la potenza militare americana (e anche quella di un piccolo Paese con una buona aviazione,
come la Giordania). Il rapporto Cia sull’ultima settimana parla di 2.000 attacchi aerei andati a segno, riconquista di un’area di 7.000 km quadrati, pari a un quinto della regione controllata dal Daesh. Che nella sola battaglia di
Kobanê ha perso 1.000 jihadisti. Ha perso anche il controllo su almeno 200 impianti di gas e petrolio, ha subito danni seri ai comandi dell’organizzazione, con metà dei capi uccisi.
Un successo che non deve stupire, spiega Bergman, perché si tratta di una “gang di vagabondi” che ha fatto il passo più lungo della gamba e presto di disintegrerà in piccoli gruppi. Tuttavia non c’è motivo per non preoccuparsi. I servizi segreti di Europa e Usa sono già in allarme per il
ritorno a casa dei combattenti volontari. Che saranno molto più difficili da battere. Cellule impazzite e radicalizzate, truppe composte da un sol uomo eppure capaci di portare più distruzione di un’armata.