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Enria: rinvio buffer capitale? Sarebbe sbagliato, nessuna richiesta di proroga da autorità nazionali
di Celestina DominelliCronologia articolo12 gennaio 2012
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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 16:13.
Andrea Enria (Imagoeconomica)
Nessuna marcia indietro dell'Eba, l'Autorità bancaria europea, dopo la richiesta
di fabbisogno aggiuntivo alle banche del Vecchio Continente. La conferma arriva dal numero uno dell'Authority, l'italiano
Andrea Enria, nel corso di un'audizione in commissione Finanze alla Camera. «L'industria bancaria ha sostenuto la necessità di ritardare, o addirittura ritirare, le richieste di ricapitalizzazione. L'argomento è che, in questa fase, le banche avrebbero grande difficoltà a ricorrere con successo al mercato privato. Credo che sarebbe sbagliato assecondare queste richieste». Enria ha poi aggiunto di non aver ricevuto alcuna richiesta di proroga da parte delle Autorità nazionali di vigilanza. «Non è arrivato nulla alla nostra attenzione».
UniCredit?Bene Ghizzoni, dopo aumento avrà passato guado
Il presidente dell'Eba plaude poi alle parole di
Federico Ghizzoni, numero uno di UniCredit, che,
in una intervista a Il Sole 24 Ore; aveva sostenuto la bontà della ricapitalizzazione da 7,5 miliardi. «Era molto positiva. C'è sforzo notevole di UniCredit e Ghizzoni dice, giustamente, che dopo avrà passato il guado. Questo è il messaggio da passare al mercato e agli investitori».
Enria: senza ricapitalizzazione non sparirebbero problemi banche
Gli istituti europei dovranno dunque rispondere al diktat di Londra entro il 30 giugno. «In questo momento le banche hanno bisogno di più liquidità e di più capitale, per potere garantire il sostegno dell'economia». Enria si dice convinto che i problemi del sistema bancario del Vecchio Continente non verrebbero meno se si provasse a bypassare lo snodo fissato dall'Eba. «Se la ricapitalizzazione venisse cancellata - prosegue Enria - non sparirebbero i problemi delle banche, che erano emersi ben prima che l'Eba annunciasse le proprie misure. Gli investitori continuerebbero a percepire le banche come deboli e maggiore incertezza circonderebbe il sistema bancario europeo. I problemi sul lato della raccolta, che dipendono anche dai livelli di capitale considerati inadeguati rispetto ai rischi, resterebbero inalterati. La conseguenza sarebbe un deleveraging ancora più forte di quello che si è già manifestato finora».
Eba: nostro impegno è evitare che si arrivi a contrazione del credito
Enria ricorda, poi, l'altra scadenza importante indicata a dicembre: entro il 20 gennaio, infatti, le banche dovranno dovranno presentare i piani per aumentare la dotazione di capitale. L'8-9 febbraio, poi, si dovrebbe riunire il board dell'Eba per esaminare i piani degli istituti. «Non abbiamo ancora deciso se ci sarà una diffusione pubblica di questi piani - prosegue -. Il nostro impegno è quello di evitare che l'esercizio di ricapitalizzazione sia causa di un ulteriore impulso alla contrazione del credito». Il numero uno dell'Eba ribadisce che i «Governi si sono peraltro impegnati ad offrire il proprio sostegno finanziario alle banche che non dovessero essere in grado di accedere ai capitali privati, eventualmente ricorrendo all'Efsf».
Il piccolo spiraglio concesso agli istituti
Sull'altra deadline, quella della ricapitalizzazione, l'Eba apre comunque un piccolo spiraglio. «Solo limitate azioni di riduzione degli attivi saranno consentite per soddisfare il nostro requisito: ad esempio, sarà consentita la cessione di società o linee di attività a terzi, perché questo non riduce il grado di leverage del sistema nel suo complesso; non sarà invece contata la riduzione del credito erogato alla clientela». Ad ogni modo, rammenta ancora il presidente dell'Eba, i buffer di capitale aggiuntivi richiesti dall'Eba alle banche (oltre 14 miliardi alle italiane, ndr) «non mirano a coprire una sola fonte di rischio. Certamente il rischio sovrano è causa di forte preoccupazione, ma l'esercizio di ricapitalizzazione non si limita al rischio sovrano».
La replica all'Abi: critica su iniquità misure è mal posta
Davanti ai deputati italiani, Enria non manca poi di ricordare la «discussione accesa» alludendo alle osservazioni puntute mosse
dall'Abi l'Authority. «Trovo mal posta la critica circa l'iniquità delle misure che abbiamo adottato alla luce delle diversità delle prassi di vigilanza esistenti in Europa», afferma riprendendo un punto sollevato dall'associazione di Palazzo Altieri. «Non c'è dubbio - prosegue quindi Enria - che all'interno dell'Unione europea ci sia ancora molto da fare per rendere la normativa più omogenea e, soprattutto, le pratiche di vigilanza più coerenti. Siamo stati tra i primi a segnalarlo. Ma l'esercizio di ricapitalizzazione non è la causa della mancata convergenza. È al contrario uno strumento importante per effettuare una diagnosi delle differenze più rilevanti e avviarne il superamento».