NON ESISTE IL TEMPO PERSO, OGNI TEMPO LO ABBIAMO DEDICATO A CIO' IN CUI ABBIAMO CREDUTO E, GIUSTO

Buongiorno. Riflessione mattutina. Ma il buonismo, dove ci sta portando ?
Un fatto che parrebbe insignificante a molti, è invece esaustivo del pensiero mussulmano.

Allo stadio Oval di Adelaide, in Australia, stava per iniziare la sfida valevole per le qualificazioni alla coppa del Mondo tra Asutralia e Arabia Saudita.
Tutto normale, se non fosse che in programma c'era un minuto di silenzio per le vittime del terrorismo jihadista che ha insanguinato il London Bridge.
Otto morti che meritavano almeno sessanta secondo di rispetto.
E invece quando lo speaker dello stadio ha chiesto al pubblico di rimanere in silenzio per ricordare le vittime dell'attentato alla capitale britannica,
i giocatori dell'Arabia Saudita, invece di stringersi attorno al cerchio di centrocampo, si sono allontanati e disposti in ordine sparso come se nulla gli interessasse della commemorazione.
Senza contare che i compagni sono rimasti comodamente seduti in panchina.

La nazionale di calcio dell'Arabia Saudita si è giustificata dicendo che il minuto di silenzio "Non fa parte della nostra cultura, ci dispiace".

Ecco questo piccolo fatto, insignificante per molti, dovrebbe invece farci riflettere.
E mi rivolgo ai buonisti. Cosa dobbiamo aspettarci da gente che chiama gli ebrei "scimmie" e i cristiani "maiali" ?
E noi riusciamo a cancellare il Natale e i presepi dalle scuole, togliere i crocifissi e nascondere i nostri simboli religiosi per non offenderli.
Questo è il rispetto dei musulmani moderati tanto idolatrati dai nostri buonisti catto-comunisti.
E' la loro cultura che noi dovremmo assorbire.
Hanno legittimato l'attentato terroristico di fronte al mondo intero e non una voce di sdegno si è alzata.
 
Seconda piccola riflessione. Accoglienza.
Ci fossimo trovati negli anni 60 - 70, in piena espansione economica,
1000000 in più od in meno, ripartiti sull'europa, avremmo trovato posto, ma soprattutto, lavoro per tutti.
Gli abitanti dell'Africa sono 1 miliardo 200 milioni.
Nel Nord Africa ci sono centinaia di milioni di abitanti.

Oggi, con industia 4.0, dove il posto di lavoro è una chimera per milioni di italiani
se solo l'1 per mille degli abitanti africani decidesse di emigrare (ma non emigrano con viaggio normale)
emigrano facendo il gioco delle organizzazioni criminali, dove potremmo mettere,
come potremmo garantire una qualsiasi forma di sostentamento ad 1000000 di persone ?

Meglio riflettere.
Perchè l'unico loro sfogo è la criminalità. O sbaglio ?
 
La May mi ricorda qualcuno a noi vicino ......

Il compagno Jez questa campagna elettorale è sembrata un film in costume ottocentesco come sanno farli solo gli inglesi.
Dalle nebbie metropolitane è riemerso un socialismo invecchiato male, un vino rosso imbevibile,
eppure - nelle ultime settimane gradito a molti, soprattutto giovani no global sotto i 24 anni che hanno scoperto Jez come fosse un polveroso disco rock in vinile,
ma anche alla Londra posh ancora rabbiosa di Brexit (nonostante il Bernie Sanders del Tamigi sia un europeista assai tiepidino):
tutti a brindare alla disastrosa macchina elettorale della premier conservatrice Teresa May,
che nel suo azzardo confidava proprio nella debolezza di questo improbabile vecchio arnese della sinistra radicale,
da 35 anni backbencher alla Camera dei Comuni, relegato negli ultimi banchi come uno scolaro mariuolo.

