NON ESiSTONO PERSONE FELICI!ESISTONO PERSONE CHE SI ACCONTENTANO.....

Bella lettera!


Ce li mangeremo vivi. Venga questa crisi, bussi, le sarà aperto, non aspettiamo altro. Se necessario butteremo giù il portone. E' già successo nel '43 e succederà ancora e in meglio. Non abbiamo più nulla da perdere, ma ci siamo abituati. Noi. Loro con la puzza sotto il naso non sanno cos'è la vera crisi. Loro devono averne paura. Noi che non abbiamo studiato alla Bocconi, non siamo entrati nello studio di papà o di mammà, non abbiamo leccato il culo per fare carriera in un partito o in ufficio statale. Nessuno ci ha raccomandati e raccomandazioni non ne abbiamo mai volute. Siamo ancora qui e incazzati il giusto per farvi il culo. Altro che chiedervi la carità o discutere con quel rottame della Fornero dei diritti dei lavoratori. Noi ce li mangeremo vivi. Ci scaldavamo con le palle di carta bagnate, pressate e messe nella stufa. Mangiavamo croste di formaggio scaldate sul ferro. Non ne ho mai più mangiate di così buone. Il bagno lo facevamo nella tinozza con l'acqua che veniva scaldata sopra la cucina economica. Il cinema era sempre in terza visione e solo una volta al mese. I nostri padri facevano i turni in fabbrica, quando noi dormivamo, loro lavoravano. Una carezza e un "Fai il bravo con la mamma" era l'unico fugace contatto al mattino. La domenica andavamo fuori città in bicicletta con qualche panino, una gazzosa e una bottiglia di vino rosso. D'estate ci scappava anche un'anguria. Che cazzzo ci possono fare questi fighetti vestiti Armani, questi corrotti dentro, questi deputatini, questi mafiosetti, marci, marci, buoni solo a parlare, a cianciare, che hanno rovinato il Paese e ora ridono di noi. Noi non abbiamo nulla da perdere perché siamo stati abituati a vivere con poco e anche con nulla. Voi perderete tutto tranne la dignità, quella non l'avete mai avuta. Leggevamo il giornale solo la domenica quando lo comprava nostro padre. Non poteva permetterselo gli altri giorni. Era il Corriere della Sera di Pasolini, Montanelli, Buzzati. Uno solo di loro vale più di tutti i giornalai di adesso. Ci siamo rotti i coglioni e saremo poco educati con chi ci prende per il culo. Ce li mangeremo vivi, ben venga la crisi per fare pulizia." Un ex operaio
:bow::bow::bow::bow::bow::bow:
 
Un saluto a quello che dava lev a. 17100 di nostrano.. Orsi verdi..bruno verde..enry mi vuoi bene? Io si..
 
Bella lettera!


Ce li mangeremo vivi. Venga questa crisi, bussi, le sarà aperto, non aspettiamo altro. Se necessario butteremo giù il portone. E' già successo nel '43 e succederà ancora e in meglio. Non abbiamo più nulla da perdere, ma ci siamo abituati. Noi. Loro con la puzza sotto il naso non sanno cos'è la vera crisi. Loro devono averne paura. Noi che non abbiamo studiato alla Bocconi, non siamo entrati nello studio di papà o di mammà, non abbiamo leccato il culo per fare carriera in un partito o in ufficio statale. Nessuno ci ha raccomandati e raccomandazioni non ne abbiamo mai volute. Siamo ancora qui e incazzati il giusto per farvi il culo. Altro che chiedervi la carità o discutere con quel rottame della Fornero dei diritti dei lavoratori. Noi ce li mangeremo vivi. Ci scaldavamo con le palle di carta bagnate, pressate e messe nella stufa. Mangiavamo croste di formaggio scaldate sul ferro. Non ne ho mai più mangiate di così buone. Il bagno lo facevamo nella tinozza con l'acqua che veniva scaldata sopra la cucina economica. Il cinema era sempre in terza visione e solo una volta al mese. I nostri padri facevano i turni in fabbrica, quando noi dormivamo, loro lavoravano. Una carezza e un "Fai il bravo con la mamma" era l'unico fugace contatto al mattino. La domenica andavamo fuori città in bicicletta con qualche panino, una gazzosa e una bottiglia di vino rosso. D'estate ci scappava anche un'anguria. Che cazzzo ci possono fare questi fighetti vestiti Armani, questi corrotti dentro, questi deputatini, questi mafiosetti, marci, marci, buoni solo a parlare, a cianciare, che hanno rovinato il Paese e ora ridono di noi. Noi non abbiamo nulla da perdere perché siamo stati abituati a vivere con poco e anche con nulla. Voi perderete tutto tranne la dignità, quella non l'avete mai avuta. Leggevamo il giornale solo la domenica quando lo comprava nostro padre. Non poteva permetterselo gli altri giorni. Era il Corriere della Sera di Pasolini, Montanelli, Buzzati. Uno solo di loro vale più di tutti i giornalai di adesso. Ci siamo rotti i coglioni e saremo poco educati con chi ci prende per il culo. Ce li mangeremo vivi, ben venga la crisi per fare pulizia." Un ex operaio
:up::bow:
La cosa che mi dà più fastidio è vedere i sindacati corrotti. Se penso a quanto hanno combattuto:( .... adesso si siedono ai tavoli delle trattative senza essere prima passati in una fonderia ed i loro stipendi sono ben lontani da quelli di un operaio... Però poi si vantano dei risultati ottenuti :wall::wall::wall:
In fabbrica, dove lavora mio marito, i due più fannulloni che si fanno 6 mesi di mutua all'anno e fanno la "gata lurda" (in piemontese vuol dire: girovagare senza una meta) tutto il giorno.... sono proprio i rappresentanti sindacali :wall::wall::wall: E naturalmente sono intoccabili :-o
 
