NON ESiSTONO PERSONE FELICI!ESISTONO PERSONE CHE SI ACCONTENTANO.....

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zioporko gandy fai qualcosa.....siamo circondati!!!



....giorno maxi :D:D:D
....la prox volta che segni alla juve ti inkiummo :-o:eek:


Grande partita :up:
Anche se... Del Piero ormai è come Baggio, fa qualche gol ogni tanto ma non lo caga più nessuno :nnoo:

Minkiucielic invece ha fatto un gol fantastico :wall::up:
 
ecco le accisse sulla benzina:
E ora ecco l'ormai celebre e scandaloso elenco delle accise che si pagano con la benzina (al litro):
Guerra in Abissinia del 1935 (0,001 euro)
Crisi Canale di Suez del 1956 (0,007 euro)
Disastro del Vajont del 1963 (0,005 euro)
Alluvione di Firenze del 1966 (0,005 euro)
Terremoto del Belice del 1968 (0,005 euro)
Terremoto del Friuli del 1976 (0,051 euro)
Terremoto dell'Irpinia del 1980 (0,039 euro)
Missione in Libano del 1983 (0,106 euro)
Missione in Bosnia del 1996 (0,011 euro)
Contratto auto-ferro-tranvieri del 2004 (0,020 euro)
Acquisto autobus ecologici del 2005 (0,005 euro)

Finanziamento Cultura del 2011 (0,007 euro)
Fondo unico per lo Spettacolo del 2011 (0,002 euro)
Emergenza immigrati Libia del 2011 (0,040 euro)
Alluvioni Liguria e Toscana del 2011(0,009 euro)
Decreto Salva Italia di Monti del 2012 (0,082 euro)



MORTACCI LOROOOOOOOOOOOOOO:mad::mad::mad::mad::mad::mad:
 
La benzina in Italia è arrivata a 1,85 euro al litro, ma quanti dei nostri soldi servono ad acquistare il carburante e quanti a pagare balzelli e tasse varie? Ben 1,20 euro. In sostanza, se non gravassero imposte più o meno assurde sul carburante, la benzina costerebbe 0,65 euro. Quindi su un pieno da 80 euro, solo 25 euro (31 %) vanno per il costo della benzina e il guadagno del gestore, 41 euro sono di accise (52%) e 14 di Iva (21%)

NO COMMENT!!
 
Lavoro/ Riforma ridicola se non tocca gli statali


Venerdì, 23 marzo 2012 - 08:15:00
Di Giuseppe Baiocchi
Quando il Consiglio dei Ministri varerà la riforma del lavoro, che è costata due mesi di trattative, un profluvio di incontri e dibattiti e ha sancito la fine traumatica della concertazione inventata da Ciampi nel 1993, tutti diranno che è una svolta epocale, che si volta davvero pagina, che comincia una nuova stagione nelle relazioni industriali.
E invece, a ben vedere i contenuti del pacchetto, di polpa ce n’è proprio poca. Certo, le variazioni sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori del 1970 daranno fiato alla FIOM di Landini e di conseguenza alla CGIL della Camusso e di conseguenza alla maggior parte del PD di Bersani, tutti costretti a inseguirsi l’un l’altro come in un infernale “gioco dell’oca” politico-ideologico.
Ma, al di là del “tafazzismo” tipico della sinistra che non vede l’ora di potersi dilaniare e accapigliarsi nel proprio recinto, la riforma del lavoro sembra fatta apposta per allontanarsi dagli obiettivi di “equità e crescita”.
L’iniquità più gigantesca è quella di escludere fin dall’inizio l’immensa platea del pubblico impiego. Ormai l’hanno capito anche i sassi che la malattia economica dell’intero Paese ha origine principale nella Pubblica Amministrazione, nella sua storica inefficienza e nell’eccessivo carico burocratico e parassitario che pesa in maniera insopportabile sulla parte produttiva dell’Italia.
Rinunciare fin dall’inizio a mettere le mani nella tragedia della spesa pubblica vuol dire infatti scegliere di non investire realmente sulla crescita, che resterà zavorrata comunque dal peso dello Stato: E quindi prepararsi a tenere i conti pubblici in ordine soltanto con l’aumento delle tasse invece che con la riduzione delle spese.
E pure l’occupazione non cresce “per decreto”, ma solo con condizioni più aperte e più moderne. Il paradosso sarà che adesso ci saranno forse qualche licenziamento più facile ma anche diverse assunzioni più complicate. Perché le nuove rigidità introdotte pur con le migliori intenzioni scoraggeranno più che favorire nuovi posti di lavoro. Anche perché aumenta la maledizione del “cuneo fiscale e contributivo” e cioè la differenza tra quanto l’azienda paga e quanto il dipendente riceve. Siamo già al record tra i paesi europei e se il cuneo non si abbatte i salari restano drammaticamente bassi. A cominciare dai precari.
 

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