Il suo programma un ripasso dei manuali anni Settanta per aspiranti sindacalisti:
nazionalizzazioni dei mezzi pubblici e dell'energia, abolizione delle tasse universitarie, pasti gratis nelle mense scolastiche, stop ai tagli alla Sanità.

Quasi un Paese uscito dalla fantasia di Jonathan Swift l'Inghilterra di Jez il rosso, un Bengodi pagato dai contribuenti della classe media e dalle imprese ovviamente.
Ma il personaggio è questo, prendere o lasciare, a suo modo simpatico per la tenacia nostalgica,
da uomo fermo come un paracarro al mondo pre Muro di Berlino, se non ci fosse di mezzo Downing Street,
uno dei simboli della democrazia occidentale, e non la guida d'un club marxista-leninista di periferia.
Due anni fa, come un reduce della Quarta internazionale, voleva ripristinare l'articolo 4 della costituzione Labour abolito da Tony Blair
e che sostiene la collettivizzazione dei mezzi di produzione.
Fu questo indizio, quasi clinico, a suggerire a Blair l'invito, nei confronti di quei laburisti intenzionati a votare Corbyn con il cuore «a farsi un trapianto».

Zero appeal elettorale, Jez è anche soprannominato «l'uomo senza ferro da stiro», per via delle sue giacche Harrington beige stazzonate,
le canottiere della salute comperate alle bancarelle, l'aria e la barba sfatta di chi più che ai tweet crede ancora in ciclostile, picchetti e megafoni.
Ex prof di geografia al liceo, sulla storia e la politica estera del suo Paese ha idee originali:
anti monarchico, in favore dell'unità irlandese, amico del bombarolo dell'Ira Gerry Adams, sostenitore di Hamas,
ha definito «una tragedia» l'eliminazione di Bin Laden, accusa la Nato di agitarsi troppo ai confini russi.

Nato nel Witshire, figlio di un ingegnere e di una insegnante di matematica conosciutisi durante la Guerra civile spagnola,
Jeremy cresce nella brughiera nel mito della Ibarruri, come un piccolo Buddha operaista.
Non ha mai cambiato idea, ma ben tre mogli; le molla quando cedono alle sirene borghesi,
come la seconda appena espresse il desiderio d'iscrivere il figlio alla scuola privata.
L'ultima, cilena, sembra per ora una compagna perfetta, commercia in caffè equosolidale ed è vegetariana e astemia come il capo.

Da sette lustri è deputato di Islington, Londra Nord, dove ieri ha tenuto l'ultimo comizio,
già residenza di Lenin ma anche roccaforte del quasi reazionario Boris Johnson, pure lui sprovvisto di patente e bici dotato.
Abile nell'uso della retorica dell'insuccesso, coltivata da molti tifosi radical chic anche in Italia, Corbyn celebra le sconfitte dell'Arsenal,
il suo idolo è soprattutto l'allenatore Arsène Wenger, uno che gioca bene ma non vince mai.
Jez invece è fortunato, è nato con la camicia rossa, le sue sorprendenti performance sono il frutto dei disastri altrui,
e delle coincidenze, come quella che a capo del governo conservatore alla ricerca del plebiscito e alle prese con le carneficine dell'Isis,
ci sia una ex ministra dell'Interno che ha avvallato il taglio di 20mila agenti.
 
Ed ora tutti contenti ...dopo.....

In colpevole ritardo, la Federcalcio dell'Arabia Saudita ha presentato le sue scuse ufficiali per quanto successo giovedì nel prepartita della sfida contro l'Australia,
valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2018 e vinta dalla squadra oceanica per 3-2.

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Il risultato del match era stato offuscato dalla decisione della squadra saudita di non partecipare al minuto di raccoglimento
che la Federcalcio australiana aveva disposto per commemorare le due vittime australiane dell'attentato al London Bridge.

Il massimo organo calcistico del Paese arabo si è detto "profondamente rammaricato" e si è scusato "senza riserve"
per i giocatori che non hanno "formalmente" osservato il minuto di raccoglimento.
"I giocatori non avevano alcuna intenzione di mancare di rispetto alle vittime, né alle loro famiglie, agli amici o a qualsiasi individuo colpito dalla tragedia", ha aggiunto.