:up::bow:
La cosa che mi dà più fastidio è vedere i sindacati corrotti. Se penso a quanto hanno combattuto:( .... adesso si siedono ai tavoli delle trattative senza essere prima passati in una fonderia ed i loro stipendi sono ben lontani da quelli di un operaio... Però poi si vantano dei risultati ottenuti :wall::wall::wall:
In fabbrica, dove lavora mio marito, i due più fannulloni che si fanno 6 mesi di mutua all'anno e fanno la "gata lurda" (in piemontese vuol dire: girovagare senza una meta) tutto il giorno.... sono proprio i rappresentanti sindacali :wall::wall::wall: E naturalmente sono intoccabili :-o





Da sbattere al muro,alla stregua dei politici merdosi!
 
Shot..kazzo shottate..1000 pt da lunedì persi..lo svizzero nn toppa. Kazzo shottate..si sfascia tutto. Pmi in estinzione
 
Lavoro/ Riforma ridicola se non tocca gli statali


Venerdì, 23 marzo 2012 - 08:15:00
Di Giuseppe Baiocchi
Quando il Consiglio dei Ministri varerà la riforma del lavoro, che è costata due mesi di trattative, un profluvio di incontri e dibattiti e ha sancito la fine traumatica della concertazione inventata da Ciampi nel 1993, tutti diranno che è una svolta epocale, che si volta davvero pagina, che comincia una nuova stagione nelle relazioni industriali.
E invece, a ben vedere i contenuti del pacchetto, di polpa ce n’è proprio poca. Certo, le variazioni sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori del 1970 daranno fiato alla FIOM di Landini e di conseguenza alla CGIL della Camusso e di conseguenza alla maggior parte del PD di Bersani, tutti costretti a inseguirsi l’un l’altro come in un infernale “gioco dell’oca” politico-ideologico.
Ma, al di là del “tafazzismo” tipico della sinistra che non vede l’ora di potersi dilaniare e accapigliarsi nel proprio recinto, la riforma del lavoro sembra fatta apposta per allontanarsi dagli obiettivi di “equità e crescita”.
L’iniquità più gigantesca è quella di escludere fin dall’inizio l’immensa platea del pubblico impiego. Ormai l’hanno capito anche i sassi che la malattia economica dell’intero Paese ha origine principale nella Pubblica Amministrazione, nella sua storica inefficienza e nell’eccessivo carico burocratico e parassitario che pesa in maniera insopportabile sulla parte produttiva dell’Italia.
Rinunciare fin dall’inizio a mettere le mani nella tragedia della spesa pubblica vuol dire infatti scegliere di non investire realmente sulla crescita, che resterà zavorrata comunque dal peso dello Stato: E quindi prepararsi a tenere i conti pubblici in ordine soltanto con l’aumento delle tasse invece che con la riduzione delle spese.
E pure l’occupazione non cresce “per decreto”, ma solo con condizioni più aperte e più moderne. Il paradosso sarà che adesso ci saranno forse qualche licenziamento più facile ma anche diverse assunzioni più complicate. Perché le nuove rigidità introdotte pur con le migliori intenzioni scoraggeranno più che favorire nuovi posti di lavoro. Anche perché aumenta la maledizione del “cuneo fiscale e contributivo” e cioè la differenza tra quanto l’azienda paga e quanto il dipendente riceve. Siamo già al record tra i paesi europei e se il cuneo non si abbatte i salari restano drammaticamente bassi. A cominciare dai precari.


si sta confermando il licenziamento economico .....ma sul pubblico impiego come si manifesta? se l'ente è in deficit? se lo stato è in debito? se le entrate sono maggiori delle uscite? ...non è una questione semplice:eek:....ma una cosa è sicura....che il pubblico impiego non potra' essere piu' considerato intoccabile :wall::wall: mentre il privato diventa flessibile ..ma non genuflesso :D:D
 

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