NON E'VERO CHE DOPO AVER TOCCATO iL FONDO SI PUO'SOLO RISALIRE......

L'INTERVENTO A CERNOBBIO

L’Italia nel quadro globale



L'INTERVENTO A CERNOBBIO
L’Italia nel quadro globale

Come da tradizione la domenica mattina dei nostri workshop è dedicata all’agenda per l’Italia. In tanti anni questa sala ha ascoltato molte parole sagge, valutato impegni ambiziosi, assistito a momenti di verità assai meno numerosi di tante promesse cadute nel vuoto. Troppe. Nell’aprire questa sezione, e certo di interpretare uno spirito diffuso, vorrei rivolgere ai nostri ospiti una piccola preghiera. Siate semplici e sinceri, o almeno provate ad esserlo. Non raccontateci di un Paese che non c’è e non fateci sognare un Paese che non ci sarà. Facciamo tutti insieme una modesta professione di concretezza e di umiltà. Il tempo delle parole vuote è finito. La stagione degli annunci si è spenta nella miseria dei risultati e in un gioco per nulla divertente di apparenze e di ombre, in cui il pubblico si è mischiato al privato, il politico al personale in un impasto che farebbe la fortuna di un commediografo. Nella nostra attualità c’è poco teatro, ci sono molti sguaiati teatrini. C’è troppo avanspettacolo.
Il Paese sta attraversando una delle crisi più serie della sua storia. Ha bisogno di essere credibile non solo nei confronti dei mercati e delle istituzioni europee ma anche con se stesso. Vogliamo tornare a guardarci serenamente allo specchio, orgogliosi delle nostre qualità, dei nostri talenti e dei nostri prodotti, senza doverci vergognare di una immagine deteriorata e impietosa, che non meritiamo. Non meritiamo affatto. Non diteci che la colpa è sempre dell’altro, dell’alleato di governo riottoso e inaffidabile, dell’oppositore preconcetto e irresponsabile, dell’osservatore internazionale preda di pregiudizi e riserve, del governo in carica sempre e comunque. Per una volta tanto, facciamo tutti insieme, politici, imprenditori e anche noi giornalisti, non esenti da colpe, uno sforzo supplementare di chiarezza e sincerità. Così fa una classe dirigente all’altezza del proprio prestigio e consapevole delle proprie responsabilità. Più che un mistero divino, riprendo le parole pronunciate qui ieri dal presidente Napolitano, la formazione della classe dirigente italiana appare un mistero buffo.
Gli scenari globali che stiamo vivendo non tollerano più minuetti e furbizie. Rischiamo di essere meno competitivi non per la qualità e il prezzo dei nostri prodotti e servizi, ma per l’inaffidabilità del Paese e delle sue istituzioni. La credibilità, e lo sapete voi che difendete ogni giorno a denti stretti marchi e mercati, è tutto. Lo è soprattutto per un Paese che ogni anno emette trecento miliardi di titoli pubblici per rinnovare il proprio debito. E non può permettersi di pagare a lungo un premio al rischio così elevato. E per fortuna i mercati non quotano la coerenza. Per queste semplici ragioni gradiremmo sentire qualche voce autocritica, qualche sincera confessione. Ciò ci consentirebbe di dare qualche credito alle promesse e agli impegni che verranno annunciati. Siamo stanchi di riti e qualche volta abbiamo la sgradevole sensazione di essere presi in giro. Il paradosso delle ultime svariate manovre è che gli emendamenti hanno avuto molti padri; le proposte sono desolatamente orfane. Non per una insana curiosità, ma vorremmo che chi ha proposto il superprelievo sui redditi, ce ne spiegasse le ragioni; chi ha estratto dal cilindro la norma sul riscatto di laurea e servizio militare alzasse la mano; che il genio che riteneva possibile l’abolizione delle feste laiche si palesasse soltanto per un attimo.

Ma vorremmo anche che coloro i quali incalzano, giustamente, il governo nella lotta all’evasione o nell’imposizione di una patrimoniale si astenessero dal farlo, almeno per un modesto senso estetico, se residenti all’estero e gonfi di società in paradisi fiscali. E sarebbe rassicurante se chi ogni giorno chiede rigore e sacrifici agli altri non sabotasse, con una incessante azione di lobbying, ogni proposta destinata a sfiorarlo, anche in minima parte. Un aumento dell’Iva, la liberalizzazione degli orari dei negozi, la Robin tax. E forse sarebbe anche auspicabile che si ragionasse, in questo disgraziato ma bellissimo Paese - ditelo anche nelle vostre conversazioni private, non si sa mai - sulla estrema resistenza di corporazioni e microinteressi davanti a ogni piccolo sacrificio. Un neofeudalesimo irresponsabile e stucchevole. Un blocco conservatore, vasto e radicato, che rende priva di significato la distinzione fra destra e sinistra. Non ci sono più torte da dividere, né orticelli e privilegi da difendere. C’è molta serietà da ritrovare, lo dico anche per la mia professione, e una credibilità da ricostruire. La sincerità è un modo civile per farlo. Anche in pubblico. Altrimenti consegneremo alle generazioni future, ai nostri figli, non solo un alto debito ma anche lo spiacevole ricordo di un’età ricca di sprechi e di egoismi. Grazie.
Ferruccio de Bortoli
04 settembre 2011 13:06
 