"La Federcalcio dell'Arabia Saudita condanna tutti gli atti di terrorismo e di estremismo ed estende le sue più sincere condoglianze
alle famiglie di tutte le vittime, al governo e al popolo del Regno Unito", ha spiegato la Federazione al termine del suo comunicato.
 
Buongiorno. Riflessione mattutina. Ma il buonismo, dove ci sta portando ?
Un fatto che parrebbe insignificante a molti, è invece esaustivo del pensiero mussulmano.

Allo stadio Oval di Adelaide, in Australia, stava per iniziare la sfida valevole per le qualificazioni alla coppa del Mondo tra Asutralia e Arabia Saudita.
Tutto normale, se non fosse che in programma c'era un minuto di silenzio per le vittime del terrorismo jihadista che ha insanguinato il London Bridge.
Otto morti che meritavano almeno sessanta secondo di rispetto.
E invece quando lo speaker dello stadio ha chiesto al pubblico di rimanere in silenzio per ricordare le vittime dell'attentato alla capitale britannica,
i giocatori dell'Arabia Saudita, invece di stringersi attorno al cerchio di centrocampo, si sono allontanati e disposti in ordine sparso come se nulla gli interessasse della commemorazione.
Senza contare che i compagni sono rimasti comodamente seduti in panchina.

La nazionale di calcio dell'Arabia Saudita si è giustificata dicendo che il minuto di silenzio "Non fa parte della nostra cultura, ci dispiace".

Ecco questo piccolo fatto, insignificante per molti, dovrebbe invece farci riflettere.
E mi rivolgo ai buonisti. Cosa dobbiamo aspettarci da gente che chiama gli ebrei "scimmie" e i cristiani "maiali" ?
E noi riusciamo a cancellare il Natale e i presepi dalle scuole, togliere i crocifissi e nascondere i nostri simboli religiosi per non offenderli.
Questo è il rispetto dei musulmani moderati tanto idolatrati dai nostri buonisti catto-comunisti.
E' la loro cultura che noi dovremmo assorbire.
Hanno legittimato l'attentato terroristico di fronte al mondo intero e non una voce di sdegno si è alzata.
Una nazionale di calcio, pure stando sotto i riflettori dell'informazione mondiale, è costituita da persone a cui viene chiesto di giocare bene a pallone, questo prima di tutto: non si tratta di una rappresentanza diplomatica, di una delegazione politica di governo nazionale che porta nel mondo il sunto, la sostanza di un popolo, si tratta di un gruppo di persone che al di là del calcio possono avere idee le più disparate che in genere nessuno si aspetta che siano espresse, almeno in campo. Evidentemente per ciò che è successo non erano stati preparati, altrimenti non sarebbe intervenuta a posteriori la Federcalcio araba, come hai riportato nel successivo post, a scusarsi.
Il tuo invito alla riflessione quale sarebbe? Attenzione buonisti, qui ci vogliono fregare? Perché aggiungi, a questo punto stigmatizzandoli tutti allo stesso modo, che qui si tratta di gente che considera tizio e caio scimmie e maiali? Io mi sarei fermato alla notizia in sè, ed avrei accettato le scuse della Federazione, pure colpevole di non avere preparato meglio i suoi calciatori: qui, comunque, staremmo parlando di semplice diplomazia che in circostanze di cui si discute serve sempre: ma a te sembra che questo non basti, cerchi il di più. Vogliamo aizzare gli animi ad ogni piè sospinto? Non ci basta comprendere che abbiamo a che fare con una minoranza estremista (non mi riferisco ora alla squadra di calcio) che cerca la sua forza nel sollevare più gente possibile contro l'occidente - quest'ultimo impregnato di colpe, mica una realtà sociale dal cuore vergine - per sostenere un progetto di dominio - uno dei tanti - economico prima ancora che sociale o religioso?
Vogliamo riflettere? Proviamoci, però proviamo ad iniziare a distinguere piani di ragionamento, livelli di responsabilità; proviamo a distinguere ciò che è della politica da ciò che le maggioranze e le minoranze delle popolazioni vorrebbero in termini sociali e di rappresentanza politica...
Il "tutti maiali o tutti scimmie", il "tutti buoni o tutti cattivi" non va mai bene, funziona solo quando si vuole alzare polveroni.
Buona giornata.
 
