Infrastrutture? Questa volta il New Deal è sul digitale
22 maggio 2020
DI SOFIA FRASCHINI
3 min
Dopo le grandi crisi si rilancia con le grandi opere. Cfo sim: “Webuild e Atlantia da guardare, sull’obbligazionario”. Ma la svolta sarà su data center e torri, le nuove infrastrutture digitali con cash flow stabili
Dal New Deal di Roosevelt al trilione di Trump, fino alle Grandi Opere italiane. Ogni volta che c’ è una grande crisi e l’economia è in affanno il primo pensiero dei governi di tutto il mondo è quello di investire in infrastrutture per far ripartire l’economia. Si sente dire spesso che spendere soldi pubblici in infrastrutture sia una passeggiata nell’attuale contesto di tassi d’interesse praticamente a zero.
“Il principio è sicuramente giusto e condivisibile, la realizzazione un po’ meno. Pianificare gli investimenti nel lungo termine diventa ogni giorno più difficile, i flussi di capitale scarseggiano, i modelli di investimento cambiano velocemente ma soprattutto le tecnologie diventano obsolete molto in fretta”, spiega Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim, aggiungendo che solo “per tali motivi, solo coloro che saranno capaci di sfruttare al meglio i cambiamenti in atto potranno cavalcare opportunità significative”. In Italia sono quotati due grossi player delle infrastrutture, Salini-Impregilo (oggi Webuild) ed Atlantia, “che secondo noi è meglio approcciare dal punto di vista del debito che dell’equity, in quanto offrono entrambi rendimenti allettanti a fronte di rischi mercato che ritengo contenuti”.
Tra le obbligazioni consigliate, tre scadenze per Webuild: il 24.6.2021 3,75% prezzo 99,50 (rendimento 4,20%); il 26.10.2024 1,75% prezzo 84 (rendimento 5,80%) e il Webuild 28.1.2027 3,625% prezzo 78 (rendimento 7,70%). Quanto ad Autostrade, il riferimento è alle obbligazioni 12.6.2023 1,625% prezzo 95,50 (rendimento 3,20%); Autostrade 9.6.2024 5,875% prezzo 108,50 (rendimento 3,58%); Autostrade 4.11.2025 1,875% prezzo 92,50 (rendimento 3,40%); e Autostrade 1.2.2027 1,75% prezzo 89,75 (rendimento 3,50%).
A livello azionario, insomma, il comparto delle infrastrutture sembra avere diverse ombre e come sottolinea Alex Araujo, gestore del fondo M&G (Lux) Global Listed Infrastructure di M&G Investments, “se le utility sono rimaste in gran parte al riparo dalla crisi sanitaria globale, le infrastrutture legate al trasporto, soprattutto gli aeroporti ma anche autostrade e ferrovie, hanno subìto forti pressioni dovute alle restrizioni negli spostamenti, con pesanti conseguenze sul traffico mondiale”. Ecco allora che all’orizzonte si profiilano nuove opportunità su quello che potremmo definire un particolare tipo di infrastrutture.
“Il tema da sottolineare è però la crescente importanza delle infrastrutture digitali, divenuta evidente man mano che la diffusione del Covid-19 ha portato a lockdown in tutto il mondo, con milioni di persone costrette a lavorare da remoto e usufruire di servizi di home entertainment” spiega Araujo. L’infrastruttura digitale non solo si è rivelata fondamentale per permettere ad aziende e famiglie di restare connesse in un contesto senza precedenti, ma ha anche consolidato il proprio ruolo di componente essenziale della società moderna.
Guardando a questo segmento, si può puntare direttamente su alcune aziende interessanti.
“I requisiti di crescita a lungo termine per società come Equinix e CoreSite (data center), Crown Castle e American Tower (torri di comunicazione) sono intatti. In particolare, i data center beneficiano di un potente trend di crescita strutturale, grazie alla proliferazione di dati in questo mondo sempre più digitale, mentre le torri di comunicazione capitalizzano l’opportunità a lungo termine creata dalla crescente penetrazione di Internet e dalla connettività mobile”, spiega Araujo.
Insomma, anche in caso di grandi investimenti in infrastrutture, l’attenzione degli analisti è rivolta alle aziende che continuano a generare flussi di cassa stabili e crescenti, con o senza investimenti aggiuntivi.