Frattini: ma la Bce non abbandonerà i Btp
Le resistenze di Berlino sulle politiche di sostegno possono mettere a rischio l'euro. Il ministro: garantiremo stabilità

CERNOBBIO
L'operaio tedesco preoccupa l'Europa
Frattini: ma la Bce non abbandonerà i Btp
Le resistenze di Berlino sulle politiche di sostegno possono mettere a rischio l'euro. Il ministro: garantiremo stabilità
Dal nostro inviato PAOLA PICA


CERNOBBIO (Como) – Magari non è ancora il problema numero uno della moneta unica, che in questi giorni fa i conti con tempeste epocali, ma rischia di diventarlo: l’opinione pubblica in Germania. L’operaio tedesco, è l’immagine che utilizzano gli addetti ai lavori, non ne vuole sapere di pagare il debito del pescatore greco. Figuriamoci a presentargli il conto di Italia e Spagna. Anche per questo si comincia a temere per la tenuta dell’euro, almeno nella composizione attuale, e la questione intreccia molti degli interventi degli economisti presenti al Workshop Ambrosetti di Cernobbio. Anzi, di Germania e delle politiche difensive messe in atto dal governo Merkel si parla molto nella seconda e penultima giornata del seminario, che vede assente giustificato il ministro delle finanze di Berlino, Wolfgang Schauble. Il presidente della Bocconi Mario Monti che conduce i lavori a porte chiuse, non rinuncia però alla stoccata: sono sempre stato considerato filo-tedesco, afferma, ma oggi sono critico. Un paese che svolge un ruolo guida come la Germania non può accontentarsi di visioni a breve termine, deve guardare più in là.


IL RUOLO DI TRICHET -«Se l’Euro tra tre anni ci sarà ancora dovremo dire grazie anche a quello che ha fatto il presidente della Bce, Jean- Claude Trichet – osserva Roberto Nicastro, direttore generale di Unicredit – che ha teso una mano all’Italia e alla Spagna, certo chiedendo garanzie e riuscendo a rassicurare Merkel e Sarkozy». Lo sa bene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che di primo mattino in videocollegamento dal Quirinale ringrazia in lingua francese Trichet seduto in sala. Il banchiere centrale ricambia la cortesia ma è fermo nel ricordare all’Italia gli impegni presi. E’ l’ultima raccomandazione prima di passare la guida dell’Eurotower a Mario Draghi che prenderà servizio a Francoforte il prossimo novembre. E il compito che tocca al governatore italiano va facendosi ogni giorno incredibilmente più difficile.
L’EURO-MARCO E’ MORTO? – «E’ chiaro che l’euro degli ultimi dieci anni è virtualmente fallito, anche se non si può dire» è il pensiero dell’economista Giacomo Vaciago per il quale «si faceva finta di essere tedeschi. Ma era una truffa: ora bisogna costruire una moneta in cui ciascuno non imbroglia e fa le riforme». Il tabù lo aveva già rotto però il giorno prima Martin Feldestein, economista e adivisor di Obama, anche lui qui a Cernobbio, affermando che l’euro «è un esperimento fallito».

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Franco Frattini (Ap)
FRATTINI: ALLA BCE RISPONDIAMO CON I FATTI - Alle preoccupazioni della Bce il governo «risponderà nei fatti approvando la manovra rapidamente», assicura il ministro degli Esteri Franco Frattini per il quale l’euro è assolutamente solido e la Bce non smetterà di acquistare Btp. Perché questa è un’altra preoccupazione che aleggia nelle sale di Villa d’Este dopo la nuova impennata vista venerdì del differenziale dei titoli di Stato italiani. «Insisteremo sulla Bce perché continui con la sua saggia politica di acquisti. Molto – ha riconosciuto Frattini – dipenderà dalla coerenza delle nostre istituzioni».
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I MINISTRI SULLA GRATICOLA – L’ultimo giorno di lavori vedrà schierato mezzo governo, a partire da Tremonti al quale spetta l’intervento finale. Un test decisivo per il superministro e per l’intero esecutivo presso l’establishment economico che da giorni invoca il recupero di credibilità politica e si esercita nella promozione dei propri candidati, da Mario Monti ad Alessandro Profumo. Tremonti vede brevemente Trichet al suo arrivo a Cernobbio e si intrattiene con un direttore del Fmi, Arrigo Sadun. Di governo tecnico senza maggioranza parlamentare non se ne parla, ha avvertito il Capo dello Stato ricordando le regole della Costituzione e i poteri del Quirinale. Signori, ha detto in sostanza Napolitano alla comunità finanziaria, il presidente della Repubblica non può fare nulla se prima non viene aperta la crisi di governo.
 
ZURIGO - Ultimatum degli Stati Uniti alla Svizzera. Entro martedì dovranno venire consegnati i nomi e le informazioni relative ai cittadini che utilizzano conti bancari svizzeri per eludere la tassazione americana. In caso contrario sono in arrivo pesanti sanzioni per Credit Suisse e altri sei istituti bancari di minori dimensioni. La lettera è stata inviata dal vice procuratore generale James Cole lo scorso 31 agosto, lasciando la porta aperta anche ad una possibile offerta con cui la Svizzera potrebbe puntare a chiudere la questione
 

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