Ultima modifica:
Ciao Odisseo
quanto scritto nella seconda parte del post, è di riflesso alla frase "non fa parte della nostra cultura".
Quante cose non fanno parte della cultura mussulmana, rispetto alla nostra cultura ?
Ma il discorso è valido per altre culture. Ma altre culture presenti nel nostro paese non si
comportano come si comporta un mussulmano.

"tu" vieni a vivere dove "vive" la nostra cultura.
Quando io vado all'estero, mi adeguo alla "cultura" dello stato estero. Nel mio intimo vivo "la mia cultura",
ma esteriorizzo "la cultura del paese che mi ospita".

Nessuno ti impone nulla. Nessun adeguamento alle nostre usanze. Ai nostri costumi.
Ma non puoi impedirmi o lamentarti, se fa parte della mia cultura, l'esposizione del crocefisso, il godere dei canti natalizi, il presepe.
E questo avviene solo con la cultura mussulmana. Perchè ?

Non sono io a chiamare "scimmia" i mussulmani.
Non sono io a chiamare "maiali" i mussulmani.
-----------------------
Scrivi di "minoranza estremista". Beh, a quantificarla non siamo ancora in grado.
I brigatisti rossi erano quantificabili. Quelli neri erano quantificabili. Qui non mi sembra.

Come credi cresceranno quei minori giunti nel nostro paese ? Sballottati da un istituto all'altro.
Quando avranno 14/15 anni, senza prospettive di lavoro (come i nostri del resto) quale sarà
il loro futuro ?
 
Dopo....però meglio tardi che mai.

L’ordinanza con cui Chiara Appendino ha vietato la vendita di alcolici da asporto dalle otto di sera alle sei del mattino è una decisione sorprendente.
Intanto perché è una decisione. Proprio mentre la politica nazionale, con il suicidio assistito della legge elettorale, ribadiva la sua impotenza.
E poi perché fa il contropelo a tanti giovani (suoi coetanei) che hanno votato Cinquestelle.

La movida che invade il centro storico di Torino e di altre città nelle notti del fine settimana ha perso da tempo la connotazione di festa di popolo
per scadere a vomitificio a cielo aperto, dove la cupezza prevale sull’allegria e il rumore su tutto il resto, per la dannazione di chi ha la sventura di abitare nei paraggi.

A difendere la libertà di ubriacarsi per strada e di fare pipì contro i portoni sono rimasti i gestori degli abbeveratoi notturni,
spuntati come funghi e con tale impeto da non sentire sempre la necessità di mettersi in regola con il fisco.
Può darsi che a spingere la sindaca grillina verso una scelta che le inimicherà parte del vecchio elettorato
(ma che potrebbe procuragliene di nuovo, non solo a destra) sia stato lo choc per gli esiti del bivacco etilico di piazza San Carlo durante la finale di Champions.

E qualcuno ci spiegherà che i proibizionismi occultano i problemi, ma non li risolvono.
Però, e per la prima volta, l’amministrazione Cinquestelle di una grande città ha compiuto una scelta di campo netta in una materia assai sentita dalla popolazione.
Ha fatto politica.
 
Ciao Odisseo, :)

senza polemica e senza rancore ma......
nessuno ha chiesto loro di celebrare una funzione, nè di cospargersi il capo di cenere, nè di sacrificare l'agnello ma semplicemente di starsene tranquilli per qualche secondo.
Personalmente se entrassi in casa di un conoscente cui so essergli morto il cane o il gatto o un canarino cui lui era affezionato, un "mi dispiace" intercalando mi uscirebbe spontaneo.
A te no? :-?

