* E' solo una proposta ma forse arriva una nuova cv
Fossati (Findim): per Telecom non è più tempo di vendere, serve bond convertibile per crescere
No all'aumento di capitale e alla vendita del Brasile, almeno per il momento, sì a un convertibile a sette anni del valore di due miliardi di euro per il rifinanziamento necessario a sostenere il piano di rilancio, all'azzeramento del dividendo per un anno e alla cessione di torri e immobili. Sono queste, in sintesi, le linee guida del piano Telecom presentato oggi agli analisti a Londra da Marco Fossati, socio del gruppo tlc con il 5%, alla vigilia del cda, chiamato, tra le altre cose, a convocare l'assemblea per la revoca del consiglio e la nomina di un nuovo board, chiesta proprio dal patron della Findim.
Altro punto su cui ha insistito Fossati, incontrando la comunità finanziaria, è la necessità di un piano credibile, accompagnato da operazioni come l'intervento di Cdp con investimenti nella rete Ngn e il possibile apporto di Metroweb. «Telco ha finito il suo percorso - ha spiegato agli analisti - e questo management, board ed esecutivo, non è indipendente e non ha creato valore in questi anni. Questo è avvenuto per mancanza di strategia».
Tre i punti cardine da cui parte l'analisi e la proposta di Fossati: «Oggi non è il momento di vendere: non sono contrario a vendere asset e il Sudamerica domani, ma lo sono oggi perché prima bisogna valorizzare gli asset in modo che siano merce di scambio per altre opportunità. Secondo: un anno di sascrificio sui dividendi. Terzo: no ad aumento di capitale ma meglio un convertibile a sette anni se si spiega agli investitori che c'é piano di crescita credibile».
Per Fossati - secondo quanto presentato agli analisti - il convertibile potrebbe ammontare a 2 miliardi di euro ed essere accompagnato dagli accordi con Cdp per l'apporto di Metroweb e gli investimenti nella rete.
Secondo il patron di Findim, Telecom «vale 1,5 euro per azione» con il giusto piano di rilancio: «già la somma delle parti vale quasi un euro, in 2-3 anni può arrivare a valere 1.5 euro per azione». Il finanziere non ha respinto però l'ipotesi di una cessione della quota nel caso in cui Telefonica metta sul piatto quella cifra con un'offerta pubblica o sappia portare l'azienda a quei valori di Borsa con un valido piano industriale: «Il mio non è un piano contro Telefonica» ha detto.
Fossati, inoltre, è al lavoro su una lista unica per il board di Telecom Italia che mira a raccogliere il consenso degli investitori istituzionali esteri. «Sto cercando di promuovere una public company - ha detto - per poterlo fare bisogna cambiare il consiglio con i quattro quindi alle minoranze e poi cambiare lo statuto». Fossati ha pronta una lista di nomi da sottoporre all'assemblea ma la sua intenzione è arrivare a definire una lista unica che trovi l'appoggio di Assogestioni e che raccolga anche eventuali proposte di fondi esteri, ma l'intenzione non è quella di raccogliere deleghe. In questo senso Fossati è in contatto con Consob per evitare di formulare una proposta di lista che si configuri come «di controllo».