:ciao:
Certo, ed infatti al posto loro ci ha pensato la Federcalcio a metterci una pezza, ma per me questo basterebbe.
 
Ciao Odisseo
quanto scritto nella seconda parte del post, è di riflesso alla frase "non fa parte della nostra cultura".
Quante cose non fanno parte della cultura mussulmana, rispetto alla nostra cultura ?
Ma il discorso è valido per altre culture. Ma altre culture presenti nel nostro paese non si
comportano come si comporta un mussulmano.

"tu" vieni a vivere dove "vive" la nostra cultura.
Quando io vado all'estero, mi adeguo alla "cultura" dello stato estero. Nel mio intimo vivo "la mia cultura",
ma esteriorizzo "la cultura del paese che mi ospita".

Nessuno ti impone nulla. Nessun adeguamento alle nostre usanze. Ai nostri costumi.
Ma non puoi impedirmi o lamentarti, se fa parte della mia cultura, l'esposizione del crocefisso, il godere dei canti natalizi, il presepe.
E questo avviene solo con la cultura mussulmana. Perchè ?

Non sono io a chiamare "scimmia" i mussulmani.
Non sono io a chiamare "maiali" i mussulmani.
-----------------------
Scrivi di "minoranza estremista". Beh, a quantificarla non siamo ancora in grado.
I brigatisti rossi erano quantificabili. Quelli neri erano quantificabili. Qui non mi sembra.

Come credi cresceranno quei minori giunti nel nostro paese ? Sballottati da un istituto all'altro.
Quando avranno 14/15 anni, senza prospettive di lavoro (come i nostri del resto) quale sarà
il loro futuro ?
Ciò che non comprendo, Val, è il motivo per cui ritieni di fermarti su quanto quelle 11 persone in campo hanno fatto (anche secondo me un'indelicatezza - lo dico a scanso di equivoci) per poi applicarlo al restante "mondo musulmano" con la frase "Cosa dobbiamo aspettarci da gente che chiama gli ebrei "scimmie" e i cristiani "maiali": vorrei dirti, ma che c'entra? Io sostengo che è un errore confondere ciò che la nostra politica combina qui nel nostro territorio - e qui potremmo discuterne liberamente a lungo e magari trovarci molto d'accordo - scaricandone le responsabilità su intere realtà religiose o culturali che non possono essere messe per definizione sotto un unico vessillo. Ribadisco che qui si sta facendo troppo facilmente di tutta un'erba un fascio: ritengo che gli errori vadano giustamente segnalati quando avvengono, da qualsiasi parte; che le malefatte vadano punite e perseguite secondo legge quando necessita; se il caso, che tentativi di sovvertire l'ordine pubblico vadano soppressi anche con la forza se altri mezzi non bastano, ma la guerra di civiltà come qualche sprovveduto ritenne o ritiene di suggerire io la respingo con forza al mittente, come ogni altro tentativo affine. Infatti, da certa informazione non è raro sentire pubblicato e sostenuto il pensiero "ma quanto l'Europa, o l'occidente, rimarranno ancora a sopportare certi soprusi", come dire ma che aspettiamo a fare una guerra contro "quella gente"? Ma poi qualcuno mi spiegasse chi è "quella gente"? Io sono convinto che la stragrande maggioranza della gente di questo mondo preferisca vivere in pace, in armonia, in tranquillità, potendo pensare alla propria casa, alla propria famiglia, alle cose "semplici" a cui tutti vorremmo dedicarci, mentre ritengo che tanto bailamme sia costruito all'occorrenza, da una parte e dall'altra per creare i presupposti atti ad arrivare a scontri fra gruppi, fra popoli, fra nazioni.
Sono d'accordo con te: quando vado all'estero mi adeguo alle norme, alle leggi e rispetto la cultura del paese in cui mi trovo, ma se qui da noi questo non succede non è colpa di una cultura in particolare, bensì è colpa di quei politici che in questo nostro paese non sappiamo cambiare.
 

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